95. Ripagare la gentilezza altrui è un principio di comportamento?

di Li Chun, Cina

Un giorno, nel febbraio del 2022, il leader della chiesa mi ha chiesto di scrivere una valutazione su Wu Jun. Sono rimasto sorpreso e mi sono detto: “In questo periodo la chiesa sta svolgendo il lavoro di purificazione. È possibile che stia raccogliendo valutazioni su di lui per prepararsi ad allontanarlo?” In quel momento ho rivissuto le mie interazioni passate con Wu Jun. Nel 2019, lui svolgeva un dovere basato sui testi e io ero responsabile di quell’ambito all’interno della chiesa. A quel tempo, spesso litigava senza sosta e per questioni banali con il fratello con cui collaborava. Durante le riunioni, ci chiedeva di giudicare le dispute. Noi condividevamo con lui, esortandolo a non analizzare troppo le cose, ma ad accettarle da Dio e a trarne insegnamento. Però si rifiutava di accettarlo e continuava a comportarsi nello stesso modo anche in seguito. In quel periodo, ogni riunione doveva concentrarsi sulla risoluzione dei suoi problemi e non potevamo condurre una normale condivisione. Sia la vita di chiesa che il lavoro della chiesa erano notevolmente disturbati. Poiché Wu Jun non cercava la verità, discuteva costantemente su ciò che era giusto o sbagliato e non accettava la guida o l’aiuto degli altri, alla fine era stato destituito dal suo dovere. Nel 2021 ero responsabile del lavoro del Vangelo in diverse chiese. A quel tempo, Wu Jun era un lavoratore del Vangelo nella chiesa e sosteneva molto il diacono del Vangelo, Li Cheng. Li Cheng non svolgeva un lavoro reale, così i leader volevano che i fratelli e le sorelle lo valutassero, ma Wu Jun ha detto a questi ultimi: “Se qualcuno parla male di lui, se la vedrà con me!” Successivamente, i leader avevano destituito Li Cheng in base ai principi. Wu Jun era estremamente insoddisfatto di questa vicenda e viveva in uno stato oppositivo, dandosi delle arie e mettendosi in una posizione di conflitto. Nelle discussioni sul lavoro del Vangelo, teneva il broncio e rimaneva in silenzio. In diverse occasioni aveva persino dato sfogo alla sua insoddisfazione durante le riunioni, quando non era ancora arrivato nessuno, dicendo: “I leader discutono del lavoro solo con il fratello con cui collaboro e non vengono da me. Ora non so nemmeno se sono stato destituito!” In quel momento l’avevo richiamato al fatto che stava analizzando troppo le cose e gli avevo consigliato di accettarlo da Dio, di imparare la lezione e concentrarsi a riflettere su sé stesso. Tuttavia, non solo si rifiutava di accettarlo, ma ribatteva e si giustificava. Di lì a poco era stato destituito, però non aveva grande consapevolezza di sé e aveva continuato a causare problemi e a creare scompiglio. Giudicava anche i leader, sostenendo che non sapevano come svolgere il loro lavoro. Aveva molti altri comportamenti simili.

