8. Dopo che le mie speranze che mio figlio si occupasse di me nella vecchiaia si sono infrante

di Wang Yan, Cina

Da che mi ricordi, ho sentito spesso gli anziani parlare di quanto fosse fortunato il tal dei tali, perché aveva figli devoti. Quando era malato, erano al suo capezzale a prendersi cura di lui e, in vecchiaia, gli hanno dato una sepoltura dignitosa e sembrava aver avuto una vita degna di essere vissuta. Questa convinzione di “allevare figli che si prendano cura di te nella vecchiaia” si è radicata profondamente nel mio cuore. Quando i miei genitori si sono ammalati, io e i miei fratelli ci siamo presi cura di loro a turno e, quando i nostri genitori sono morti, li abbiamo seppelliti con dignità. Credevo che i nostri genitori non ci avessero cresciuti invano e pensavo: “Lo scopo di crescere dei figli non è forse quello di avere qualcuno che si prenda cura di noi fino alla morte e che organizzi il nostro funerale?” Nel nostro villaggio c’era una donna anziana e sola. Il marito e il figlio erano entrambi deceduti, lasciandola sola e indifesa. In vecchaia, non aveva avuto nessuno che si occupasse di lei quando era malata e nessuno aveva organizzato il funerale alla sua morte. La sua vita mi sembrava penosa. Dopo essermi sposata, ho avuto un figlio. Quando mio figlio aveva quindici anni, mio marito è venuto a mancare. La sua morte è stata un duro colpo per me. Tutte le avversità della vita, le prepotenze della gente e le dicerie mi facevano quasi perdere il coraggio di andare avanti. Ma poi pensavo a mio figlio e mi sono ripromessa di crescerlo, per quanto dura fosse la vita, sperando che in futuro si sarebbe preso cura di me fino alla mia morte e avrebbe organizzato il mio funerale. In seguito, mi sono ammalata di cuore e mi sentivo male ogni volta che lavoravo. Mio figlio sapeva di doversi prendere cura di me, e quando ero malata, si mostrava premuroso, il che mi era di conforto. Sentivo di non averlo cresciuto invano. In seguito, ho incontrato il mio attuale marito.

Nel 2008 ho accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni. Un anno dopo ho iniziato a fare il mio dovere nella chiesa. Ogni tanto tornavo a casa per prendermi cura di mio figlio. Gli cucinavo il suo cibo preferito, lo aiutavo nelle faccende domestiche e gli davo la paghetta. Cercavo di soddisfare le sue esigenze nel miglior modo possibile. Nel 2012, poiché per entrare nell’esercito mio figlio doveva essere sottoposto a un controllo dei precedenti politici, la polizia del nostro villaggio è venuta a indagare sulla mia fede, così me ne sono andata di casa per nascondermi altrove. Due mesi dopo ho saputo che mio marito era stato arrestato per aver predicato il Vangelo. Da allora non ho più avuto il coraggio di rincasare o di contattare mio figlio.

Arrivato il 2017, mi sentivo spesso debole e avevo le palpitazioni, così volevo tornare a casa per farmi curare. Ma non era sicuro per me tornare a casa, così ero ospite di mia sorella maggiore e le ho chiesto di contattare mio figlio. Erano passati cinque anni dall’ultima volta che l’avevo visto, quindi ero molto emozionata nell’incontrarlo. Abbiamo parlato di quello che era successo negli ultimi anni. Lui mi ha detto che si era sposato. Voleva portarmi a casa e chiedere a sua moglie di accompagnarmi da un medico. Ha aggiunto che mi avevano preparato una casa in cui sarei andata a vivere da anziana. Questo mi ha fatto molto piacere. Ho pensato che non lo vedevo da anni e che non mi ero presa cura di lui, ma che stava comunque pensando al mio futuro in età avanzata e sentivo di poter ancora contare su mio figlio. Tuttavia, la sera successiva, dopo il lavoro, è venuto a trovarmi e, con aria abbattuta, mi ha detto: “Mamma, mia moglie non ti riconosce come suocera. Si sente a disagio per il fatto che non sei stata a casa in tutti questi anni. Abbiamo litigato e ha detto che dovevo scegliere tra lei e te. Visto che si è presa cura di me nei momenti difficili, ho scelto lei”. Mi sono sentita come folgorata. Avevo considerato mio figlio come la mia ancora di salvezza per tutti quegli anni. Avevo lavorato duramente per crescerlo, sperando che si sarebbe preso cura di me fino alla mia morte e avrebbe organizzato il mio funerale. Ora, però, aveva scelto sua moglie al posto mio e non mi permetteva di entrare in casa sua. Tutti i miei sforzi per crescerlo non erano stati vani? Ci è voluto un po’ di tempo prima che accettassi quella realtà e ho pianto a lungo.

