7. I timori che mi hanno impedito di smascherare i problemi altrui

di Deve, Filippine

All’inizio di luglio del 2023, sono stata eletta leader di distretto e sono diventata la principale responsabile del lavoro del Vangelo. So che, in qualità di leader, spettava a me supervisionare e controllare il lavoro di tutti i fratelli e le sorelle nell’ambito di mia competenza. Tuttavia, i miei progressi nel monitorare e attuare il lavoro erano stati molto lenti perché, al momento di attuarlo, tendevo a controllare un punto alla volta e ad aspettare che i fratelli e le sorelle avessero finito prima di passare a quello successivo. Lo facevo per evitare che si sentissero sopraffatti o frustrati dalla mole di lavoro. Volevo che tutti mi vedessero come una persona empatica che era in grado di capirli, quindi ero molto cauta nel supervisionare e controllare perché temevo che mi giudicassero una cattiva leader, troppo severa e poco comprensiva.

Una volta stavo monitorando il lavoro di un supervisore del Vangelo di nome Crisanta. Inizialmente avevo previsto di controllare e approfondire quel che faceva ogni lavoratore di cui era responsabile e la situazione di ogni potenziale destinatario del Vangelo, ma Crisanta aveva appena terminato una riunione e quindi mi sono detta: “L’incontro si è concluso ora: forse ha bisogno di una pausa. Se continuo a controllare il suo lavoro, penserà che sono del tutto priva di comprensione?” Non volevo farla sentire sotto pressione controllandola. “Dato che probabilmente ha già esaminato quello che hanno fatto i lavoratori del Vangelo durante la riunione, potrebbe essere più facile per lei rispondere a domande in merito a questo aspetto, di conseguenza per ora non le chiederò nulla sulle altre questioni. In questo modo, non si lamenterà che le sto facendo troppe domande e sentirà che tengo conto della sua situazione e che sono comprensiva ed empatica”. Credevo che un buon leader dovesse capire i fratelli e le sorelle e considerare i loro sentimenti, così in quel momento ho fatto domande a Crisanta solo riguardo al lavoro e ai progetti dei lavoratori del Vangelo e non mi sono informata su come stavano i potenziali destinatari del Vangelo. In seguito, durante lo svolgimento del suo dovere, ha controllato solo quanto fatto dai lavoratori, mentre non si è tenuta aggiornata sui progressi negli altri ambiti né su come stavano i potenziali destinatari del Vangelo. Non ha badato ai dettagli di queste cose in modo tempestivo e ciò ha portato a una scarsa efficienza nel suo dovere. Io avevo avuto lo stesso problema quando avevo seguito un altro supervisore del Vangelo, Bella. Bella era appena entrata nel mio ambito di competenza e, quando una volta le avevo chiesto informazioni su alcuni lavoratori del Vangelo, lei mi aveva risposto: “Non ho ancora controllato tali cose. Non conosco bene queste persone e sto ancora imparando a conoscerle”. Io avevo pensato: “Sono passati cinque giorni, ci vuole davvero così tanto tempo per approfondire certi aspetti?” Avrei voluto ricordarle che quell’approccio era inefficace e che avrebbe ritardato il lavoro, ma poi mi ero detta: “Se le faccio notare i suoi problemi poco dopo il suo arrivo, potrebbe pensare che non sono comprensiva o empatica e che non sto prendendo in considerazione le sue difficoltà. Non voglio darle una cattiva impressione e, se le parlo di determinate cose, temo che in seguito non collaborerà attivamente con me quando avrò bisogno del suo aiuto o di attuare il lavoro e ho paura che in seguito possa anche sottolineare i miei problemi e le mie manchevolezze”. Tenendo conto di ciò, non avevo sottolineato i problemi di Bella e di conseguenza il lavoro del Vangelo di cui era responsabile progrediva molto lentamente. Poiché non avevo fatto il mio dovere di leader, ovvero supervisionare e controllare il lavoro del Vangelo, nell’ambito di mia competenza i progressi erano veramente scarsi.