Riflettendo su questo, ho pensato alle parole di Dio: “Non è anormale che ad alcune persone piaccia spaccare il capello in quattro e perdersi in vicoli ciechi ogni volta che accade loro qualcosa? Questo è un grave problema. Gli individui con la mente lucida non commettono questo errore, ma chi è assurdo sì. Questi ultimi immaginano sempre che le persone stiano rendendo loro le cose difficili, che li stiano mettendo deliberatamente in difficoltà, quindi si inimicano sempre gli altri. Non è forse una deviazione? Quando si tratta della verità, non compiono alcuno sforzo; preferiscono cavillare su aspetti poco importanti quando succede loro qualcosa, pretendendo spiegazioni e cercando di salvare la faccia, e ricorrono sempre a soluzioni umane per affrontare tali questioni. Questo è il più grande ostacolo all’ingresso nella vita. Se credi in Dio in questo modo o pratichi in questo modo, non otterrai mai la verità, perché non arriverai mai davanti a Dio. Non ti presenti mai al cospetto di Dio per ricevere tutto ciò che Egli ha disposto per te, né utilizzi la verità per affrontare tutto ciò, approcciando invece le cose con soluzioni umane. Pertanto, agli occhi di Dio, ti sei allontanato troppo da Lui. Non solo il tuo cuore si è allontanato da Lui, ma il tuo intero essere non vive alla Sua presenza. Questo è il modo in cui Dio considera coloro che analizzano sempre troppo le cose e spaccano il capello in quattro. […] Vi dico che qualunque dovere un credente in Dio svolga, sia che si occupi di questioni esterne, sia che si occupi di un dovere relativo ai vari lavori o ambiti di competenza della casa di Dio, se non si presenta frequentemente davanti a Dio, se non vive alla Sua presenza, se non ha il coraggio di accettare il Suo esame e se non ricerca la verità da Lui, allora è un miscredente e non è diverso da un non credente(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo vivendo spesso dinanzi a Dio si può avere una normale relazione con Lui”). Dalle parole di Dio ho capito che chi analizza troppo le persone e le cose e discute su ciò che è giusto o sbagliato, rimanendo sempre aggrappato al proprio punto di vista, convinto di essere nel giusto, senza accettare le cose da Dio o cercare la verità, non è un sincero credente in Dio. In sostanza, una persona del genere è un miscredente. Alla luce dello smascheramento delle parole di Dio, ho pensato: “Wu Jun è esattamente così. Se dovessi descrivere il suo comportamento in modo veritiero, è assai probabile che verrebbe allontanato”. Appena ho pensato di scrivere una valutazione su di lui, ho ricordato le occasioni in cui mi aveva aiutato in passato. Credevo in Dio da due o tre anni quando mia moglie è morta ed erano sorte alcune difficoltà a casa, che mi avevano portato a cadere in uno stato di negatività. In quel periodo avevo smesso di leggere le parole di Dio, di cantare gli inni e non partecipavo nemmeno alle riunioni. Per più di un mese avevo vissuto completamente nell’oscurità e avevo persino pensato di non voler più vivere. Dopo aver saputo della mia situazione, Wu Jun aveva ripetutamente condiviso con me, offrendomi aiuto e sostegno. Ogni volta tornava a casa molto tardi. Ero profondamente colpito dalle sue azioni. Dopo un certo periodo di tempo, ero gradualmente uscito dalla mia negatività. Era stato lui ad aiutarmi nei momenti più negativi e dolorosi. Queste riflessioni hanno accresciuto il mio senso di gratitudine nei suoi confronti. Ho pensato: “Quando in passato mi ha aiutato e sostenuto, è stato per portarmi davanti a Dio. Ora, se scrivessi una valutazione su di lui, potrebbe influire sul suo allontanamento o meno dalla chiesa. Se viene davvero allontanato e sa che sono stato io a smascherarlo, dirà sicuramente che sono un ingrato. Come potrei allora avere il coraggio di incontrarlo?” Alla luce di questo, ho scritto, mentendo: “Recentemente non ho avuto frequenti contatti con lui; abbiamo partecipato solo a un paio di riunioni insieme e non so molto di lui”.

