15. Assolvere il mio dovere è una mia responsabilità imprescindibile
Quando ero piccola, la mia famiglia era piuttosto povera. I miei genitori lavoravano duramente per guadagnare i soldi necessari a sostenere la mia istruzione. Non spendevano denaro per le proprie esigenze mediche quando erano malati e, invece, mi fornivano del buon cibo e dei vestiti. Quando mi sono diplomata alla scuola media, mio nonno ha detto a mio padre: “Non supportare più tua figlia negli studi”. Invece lui ha risposto: “Figlie femmine o figli maschi, li trattiamo allo stesso modo”. Ha detto anche che, poiché non godevo di buona salute, non potevo svolgere lavori faticosi e dovevo concentrarmi sullo studio. Questo mi ha resa molto grata verso i miei genitori e sentivo di non poterli deludere dopo i loro attenti sforzi. Da quel momento in poi ho studiato duramente. Ogni volta che ricevevo una borsa di studio e vedevo le loro espressioni felici, sentivo davvero di non averli delusi. Ho deciso: “Quando in futuro farò qualcosa della mia vita, dimostrerò amore filiale verso i miei genitori e ripagherò la loro gentilezza nell’avermi cresciuta”.
Quando avevo diciannove anni, la mia famiglia ha accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. Nutrendomi delle parole di Dio, sono arrivata a comprendere che solo il perseguimento della verità e il corretto assolvimento del dovere portano a una vita significativa, così ho abbandonato gli studi e mi sono dedicata ai miei doveri. Un giorno, poco dopo l’arrivo di una sorella a casa nostra, i poliziotti hanno improvvisamente fatto irruzione e l’hanno portata via. Hanno anche condotto me e mio padre alla stazione di polizia per interrogarci. Anche se in seguito siamo stati rilasciati, le persone dell’Ufficio Affari Religiosi e della stazione di polizia venivano a casa nostra per intimarci di smettere di credere in Dio. Per poter fare il mio dovere, sono stata costretta ad andare via di casa. Mentre svolgevo i miei doveri in un’altra regione, ogni volta che vedevo i figli e le figlie della sorella della casa ospitante mostrarle devozione filiale, dentro di me provavo emozioni profonde e non potevo fare a meno di pensare ai miei genitori. Avevano lavorato così duramente per crescermi, ma io non potevo essere lì a prendermi cura di loro. Mi sentivo davvero in debito verso di loro.
Nel 2019, gli arresti del gran dragone rosso si sono intensificati molto nella città in cui stavo svolgendo il mio dovere e, poiché al momento non riuscivamo a trovare case ospitanti sicure in cui soggiornare, i leader ci hanno chiesto di tornare nella nostra città natale, se possibile. Allora i miei genitori non erano a casa perché avevano affittato un alloggio da un’altra parte, così ho deciso di andare prima a trovarli. Quando li ho incontrati, ho notato che lo sguardo di mia madre era un po’ assente e continuava a farmi le stesse domande. Mio fratello minore mi ha raccontato che aveva avuto un ictus e un’atrofia cerebellare e che era stata dimessa dall’ospedale solo pochi giorni prima. Mi sono ricordata di aver notato alcuni sintomi in lei qualche anno prima, ma non ci avevo mai fatto caso. Mi sono chiesta: “Se fossi stata al suo fianco a prendermi cura di lei e a ricordarle di concentrarsi sulla sua salute, le sue condizioni si sarebbero aggravate così tanto?” In quel periodo, ho trascorso le mie giornate dedicandomi a lei, cucinandole pasti salutari, portandola a fare esercizio fisico e insegnandole a prendersi cura della propria salute. Ho dedicato tutte le mie energie ad accudirla e non ho più pensato ai miei doveri. In un batter d’occhio sono passati due mesi; un giorno ho ricevuto una lettera dai leader che mi chiedevano di andare in un’altra regione a svolgere i miei doveri. Quel giorno, i miei zii sono venuti a casa. All’inizio, hanno visto che ero a casa a prendermi cura di mia madre e non hanno detto nulla, ma poi all’improvviso mi hanno chiesto: “Hai intenzione di andartene dopo essere rimasta per qualche giorno?” Non ricevendo una mia risposta, mi hanno rimproverata: “Non puoi andartene di nuovo. Devi restare e prenderti cura dei tuoi genitori. Loro ti hanno supportata quando erano giovani e, ora che hanno superato i settant’anni, non pensi che dovresti fare qualcosa per loro? Se i tuoi genitori non ti avessero cresciuta e non si fossero presi cura di te, saresti dove sei oggi? Non dovresti essere così egoista!” Le loro parole mi hanno trafitto il cuore come un coltello e per un attimo sono rimasta ammutolita. Se i miei genitori non si fossero presi cura di me, non sarei stata lì. Se mi fossi limitata a godere delle loro cure senza ricambiare, questo non mi avrebbe resa un’ingrata? Quando ero piccola, vedevo mio cugino che era interessato solo ai suoi piaceri fisici e che non si prendeva cura dei suoi genitori quando erano malati. Pensavo che fosse davvero privo di umanità e che io non sarei potuta diventare una persona di quel tipo. Ora che i miei genitori erano anziani, sentivo che se non fossi stata in grado di assumermi la responsabilità di prendermi cura di loro, sarei stata una figlia non devota. In quel periodo mi sentivo molto afflitta e combattuta, così ho pregato Dio: “Dio! So che assolvere i miei doveri è una mia responsabilità, ma vedo che i miei genitori invecchiano e sono malati, non riesco proprio a smettere di preoccuparmi per loro, e non riesco proprio a convincermi di andare altrove per svolgere i miei doveri. Ti prego, guidami e illuminami per uscire da questo stato”.