Dopo che mio figlio se ne è andato, ho continuato a vivere a casa di mia sorella e le mie condizioni sono peggiorate a causa del trauma emotivo. Non avevo mio marito al mio fianco e ora non potevo contare nemmeno su mio figlio. Si dice che i genitori crescono i figli affinché si prendano cura di loro in età avanzata, ma io non avevo nessuno su cui contare. Mi sentivo davvero triste e angosciata. Guardavo la famiglia di mia sorella che si riuniva felicemente, ridendo e chiacchierando calorosamente, e mi sembrava che avere un figlio o non averlo fosse la stessa cosa, che sarei diventata una donna anziana e sola. Nessuno si sarebbe preso cura di me in caso di malattia e nessuno avrebbe organizzato il mio funerale alla mia morte. Mi sentivo come se la mia vita fosse un completo fallimento. Credevo in Dio, quindi com’era possibile che i non credenti vivessero una vita migliore della mia? Più ci pensavo, più mi intristivo e passavo le giornate sentendomi depressa e demotivata. Un giorno, qualche tempo dopo, mio figlio è venuto a trovarmi all’improvviso. Mi ha detto che era coinvolto in una causa e che voleva chiederci un prestito. Ho pensato che negli ultimi anni non mi ero presa bene cura di lui e che ora era nei guai e che, in quanto madre, avrei dovuto aiutarlo a superare quel momento difficile. Così ho chiesto a mio marito di dargli del denaro. Mio figlio ha detto che poi avrebbe portato sua moglie e sua figlia a incontrarci. Dopo la Festa di Primavera, mio figlio ha davvero portato la bambina a trovarmi. Ho pensato che, anche se mia nuora ancora non mi accettava, almeno mio figlio e mia nipote sarebbero stati al mio fianco per prendersi cura di me quando fossi invecchiata e che avrebbero badato a me fino alla mia morte e avrebbero organizzato il mio funerale. Ero felicissima e fiduciosa che avrei avuto persone su cui contare negli ultimi anni della mia vita.

Poco prima della Festa di Primavera del 2024, mio cugino è stato arrestato e mi ha venduta. Per evitare che la polizia mi monitorasse e mi arrestasse, mi sono recata in un altro posto per compiere il mio dovere e non ho avuto il coraggio di tornare a casa per la Festa di Primavera. Quando è arrivato il giorno in cui mio figlio doveva venire a trovarmi, non riuscivo a calmare il mio cuore. Pensavo a come io e lui avessimo appena recuperato il nostro rapporto negli ultimi due anni e poi me ne ero andata di nuovo. Si sarebbe arrabbiato con me e non mi avrebbe più parlato? Non avrei perso di nuovo mio figlio? Quando pensavo di affrontare il futuro da sola, mi sentivo affranta e inquieta e non riuscivo a mangiare né a dormire bene. Anche se continuavo a fare il mio dovere, non ci mettevo il cuore. Non avevo nemmeno il desiderio di seguire il lavoro della chiesa. Ho pregato Dio molte volte, chiedendoGli di condurmi fuori dal mio stato negativo.