Qualche giorno dopo, ho ricevuto un’altra lettera dal leader della chiesa: mi chiedeva di fare un resoconto sul comportamento di Wu Jun. Mi sono detto: “Il leader continua a chiedermi di scrivere una valutazione su Wu Jun. Se racconto di tutti i suoi comportamenti e questo si aggiunge alle informazioni fornite da altri fratelli e sorelle, allora è parecchio probabile che il suo essere caratterizzato come un miscredente venga giustificato. La chiesa purifica le persone in base al loro comportamento costante. Una persona buona non sarà giudicata ingiustamente, né una malvagia la farà franca. Devo collaborare con l’opera di purificazione della chiesa e scrivere del suo comportamento, altrimenti sarebbe come coprirlo e proteggerlo”. Ma poi ho pensato: “Se Wu Jun viene davvero allontanato, come potrò mai affrontarlo di nuovo? Se scopre che ho scritto io la sua valutazione, dirà che non ho coscienza? Se si arrivasse a questo, sarei davvero tacciato di ingratitudine e chi sarebbe ancora disposto a lavorare o a relazionarsi con me?” Riflettendoci, volevo trovare un’occasione per condividere con Wu Jun prima di redigere la valutazione. Così, mi sono limitato a scrivere alcune brevi frasi senza esprimere il mio parere personale. Dopo aver inviato la lettera, mi sono sentito un po’ a disagio: “Sto dando priorità ai rapporti personali rispetto agli interessi della chiesa?” Ma poi mi sono detto che forse non era una questione di grande rilevanza e che non si trattava di una violazione dei principi, poiché la mia intenzione era di aiutare quel fratello. Ci ho pensato solo un attimo e poi ho archiviato la questione. Dopo qualche tempo, il leader è venuto alla casa di accoglienza dove alloggiavo per gestire alcune questioni e, vedendomi, ha detto senza mezzi termini: “Fratello, ti è stato chiesto di inviare una valutazione su Wu Jun. Perché l’hai rimandata così a lungo? Non puoi essere una persona onesta e scriverla per intero, fino all’ultimo dettaglio? Stai davvero bloccando le cose in questo modo”. Di fronte a un tale rimprovero, mi sono vergognato profondamente e mi sono detto: “Ho già ritardato questa valutazione per più di un mese e non ho davvero nessuna scusa in merito”. È stato in quel momento che ho iniziato a riflettere, chiedendomi quale fosse la causa principale della mia riluttanza a redigere la valutazione in modo sincero.

In seguito, ho letto due passi delle parole di Dio che si riferivano direttamente al mio stato. Dio dice: “L’idea che ‘una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’ è uno dei classici criteri della cultura tradizionale cinese in base a cui giudicare se la condotta di qualcuno è morale o immorale. Quando si valuta se l’umanità di un individuo è buona o cattiva e quanto è morale la sua condotta, uno dei punti di riferimento è se costui ricambia i favori o l’aiuto che riceve, se è qualcuno che ripaga con gratitudine una gentilezza ricevuta oppure no. Nella cultura tradizionale cinese, così come nella cultura tradizionale dell’umanità, le persone considerano questa come un’importante misura della condotta morale. Se qualcuno non capisce che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine ed è un ingrato, viene ritenuto privo di coscienza e indegno di essere frequentato, e andrebbe disprezzato, rifiutato con sdegno o allontanato da tutti. Per contro, se qualcuno invece capisce che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine, se manifesta gratitudine e ripaga i favori e l’aiuto che riceve con ogni mezzo a sua disposizione, viene ritenuto un individuo dotato di coscienza e umanità. Se qualcuno riceve benefici o aiuto da un’altra persona ma non li ripaga, o se esprime solo un briciolo di gratitudine con niente di più che un semplice ‘grazie’, l’altra persona cosa penserà? Non potrebbe forse essere contrariata? Potrebbe pensare: ‘Quel tizio non merita di essere aiutato, non è una brava persona. Se la sua risposta a tutto l’aiuto che gli ho dato è questa, allora non ha coscienza né umanità e non vale la pena di frequentarlo’. Se si imbattesse di nuovo in un individuo del genere, questa persona lo aiuterebbe ancora? Come minimo, non avrebbe il desiderio di farlo(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). “Quando si trovano in difficoltà o in pericolo e ricevono da un individuo malevolo un aiuto che permette loro di uscire dalla situazione in cui si trovano, alcuni arrivano a credere che questo individuo malevolo sia una brava persona e sono ben disposti a fare qualcosa per lui per dimostrargli la loro gratitudine. Tuttavia, in questi casi, tale individuo malevolo cercherà di coinvolgerli nelle sue nefandezze e di usarli per compiere cattive azioni. Se non sono in grado di rifiutare, la situazione può diventare pericolosa. Alcuni si sentono in conflitto in queste situazioni, perché pensano che, se