53. Fuggire dalla gabbia della mia famiglia
Ho accolto l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni nel 2005. In quel periodo, attraverso le riunioni e la lettura delle parole di Dio, ho imparato molti misteri e verità di cui non avevo mai sentito parlare prima: ho appreso come Dio gestisce e salva l’umanità e sono venuta a conoscenza dello scopo, del valore e del significato della vita umana, così come dell’esito e della destinazione dell’uomo. Leggendo le parole di Dio Onnipotente, sono riuscita a risolvere molti dei problemi e delle difficoltà nella mia vita. Era meraviglioso credere in Dio. Ma quando mio marito l’ha scoperto, era deciso a opporsi alla mia fede. Una volta mio zio è stato arrestato dalla polizia del PCC a causa della sua fede nel Signore. Mio marito sapeva che il PCC proibisce a tutti di credere in Dio ed era preoccupato che fossi arrestata anch’io e che tutta la famiglia venisse coinvolta, così era molto contrario alla mia fede. Inoltre, all’epoca insegnavo come supplente e lui temeva che la scuola lo scoprisse e mi licenziasse, perciò mi faceva molta pressione e mi ostacolava.
Non mi lasciava leggere le parole di Dio né ascoltare gli inni, tanto meno mi consentiva di partecipare alle riunioni o di compiere il mio dovere. Ricordo che una volta mi ha sorpresa a leggere le parole di Dio ed è andato su tutte le furie. Ha detto: “Il nostro governo ti proibisce di credere, ma tu credi comunque! Se un membro del comitato d’istruzione ti scopre, non solo perderai il lavoro, ma finirai anche in prigione. Io non ho i soldi per pagare la cauzione, quindi sarà meglio che rinunci alla tua fede prima che sia troppo tardi!” Dopo di che, visto che continuavo a credere, mi ha minacciata, dicendo: “Finché avrò respiro, non ti sognare nemmeno di praticare la tua fede!” A queste parole, la mia determinazione si è indebolita. Ho pensato: “Mio marito non vuole lasciarmi praticare la fede a qualunque costo, eppure io mi ostino ancora a credere. Cosa mi farà?” Proprio allora, ho pensato a un passo delle parole di Dio: “Devi possedere nell’intimo il Mio coraggio, e quando si tratta di affrontare parenti che non credono devi avere dei principi. Ma per amor Mio devi anche fare in modo di non cedere a nessuna forza oscura. Confida nella Mia saggezza per percorrere la via della perfezione; non permettere mai alle macchinazioni di Satana di avere il sopravvento. Convoglia tutti i tuoi sforzi nel mettere il tuo cuore dinanzi a Me e Io ti conforterò portandoti pace e felicità” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 10”). Le parole di Dio mi hanno davvero ispirata. Ho pensato a come mio marito fosse stato indotto dal PCC a minacciarmi, a costringermi ad abbandonare la mia fede. In apparenza, sembrava che fosse mio marito a perseguitarmi e a impedirmi di seguire Dio, ma, in realtà, vi si celava un tranello di Satana, che tentava di usare la persecuzione da parte di mio marito per farmi tradire Dio e perdere la Sua salvezza. Non potevo cadere nel tranello di Satana o scendere a patti con Satana. Ero convinta che, fintanto che mi fossi affidata a Dio e avessi agito in linea con le Sue parole, Egli mi avrebbe guidata a superare la coercizione di mio marito. Dopo di che, ho nascosto i miei libri delle parole di Dio, e leggevo, partecipavo alle riunioni o diffondevo il Vangelo solo quando lui era via. È stato solo nel luglio del 2008 che mio marito ha scoperto che praticavo ancora la fede e svolgevo il mio dovere, e si è infuriato con me. Ha messo sottosopra tutta la casa in cerca dei miei libri della parola di Dio e del lettore MP5 che usavo per ascoltare gli inni. Ha calpestato il lettore, facendolo a pezzi. Per impedirmi di praticare la fede, ha preso una pausa dal suo lavoro ben pagato per restare tutto il giorno a casa a controllare le mie attività. Non potevo partecipare alle riunioni e mi sentivo davvero afflitta, così, appena si è presentata l’occasione, sono uscita di nascosto