Un giorno ho letto un brano delle parole di Dio: “Oltre alla nascita e all’educazione dei figli, la responsabilità dei genitori nella vita dei figli consiste semplicemente nell’offrire loro un ambiente tradizionale in cui crescere, poiché solo la predestinazione del Creatore influisce sul destino di una persona. Nessuno può controllare il tipo di futuro che un individuo avrà; esso è prestabilito con largo anticipo e neppure i genitori possono cambiarlo. Per quanto concerne il destino, tutti gli uomini sono indipendenti e tutti hanno il proprio. Così i genitori non possono allontanare il destino di una persona nella vita o esercitare il minimo influsso sul ruolo che essa svolge nell’esistenza. Si potrebbe dire che la famiglia in cui si è destinati a nascere e l’ambiente in cui si cresce non sono altro che i presupposti per la realizzazione della propria missione nella vita. Non determinano in alcun modo le sorti di una persona nella vita o il tipo di destino in cui essa compie la propria missione. Perciò i genitori non possono aiutare il figlio a realizzare la sua missione nella vita, e allo stesso modo i parenti non possono aiutarlo ad assumere il suo ruolo nell’esistenza. Il modo in cui una persona compie la sua missione e il tipo di ambiente di vita in cui svolge il suo ruolo sono interamente determinati dal suo destino nell’esistenza. In altre parole, nessun’altra condizione oggettiva può influenzare la missione di una persona, che è prestabilita dal Creatore. Tutti gli uomini maturano nello specifico ambiente in cui crescono; poi gradualmente, passo dopo passo, si avviano lungo la propria strada nella vita e compiono i destini pianificati per loro dal Creatore. In modo naturale e involontario, entrano nel vasto oceano dell’umanità e occupano il loro posto nell’esistenza, dove cominciano a adempiere le loro responsabilità di esseri creati, nell’interesse della predestinazione del Creatore, della Sua sovranità” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico III”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che i miei genitori mi hanno solo messa al mondo, mi hanno cresciuta e mi hanno fornito un ambiente in cui crescere. Tuttavia, è stato Dio a darmi veramente la vita. È Lui che mi ha concesso il respiro della vita che mi ha permesso di sopravvivere fino a oggi. Inoltre, il nostro fato è nelle mani del Creatore e nessuno può determinare il destino di un’altra persona. I miei genitori non possono controllarlo e io non posso controllare il loro. Ho pensato al fatto che mia madre si era ammalata all’improvviso e che mia zia era riuscita a portarla in tempo in ospedale per le cure. Non faceva anche questo parte della sovranità e delle disposizioni di Dio? Non potevo decidere quando mia madre si sarebbe ammalata o quanto grave sarebbe stata la sua malattia e, per quanto mi preoccupassi, non potevo alleviare affatto la sua sofferenza. Anche se fossi stata a casa con lei, non avrei potuto risolvere alcun problema. Negli ultimi due mesi mi ero dedicata anima e corpo a prendermi cura di mia madre, trascurando persino i miei doveri. Tuttavia, la sua malattia non solo non era migliorata, ma era di fatto peggiorata. Ho addirittura pensato che se fossi stata a casa con lei, forse non si sarebbe ammalata così gravemente. Questo non era il punto di vista dei miscredenti? Ho letto che la parola di Dio dice: “Non importa cosa tu faccia, cosa pensi o cosa progetti: quelle non sono cose importanti. Ciò che conta è se sei in grado di capire e credere