non aiuteranno il loro amico malevolo a compiere qualche azione cattiva, sembrerà che non stiano ripagando a sufficienza l’amicizia, ma andrebbero lo stesso contro la loro coscienza e la loro ragione per fare qualcosa di sbagliato. Di conseguenza, si ritrovano in tale dilemma. Questo è il risultato dell’influenza che subiscono da parte dell’idea della cultura tradizionale per cui una gentilezza va ripagata: si ritrovano vincolati, limitati e controllati da tale idea. In molti casi, questi detti della cultura tradizionale prendono il posto del senso della coscienza e del normale giudizio dell’uomo; naturalmente, ne influenzano anche il normale modo di pensare e il modo corretto di prendere decisioni. Le idee della cultura tradizionale sono errate e influenzano direttamente le valutazioni dell’uomo sulle cose, portandolo a prendere decisioni sbagliate. Dall’antichità fino al presente, innumerevoli individui sono stati influenzati da questa idea, da questa visione e da questo criterio di condotta morale riguardante il ripagare le gentilezze ricevute. Anche quando colui che fa loro una gentilezza è malevolo o cattivo e li costringe a compiere nefandezze e cattive azioni, gli uomini continuano ad andare contro la propria coscienza e la propria ragione, assecondandolo ciecamente al fine di ripagare la gentilezza ricevuta, cosa che porta a numerose conseguenze disastrose. Si potrebbe dire che molte persone, essendo state influenzate, condizionate, limitate e vincolate da questo criterio di condotta morale, sostengono ciecamente ed erroneamente questa visione del ripagare le gentilezze ricevute e sono persino propense ad aiutare e a favorire i malvagi. Ora che avete ascoltato la Mia condivisione, avete un quadro chiaro della situazione e potete stabilire che si tratta di una lealtà stolta, e che questo comportamento equivale a comportarsi senza porre alcun limite e a ripagare le gentilezze ricevute in modo sconsiderato, senza alcun discernimento, e che è una cosa priva di significato e di valore. Dal momento che temono di essere criticate dall’opinione pubblica o condannate dagli altri, le persone dedicano con riluttanza la loro vita a ripagare le gentilezze altrui fino al punto di sacrificarla per farlo, e questa è una maniera fallace e sciocca di agire. Questo detto della cultura tradizionale non solo ha condizionato il modo di pensare delle persone, ma ha anche caricato le loro vite di un peso e di un disagio inutili e ha gravato le loro famiglie di ulteriori sofferenze e fardelli. Molte persone hanno pagato prezzi elevatissimi per ripagare le gentilezze ricevute dagli altri: la considerano come una responsabilità sociale o un loro dovere, e sono capaci addirittura di passare tutta la vita a farlo. La ritengono una cosa perfettamente naturale e giustificata, un dovere ineludibile. Questo punto di vista e questo modo di fare non sono forse sciocchi e assurdi? Rivelano appieno quanto le persone siano ignoranti e prive di illuminazione. In ogni caso, questo detto riguardante la condotta morale, una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine, potrà anche essere in linea con le nozioni delle persone, ma non è conforme alle verità principi. È incompatibile con le parole di Dio e rappresenta una visione e un modo di agire errati(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). Dalle parole di Dio, ho capito che l’idea di dover ripagare una gentilezza ricevuta con gratitudine è uno dei criteri della cultura tradizionale cinese, volto a giudicare se la condotta di una persona sia morale o meno. È proprio questa istruzione culturale tradizionale che ha distorto i pensieri e le prospettive della gente. Se una persona riceve favori o aiuti da altri ed è in grado di ricambiare con gratitudine quella gentilezza, quella persona viene vista come dotata di coscienza e umanità, ottenendo l’approvazione altrui. In caso contrario, viene etichettata come ingrata e priva di coscienza e umanità e, di conseguenza, si trova ad affrontare il disprezzo degli altri e della società e persino il rifiuto e l’isolamento. Ripensandoci, da quando avevo coscienza delle cose, ero stato influenzato e istruito da idee come “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine” e “Una goccia d’acqua di gentilezza dovrebbe essere ripagata con una sorgente zampillante”. Se ricevevo favori o aiuti dagli altri, pensavo a come poterli ricambiare. Se non potevo farlo subito, trovavo un’occasione per rimediare in seguito. Credevo che solo così avrei potuto essere considerato una persona di alta moralità, dotata di coscienza e umanità. Avevo sempre considerato questa affermazione sulla condotta morale come principio guida su come comportarmi nel mondo, usandola per stabilire degli standard e regolare le mie parole e azioni. Per esempio, mio cognato mi aveva aiutato a trasferirmi