per andare dai miei fratelli e sorelle. Con mia sorpresa, però, lui ha chiamato la polizia e ci ha denunciati. Per fortuna non hanno trovato alcun libro delle parole di Dio o altre prove e così non ci hanno arrestati. In seguito, quando mio marito ha scoperto che nella casa della sorella nostra vicina si tenevano riunioni, ha scattato fotografie dei fratelli e delle sorelle in riunione e ha minacciato di denunciarli. Di conseguenza, i fratelli e le sorelle non hanno osato continuare a riunirsi lì. Ogni volta che mi sorprendeva a contattare i miei fratelli e sorelle, mi picchiava o mi rimproverava. Ho perso il conto di tutte le volte che mi ha picchiata e per mesi ho avuto un persistente ronzio in un orecchio. Durante quel periodo, canticchiavo spesso un inno, “Desidero vedere il giorno della gloria di Dio”: “Avendo nel cuore ciò che Dio mi ha affidato, non mi inchinerò mai a Satana. Sebbene la mia testa possa rotolare e il mio sangue scorrere, la spina dorsale del popolo di Dio non può essere piegata. Renderò a Dio una testimonianza clamorosa e umilierò i diavoli e Satana. Dolore e patimenti sono predestinati da Dio, Gli sarò leale e mi sottometterò a Lui fino alla morte. Non Lo farò mai più piangere né preoccupare. Offrirò a Dio il mio amore e la mia lealtà e porterò a termine la mia missione per glorificarLo” (Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi). Ho pensato a come fosse solo grazie all’immenso amore di Dio che io, un essere creato, avevo la fortuna di seguire Dio ed essere salvata da Lui. Avrei preferito morire che cedere a Satana e non avrei mai tradito Dio. Più mio marito mi pressava, più avrei dovuto seguire Dio, rimanere salda e umiliare Satana. Poi la chiesa ha temuto che mio marito avrebbe continuato a picchiarmi se avessi partecipato alle riunioni o svolto il mio dovere, e che avrebbe denunciato altri fratelli e sorelle, così è stato disposto che non partecipassi più alle riunioni e mi limitassi a leggere la parola di Dio a casa.
Nei tre anni successivi, ho potuto solo cogliere i momenti in cui mio marito era fuori per leggere in segreto le parole di Dio, e di tanto in tanto incontrare la sorella vicina di casa per condividere e diffondere il Vangelo ad amici e familiari. Ero prigioniera come un uccellino in gabbia. Ripensavo ai momenti passati con gli altri fratelli e sorelle, condividendo sulla verità, cantando inni di lode a Dio: che momenti felici e splendidi erano stati! Pensavo anche che l’opera di Dio per salvare l’umanità negli ultimi giorni era un evento irripetibile nella vita e l’opportunità sarebbe svanita in un istante, quindi non potevo perderla. Desideravo condurre una normale vita di chiesa, diffondere il Vangelo e rendere testimonianza a Dio insieme agli altri, ma erano diventate tutte vane speranze. Mi sentivo così depressa e afflitta, e spesso mi appartavo in solitudine e piangevo. Volevo gridare: “Credere in Dio significa percorrere il giusto cammino. Ho fatto la scelta giusta. Perché le cose mi stanno andando male?” Poi ho pensato a un passo delle parole di Dio: “Da migliaia di anni questa è terra del sudiciume: è insopportabilmente sporca, l’infelicità abbonda, i fantasmi dilagano ovunque in modo incontrollato, illudendo e ingannando, muovendo accuse prive di fondamento, spietati e crudeli, calpestando questa città fantasma disseminandola di cadaveri; il puzzo di putrefazione copre la terra e pervade l’aria, e la sorveglianza è strettissima. Chi riesce a vedere il mondo al di là del cielo? Il diavolo si avvinghia stretto a tutto il corpo dell’uomo, gli cala un velo su entrambi gli occhi e gli sigilla ermeticamente le labbra. Il re dei diavoli imperversa da diverse migliaia di anni e ancora oggi tiene sotto stretta sorveglianza la città fantasma, come se fosse un impenetrabile palazzo di demoni; questo branco di cani da guardia, nel frattempo, lancia sguardi rabbiosi, col terrore che Dio lo colga di sorpresa e lo spazzi via, lasciandolo privo di