Quando avevamo riassunto il lavoro insieme, Bella aveva detto apertamente: “Stavo aspettando che la leader mi facesse notare le manchevolezze nel mio dovere”. A quel punto, avevo capito di non aver adempiuto le responsabilità insite nel mio ruolo di leader, né avevo controllato il suo lavoro o evidenziato i problemi nel suo dovere. Avevo provato un forte senso di colpa, così avevo parlato apertamente del mio stato. Dopo quella mia condivisione, il supervisore Lina aveva letto a tutti un passo delle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “La condotta delle persone e il loro modo di rapportarsi al mondo devono basarsi sulle parole di Dio; questo è il principio fondamentale per la condotta umana. Come possono le persone praticare la verità se non comprendono i principi della condotta umana? Praticare la verità non significa dire parole vuote o urlare slogan. Riguarda piuttosto, a prescindere da ciò che le persone possano incontrare nella vita, purché implichi i principi della condotta umana, i loro punti di vista sulle cose o il compimento dei propri doveri; le persone si trovano di fronte a una scelta e devono cercare la verità, devono cercare una base e dei principi nelle parole di Dio, e poi devono trovare un cammino di pratica. Coloro che sono capaci di praticare in questo modo sono persone che perseguono la verità. Essere in grado di perseguire la verità in questo modo, indipendentemente dalle grandi difficoltà che si incontrano, significa percorrere il cammino di Pietro, il cammino della ricerca della verità. Per esempio: quale principio bisogna seguire quando si tratta di interagire con gli altri? Forse la tua opinione originaria è che ‘L’armonia è un tesoro, la tolleranza è intelligenza’, e che dovresti mantenere buoni rapporti con tutti, non far perdere la faccia agli altri e non offendere nessuno, ottenendo così buoni rapporti con gli altri. Vincolato da questa opinione, rimarrai in silenzio quando con i tuoi occhi vedrai altre persone commettere azioni cattive o violare i principi. Preferiresti che il lavoro della chiesa subisse perdite piuttosto che offendere qualcuno. Cerchi di mantenere buoni rapporti con tutti, chiunque essi siano. Quando parli, pensi soltanto ai sentimenti umani e a salvare la faccia e dici sempre parole che suonano bene per compiacere gli altri. Anche se scopri che qualcuno ha dei problemi, scegli di tollerarli e ne parli alle sue spalle, ma in faccia a quella persona mantieni la pace e il rapporto. Cosa pensi di tale condotta? Non è forse quella di una persona compiacente? Non è piuttosto sfuggente? Viola i principi della condotta umana. Non è forse infimo comportarsi in questo modo? Chi si comporta così non è una brava persona, questo non è un modo nobile di comportarsi. Indipendentemente da quanto tu abbia sofferto e da quanti prezzi tu abbia pagato, se ti comporti senza principi hai fallito sotto questo aspetto e la tua condotta non sarà riconosciuta, ricordata o accettata davanti a Dio(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Per svolgere bene il proprio dovere, bisogna almeno possedere coscienza e ragione”). Lina poi aveva condiviso con me: “Sei negligente nel controllare il lavoro perché vuoi salvaguardare i rapporti con gli altri e, sebbene tu sia riuscita nel tuo intento, la conseguenza è che il lavoro è stato ritardato. Come si evince dalle parole di Bella, in realtà lei sperava che tu controllassi il lavoro per poter avere una direzione e un cammino nei suoi doveri. Invece tu agisci con una mentalità da persona compiacente e cercavi solo di proteggere la tua immagine e di preservare il rapporto con lei non evidenziando i suoi problemi. Alla