veramente che tutti gli esseri creati sono nelle mani di Dio. Alcuni genitori hanno la fortuna e il destino di poter godere della felicità domestica e di una famiglia numerosa e prospera. Questa è la sovranità di Dio e una benedizione che Egli concede loro. Altri genitori non hanno questo destino; Dio non lo ha disposto per loro. Non hanno la benedizione di godere di una famiglia felice o della presenza dei figli al loro fianco. Questa è l’orchestrazione di Dio e non può essere forzata” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Cos’è la verità realtà?”). Ho pensato a quanti genitori invecchiano senza la compagnia dei loro figli. Questo è semplicemente il loro destino. Dovevo sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio sul modo in cui trattare i miei genitori, e non potevo provare a imporre la mia volontà sulla situazione. Mi sono ricordata che a mia madre era stata diagnosticata una malattia coronarica quando era piccola, ma ha continuato a lavorare sodo per guadagnare soldi e non si è affatto presa cura della sua salute. Dopo aver trovato Dio, si è resa conto che perseguire la verità e svolgere bene i propri doveri sono le cose più importanti e, con il giusto obiettivo di vita, ha smesso di lavorare fino allo sfinimento come prima e la sua salute è gradualmente migliorata. Era già una grazia di Dio che lei fosse sopravvissuta fino a quel momento. Ora che i miei genitori erano anziani, anche se non potevo badare a loro, i miei zii e le mie zie andavano a trovarli e si prendevano cura dei loro bisogni materiali. Questo non era forse un effetto della sovranità di Dio? Pensando a queste cose, ho sentito meno dolore nel cuore e ho ritrovato la volontà di uscire per svolgere i miei doveri. Circa due mesi dopo, ho ricevuto una lettera da mio padre in cui affermava che la salute di mia madre era migliorata molto. Diceva che ora riusciva a cucinare e a uscire per fare la spesa e che si stava riprendendo molto bene.
Un giorno di giugno del 2021, ho ricevuto una lettera dalla chiesa che sosteneva che mio fratello minore era stato seguito e sorvegliato dal gran dragone rosso e che, poco dopo il suo ritorno a casa, la polizia aveva arrestato sia i miei genitori che mio fratello e aveva anche chiesto informazioni su dove mi trovassi. Nella lettera, la chiesa mi avvisava di non tornare a casa. Dopo aver ricevuto questa comunicazione, mi sono preoccupata ancora di più per la salute dei miei genitori. Mia madre aveva già problemi di salute e non poteva sopportare paura e ansia. Il cuore di mio padre non era in buone condizioni, quindi mi chiedevo se sarebbe riuscito a resistere alle intimidazioni e alle minacce della polizia. Cosa sarebbe successo se avesse avuto un attacco? Volevo davvero tornare indietro e andarli a trovare, ma la polizia mi stava ancora dando la caccia e se fossi ritornata sarei finita dritta in una trappola. Così ho pregato Dio chiedendoGli di rafforzare la loro fede affinché, nonostante le sofferenze che avrebbero dovuto affrontare, non tradissero la chiesa e potessero invece rimanere saldi nella loro testimonianza a Dio. I miei genitori sono stati trattenuti per quindici giorni e poi rilasciati, ma non ho avuto notizie di mio fratello. Sebbene i miei genitori fossero stati rilasciati, venivano spesso molestati dalla polizia, che li minacciava anche per convincermi a tornare in fretta e consegnarmi. Durante quel periodo, ogni volta che avevo del tempo libero, pensavo ai miei genitori e mi preoccupavo molto per loro.