un luogo dove vivere felice e in pace. Come può la popolazione di una città fantasma come questa aver mai visto Dio? Hanno mai goduto dell’amabilità e dell’adorabilità di Dio? Come possono capire loro le questioni del mondo umano? Chi di loro è in grado di comprendere le intenzioni più impellenti di Dio? Desta poca meraviglia, allora, che Dio incarnato rimanga completamente nascosto: in una società di tenebra come questa, dove i demoni sono spietati e disumani, come potrebbe il re dei diavoli, che uccide gli uomini senza battere ciglio, tollerare l’esistenza di un Dio che è adorabile, amorevole e anche santo? Come potrebbe applaudire e festeggiare l’avvento di Dio? Sono dei lacchè! Ripagano l’amorevolezza con l’odio, da lungo tempo hanno iniziato a trattare Dio come un nemico, Lo maltrattano, sono feroci oltre ogni limite, non hanno il minimo riguardo per Dio, assalgono e devastano, hanno perso ogni coscienza, contrastano ogni coscienza e con la tentazione inducono gli innocenti al coma. Antenati dei tempi antichi? Amati condottieri? Si oppongono tutti a Dio! La loro intromissione ha lasciato tutto ciò che è sotto il cielo in uno stato di tenebra e caos! Libertà religiosa? I diritti e interessi legittimi dei cittadini? Sono tutti trucchi per coprire il peccato!” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Lavoro e ingresso (8)”). Attraverso la rivelazione delle parole di Dio, ho capito a fondo la realtà dell’opposizione a Dio da parte dei demoni del PCC. Ho pensato a come il PCC propaghi smodatamente l’ateismo, dicendo: “Tutte le cose si sono evolute naturalmente”, “L’uomo si è evoluto dalle scimmie”, “Non c’è mai stato alcun Salvatore”, e così via. Usavano queste teorie assurde per ingannare la gente, mirando a far sì che le persone rifiutassero e tradissero Dio, si opponessero a Dio insieme al partito, e alla fine fossero distrutte da Dio e diventassero i loro corredi funerari. Negli ultimi giorni, ora che Dio Si è incarnato per salvare l’umanità, il PCC dà forsennatamente la caccia a Cristo e arresta e perseguita i cristiani con l’intento di stroncare l’opera di Dio degli ultimi giorni e stabilire un dominio ateo in Cina. Il PCC è una legione demoniaca che considera Dio come suo nemico. È una personificazione di Satana che compie assassinii e si oppone a Dio. Il motivo per cui mio marito esercitava pressione su di me e mi impediva di praticare la mia fede era che era stato indottrinato dalla filosofia ateistica del PCC. Non credeva in Dio e temeva di venire coinvolto se il PCC mi avesse arrestata, così si opponeva fermamente alla mia fede in Dio. Tutta la sofferenza che stavo patendo era opera del re diavolo PCC. Odiavo quella congrega demoniaca con tutto il cuore. Da quando avevo iniziato a credere in Dio, mio marito mi aveva oppressa insieme al PCC non lasciandomi leggere le parole di Dio, partecipare alle riunioni o svolgere i miei doveri, mi aveva picchiata innumerevoli volte e aveva perfino denunciato me e i miei fratelli e sorelle alla polizia. Rendendomi conto che la natura e l’essenza di mio marito erano di odio per la verità e disprezzo verso Dio e che sarei stata sempre oppressa da lui se avessi cercato di praticare la fede a casa, ho pensato molte volte di divorziare e andare via di casa per praticare realmente la fede e svolgere il mio dovere. Ma ogni volta che pensavo di andarmene, mi preoccupavo per mio figlio. Era solo un adolescente: sarebbe stata dura per lui perdere sua madre! A casa, potevo leggergli storie della Bibbia, condividere con lui sulle parole di Dio e condurlo dinanzi a Dio. Se fossi andata via, chi l’avrebbe guidato nella sua fede? Ogni volta che pensavo a questo mi sentivo particolarmente debole, mi mancava il coraggio di divorziare da mio marito, e sopportavo in silenzio la mia vita da prigioniera. Quando ero devastata dalla sofferenza, andavo dinanzi a Dio in preghiera e leggevo in segreto le Sue parole. Soltanto allora mi sentivo un po’ confortata.