fine, non hai svolto bene i tuoi doveri e, a causa della tua mancanza di monitoraggio e di guida, il lavoro di Bella non ha avuto una direzione e ciò si è tradotto direttamente in un lavoro del Vangelo infruttuoso. Sei una persona compiacente: devi riflettere seriamente su questo tuo problema!” Dopo aver ascoltato la sorella, avevo sentito un grande imbarazzo. In effetti, nelle mie interazioni con gli altri, avevo una mentalità da “persona compiacente”. Non volevo offendere nessuno né compromettere i miei rapporti con i fratelli e le sorelle e non volevo che mi considerassero una persona noncurante. Con Crisanta all’inizio avevo intenzione di controllare gran parte del lavoro, ma temevo che, se avessi controllato e approfondito troppo, lei avrebbe pensato che non ero comprensiva, così ho semplicemente scelto di monitorare i compiti più facili per lei e di informarmi solo su quelli, tralasciando i più problematici, che l’avrebbero appesantita fisicamente. Avevo pensato che in tal modo non si sarebbe lamentata di me né si sarebbe fatta una cattiva opinione. Di conseguenza, il lavoro del Vangelo di cui era responsabile risultava inefficace. Avevo controllato il lavoro di Bella allo stesso modo. Avevo visto che la sua efficienza nei doveri era scarsa e ritardava il lavoro, ma non avevo voluto segnalarlo per paura di offenderla. Quello che avevo fatto e il modo in cui avevo agito era ciò che Dio ha smascherato quando ha detto: “Mantieni buoni rapporti con tutti, non far perdere la faccia agli altri e non offendere nessuno”. Pensavo che stessi facendo bene a comportarmi in quel modo e che così stessi evitando conflitti con i miei fratelli e le mie sorelle. Credevo di aver sempre avuto considerazione per i sentimenti e le difficoltà degli altri e di essere una brava persona, ma Dio dice che questo è contrario ai principi del comportamento umano. La mia ripetuta indulgenza verso le sorelle aveva rallentato l’avanzamento del lavoro del Vangelo e aveva già danneggiato il lavoro della chiesa. Non ero affatto una brava persona; al contrario, ero accomodante e propensa all’inganno. Se non avessi cambiato questa mia mentalità che mi portava a compiacere sempre gli altri, ogni mia azione sarebbe stata vana perché non stavo praticando la verità e non stavo soddisfacendo Dio e Lui non mi avrebbe approvata. Questa presa di coscienza mi ha spinta a cambiare. Dovevo segnalare tutti i problemi o le carenze che vedevo nello svolgimento dei doveri dei fratelli e delle sorelle e dovevo offrire condivisione e aiuto, smettendo di tenere conto del mio orgoglio. Non volevo più pensare a mantenere i miei rapporti con gli altri. Così ho pregato Dio: “Dio Onnipotente, vedo che stavo solo cercando di salvaguardare i miei rapporti con i fratelli e le sorelle, senza mettere al primo posto gli interessi della Tua casa. Ora ho una certa comprensione di me stessa e sono disposta a pentirmi, praticare la verità, agire secondo i principi e adempiere i miei doveri di leader”. Dopo aver pregato, mi sono sentita pervasa dal coraggio. In seguito, quando ho controllato il lavoro dei fratelli e delle sorelle, ho parlato loro dei problemi che avevo riscontrato. Quando ho praticato secondo la verità, loro non si sono arrabbiati con me come avevo pensato e i nostri rapporti non ne hanno risentito. Anzi, erano disposti ad accettare una guida. Volevo continuare a fare del mio meglio per essere una persona onesta e segnalare i problemi oppure offrire suggerimenti ai fratelli e alle sorelle. Tuttavia, praticare la verità non è facile e conoscerla non significa saperla praticare. Dio ha predisposto un altro ambiente per rivelare la mia corruzione.