Intorno a dicembre del 2022, ho saputo che mio padre si era ammalato ed era stato ricoverato. I parenti a casa esortavano i miei genitori a farmi tornare e ho ricominciato a sentirmi turbata, pensando tra me e me: “I parenti mi chiameranno sicuramente ingrata. I miei genitori mi hanno cresciuta per così tanti anni e io non li ho ripagati affatto. In che modo dimostro di avere una coscienza?” All’epoca avevo appena accettato un nuovo compito e non avevo familiarità con le competenze richieste. Nel mio lavoro c’erano sempre deviazioni e difetti, ma non cercavo soluzioni né riassumevo questi problemi. Al contrario, avevo persino trovato delle scuse per giustificarmi, pensando che, nonostante il mio stato fosse negativo, non avevo ancora abbandonato i miei doveri. Poiché il mio stato non era mai cambiato, non avevo ottenuto risultati nei miei doveri e alla fine ero stata destituita. Dopo la destituzione, volevo davvero tornare dai miei genitori il prima possibile, ma la polizia mi dava ancora la caccia e non potevo tornare indietro. In quel periodo provavo molto dolore interiore, così ho pregato Dio chiedendoGli di illuminarmi e guidarmi affinché potessi sfuggire a questo stato sbagliato. Un giorno ho letto un brano delle parole di Dio e il mio stato ha cominciato a cambiare. Dio Onnipotente dice: “Quindi, per quanto riguarda le persone, non importa se i tuoi genitori si sono occupati di te scrupolosamente o se si sono presi molta cura di te: in ogni caso stavano solo adempiendo alla loro responsabilità e ai loro obblighi. Indipendentemente dal motivo per cui ti hanno allevato, era una loro responsabilità: poiché ti hanno messo al mondo, devono assumersi le responsabilità nei tuoi confronti. Alla luce di questo, tutto ciò che i tuoi genitori hanno fatto per te può forse considerarsi amorevolezza? La risposta è no, giusto? (Giusto.) Se le responsabilità che i tuoi genitori si sono assunti nei tuoi confronti non contano come amorevolezza, assumersi delle responsabilità nei confronti di un fiore o di una pianta, annaffiandoli e concimandoli, vale come amorevolezza? (No.) Questo è ancora più distante dall’amorevolezza. I fiori e le piante crescono meglio all’esterno: se sono piantati nel terreno, esposti al vento, al sole e all’acqua piovana, prosperano. Quando sono piantati in un vaso dentro casa, non crescono altrettanto bene che all’esterno; tuttavia, ovunque si trovino, vivono, non è così? Qualunque sia il luogo in cui si trovano, è stato stabilito da Dio. Tu sei una persona vivente e Dio Si assume la responsabilità di ogni vita, mettendola in condizione di sopravvivere e di seguire la legge a cui tutti gli esseri creati si attengono. Ma tu, in quanto persona, vivi nell’ambiente in cui i tuoi genitori ti allevano, quindi dovresti crescere e condurre la tua esistenza in quell’ambiente. Il fatto che tu viva in quell’ambiente è dovuto, su larga scala, a quanto stabilito da Dio; su scala minore, è dovuto al fatto che i tuoi genitori ti allevano, giusto? In ogni caso, allevandoti, i tuoi genitori stanno adempiendo a una responsabilità e a un obbligo. Condurti all’età adulta è un loro obbligo e una loro responsabilità, e non può definirsi amorevolezza. Se non può definirsi amorevolezza, allora non è qualcosa di cui ti spetta godere? (Sì.) È una sorta di diritto di cui dovresti godere. Dovresti essere allevato dai tuoi genitori perché, prima di raggiungere l’età adulta, il ruolo che svolgi è quello di un figlio che viene educato. Pertanto, i tuoi genitori stanno solo adempiendo a una sorta di responsabilità nei tuoi confronti, e tu la stai semplicemente ricevendo, ma ciò che stai ricevendo da loro non sono certo grazia e amorevolezza. Per qualsiasi creatura vivente, mettere al mondo dei figli e prendersi cura di loro, riprodursi e allevare la generazione successiva è una sorta di responsabilità. Per esempio, gli uccelli, le mucche, le pecore e persino le tigri devono prendersi cura della prole dopo averla messa al mondo. Non esistono esseri viventi che non allevino la propria prole. Potranno esserci delle eccezioni, ma non sono molte. È un fenomeno naturale nell’esistenza delle creature viventi, un loro istinto, e non può essere attribuito all’amorevolezza. Stanno solo rispettando una legge che il Creatore ha stabilito per gli animali e per l’umanità. Pertanto, il fatto che i tuoi genitori ti abbiano allevato non può essere classificato come amorevolezza. Alla luce di ciò, si può affermare che i tuoi genitori non sono tuoi creditori. Stanno adempiendo alle loro responsabilità nei tuoi confronti. A