Nell’ottobre 2011, sono uscita di nascosto per partecipare in segreto ad alcune riunioni. Mio marito ha minacciato i fratelli e le sorelle, dicendo che, se mi avessero ospitata, la volta successiva non sarebbe stato così gentile con loro. Ha minacciato anche me, dicendo: “Finché resterai qui, non ti permetterò di credere in Dio! Se vuoi credere, allora dovrai lasciare questa casa!” È stata un’amara delusione sentirlo parlare così. Pensare che mi avrebbe buttata fuori di casa solo perché credevo in Dio, senza considerare minimamente tutti gli anni passati insieme! In quel momento, ho pensato a un passo delle parole di Dio: “Perché un marito ama la propria moglie? E perché una moglie ama il proprio marito? Perché i figli sono devoti ai loro genitori? E perché i genitori amano svisceratamente i loro figli? Che tipo di intenzioni nutrono effettivamente le persone? Non sono forse finalizzate a soddisfare i loro piani ed egoistici desideri?” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Dio e l’uomo entreranno nel riposo insieme”). Le parole di Dio erano così veritiere. Non c’è vero amore tra le persone. L’amore tra un marito e una moglie si basa sul presupposto del vantaggio reciproco. Prima che credessi in Dio, mio marito non mi aveva mai trattata in quel modo. Ma quando ha temuto di venire coinvolto se io fossi stata arrestata per la mia fede in Dio, non ha pensato minimamente a tutti i nostri anni di matrimonio e mi ha perseguitata in ogni modo possibile, mi ha picchiata e persino minacciata di buttarmi fuori di casa. Essere così spietato non serviva solo a proteggere i suoi interessi? Resamene conto, mi sono detta: “Visto che sta cercando di allontanarmi, tanto vale che me ne vada e sia libera di credere in Dio e svolgere il mio dovere”. In seguito, mentre mio figlio era a una lezione privata con sua zia, mi sono recata in una chiesa che distava circa 50 chilometri e alla fine ho potuto dedicarmi alla vita della chiesa e svolgere il mio dovere. Ma allora ero ancora preoccupata per mio figlio. Ogni volta che avevo del tempo libero o durante le vacanze, quando vedevo dei ragazzi tornare a casa dai loro genitori dopo la fine della scuola, pensavo a come dovesse essere triste mio figlio per non avermi con sé e volevo tornare a casa per vederlo. Ma temevo che mio marito mi avrebbe picchiata, oppressa e rimproverata, così non osavo andare. Tutto quel che potevo fare era piangere di nascosto.
Poi, un giorno di settembre del 2012, ho incontrato mio cognato per strada e lui mi ha costretta a tornare a casa. Dopo il mio ritorno, mio marito ha riunito l’intera famiglia. Ha convocato suo fratello minore e quello maggiore, il mio patrigno e mio cognato, per cercare di dissuadermi. Mio cognato mi ha minacciata, dicendo: “Se non fossi mia cognata, con una telefonata ti farei spedire all’Ufficio di Pubblica Sicurezza”. Il mio patrigno ha gettato benzina sul fuoco, istigando mio marito a limitare le mie azioni. Vedendo come stavano andando le cose, ho temuto che, con tante persone contrarie alla mia fede in Dio, mio marito mi avrebbe oppressa ancora di più in futuro, così ho risposto saggiamente che ero tornata a casa per vivere la mia vita. A quel punto i miei parenti si sono calmati. Il terzo giorno dopo il mio ritorno, ho visto la leader della mia chiesa far visita alla sorella che abitava lì accanto e così mi sono avvicinata con entusiasmo per informarmi sulle riunioni della chiesa. Con mia sorpresa, mio marito mi ha seguita e mi ha urlato con violenza di rientrare in casa. Non volevo mettere le mie sorelle nei guai, così sono rientrata in fretta. Quando la leader della chiesa è uscita dalla casa accanto, mio marito l’ha minacciata con una pala, dicendo: “La prossima volta che ti vedo qui intorno, non sarò così gentile!” Poi ha preso un coltello da cucina e si è introdotto in casa della sorella con l’intenzione di accoltellarla, e il marito della sorella e io abbiamo dovuto correre a fermarlo. Dopo di che, ho smesso di riunirmi con i miei fratelli e sorelle per timore di metterli in pericolo.