In seguito, ho riflettuto: “Perché ero così angosciata e sofferente all’idea di non vedere mio figlio? Qual era la causa principale di tutto questo?” Un giorno, ho letto le parole di Dio: “Oltre a nutrire queste aspettative nei confronti dei figli adulti, i genitori pongono loro anche un requisito che è comune a tutti i genitori del mondo: sperano che i figli sappiano essere loro devoti e trattarli bene. Naturalmente, alcuni gruppi etnici e regioni specifici hanno requisiti più specifici per i loro figli. Per esempio, oltre a essere devoti nei confronti dei genitori, i figli devono anche prendersene cura fino alla loro morte e organizzarne i funerali, vivere con i genitori una volta raggiunta l’età adulta e assumersi la responsabilità del loro sostentamento. Questo è l’ultimo aspetto delle aspettative nutrite dai genitori nei confronti dei figli di cui parleremo ora: pretendere che siano loro devoti e si prendano cura di loro in vecchiaia. Non è forse questa l’intenzione originaria di tutti i genitori nell’avere figli, oltre che un requisito fondamentale che pongono loro? (Sì.) […] Quando i figli sono ancora molto piccoli, i genitori iniziano già a porre loro delle richieste e non fanno che testarli, chiedendo loro: ‘Quando sarai grande, manterrai mamma e papà?’ ‘Sì’. ‘Manterrai i genitori di papà?’ ‘Sì’. ‘Manterrai i genitori della mamma?’ ‘Sì’. ‘Chi ti piace di più?’ ‘Mi piace di più la mamma’. E il padre si ingelosisce: ‘E il papà?’ ‘Mi piace di più il papà’. Allora si ingelosisce la madre: ‘Chi veramente ti piace di più?’ ‘Mamma e papà’. A quel punto entrambi i genitori sono soddisfatti. Si impegnano a suscitare nei figli devozione nei loro confronti sin da quando hanno appena imparato a parlare, e sperano che una volta cresciuti li tratteranno bene. Nonostante i bambini piccoli non sappiano esprimersi chiaramente e non capiscano molto, i genitori vogliono comunque sentire una promessa nelle loro risposte. Allo stesso tempo, vogliono anche vedere il proprio futuro nei loro figli e sperano che i figli che stanno crescendo non saranno degli ingrati, bensì dei figli devoti che si assumeranno le loro responsabilità nei confronti dei genitori e, soprattutto, sui quali potranno contare e che li manterranno in vecchiaia. Anche se si pongono queste domande fin da quando i figli erano piccoli, non si tratta di semplici domande. Sono in tutto e per tutto requisiti e speranze che nascono dal profondo del cuore di questi genitori, requisiti e speranze alquanto reali. Così, non appena i figli iniziano ad acquisire comprensione delle cose, i genitori sperano che sappiano mostrarsi premurosi quando essi sono malati, restare accanto a loro quando sono costretti a letto e prendersi cura di loro, anche semplicemente versando loro dell’acqua da bere. Se anche i figli non possono fare molto, non possono fornire un aiuto economico o più concreto, dovrebbero quanto meno mostrare questa pietà filiale. I genitori vogliono poter vedere questa pietà filiale quando i figli sono piccoli e di tanto in tanto ne verificano la presenza. Per esempio, quando i genitori non si sentono bene o sono stanchi per il lavoro, guardano se i figli sanno che è il caso di portare loro da bere, portare loro le scarpe, lavare i loro vestiti o preparare loro un pasto semplice, anche se si tratta solamente di riso e uova strapazzate, oppure se i figli chiedono loro: ‘Sei stanco? Se lo sei, lascia che ti prepari qualcosa da mangiare’. Alcuni genitori durante i giorni liberi escono e deliberatamente non tornano all’ora dei pasti per preparare da mangiare solo per vedere se i figli sono cresciuti e sono ormai assennati, se sanno cucinare per loro, se sanno essere filiali e premurosi, se sanno condividere le loro avversità o se sono degli ingrati senza cuore, se li hanno cresciuti per niente. Mentre i figli stanno crescendo, e anche quando sono adulti, i genitori li