prescindere da quanto impegno e da quanto denaro investano per te, non dovrebbero chiederti di ricompensarli, poiché questa è la loro responsabilità di genitori. Dal momento che si tratta di una responsabilità e di un obbligo, dovrebbe essere gratuito e non prevedere nulla in cambio. Allevandoti, i tuoi genitori stavano semplicemente adempiendo alle loro responsabilità e ai loro obblighi, e questo non dovrebbe essere retribuito né costituire una transazione. Quindi non devi approcciarti ai tuoi genitori né gestire il tuo rapporto con loro sulla base dell’idea di ricompensarli. È disumano trattare e ripagare i tuoi genitori e gestire il rapporto che hai con loro sulla base di quest’idea. Allo stesso tempo, sarai incline a essere limitato e vincolato dai tuoi sentimenti carnali e avrai difficoltà a districartene, al punto che potresti persino smarrirti. I tuoi genitori non sono tuoi creditori, quindi non hai l’obbligo di realizzare tutte le loro aspettative. Non hai l’obbligo di soddisfarle. In altre parole, loro possono avere le loro aspettative, mentre tu hai le tue scelte, così come il percorso di vita e il destino che Dio ha stabilito per te, e che non hanno nulla a che fare con i tuoi genitori” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che qualsiasi specie che si riproduce farà tutto il possibile per crescere e prendersi cura della sua generazione futura. Questa è una legge e una regola stabilita da Dio per tutti gli esseri viventi. È una specie di responsabilità e di obbligo, ma non può essere considerata gentilezza. Proprio come nel regno animale, che si tratti di una tigre o di un leone feroce, oppure di un dolce cervo o di un’antilope, tutti allevano i loro piccoli e procurano loro del cibo dopo la riproduzione e a volte scelgono di soffrire la fame per nutrire in tempo i loro piccoli, finché questi non riescono a sopravvivere in modo indipendente. È istintivo. Ho pensato anche al pollame che allevavamo a casa. Dopo aver fatto schiudere i pulcini, la gallina li proteggeva sempre e se ne prendeva cura e, quando andava in cerca di cibo, dava da mangiare prima a loro. In caso di pericolo, la gallina accorreva e, nei giorni di pioggia o quando faceva caldo e non c’era alcun riparo, accettava di soffrire per proteggere i pulcini sotto le sue ali. Quando i pulcini crescevano ed erano in grado di sopravvivere da soli, lasciavano naturalmente la gallina, che quindi aveva adempiuto la sua responsabilità. Ho capito che crescere la prole è una legge di sopravvivenza stabilita da Dio sia per gli animali che per gli esseri umani, e che si tratta di una responsabilità e di un obbligo. È un gesto disinteressato e non richiede niente in cambio. Quando mi sono resa conto di queste cose, il fardello del sentirmi costantemente in debito con i miei genitori è stato improvvisamente sollevato dal mio cuore. Avevo sempre considerato il fatto che i miei genitori mi avessero cresciuta come un atto di gentilezza, pensando che si trattasse di un debito che avrei dovuto ripagare nel corso della mia vita. Tutto ciò mi pesava molto e mi causava sfinimento e dolore. Dopo aver letto le parole di Dio, ho provato un senso di liberazione nel cuore. Crescermi era responsabilità dei miei genitori. Non poteva essere considerato un atto di gentilezza e non c’era bisogno di ricambiare. Inoltre, i miei genitori si erano solo presi cura di me e mi avevano cresciuta, ma era stato Dio a darmi veramente la vita. Se Lui non mi avesse dato la vita, non sarei sopravvissuta. Ho ripensato al fatto che nella mia infanzia avevo un sistema immunitario debole. Spesso mi prendevo raffreddori e febbri e avevo persino contratto la polmonite. Il medico aveva detto ai miei genitori di assicurarsi che non riprendessi l’influenza, perché un’altra febbre avrebbe potuto trasformarsi in tubercolosi, ma i miei genitori erano impotenti. Stranamente, da allora ho preso solo raffreddori e non ho più avuto la febbre. I miei genitori lo avevano trovato incredibile. A poco a poco la mia salute è migliorata un po’ e il sistema immunitario si è rafforzato. Se non fosse stato per la cura e la protezione di Dio, anche se i miei genitori mi avessero accudita nel migliore dei modi, avrei potuto comunque non godere di una vita in buona salute. È Dio che mi ha dato tutto, ed è Lui che devo ripagare. Tuttavia, non solo avevo mancato di dimostrare gratitudine, ma mi ero anche opposta a Dio e avevo protestato perché non ero in grado di prendermi cura dei miei genitori. Non avevo affatto il cuore per sottomettermi a Dio. Ero davvero ribelle!