Il 13 luglio si sono svolte le elezioni in una chiesa e sorella Awua è stata scelta come leader. Circa una settimana dopo, improvvisamente mi ha detto che aveva trovato un lavoro perché doveva restituire dei soldi presi in prestito. Lavorava dalle 5 del mattino alle 9 di sera. Io sono rimasta molto sorpresa perché era leader da pochi giorni eppure aveva già trovato un lavoro che la teneva impegnata per tante ore e non le lasciava tempo per svolgere i suoi doveri. Ho condiviso con Awua, però lei ha risposto: “Ho davvero bisogno di lavorare per estinguere i miei debiti”. Ho pensato: “Questa sorella ha veramente delle difficoltà e non riesce a svolgere bene i suoi doveri, quindi non è più adatta a essere una leader della chiesa. Devo segnalarlo al supervisore per discutere la riassegnazione del suo dovere”. Ma poi mi sono detta: “Se dovessi dirlo e lei venisse riassegnata a un altro dovere, questo potrebbe danneggiare la sua autostima e magari lei penserebbe che non capisco le sue difficoltà e che non le sto dando una possibilità, e prenderebbe le distanze da me”. Volevo salvaguardare il mio rapporto con lei, quindi non ho detto al supervisore della sua situazione. Ho pensato che il suo debito non fosse così ingente e che magari, con un mese di lavoro, sarebbe riuscita a restituire il dovuto e poi avrebbe avuto il tempo per svolgere i suoi doveri. Mentre era impegnata con l’altro lavoro, avrei potuto darle una mano a controllare alcuni lavori. Successivamente, Awua passava tutto il giorno a fare il suo lavoro, senza svolgere granché di quello della chiesa, che quindi subiva pesanti ritardi.