dalle montagne alla periferia e anche a metter su famiglia. Per questo lo consideravo un grande benefattore, tenendo sempre a mente la gentilezza che mi aveva dimostrato. In occasione di ogni festività o ricorrenza, gli facevo visita portando dei doni. Solo così mi sentivo a mio agio, nella convinzione che essere una brava persona con una coscienza significasse proprio quello. Dopo aver iniziato a credere in Dio, avevo continuato ad agire e a comportarmi in base a questo standard di condotta morale, secondo cui una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine. Quando ero nel mio momento di maggiore debolezza e negatività, era stato Wu Jun a venire instancabilmente a condividere con me, aiutandomi e sostenendomi. Lo consideravo quindi il mio benefattore e temevo che, scrivendo una valutazione che lo smascherasse, mi sarei fatto la cattiva reputazione di persona ingrata e priva di coscienza. Per questo motivo, non ero disposto a scrivere in modo veritiero sul suo comportamento. Avevo persino mentito e agito in modo ingannevole, usando la scusa: “Ultimamente non ho avuto frequenti contatti con Wu Jun; abbiamo partecipato solo a un paio di riunioni insieme e non so molto di lui” per insabbiare i fatti. Quando il leader mi aveva chiesto di redigere di nuovo la valutazione, avevo scritto in modo sommario, menzionando solo cose banali, senza esprimere alcuna opinione chiara. Sapevo molto bene che Wu Jun non accettava la verità ed era incline ad analizzare troppo le persone e le cose e che ciò intralciava e disturbava la vita e il lavoro della chiesa. Quindi avrei dovuto mettere per iscritto i fatti in modo diretto e onesto, attenendomi rigorosamente alla verità; tuttavia, per ripagare la sua gentilezza, avevo procrastinato e agito contro la mia coscienza. Ero davvero ribelle! Solo allora mi sono reso conto che vivere secondo l’idea culturale tradizionale in base a cui “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine” mi aveva portato a fare cose che andavano contro i principi e a ribellarmi a Dio, portandoLo a odiarmi e detestarmi. Dovevo cercare urgentemente la verità per risolvere il problema.

Nella mia ricerca, ho letto altre parole di Dio: “Affermazioni riguardanti la condotta morale come ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’ non dicono alle persone con esattezza quali sono le loro responsabilità all’interno della società e dell’umanità. Sono invece modi di vincolare od obbligare le persone ad agire o a pensare in una determinata maniera, che lo vogliano o meno e indipendentemente dalle circostanze o dal contesto in cui ricevono dei gesti di gentilezza. Nell’antica Cina ci sono molti esempi come questo. Per esempio, un ragazzo affamato che mendicava venne accolto da una famiglia che lo nutrì, lo vestì, lo addestrò alle arti marziali e gli insegnò conoscenze di ogni tipo. La famiglia attese che fosse cresciuto, poi iniziò a usarlo come fonte di reddito, mandandolo a compiere il male, a uccidere, a fare cose che lui non voleva fare. Se si considera la sua storia alla luce di tutti i favori da lui ricevuti, è stato un bene che la famiglia lo abbia salvato. Se invece si considera ciò che fu costretto a fare in seguito, è davvero un bene, o piuttosto un male? (È un male.) Tuttavia, sotto i condizionamenti della cultura tradizionale, come per esempio ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’, la gente non sa fare questa distinzione. A prima vista, sembra che il ragazzo non avesse altra scelta che compiere azioni cattive, fare del male agli altri, diventare un assassino: la maggior parte delle persone non desidera fare cose del genere. Ma il fatto che compì queste cattive azioni e uccise per ordine del padrone non derivava, in fondo, da un desiderio di ripagarne la gentilezza? Le persone non possono fare a meno di essere influenzate e controllate da queste idee, in particolare a causa di condizionamenti della cultura tradizionale cinese come ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’. Anche il modo in cui agiscono e le intenzioni e le motivazioni dietro le loro azioni sono di certo indotti da queste idee. Quando il giovane si ritrovò in quella situazione, quale può essere stato il suo primo pensiero? ‘Questa famiglia mi ha salvato; loro sono stati buoni con me. Non posso essere un ingrato, devo ripagare la loro gentilezza. A loro devo la mia vita, dunque è a loro che devo dedicarla. Devo fare qualsiasi cosa mi chiedano, anche se significa compiere il male e uccidere. Non posso considerare se è giusto o sbagliato; devo semplicemente ripagare la loro gentilezza. Se non lo facessi, sarei ancora degno di essere definito umano?’ Di conseguenza, ogni volta che la famiglia gli ordinava di commettere un omicidio o una cattiva azione, lui eseguiva senza alcuna riserva o esitazione. Pertanto, la sua condotta, le sue azioni e la sua cieca obbedienza non erano forse dettate dall’idea e dalla visione secondo cui ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’? Il ragazzo non adempiva forse a questo criterio di condotta morale? (Sì.) Cosa deducete da questo esempio? Il detto ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’ è una cosa positiva o no? (Non lo è: non contiene alcun principio.) In realtà, chi ripaga una gentilezza ce l’ha un principio, e cioè che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine. Se qualcuno ti fa una cortesia devi fargliene una in cambio, altrimenti non sei umano e non puoi dire niente se ti condannano a causa di questo. Il proverbio dice: ‘Una goccia d’acqua di gentilezza dovrebbe essere ripagata con una sorgente zampillante’, ma in questo caso il ragazzo non ricevette una gentilezza minima, bensì una che gli salvò la vita, motivo per cui a maggior ragione aveva motivo di ripagarla con la vita intera. Non sapeva quali fossero i limiti o i principi del ripagare una gentilezza. Credeva che la sua vita fosse un dono di quella famiglia e quindi, per ripagare, sentiva di doverla dedicare a loro, facendo qualsiasi cosa pretendessero da lui, compresi l’omicidio o altri atti malvagi. Questo modo di ripagare la gentilezza non ha principi né limiti. Il ragazzo si rese complice di malfattori e così facendo si rovinò. È stato giusto da parte sua ripagare la gentilezza in quel modo? Naturalmente no. È stato un comportamento sciocco. È vero che quella famiglia lo ha salvato e gli ha permesso di continuare a vivere, ma vi devono essere principi, limiti e moderazione nel ripagare la gentilezza di qualcuno. Gli hanno salvato la vita, ma lo scopo della sua vita non è fare del male. Il significato e il valore della vita, così come la missione dell’uomo, non sono compiere il male e commettere omicidi, ed egli non avrebbe dovuto vivere al solo scopo di ripagare le gentilezze ricevute. Il ragazzo credeva erroneamente che il significato e il valore della vita consistessero nel ripagare con gratitudine le gentilezze ricevute. Si trattava di un grave fraintendimento. Non era forse dovuto all’influenza che egli subiva da parte di questo criterio di condotta morale, ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’? (Sì.) Era stato traviato dall’influenza di questo detto sul ripagare le gentilezze ricevute, o aveva trovato il percorso e i principi di pratica corretti? È evidente che era stato fuorviato, è chiaro come il sole(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). Le parole di Dio sono molto chiare. Nella cultura tradizionale, le persone si attengono allo standard morale secondo cui una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine: se gli altri si sono mostrati gentili, ci si sente obbligati a ripagarli senza esitazione. Questo modo di agire e di comportarsi può facilmente portare alla perdita dei principi e degli standard minimi. A volte, nel tentativo di ripagare una gentilezza, le persone possono addirittura commettere reati o compiere il male, mettendo a rischio la propria vita. È davvero sciocco! Alla luce dello smascheramento delle parole di Dio, ho riflettuto su me stesso. Il leader mi aveva chiesto di scrivere in merito al comportamento di Wu Jun: io sapevo benissimo che aveva costantemente rifiutato la verità e disturbato il lavoro della chiesa. Tuttavia, nel tentativo di ripagare la sua gentilezza ed evitare di essere etichettato come ingrato e privo di coscienza, avevo procrastinato e non l’avevo smascherato, addirittura ignorando quel senso di riprovazione che sentivo verso me stesso. Di conseguenza, avevo ritardato per oltre un mese. La casa di Dio allontana i miscredenti e le persone malevole per purificare la chiesa, creando un buon ambiente e ordine per i fratelli e le sorelle, in modo che possano avere una vita di chiesa normale. Questa è l’intenzione di Dio. Ma io, trascurando gli interessi della chiesa e l’ingresso nella vita dei fratelli e delle sorelle, volevo tenere Wu Jun all’interno della chiesa. La natura delle mie azioni era in realtà quella di coprire e proteggere un miscredente, lasciandolo libero di causare disturbi e intralci nella chiesa. Quello che stavo facendo era ostacolare il lavoro di purificazione della chiesa. In realtà stavo compiendo il male e mi stavo opponendo a Dio! Avevo perso i principi e gli standard minimi di comportamento. Quello che stavo facendo non era altro che ripagare ciecamente la gentilezza. Come un mendicante che commette atti malvagi, quali l’omicidio, per ripagare la gentilezza. Era davvero sciocco! In quel momento mi sono finalmente reso conto che i detti della cultura tradizionale sulla condotta morale, detti generalmente considerati come buoni, vengono usati da Satana per fuorviare e corrompere le persone. È incredibilmente insidioso e malvagio!