Durante quel periodo, ho provato una grande angoscia nella mente e spesso mi rintanavo da qualche parte a piangere. Una volta, dopo che mio marito era uscito, sono sgusciata fuori di casa per chiacchierare con una sorella ma, sulla via del ritorno, mio marito mi ha vista lungo la strada mentre rientrava in auto. Mi ha gridato con rabbia: “Se avessi voluto, avrei potuto investirti, lo sai?” A queste parole, mi sono sentita raggelare. Voleva investirmi con la sua auto solo perché credevo in Dio. Ciò mi ha permesso di vedere ancor più chiaramente che mio marito era un demone che odiava Dio e che non avrebbe mai smesso di opprimermi in quel modo. Non sarei riuscita a praticare la mia fede in quella casa, quindi l’unica opzione era andarmene. Ma al pensiero di andare via ho provato un’enorme tristezza. Mi ero appena riunita con mio figlio e, se me ne fossi andata di nuovo, lui ne avrebbe sofferto molto! Se fossi andata via, chi lo avrebbe guidato nella fede in Dio e nel percorrere il giusto cammino? Più ci pensavo, più non riuscivo a sopportare l’idea di lasciarlo. Tutto quel che potevo fare era presentarmi continuamente dinanzi a Dio in preghiera: “Amato Dio! Mio marito continua a opprimermi e ostacolarmi. Voglio andarmene di qui, così da poter praticare la mia fede, ma non riesco ad abbandonare mio figlio. Amato Dio! Non so decidere cosa fare e prego che Tu possa illuminarmi e guidarmi”. Dopo aver pregato, mi sono imbattuta in un inno delle parole di Dio: “Gli esseri umani sono forse incapaci di accantonare la loro carne per questo breve periodo? Quali cose possono scindere l’amore fra uomo e Dio? Chi è in grado di separare l’amore fra uomo e Dio? Forse genitori, mariti, sorelle, mogli o un affinamento doloroso? I sentimenti di coscienza possono forse spazzare via l’immagine di Dio nell’uomo? Il debito di uno verso l’altro e le azioni reciproche sono opera dell’uomo? Può l’uomo porvi rimedio? Chi è in grado di proteggere sé stesso? Le persone sono capaci di provvedere a sé stesse? Chi è forte nella vita? Chi è in grado di lasciarMi e vivere per conto suo? Perché Dio chiede più e più volte che tutti compiano un’opera di autoriflessione? Perché Dio dice: ‘La sofferenza di quali uomini è stata causata dalle loro stesse azioni’?” (Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi, “Gli uomini sono forse incapaci di accantonare la carne per questo breve tempo?”). Le parole di Dio hanno avuto un grande impatto su di me e mi sono sentita molto in colpa. Ho pensato a come Dio Si sia incarnato per salvare l’umanità ed esprima la verità e svolga la Sua opera tra gli uomini con grande tolleranza, sopportando profonde umiliazioni e offrendo tutto il Suo amore all’umanità, oggetto della Sua Salvezza. La sofferenza che Dio ha sopportato per salvare l’uomo è enorme e il Suo amore è così reale. Dio spera che ci faremo avanti e seguiremo la Sua volontà, mettendo tutto da parte per diffondere il Vangelo e renderGli testimonianza. Questo è l’amore di Dio per noi. Ma io ero egoista, pensavo solo che, in mia assenza, non ci sarebbe stato nessuno a prendersi cura di mio figlio, senza prestare attenzione alla volontà di Dio. Mi sono disprezzata perché ero debole, inutile, priva di coscienza e incapace di mettere tutto da parte per seguire Dio. Poiché non riuscivo ad abbandonare mio figlio, dovevo accontentarmi di essere intrappolata in casa, picchiata da mio marito, prigioniera e sorvegliata senza alcuna possibilità di leggere le parole di Dio, tanto meno l’opportunità di svolgere il mio dovere di essere creato. Non avevo la minima risolutezza a perseguire la verità e amare Dio. Abramo era disposto a rinunciare al suo unico