mettono costantemente alla prova e ficcano il naso in merito a ciò, e allo stesso tempo avanzano loro continue pretese: ‘Non dovresti essere un ingrato senza cuore. Perché noi, i tuoi genitori, ti abbiamo cresciuto? Lo abbiamo fatto perché ti prendessi cura di noi quando fossimo stati vecchi. Lo abbiamo fatto per niente? Non dovresti opporti a noi. Non è stato facile per noi crescerti: è stata dura. Dovresti mostrare considerazione e sapere queste cose’. Soprattutto durante la cosiddetta fase di ribellione, ossia nella transizione dall’adolescenza all’età adulta, alcuni figli non sono molto assennati o in possesso di discernimento e spesso sfidano i genitori e causano problemi. I genitori piangono, fanno scenate e li assillano, dicendo: ‘Non sai quanto abbiamo sofferto per prenderci cura di te quando eri piccolo! Non ci aspettavamo che da grande saresti stato così, per nulla filiale e inconsapevole di come condividere il fardello delle faccende domestiche o le nostre avversità. Non sai quanto sia difficile per noi tutto questo. Non sei filiale, sei ribelle, non sei una brava persona!’ Oltre alla disobbedienza dei figli o al comportamento radicale che questi manifestano nello studio o nella vita quotidiana, un’altra ragione della rabbia dei genitori è il fatto che non riescono a vedere nei figli il proprio futuro, oppure vedono che i figli in futuro non saranno loro devoti, che né sono premurosi né si dispiacciono per i loro genitori, che non li hanno a cuore o, più precisamente, che non sanno essere filiali verso i genitori. Quindi i genitori, dal loro punto di vista, non possono riporre le loro speranze in figli di questo genere, i quali possono essere ingrati o ribelli, e i genitori ne sono affranti, sentono che gli investimenti e le spese che hanno dedicato ai loro figli sono stati vani, che hanno fatto un cattivo affare, che non ne è valsa la pena, e se ne pentono, sentendosi tristi, afflitti e angosciati(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (19)”). Dio smaschera il fatto che i genitori hanno aspettative nei confronti dei figli; in particolare, si aspettano che i figli si prendano cura di loro fino alla morte e che organizzino il loro funerale. Quando i figli non soddisfano tali aspettative, i genitori si sentono addolorati e delusi e pensano di averli cresciuti invano. Questo era esattamente il mio stato. Avevo queste aspettative su mio figlio quando era molto piccolo. Speravo che mi avrebbe assistita nella malattia, e mi aspettavo che quando fossi diventata anziana e incapace di muovermi in futuro, mi avrebbe sostenuta e si sarebbe occupato della mia vita quotidiana e che dopo la mia morte avrebbe organizzato il mio funerale. Quando mio figlio era cresciuto, a causa delle persecuzioni del Partito Comunista Cinese, non avevo osato tornare a casa per diversi anni. Una volta tornata. Quando mio figlio era cresciuto, a causa delle persecuzioni del Partito Comunista Cinese, non avevo avuto il coraggio di tornare a casa per diversi anni. Ero molto felice e pensavo che mio figlio fosse ancora filiale e affidabile. Quando, però, aveva preferito sua moglie a me, mi ero sentita affranta e delusa. Pensavo che fosse inaffidabile e che l’avessi cresciuto invano. Quando aveva portato mia nipote a trovarmi, mi ero sentita confortata. Ma quando non avevo potuto incontrarlo di nuovo perché dovevo evitare di essere arrestata dal Partito Comunista Cinese, temevo che mio figlio mi avrebbe disconosciuta e le mie speranze di poter contare sulla sua assistenza in vecchiaia si erano infrante. Ero ancora una volta in preda al dolore e non riuscivo a concentrarmi sul seguire il lavoro della chiesa. Adesso, però, capivo che la radice del mio dolore era che ero stata controllata dall’idea di “allevare dei figli che si prendano cura di te nella vecchiaia” e che non riuscivo a sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio.