Una settimana dopo, avendo visto che non stava svolgendo i suoi doveri, il supervisore Lina mi ha chiesto informazioni sulla sua situazione e solo allora le ho parlato del lavoro di Awua. Lina ha condiviso con me: “In base al suo comportamento, non può più svolgere i doveri di leader. Ricoprire questo ruolo significa far progredire il lavoro generale della chiesa. Un buon leader è in grado di sostenere tale lavoro, mentre uno irresponsabile può danneggiarlo. La verità è che anche tu hai visto la situazione di questa chiesa, quindi sapevi che lei è semplicemente impossibilitata a svolgere il lavoro di leader. Una volta scoperto il problema, avresti dovuto segnalarlo e risolverlo tempestivamente, eppure non hai agito. Non hai riassegnato il suo dovere in modo tempestivo né hai segnalato i suoi problemi, ma hai semplicemente permesso che rimanesse dov’era. Azioni come questa ritardano il lavoro della chiesa”. Dopo aver ascoltato la condivisione della sorella, mi sono sentita malissimo. Avevo constatato il problema, ma avevo agito secondo le mie idee invece di mettere in pratica la verità e non avevo considerato se questo avrebbe ritardato il lavoro della chiesa. Ero stata una sciocca. Sorella Lina mi ha letto alcune parole di Dio Onnipotente: “Alcuni leader della chiesa, quando vedono i fratelli o le sorelle fare il loro dovere in modo superficiale, non li rimproverano anche se dovrebbero. Quando vedono chiaramente che gli interessi della casa di Dio sono danneggiati, non si preoccupano di questo né effettuano alcuna indagine, e non recano la minima offesa agli altri. Di fatto, non dimostrano realmente di tenere in considerazione le debolezze delle persone; il loro intento e il loro obiettivo sono invece di conquistare il cuore della gente. Sono pienamente consapevoli che: ‘Fin tanto che agisco così e non reco offesa a nessuno, penseranno che io sia un bravo leader. Avranno una buona e alta opinione di me. Mi approveranno e piacerò loro’. Non importa loro quanti danni subiscano gli interessi della casa di Dio, né quali gravi perdite vengano arrecate all’ingresso nella vita dei prescelti di Dio, né quanto sia disturbata la loro vita della chiesa; persistono semplicemente nella loro filosofia satanica e non recano offesa a nessuno. Non c’è mai alcun senso di rimorso nel loro cuore. Quando vedono una persona provocare intralci e disturbi, tutt’al più potrebbero scambiarci qualche parola in merito alla questione, minimizzarla e poi accantonarla. Non condivideranno sulla verità, non evidenzieranno l’essenza del problema di tale persona, né tantomeno ne analizzeranno lo stato, e non condivideranno mai su quali siano le intenzioni di Dio. I falsi leader non smascherano né analizzano mai gli errori che le persone commettono di frequente o l’indole corrotta che spesso rivelano. Non risolvono alcun problema reale; anzi, assecondano sempre le pratiche errate delle persone e le loro rivelazioni di corruzione e, a prescindere da quanto le persone siano negative o deboli, non prendono la cosa sul serio. Si limitano a predicare alcune parole e dottrine, e a pronunciare qualche parola di esortazione ad affrontare la situazione in modo superficiale, cercando di mantenere l’armonia. Di conseguenza, il popolo eletto di Dio non sa come riflettere su sé stesso né come conoscersi, non ha alcuna soluzione per qualsiasi indole corrotta riveli, e vive tra parole e dottrine, nozioni e fantasie, senza alcun ingresso nella vita. Nel loro cuore, i prescelti di Dio credono persino: ‘Il nostro leader mostra addirittura più comprensione per le nostre debolezze di quanto faccia Dio. La nostra statura è troppo piccola per soddisfare le Sue richieste. Ci basta soddisfare i requisiti del nostro leader; se ci sottomettiamo al nostro leader, ci stiamo sottomettendo a Dio. Se un giorno il Supremo lo destituirà, allora ci