figlio per sacrificarlo a Dio, allora perché io non riuscivo a separarmi temporaneamente da mio figlio per svolgere il mio dovere di essere creato, perseguire la verità e ricevere la salvezza di Dio? Non ero in grado di accantonare il mio dovere perché non riuscivo più ad abbandonare mio figlio. Sapevo che l’opera di salvezza di Dio stava giungendo al termine e che presto si sarebbero manifestate grandi calamità. A casa non potevo leggere le parole di Dio, partecipare alle riunioni o svolgere il mio dovere; continuando così, non avrei acquisito la verità, né sarei stata in grado di preparare buone azioni. Probabilmente sarei perita in uno dei disastri imminenti. A quel punto, come avrei guidato mio figlio sul giusto cammino? Non era nelle mani di Dio anche il destino di mio figlio? Non potevo decidere io quanto fosse destinato a soffrire o se avrebbe intrapreso il giusto cammino. Quando mi sono resa conto di questo, la mia ansia si è un po’ placata.
Dopo di che, ho letto altre parole di Dio, ho appreso un po’ più di verità e alla fine ho abbandonato le preoccupazioni per mio figlio. Ho letto questo passo: “Oltre alla nascita e all’educazione dei figli, la responsabilità dei genitori nella vita dei figli consiste semplicemente nell’offrire loro un ambiente formale in cui crescere, poiché solo la predestinazione del Creatore influisce sul destino di una persona. Nessuno può controllare il tipo di futuro che un individuo avrà; esso è prestabilito con largo anticipo e neppure i genitori possono cambiare il suo fato. Per quanto concerne il destino, tutti gli uomini sono indipendenti e tutti hanno il proprio. Così i genitori non possono ostacolare il destino di una persona nella vita o esercitare il minimo influsso sul ruolo che essa svolge nell’esistenza. Si potrebbe dire che la famiglia in cui si è destinati a nascere e l’ambiente in cui si cresce non sono altro che le precondizioni per la realizzazione della propria missione nella vita. Non determinano in alcun modo il fato di una persona nella vita o il tipo di destino in cui essa compie la propria missione. Perciò i genitori non possono aiutare un figlio a realizzare la sua missione nella vita, e allo stesso modo i parenti non possono aiutarlo ad assumere il suo ruolo nell’esistenza. Il modo in cui una persona compie la sua missione e il tipo di ambiente di vita in cui svolge il suo ruolo sono interamente determinati dal suo destino nell’esistenza. In altre parole, nessun’altra condizione oggettiva può influenzare la missione di una persona, che è prestabilita dal Creatore. Tutti gli uomini maturano nello specifico ambiente in cui crescono; poi gradualmente, passo dopo passo, si avviano lungo la propria strada nella vita e compiono i destini pianificati per loro dal Creatore. In modo naturale e involontario, entrano nel vasto oceano dell’umanità e occupano il loro posto nell’esistenza, dove cominciano a adempiere le loro responsabilità di esseri creati, nell’interesse della predestinazione del Creatore, della Sua sovranità” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico III”). Leggendo le parole di Dio, mi sono resa conto che il destino di un figlio non è legato a quello dei suoi genitori, ma è determinato dalla sovranità di Dio. Il destino di mio figlio era nelle mani di Dio. Non potevo decidere io quanto avrebbe sofferto o se avrebbe intrapreso il giusto cammino: ciò era tutto soggetto ai dettami delle disposizioni di Dio. Mi sono ricordata di Giuseppe: fu venduto dai suoi fratelli come schiavo in Egitto in tenera età e non aveva accanto i genitori a prendersi cura di lui e a guidarlo, ma Jahvé Dio era con lui, a guidarlo e a proteggerlo. Per