In seguito, mi sono chiesta: “Quando lo svolgimento dei miei doveri entra in conflitto con l’essere devota nei confronti dei miei genitori, come dovrei praticare in modo corretto?” Ho letto due brani delle parole di Dio che mi hanno aiutata a comprendere i principi della pratica a tal proposito. Dio Onnipotente dice: “In realtà, onorare i propri genitori è solo una sorta di responsabilità e non assurge al livello della pratica della verità. È sottomettersi a Dio che è la pratica della verità, è accettare l’incarico da Lui affidato che costituisce una manifestazione di sottomissione nei Suoi confronti, e il seguace di Dio è chi rinuncia a tutto per svolgere il proprio dovere. In sintesi, il compito più importante che ti spetta è quello di svolgere bene il tuo dovere. Questo è mettere in pratica la verità ed è una manifestazione di sottomissione a Dio. Quindi, qual è la verità che ora le persone dovrebbero praticare principalmente? (Svolgere il proprio dovere.) Esatto: svolgere lealmente il proprio dovere significa mettere in pratica la verità. Se una persona non svolge il proprio dovere con sincerità, allora sta solamente offrendo manodopera” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (4)”). “Se, in base al tuo ambiente di vita e al contesto in cui ti trovi, onorare i tuoi genitori non entra in conflitto con il portare a termine l’incarico di Dio e l’assolvere il tuo dovere, se in altre parole onorare i tuoi genitori non influisce sul tuo leale svolgimento del dovere, allora puoi mettere in pratica entrambe le cose allo stesso tempo. Non hai bisogno di separarti esteriormente dai tuoi genitori, né di rifiutarli o respingerli esteriormente. In quale situazione si applica ciò? (Quando onorare i propri genitori non entra in conflitto con lo svolgimento del proprio dovere.) Esatto. In altre parole, se i tuoi genitori non cercano di ostacolare la tua fede in Dio, sono anch’essi credenti, e ti sostengono e ti incoraggiano davvero a svolgere lealmente il tuo dovere e a portare a termine l’incarico ricevuto da Dio, allora il tuo rapporto con loro non è un rapporto di carne tra consanguinei nel senso normale del termine, ma un rapporto tra fratelli e sorelle della chiesa. In questo caso, oltre a interagire con loro come fratelli e sorelle della chiesa, devi anche adempiere ad alcune responsabilità filiali verso di loro, e mostrare nei loro confronti un po’ di interesse in più. Purché non influisca sullo svolgimento del tuo dovere, vale a dire che il tuo cuore non ne viene limitato, puoi chiamare i tuoi genitori per chiedere loro come stanno e per mostrare interesse nei loro confronti, puoi aiutarli a risolvere alcune difficoltà e a gestire alcuni loro problemi di vita, e anche a risolvere alcune loro difficoltà in termini di ingresso nella vita: puoi fare tutte queste cose. In altre parole, se i tuoi genitori non ostacolano la tua fede in Dio, dovresti mantenere questo rapporto con loro e adempiere alle tue responsabilità nei loro confronti. E perché dovresti mostrare interesse nei loro confronti, prenderti cura di loro e informarti su come stanno? Perché tu sei il figlio e hai questo rapporto con loro, possiedi un diverso tipo di responsabilità e, a causa di ciò, devi informarti di più sul loro conto e fornire loro un’assistenza più considerevole. Fintanto che questo non influisce sullo svolgimento del tuo dovere e che i tuoi genitori non ostacolano né disturbano la tua fede in Dio e lo svolgimento del tuo dovere e nemmeno ti limitano, allora è naturale e appropriato che tu adempia alle tue responsabilità nei loro confronti, cosa che devi fare nella misura in cui non ti crea rimorsi di coscienza: questo è lo standard minimo che devi rispettare. Se non puoi onorare i tuoi genitori a casa perché sei ostacolato o influenzato dalle circostanze in cui ti trovi, allora non sei tenuto a rispettare questa regola. Dovresti metterti alla mercé delle orchestrazioni di Dio e sottometterti alle Sue disposizioni, e non hai bisogno di insistere nell’onorare i tuoi genitori. Questo è qualcosa che Dio condanna? Dio non lo condanna, non obbliga le persone a farlo. […] Se onori i tuoi genitori vivendo in base ai tuoi sentimenti, allora non stai adempiendo alle tue responsabilità e non ti stai attenendo alle parole di Dio, poiché hai abbandonato l’incarico da Lui affidatoti e non sei una persona che segue la via di Dio. Quando affronti una situazione di questo tipo, se non causa ritardi nel tuo dovere e non influisce sul tuo leale svolgimento del dovere, puoi fare alcune cose di cui sei capace per mostrare pietà filiale nei confronti dei tuoi genitori e adempiere alle responsabilità che sei in grado di ottemperare. In sintesi, questo è ciò che le persone dovrebbero fare e sono in grado di fare nell’ambito dell’umanità. Se ti lasci intrappolare dai tuoi sentimenti e questo ostacola lo svolgimento del tuo dovere, allora