In seguito, ho riflettuto sul perché l’idea che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine non sia corretta. Poi ho letto queste parole di Dio: “Le responsabilità e gli obblighi sociali che l’uomo è in grado di adempiere, le azioni che dovrebbe saper compiere e che dovrebbe eseguire in base all’istinto, e i semplici gesti di aiuto e beneficio per gli altri: queste cose non possono in alcun modo essere considerate gentilezze, poiché sono tutti casi in cui l’uomo sta semplicemente tendendo una mano per aiutare. Aiutare qualcuno che ne ha bisogno, nel momento e nel luogo più appropriati, è un fenomeno normalissimo. È anche responsabilità di chiunque appartenga alla razza umana. È semplicemente una sorta di responsabilità e di obbligo. Quando le ha create, Dio ha fornito alle persone questi istinti. A quali istinti Mi riferisco? Mi riferisco alla coscienza e alla ragione dell’uomo. […] Analogamente, le persone sono in grado di svolgere i loro doveri e alle loro responsabilità all’interno della casa di Dio e questo è ciò che chiunque sia in possesso di coscienza e ragione dovrebbe fare. Dunque, aiutare gli altri ed essere gentili con loro non richiede quasi alcuno sforzo da parte degli esseri umani, rientra nell’ambito dei loro istinti, ed è qualcosa che le persone sono capacissime di fare. Non è necessario far assurgere questo istinto al livello di gentilezza. Tuttavia, molti considerano l’aiuto ricevuto dagli altri come gentilezza, ne parlano sempre ed è una cosa che ripagano costantemente, pensando che se non lo fanno allora sono privi coscienza. Queste persone guardano sé stesse dall’alto in basso e si disprezzano, preoccupandosi perfino di essere biasimate dall’opinione pubblica. È necessario preoccuparsi di queste cose? (No.) Vi sono molte persone che non riescono a discernere questa questione e ne sono continuamente vincolate. Ecco cosa significa non comprendere le verità principi. Per esempio, se ti trovassi con un amico nel deserto e questi finisse l’acqua, gliene daresti sicuramente un po’ della tua, non lo lasceresti morire di sete. Sapresti che la tua bottiglia d’acqua durerà la metà con due persone a berne, ma la condivideresti comunque con lui. Ora, perché lo faresti? Perché non riusciresti a sopportare di bere la tua acqua mentre il tuo amico è lì accanto a te a patire la sete: semplicemente non potresti tollerarne la vista. Che cosa ti rende incapace di tollerare la vista del tuo amico che soffre la sete? È il tuo senso di coscienza a suscitare in te questo sentimento. Se anche non volessi adempiere a questo tipo di responsabilità e di obbligo, la tua coscienza non ti permetterebbe di tollerare di fare altrimenti e ti causerebbe disagio. Ciò non è forse interamente dovuto agli istinti umani? Non è forse tutto deciso dalla coscienza e dalla ragione dell’uomo? Se il tuo amico dicesse: ‘Ho un debito di gratitudine nei tuoi confronti per avermi dato un po’ della tua acqua in quella situazione!’, non sarebbe anche questo sbagliato? Ciò che hai fatto non ha nulla a che vedere con la gentilezza. A parti invertite e nel caso in cui il tuo amico fosse dotato di umanità, coscienza e ragione, anche lui condividerebbe la sua acqua con te. Si tratta semplicemente di una responsabilità sociale o di un rapporto tra persone a livello basilare. Questi rapporti, responsabilità o obblighi sociali di base derivano tutti dal senso di coscienza dell’uomo, dalla sua umanità e dagli istinti che Dio gli ha fornito nel momento in cui lo ha creato. In circostanze normali, queste cose non hanno bisogno di essere insegnate dai genitori o inculcate dalla società, e tanto meno occorrono ripetuti richiami a farle da parte degli altri. L’istruzione sarebbe necessaria