quanto la moglie del capo delle guardie del faraone avesse cercato di sedurlo, non si lasciò mai ingannare. Inoltre, Giuseppe patì molte avversità in Egitto, ma queste rafforzarono la sua determinazione e gli insegnarono ad affidarsi a Dio. Ho riflettuto su quei fratelli e sorelle che non hanno lasciato le loro case per svolgere i loro doveri: spesso incoraggiavano i loro figli a praticare la fede e intraprendere il giusto cammino, e alcuni di quei figli hanno praticato la fede e seguito Dio sul giusto cammino, ma altri sono stati avvinti da malvagie tendenze mondane, diventando sempre più depravati. Ho visto che ciò che permette a un figlio di percorrere il giusto cammino non è il fatto che i genitori gli siano accanto, ma che amare la verità sia o meno nella sua natura e che Dio lo abbia predestinato a farlo oppure no. Se mio figlio avesse avuto umanità e fosse stato oggetto della salvezza di Dio, allora, anche se io non fossi rimasta al suo fianco, sarebbe comunque cresciuto sano e sarebbe arrivato a credere in Dio. Era tutto nelle mani di Dio, non dovevo preoccuparmi. Nei miei anni da credente, avevo goduto molto dell’irrigazione e del nutrimento delle parole di Dio, ma non ero in grado di svolgere il mio dovere di essere creato a causa dell’attaccamento a mio figlio. Com’ero egoista! Dovevo ripagare l’amore di Dio diffondendo il Vangelo, rendendoGli testimonianza e portando più persone nella casa di Dio.
Nel febbraio del 2013, ho lasciato la mia famiglia e ho preso un treno per raggiungere una chiesa in una città lontana. Quando il treno è passato davanti alla scuola di mio figlio, ho osservato l’edificio in cui frequentava le lezioni e ho pensato: “Chissà quando lo rivedrò…” Non sono riuscita a trattenere le lacrime. Questo mi ha fatto disprezzare ancora di più il governo autoritario del diavolo Satana. Mi aveva strappata alla mia famiglia e mi aveva impedito di praticare liberamente la mia fede e svolgere il mio dovere. Ma questo ha alimentato ancor più il mio desiderio di perseguire la verità e adoperarmi per la luce. Ho intonato mentalmente un inno delle parole di Dio: “Sei un essere creato, pertanto dovresti naturalmente adorare Dio e perseguire una vita ricca di significato. Poiché sei un essere umano, dovresti spenderti per Dio e patire tutte le sofferenze! Dovresti accettare di buon grado e con sicurezza la poca sofferenza a cui sei sottoposto oggi e vivere una vita pregna di significato, come Giobbe e Pietro. Siete coloro che perseguono il giusto cammino, coloro che perseguono il miglioramento. Siete coloro che si sollevano nella nazione del gran dragone rosso, coloro che Dio chiama i giusti. Non è questa la vita più ricca di significato?” (Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi, “La vita più significativa”). Riflettendo sulle parole di Dio, mi sono resa conto che potevo seguirLo e svolgere il mio dovere in quell’ambiente ostile: era ciò a cui Egli mi aveva predestinata e il cammino su cui mi stava guidando. In quanto essere creato, ero pronta a sottomettermi alle Sue disposizioni, cercare la verità ed eseguire disciplinatamente il mio lavoro per soddisfare Dio e umiliare il diavolo Satana. Resamene conto, mi sono sentita molto più tranquilla e serena. Ho ringraziato Dio per avermi guidata nel liberarmi dalla prigionia in cui mi teneva mio marito, consentendomi di svolgere il mio dovere di essere creato e percorrere il giusto cammimo.
Dopo di che, ho continuato a svolgere il mio dovere nella chiesa lontana da casa. In questi anni, ho sperimentato le parole e l’opera di Dio, sono arrivata a comprendere alcune verità e sento di aver guadagnato molto. Grazie a Dio per la Sua guida!