ciò contravviene completamente alle intenzioni di Dio. Egli non ti ha mai richiesto di fare questo; Egli ti richiede di adempiere alle tue responsabilità nei confronti dei tuoi genitori, nient’altro. Questo è ciò che significa avere pietà filiale” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (4)”). Dio spiega chiaramente i principi relativi al modo in cui trattare i propri genitori, soprattutto quando Egli dice: “Onorare i propri genitori è solo una sorta di responsabilità e non assurge al livello della pratica della verità. È sottomettersi a Dio che è la pratica della verità, è accettare l’incarico da Lui affidato che costituisce una manifestazione di sottomissione nei Suoi confronti, e il seguace di Dio è chi rinuncia a tutto per svolgere il proprio dovere”. Le parole di Dio mi hanno fatto capire che assolvere il dovere di un essere creato è la cosa più importante, più importante di tutto il resto. Posso onorare i miei genitori fintanto che ciò non incide sul mio dovere ma, a prescindere da quanto bene io lo faccia, sto solo adempiendo la mia responsabilità di figlia, e non può essere considerata una pratica della verità. I miei genitori credono entrambi in Dio e mi sostengono nel mio dovere, e la mia preoccupazione e l’affetto per loro rientrano nella sfera dell’umanità e della coscienza. In circostanze opportune, dovrei prendermi cura di loro il più possibile, proprio come dovrei svolgere le faccende domestiche al meglio delle mie capacità una volta tornata a casa e, se i miei genitori si ammalassero, dovrei restare al loro fianco per prendermene cura. Tuttavia, quando le condizioni non lo consentono, dovrei sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio e non insistere sulla mia volontà. Ho pensato a quei missionari occidentali che avevano lasciato le loro famiglie, i genitori e i figli per viaggiare per migliaia di chilometri fino in Cina e propagare il Vangelo del Signore Gesù. Non pensavano ai loro genitori né ai figli, ma a come adempiere l’incarico ricevuto da Dio e aiutare più persone a ricevere la Sua redenzione. Riuscivano a tener conto delle intenzioni di Dio e ad adempiere i loro doveri. Ecco cosa significa avere coscienza e ragione. Ho anche pensato a come la nostra famiglia fosse stata capace di accettare l’opera di Dio degli ultimi giorni e avesse l’opportunità di essere salvata. Se non ci fossero stati fratelli e sorelle a predicarci il Vangelo, come avremmo potuto ricevere la salvezza di Dio? Se trovassi soddisfazione solo con l’affetto fisico senza fare il mio dovere, allora sarei una persona veramente egoista e priva di umanità e verrei condannata e detestata da Dio.
In seguito, ho letto un altro brano della parola di Dio che ha illuminato ancora di più il mio cuore. Dio dice: “Il rapporto con i genitori è il più difficile da gestire emotivamente, ma in realtà non è del tutto ingestibile. Solo sulla base della comprensione della verità si può trattare la questione in modo corretto e razionale. Non partire dalla prospettiva dei sentimenti, né dagli intendimenti o dalle prospettive dei membri del mondo secolare. Tratta invece i tuoi genitori in maniera appropriata, in base alle parole di Dio. Che ruolo svolgono di fatto i genitori, che significato hanno i figli per i genitori, che atteggiamento dovrebbero avere i figli nei confronti dei genitori e in che modo andrebbe gestito e risolto il rapporto tra genitori e figli? Le persone non dovrebbero valutare queste cose in base ai sentimenti, né lasciarsi influenzare da idee sbagliate o dal sentire comune; queste cose andrebbero approcciate correttamente sulla base delle parole di Dio. Se non adempi a nessuna delle tue responsabilità nei confronti dei tuoi genitori nell’ambiente stabilito da Dio, o se non svolgi alcun ruolo nella loro vita, il tuo è un comportamento poco filiale? Ti rimorderà la coscienza? I tuoi vicini, i tuoi compagni di classe e i tuoi parenti ti biasimeranno e ti criticheranno alle spalle. Ti definiranno un figlio non devoto, dicendoti: ‘I tuoi genitori si sono sacrificati così tanto per te, hanno profuso così tanti scrupolosi sforzi per te e hanno fatto così tanto per te fin da quando eri piccolo, e tu, da figlio ingrato quale sei, sparisci senza lasciare traccia, non facendo neppure sapere loro che stai bene. Non solo non torni per capodanno, ma non fai nemmeno una telefonata né mandi loro un biglietto’. Ogni volta che senti queste parole, provi feroci rimorsi di coscienza e ti senti in colpa. ‘Oh, hanno ragione’. Ti si arrossa il viso e il cuore ti trema come se fosse trafitto da aghi. Hai mai provato sensazioni di questo tipo? (Sì, in passato.) I tuoi vicini e i tuoi parenti hanno ragione a dire che non sei filiale? (No. Non è vero che non lo sono.) […] Innanzitutto, la maggior parte delle persone sceglie di andarsene di casa per svolgere i propri doveri in parte a causa di circostanze