faremo sentire; per mantenere il nostro leader e impedire che venga destituito, negozieremo con il Supremo e Lo costringeremo ad accontentare le nostre richieste. In questo modo ci comporteremo bene con il nostro leader’. Quando le persone hanno simili pensieri nel cuore, quando hanno stabilito un tale rapporto con il loro leader e nel loro cuore è sorto questo tipo di dipendenza, invidia e venerazione nei suoi confronti, allora arrivano ad avere una fiducia sempre maggiore in questo leader, e vogliono sempre ascoltare le sue parole piuttosto che cercare la verità in quelle di Dio. Un tale leader ha quasi preso il posto di Dio nel cuore delle persone. Se un leader è intenzionato a mantenere un simile rapporto con il popolo eletto di Dio, se trae da ciò un sentimento di godimento nel suo cuore, se crede che il popolo eletto di Dio debba trattarlo così, allora non c’è alcuna differenza tra questo leader e Paolo, e costui ha già intrapreso il cammino di un anticristo, […] Un anticristo non svolge un lavoro reale, non condivide sulla verità per risolvere i problemi, non guida le persone a nutrirsi delle parole di Dio e a entrare nella verità realtà. Lavora solo per il prestigio, la fama e il guadagno, si preoccupa solo di affermare sé stesso, di proteggere il posto che occupa nel cuore delle persone e di indurre tutti ad adorarlo, ad ammirarlo e a seguirlo: questi sono gli obiettivi che vuole raggiungere. È così che un anticristo cerca di conquistare il cuore delle persone e di controllare i prescelti di Dio. Tale modo di operare non è forse malvagio? È semplicemente troppo disgustoso!(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 1: Cercano di conquistare il cuore delle persone”). Dio smaschera che quando i leader e i lavoratori chiudono un occhio sui problemi nel lavoro, preservando solo la loro immagine e i rapporti con i fratelli e le sorelle, allora si tratta di falsi leader che stanno percorrendo il cammino di un anticristo. Io ero esattamente il tipo di persona che Dio ha smascherato. Sapevo chiaramente che Bella era inefficiente nei suoi doveri, ma non avevo avuto il coraggio di segnalarlo. Volevo solo farle sentire che capivo le sue difficoltà, così non avremmo avuto conflitti e avremmo potuto mantenere un buon rapporto. Awua non aveva potuto adempiere le sue responsabilità di leader a causa del suo lavoro, quindi avrei dovuto segnalare la sua situazione ai leader superiori per una pronta riassegnazione dei suoi doveri, ma invece non li avevo informati perché temevo che, se lei lo avesse saputo, si sarebbe fatta un’opinione negativa di me. Non mi importava nemmeno se questo avrebbe ritardato il lavoro della chiesa. Volevo solo il riconoscimento e il sostegno dei miei fratelli e delle mie sorelle affinché avessero una buona impressione di me, perciò mettevo sempre da parte gli interessi della casa di Dio. Il mio comportamento era veramente malvagio e detestato da Dio. L’ho pregato: “Dio, mi rendo conto che non ho considerato gli interessi della chiesa nei miei doveri e che ho sempre badato ai miei rapporti con i fratelli e le sorelle, cercando di mostrarmi una buona leader e di ottenere il loro rispetto. Le mie azioni non sono in linea con la verità e hanno influenzato il lavoro della chiesa. Non ho svolto i miei doveri di leader e sto percorrendo il cammino di un anticristo. Grazie, Dio Onnipotente, per aver disposto che sorella Lina vedesse le mie deviazioni e facesse notare le mie manchevolezze. D’ora in poi, sono disposta a praticare la verità e a non salvaguardare più il mio rapporto con Awua; inoltre, terrò conto degli interessi della chiesa”. Quel pomeriggio ho parlato con Awua e lei ha ammesso di non aver svolto bene i suoi doveri e di aver ritardato il lavoro della chiesa. Tuttavia, non poteva rinunciare al suo lavoro, così l’ho assegnata a un dovere diverso.