Poi ho letto altre Sue parole: “Per quanto riguarda la questione di aspettarsi che i figli siano devoti nei loro confronti, da un lato i genitori devono sapere che tutto è orchestrato da Dio e dipende da quanto Egli decreta. Da un altro, le persone devono essere ragionevoli e i genitori, mettendo al mondo i figli, stanno sperimentando qualcosa di speciale nella vita in maniera innata. Hanno già guadagnato molto dai figli e sono arrivati ad apprezzare i dolori e le gioie della genitorialità. Questo processo è un’esperienza arricchente nella loro vita e, naturalmente, anche memorabile. Compensa le manchevolezze e l’ignoranza che esistono nella loro umanità. Come genitori, dal crescere i figli hanno già ottenuto ciò che avrebbero dovuto. Se non si accontentano di questo e pretendono che i figli li servano come assistenti o come schiavi e si aspettano che li ripaghino per averli allevati mostrando loro pietà filiale, prendendosi cura di loro in vecchiaia, occupandosi dei loro funerali, mettendoli in una bara, impedendo che il loro corpo marcisca in casa, piangendo amaramente per loro quando muoiono, restando in lutto e addolorandosi per tre anni e così via, e lasciano che i figli ripaghino il loro debito attraverso queste cose, allora ciò diventa irragionevole e disumano. Vedi, quanto al modo in cui Dio insegna a trattare i genitori, Egli richiede solo di essere filiali nei loro confronti e non richiede affatto che i figli mantengano i genitori fino alla morte. Dio non dà alle persone questa responsabilità e questo obbligo: Egli non ha mai detto nulla del genere. Dio raccomanda ai figli solo di essere devoti verso i genitori. Mostrare pietà filiale nei confronti dei genitori è un’affermazione generale, di ampio respiro. Parlandone oggi in termini specifici, significa adempiere alle tue responsabilità entro i limiti delle tue capacità e condizioni; è sufficiente fare questo. Tutto qui, questo è l’unico requisito posto ai figli. Allora, come andrebbe inteso ciò da parte dei genitori? Dio non esige che ‘i figli devono essere devoti verso i genitori, prendersi cura di loro in vecchiaia e accompagnarli al loro congedo’. Pertanto, i genitori dovrebbero abbandonare il loro egoismo e non aspettarsi che tutto ciò che riguarda i figli ruoti intorno a sé stessi soltanto perché li hanno messi al mondo. Se i figli non ruotano intorno ai genitori e non li considerano il centro della loro vita, allora non è giusto che i genitori li rimproverino continuamente, tormentino la loro coscienza e dicano cose come: ‘Sei ingrato e disobbediente, non sei devoto, e neanche dopo averti cresciuto per così tanto tempo posso contare su di te’, rimproverando sempre i figli in questo modo e caricandoli di fardelli. Esigere che i figli siano loro devoti e stiano al loro fianco, si prendano cura di loro in età avanzata, si occupino dei loro funerali e pensino costantemente a loro ovunque vadano è una linea d’azione intrinsecamente sbagliata, nonché un pensiero e un’idea disumani. Tale modo di pensare potrebbe esistere in varie misure in diversi Paesi o tra diversi gruppi etnici ma, guardando alla cultura tradizionale cinese, i cinesi pongono un’enfasi particolare sulla pietà filiale. Dall’antichità a oggi, questa è sempre stata discussa ed enfatizzata come una parte dell’umanità delle persone e come criterio per valutare se qualcuno è buono o cattivo. Naturalmente, nella società sono comuni anche la pratica e l’opinione pubblica secondo cui, se i figli non sono devoti, anche i genitori se ne vergogneranno e i figli si sentiranno incapaci di sopportare questa macchia sulla loro reputazione. Sotto l’influenza di vari fattori, anche i genitori sono profondamente avvelenati da questo pensiero tradizionale, ed esigono senza riflessione né discernimento che i figli siano loro devoti(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (19)”). Leggendo le parole di Dio, ho capito che l’idea “cresci i figli affinché ti assistano nella vecchiaia” è sbagliata. In quanto genitori, crescere i figli è una nostra responsabilità e un nostro obbligo. Non dovremmo trattare questo come una transazione con i nostri figli. Dal momento che abbiamo scelto di metterli al mondo, abbiamo la responsabilità di prendercene cura. Proprio come gli animali fanno con la loro prole. Se ne prendono cura con attenzione fino a quando non è in grado di