oggettive generali, che rendono loro necessario lasciare i genitori; non possono rimanere accanto a loro per prendersene cura e stare al loro fianco. Non è che scelgano volontariamente di lasciarli: questa è la ragione oggettiva. Sotto un altro aspetto, dal punto di vista soggettivo, hai lasciato casa per svolgere i tuoi doveri non perché volessi lasciare i tuoi genitori ed eludere le tue responsabilità, ma per via della chiamata che hai ricevuto da Dio. Per collaborare all’opera di Dio, accettare la Sua chiamata e svolgere i doveri di un essere creato, non avevi altra scelta che lasciare i tuoi genitori; non potevi rimanere accanto a loro per stare al loro fianco e prenderti cura di loro. Non li hai lasciati per eludere le responsabilità, giusto? Lasciarli per eludere le tue responsabilità non ha forse una natura diversa dal doverli lasciare per rispondere alla chiamata di Dio e svolgere i tuoi doveri? (Sì.)” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (16)”). Dopo aver letto le Sue parole, mi sono resa conto di non aver considerato le persone e le cose secondo la verità e le parole di Dio e di essere stata influenzata dalla cultura tradizionale, reputando “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra” e “Un figlio non devoto è peggio di una bestia” come cose positive. Credevo che se non fossi potuta tornare a casa per prendermi cura dei miei genitori mentre svolgevo il mio dovere, sarei stata priva di coscienza e di umanità, nonché un’assoluta ingrata. Quando i parenti mi avevano criticata, avevo provato un profondo senso di colpa nel cuore. Ora mi rendevo conto di non aver capito a fondo l’essenza della questione. In realtà, l’incapacità di prendermi cura dei miei genitori era dovuta alla persecuzione del Partito Comunista Cinese che mi impediva di tornare a casa. Se le condizioni lo avessero permesso e io mi fossi preoccupata solo dei miei interessi, trascurando le responsabilità di figlia, allora questo sarebbe stato davvero privo di devozione. Mi sono resa conto di non possedere la verità e di non riuscire a discernere il positivo dal negativo. Ero così patetica!
Poi mi è tornato in mente un brano delle parole di Dio: “Qualsiasi dovere un individuo svolga è la cosa più giusta che possa fare, la cosa più bella e giusta tra gli esseri umani. In quanto esseri creati, le persone dovrebbero svolgere il loro dovere, e solo allora possono ricevere l’approvazione del Creatore. Gli esseri creati vivono sotto il dominio del Creatore e accettano tutto ciò che è fornito da Dio e tutto ciò che proviene da Lui, pertanto dovrebbero assolvere le loro responsabilità e i loro obblighi. Questo è perfettamente naturale e giustificato ed è stato decretato da Dio. Da ciò si può vedere che, per le persone, svolgere il dovere di un essere creato è più giusto, bello e nobile di qualsiasi altra cosa si faccia vivendo sulla terra; niente tra gli esseri umani è più significativo o degno e niente apporta maggiore significato e valore alla vita di una persona creata che svolgere il dovere di un essere creato. Sulla terra, solo il gruppo di persone che svolge veramente e sinceramente il dovere di un essere creato è quello che si sottomette al Creatore. Questo gruppo non segue le tendenze mondane; si sottomette alla direzione e alla guida di Dio, ascolta solo le parole del Creatore, accetta le verità espresse dal Creatore e vive secondo le parole del Creatore. Questa è la testimonianza più autentica, la più clamorosa, ed è la migliore testimonianza di fede in Dio” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte settima”). Riflettendo sulle parole di Dio, il mio cuore si è molto rasserenato e ho capito che svolgere i nostri doveri è la massima responsabilità degli esseri creati, ed è più importante di qualsiasi altra cosa che si possa fare. Svolgere i nostri doveri rappresenta il valore e il significato delle nostre vite. Rendendomi conto di questo, mi sono sentita in debito con Dio. Dovevo svolgere i miei doveri con diligenza e non potevo più essere vincolata dalla cultura tradizionale. Nonostante le critiche dei miei parenti, dovevo dare la priorità ai miei doveri. Mi sono resa conto che Dio aveva già da tempo predisposto il destino dei miei genitori e, anche se non fossi stata al loro fianco, i miei parenti si sarebbero presi cura di loro e qualche volta i fratelli e le sorelle sarebbero andati a trovarli. I miei genitori hanno dovuto imparare la lezione quando hanno affrontato la malattia e la persecuzione del gran dragone rosso. Inoltre, Dio desiderava che rendessero le loro testimonianze. Ero disposta ad affidare i miei genitori a Dio e a sottomettermi alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni in ogni cosa. Dopo essermi resa conto di questo, il mio cuore si è sentito rilassato e liberato e gradualmente ho abbandonato le preoccupazioni e i timori per i miei genitori. Grazie a Dio!