Più tardi, ho letto un altro passo delle parole di Dio: “C’è un principio nelle filosofie per le interazioni mondane che dice ‘Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia’. Significa che, per preservare un rapporto di amicizia, si deve tacere sui problemi dell’amico, anche se li si vede chiaramente, e attenersi al principio del non colpire le persone in faccia e non mettere a nudo le loro manchevolezze. Gli amici di questo tipo si ingannano a vicenda, si nascondono l’uno dall’altro, ordiscono trame l’uno alle spalle dell’altro; e anche se sanno con chiarezza cristallina che tipo di persona sia l’altro, non lo dicono apertamente, impiegando invece metodi astuti per preservare i loro rapporti di amicizia. Perché si vogliono preservare queste relazioni? Si tratta di non volersi fare dei nemici in questa società, all’interno del proprio gruppo, cosa che significherebbe sottoporsi spesso a situazioni pericolose. Sapendo che qualcuno diventerà tuo nemico e ti danneggerà dopo che avrai messo a nudo le sue manchevolezze o l’avrai ferito, e non volendo metterti in una situazione del genere, ti attieni al principio delle filosofie per le interazioni mondane che recita: ‘Se colpisci gli altri, non colpirli in faccia; se li metti a nudo, non mettere a nudo le loro manchevolezze’. Alla luce di ciò, se due persone hanno un rapporto di questo tipo, si possono considerare veri amici? (No.) Non sono veri amici, tanto meno sono l’uno il confidente dell’altro. Allora, di che tipo di relazione si tratta esattamente? Non è una relazione sociale basilare? (Sì.) In queste relazioni sociali, le persone non possono esprimere i loro sentimenti, né avere scambi profondi, né parlare di ciò che vogliono. Non possono dire ad alta voce ciò che hanno nel cuore, o i problemi che vedono nell’altro, o parole che possano giovare all’altro. Al contrario, scelgono cose carine da dire, per non perdere il favore altrui. Non osano dire la verità né sostenere i principi, per timore di suscitare negli altri una certa animosità nei loro confronti. Quando nessuno le minaccia, non vivono forse in relativa tranquillità e pace? Non è forse questo l’obiettivo delle persone che dicono ‘Se colpisci gli altri, non colpirli in faccia; se li metti a nudo, non mettere a nudo le loro manchevolezze’? (Sì.) È chiaro che si tratta di un modo di vivere astuto e ingannevole, con un certo livello di diffidenza, il cui obiettivo è l’autoconservazione. Coloro che vivono in questo modo non hanno confidenti, non hanno amici intimi a cui poter dire qualsiasi cosa vogliano. Sono diffidenti l’uno verso l’altro, calcolatori e strategici, ognuno prende dalla relazione ciò che gli serve. Non è forse così? Alla radice, l’obiettivo del ‘Se colpisci gli altri, non colpirli in faccia; se li metti a nudo, non mettere a nudo le loro manchevolezze’ è quello di evitare di offendere gli altri e di farsi dei nemici, quello di proteggersi evitando di ferire qualcuno. Si tratta di una tecnica e di un metodo che si adottano per evitare di essere feriti. Guardando a queste diverse sfaccettature della sua essenza, la richiesta fatta alla condotta morale delle persone del ‘Se colpisci gli altri, non colpirli in faccia; se li metti a nudo, non mettere a nudo le loro manchevolezze’ è forse nobile? È una richiesta positiva? (No.) Allora cosa insegna alle persone? Che non devi irritare né ferire nessuno, altrimenti sarai tu che finirai per soffrire; e anche che non devi fidarti di nessuno. Se fai del male a uno dei tuoi buoni amici, l’amicizia inizierà silenziosamente a cambiare. Egli passerà dall’essere un buon amico stretto all’essere un estraneo o un tuo nemico. Quali problemi si possono mai risolvere insegnando alle persone a comportarsi così? Anche se, agendo in questo modo, non ti fai dei nemici e anzi ne perdi qualcuno, porterai forse le persone ad ammirarti, ad approvarti e a considerarti sempre come un amico? Questo raggiunge pienamente lo standard della condotta morale? Nel migliore dei casi, si tratta soltanto di una filosofia per le interazioni mondane(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (8)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho finalmente capito che “Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia” è una delle filosofie sataniche per le interazioni mondane. La maggior parte delle persone vi fa ricorso per mantenere buoni rapporti con gli altri e questo era il mio modo di interagire con le persone. Per essere vista come un’amica premurosa e attenta, ero stata molto cauta con i fratelli e le sorelle e, anche quando vedevo i loro problemi, non ne parlavo, pensando che così facendo non mi sarei fatta dei nemici e non avrei offeso nessuno. In realtà, se scopriamo che gli altri hanno delle difficoltà, ma non le facciamo notare per il nostro interesse e, se ci proteggiamo a vicenda non dicendo la verità e non ci comportiamo da persone oneste, allora non si può parlare di vera amicizia. Applicare questa filosofia satanica per preservare i rapporti con gli altri porta solo a una reciproca difesa. Non è altro che un comportamento di slealtà e propensione all’inganno. Mi sono resa conto che non avevo considerato Crisanta, Bella e Awua come mie sorelle nella chiesa e non avevo fatto nulla per aiutarle a riconoscere i loro problemi. Cercavo solo la loro approvazione e non volevo che avessero un’opinione negativa di me. Per proteggere i miei interessi, anche quando vedevo che non avevano svolto bene i loro doveri e avevano ritardato il lavoro, non lo avevo evidenziato e non avevo condiviso per risolverlo. Non avevo un vero amore per i miei fratelli e le mie sorelle. Avevo sempre pensato che, se non avessi evidenziato i loro problemi, avremmo potuto continuare a collaborare e persino avere un buon rapporto. Ma, in realtà, aggrapparsi alla filosofia per le interazioni mondane secondo cui “Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia” non aveva dato grandi risultati: non solo avevo ritardato il lavoro della chiesa, ma non ero neanche riuscita a risolvere i loro problemi e non avevo dato loro una mano a svolgere bene i doveri. Allora ho capito che, in quanto leader, devo evidenziare i problemi che riscontro nei doveri dei fratelli e delle sorelle e guidarli a conoscere sé stessi e a correggere i loro errori. Ecco cosa dovrebbero fare i veri fratelli e le vere sorelle.