sopravvivere da sola. Tutto questo fa parte dell’istinto che Dio ha dato loro. Tutti gli animali seguono questa legge, in modo che tutti gli esseri viventi possano moltiplicarsi e portare avanti la specie. Gli uomini non fanno eccezione. Ho pensato a come avevo cresciuto mio figlio e ho capito che era un processo che aveva arricchito la mia esperienza di vita. Dalle sue prime parole, ai suoi primi passi, al suo andare a scuola e al suo aiutarmi nelle faccende domestiche, tutto questo mi aveva portato un senso di responsabilità come madre. Aveva anche permesso alla mia umanità di maturare. Crescere i figli è una responsabilità e un obbligo per noi genitori, non una gentilezza. Ma poiché avevo assunto la nozione tradizionale del “Cresci i figli affinché ti assistano nella vecchiaia”, avevo usato il fatto di averlo cresciuto come merce di scambio per cercare di fare una transazione con lui, pensando che, dato che l’avevo allevato, lui avrebbe dovuto darsi da fare a prendersi cura di me quando fossi diventata anziana o malata e che, alla mia morte, avrebbe dovuto offrirmi un funerale in pompa magna. Lo avevo allevato solo per soddisfare i miei interessi della carne. Dio richiede solo che le persone adempiano le proprie responsabilità nei confronti dei genitori in base alle loro situazioni effettive. Non è obbligatorio che i figli si prendano cura dei genitori anziani o che organizzino il loro funerale. Ma io mi aggrappavo alle nozioni tradizionali di “Cresci i figli affinché ti assistano nella vecchiaia” e “Cresco mio figlio quando è giovane e lui si prenderà cura di me quando sarò vecchia” e così avevo preteso che mio figlio si assumesse la piena responsabilità della mia vita. Non ero forse completamente irragionevole e assolutamente egoista e spregevole? Ogni volta che capivo di non poter contare su mio figlio, mi sentivo affranta e delusa convinta che non ci fosse speranza nella vita. Mi ero persino lamentata riguardo a Dio, pensando che, nonostante credessi in Lui, la mia vita fosse peggiore di quella di chi non credeva. Ero costantemente preoccupata per il mio futuro e non riuscivo a concentrarmi sui miei doveri. Ho visto che l’idea culturale tradizionale “Cresci i figli affinché ti assistano nella vecchiaia” mi aveva danneggiata e vincolata, rendendomi incapace di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Questa idea era del tutto assurda!

Poi ho letto altre parole di Dio: “In effetti, solo per l’atto di metterli al mondo e crescerli, hai già guadagnato molto dai tuoi figli. Per quanto riguarda il fatto che siano devoti nei tuoi confronti, che tu possa contare su di loro prima di morire e cosa tu possa ottenere da loro, queste cose dipendono dal fatto che siate destinati a vivere insieme oppure no, e questo è Dio a decretarlo. Sotto un altro aspetto, è Dio a decretare anche il tipo di ambiente in cui i tuoi figli vivono, le loro condizioni di vita, il fatto che siano o meno in condizione di prendersi cura di te, che siano economicamente agiati e se abbiano del denaro in più per procurarti comodità materiali e assistenza. Inoltre, soggettivamente parlando, essendo tu un genitore, è Dio a decretare anche se sei destinato a godere di cose materiali, del denaro o del conforto emotivo che i tuoi figli ti danno. Non è così? (Sì.) Queste non sono cose che possono essere sollecitate dagli uomini. Vedi, alcuni figli non sono graditi ai loro genitori, i quali non hanno intenzione di vivere con loro, ma Dio ha decretato che essi vivano con i loro genitori, quindi questi figli non possono allontanarsi da loro né lasciarli. Sono bloccati con i loro genitori per tutta la vita: non potresti staccarli da loro nemmeno provandoci. Altri figli, invece, hanno genitori che stanno con loro più che volentieri; sono inseparabili, sentono sempre la mancanza l’uno dell’altro, ma per vari motivi questi figli non possono risiedere nella stessa città dei genitori, quando addirittura neppure nello stesso Paese. È difficile per loro incontrarsi di persona e parlarsi; anche se i metodi di comunicazione sono così progrediti e possono videochiamarsi, è comunque diverso dal vivere insieme ogni giorno. I figli, per un qualsiasi motivo, vanno all’estero, dopo essersi sposati lavorano o vivono in un altro posto, e così via, e li separa dai genitori un’enorme distanza. È difficile per loro riuscire a incontrarsi