solo per chi è privo di coscienza e di ragione, per chi è sprovvisto delle normali facoltà cognitive, come per esempio i disabili mentali o gli ingenui, o per coloro che possiedono scarsa levatura e sono ignoranti e testardi. Chi è dotato di un’umanità normale non ha bisogno che gli si insegnino queste cose: tutte le persone dotate di coscienza e ragione le possiedono. Quindi è inopportuno sopravvalutare troppo un comportamento o un gesto, elevandolo a una forma di gentilezza quando è semplicemente istintivo e conforme alla coscienza e alla ragione(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). “Se Dio vuole salvarti, a prescindere da quale persona utilizzi per farlo, dovresti innanzitutto ringraziarLo e accettare la cosa da Lui. Non dovresti indirizzare la tua gratitudine esclusivamente verso le persone, men che meno offrire la tua vita a qualcuno in segno di riconoscenza. Questo è un grave errore. È importantissimo che il tuo cuore sia grato a Dio e che tu accetti la cosa da Lui(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho capito che aiutare gli altri è un istinto dato da Dio all’uomo al momento della creazione. Chi possiede coscienza e ragione è in grado di farlo. È un semplice atto di servizio e non può essere considerato una gentilezza. Per esempio, quando Wu Jun mi aveva aiutato e sostenuto nel momento di debolezza, non si trattava di gentilezza, perché all’epoca era un leader della chiesa e aiutare e sostenere i fratelli e le sorelle deboli era il suo dovere e la sua responsabilità. Inoltre, anche se non fosse stato un leader della chiesa, se avesse avuto coscienza e ragione, avrebbe comunque offerto aiuto e condivisione nel vedere che un fratello o una sorella erano negativi o deboli. E poi, il miglioramento del mio stato era dovuto principalmente all’efficacia delle parole di Dio in me. Dovevo essere grato per l’amore di Dio e compiere il mio dovere per soddisfarLo e ripagarLo, piuttosto che pensare sempre alla gentilezza di Wu Jun e a come ripagarlo. Ora che mi era stato chiesto di redigere una valutazione su di lui, avrei dovuto praticare la verità ed essere onesto, scrivendo in modo sincero. La chiesa lo avrebbe valutato e caratterizzato in base ai principi. Anche se alla fine fosse stato allontanato, sarebbe stata la conseguenza del suo persistente comportamento di analizzare eccessivamente le persone e le cose, rifiutare la verità e intralciare e disturbare il lavoro della chiesa. Sarebbe stata l’indole giusta di Dio che si abbatteva su di lui. In seguito, ho pregato Dio pentito: “Oh Dio, quando ho scritto del comportamento di Wu Jun, non sono stato onesto. L’ho fatto in modo approssimativo, mentendo e ingannando, ritardando il lavoro di purificazione. Il mio comportamento Ti ha disgustato e ripugnato. Oh Dio, sono disposto a tornare a Te e a descrivere il comportamento di Wu Jun in modo sincero. Che Tu possa sottoporre a scrutinio il mio cuore”. Poi, ho completato la valutazione e l’ho consegnata al leader della chiesa. In seguito, Wu Jun è stato caratterizzato come un miscredente e allontanato dalla chiesa. Ricevuta la notizia, mi sono sentito in difetto e ho provato riprovazione verso me stesso. Ho capito come la mia incapacità di praticare la verità avesse ritardato il lavoro di purificazione.

Attraverso questa esperienza, ho visto chiaramente che l’idea di “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine” non è una cosa positiva e per quanto la si possa sostenere, non è praticare la verità, anzi è incompatibile con essa. In futuro, devo praticare secondo i requisiti di Dio, vedendo le persone e le cose e agendo e comportandomi secondo le Sue parole. Grazie a Dio!

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