In seguito, ho visto che la condivisione di Dio menziona le responsabilità di leader e lavoratori:

1. Guidare le persone a nutrirsi delle parole di Dio e a capirle, e ad accedere alla realtà delle parole di Dio.

2. Conoscere lo stato di ogni genere di persone e risolvere varie difficoltà relative all’accesso alla vita da loro incontrate nella vita reale.

3. Tenere condivisioni sulle verità principi da capire per svolgere adeguatamente ogni dovere.

4. Tenersi aggiornati sulla situazione dei supervisori dei diversi lavori e del personale responsabile dei vari lavori importanti, e cambiare il loro dovere o destituirli tempestivamente, se necessario, in modo da prevenire o mitigare le perdite causate dall’utilizzo di persone inadatte e garantire l’efficienza e il buon andamento del lavoro.

5. Afferrare e comprendere tempestivamente lo stato e l’avanzamento di ogni elemento del lavoro ed essere in grado di risolvere prontamente i problemi, correggere le deviazioni e rimediare ai difetti presenti nel lavoro in modo che prosegua agevolmente.

La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (1)”

Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito con maggiore chiarezza che le mie azioni non soddisfacevano gli standard stabiliti da Dio per il ruolo di leader perché non avevo adempiuto i doveri e le responsabilità di un leader. Ricoprire questo ruolo all’interno della chiesa significa dover guidare i fratelli e le sorelle a nutrirsi delle parole di Dio e a comprenderle, mettendoli in condizione di praticare la verità e di ottenere l’ingresso nella vita. In qualità di leader, una delle mie responsabilità era quella di supervisionare tutti gli aspetti del lavoro della chiesa, dalle condizioni del personale all’avanzamento del lavoro. Se anche un solo aspetto ostacola il lavoro della chiesa nel suo complesso, allora va risolto tempestivamente. È una cosa che non avevo mai fatto prima. Leggendo le parole di Dio, ho capito come svolgere bene i miei doveri di leader.

Un giorno, nel febbraio del 2024, fratello Erven mi ha riferito che sorella Stacey, una leader della chiesa, predicava il Vangelo parlando senza saggezza. Per esempio, smascherava la religione, i pastori e gli anziani non appena entrava in contatto con potenziali destinatari del Vangelo e di conseguenza costoro sviluppavano nozioni e non volevano continuare a partecipare alle riunioni. Ho notato anch’io che Stacey parlava senza saggezza e sapevo di dover condividere con lei su questo problema, ma mi sono detta: “È vero che Stacey è molto diretta, ma è da un po’ che predica il Vangelo: accetterà la mia guida? Se ciò non dovesse accadere, avrà un’opinione negativa di me?” Tuttavia, ho anche pensato che, se non avessi sottolineato i suoi problemi, il suo rendimento nei doveri non avrebbe dato buoni risultati, quindi avrei dovuto comunque evidenziare le sue difficoltà. Qualche giorno dopo, ho predicato il Vangelo con lei e verso la fine ho pregato in silenzio: “Dio Onnipotente, Ti prego, dammi il coraggio di farle notare i suoi problemi. Ho un po’ paura che non lo accetti e si faccia una cattiva impressione di me, però non voglio essere vincolata dalla mia indole corrotta né intendo compromettere il lavoro del Vangelo solo per mantenere buoni rapporti con gli altri. Dio, Ti prego, dammi il coraggio”. Subito dopo, ho riassunto i problemi che avevamo incontrato durante il lavoro del Vangelo e ho sottolineato anche quelle di Stacey. Lei ha risposto: “Grazie per aver segnalato le mie manchevolezze e i miei problemi, mi è di grande aiuto”. Dopo di che, ha pian piano corretto quelle deviazioni, attraverso la pratica.

Facendo esperienza pratica di questi ambienti predisposti da Dio, sono arrivata a capire che la filosofia satanica per le interazioni mondane “Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia” fuorvia e corrompe le persone e non è in linea con la verità. L’opera di Dio degli ultimi giorni è molto concreta ed è fatta per salvarci e permetterci di abbandonare le opinioni e le filosofie sataniche che abbiamo. Se non avessi sperimentato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni, vivrei tuttora secondo questa filosofia satanica e cercherei ancora di ingannare gli altri con false apparenze senza rendermene conto. È la guida delle parole di Dio che mi ha fatto capire tali principi di comportamento umano. È una vera benedizione accettare l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni, perché mi ha dato l’opportunità di cambiare la mia indole corrotta. Sono veramente grata a Dio Onnipotente!

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