anche solo una volta, e le telefonate o le videochiamate vanno organizzate in base agli orari. A causa del fuso orario o di altri inconvenienti, questi figli non riescono a comunicare con i genitori molto spesso. Da cosa dipendono questi aspetti così importanti? Non dipendono forse da quanto decretato da Dio? (Sì.) Queste non sono cose che possono essere decise dai desideri soggettivi dei genitori o dei figli; dipendono soprattutto da quanto decretato da Dio. Sotto un altro punto di vista, i genitori si preoccupano di poter o meno contare sui loro figli in futuro. Per cosa vuoi fare affidamento su di loro? Perché ti portino il tè e ti versino l’acqua? Che razza di dipendenza è mai questa? Non puoi farlo da solo? Se sei in salute e in grado di muoverti e di prenderti cura di te stesso, di fare tutto da te, non è meraviglioso? Perché devi fare affidamento su qualcun altro che ti serva e ti riverisca? È davvero felicità godere delle cure e della compagnia dei tuoi figli ed essere servito da loro sia a tavola che per altre cose? Non necessariamente. Se non fossi in grado di muoverti e loro dovessero davvero servirti sia a tavola che per altre cose, questo ti renderebbe forse felice? Se potessi scegliere, preferiresti godere di salute e non aver bisogno delle cure dei tuoi figli oppure essere paralizzato a letto con i tuoi figli al tuo fianco? Quale sceglieresti? (Essere in salute.) È molto meglio essere in salute: che tu viva fino a 80, 90 o addirittura 100 anni, puoi continuare a prenderti cura di te stesso. Questa è una buona qualità di vita. Puoi anche invecchiare, indebolirti di mente, avere una cattiva memoria, mangiare meno, fare le cose peggio e più lentamente e trovare difficile uscire di casa, ma è comunque bello essere in grado di prenderti cura dei tuoi bisogni primari. È sufficiente ricevere di tanto in tanto una telefonata dai tuoi figli per salutarli o farli venire a casa tua per stare insieme durante le vacanze. Perché pretendere di più da loro? Fai continuamente affidamento su di loro; sarai felice solo quando diventeranno i tuoi schiavi? Non è da egoista pensarla così?(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (19)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho visto improvvisamente la luce. Se una persona può godere nella vita delle cure e delle attenzioni dei propri figli, o quanto conforto materiale o emotivo possa ottenere da loro, tutto dipende dall’ordinazione di Dio. Non è qualcosa che accade solo perché lo vogliamo noi. Prendiamo ad esempio mio fratello maggiore. Ha cinque figli ma, quando si è ammalato, nessuno di loro era presente per prendersi cura di lui. Alla fine è stato mio marito a occuparsi di lui fino alla sua morte. Guardando al passato, negli ultimi anni non avevo goduto di buona salute mentre facevo il mio dovere. Avevo avuto diversi attacchi di cuore e ogni volta era stato Dio a proteggermi e a salvarmi dal pericolo. Una volta avevo sentito un improvviso dolore al petto e il cuore mi sembrava avesse smesso di battere. Mi girava la testa, non riuscivo a muovermi e pensavo di morire. Avevo pregato Dio nel mio cuore: “Dio, la mia vita è nelle Tue mani. Anche se dovessi morire qui oggi, sono disposta a sottomettermi alla Tua sovranità”. Proprio in quel momento, il fratello minore della famiglia ospitante è tornato da fuori città. Era un medico e mi ha praticato la digitopressione e dopo un po’ mi sono sentita meglio. Ho visto come Dio avesse disposto le persone, gli eventi e le cose intorno a me per aiutarmi e sapevo che quella era la meravigliosa protezione di Dio. Pensandoci su, anche nei momenti in cui mio figlio era al mio fianco mentre ero malata, soffrivo ugualmente e, se Dio avesse voluto togliermi la vita, mio figlio sarebbe stato impotente pur essendo lì. Il mio destino è nelle mani di Dio e anche la mia salute è sottoposta alla sovranità e alle disposizioni di Dio. Inoltre, devo assumermi la responsabilità della mia vita, non dovrei fare affidamento su mio figlio per tutto e dovrei gestire la vita in modo indipendente senza di lui. Questo è il senso della ragione che i genitori dovrebbero avere. Dopo aver capito questo, il mio cuore si è sentito molto più luminoso.

Ho letto altre parole di Dio e ho acquisito una certa conoscenza in merito all’assurdità di pretendere un funerale in pompa magna e di generare figli solo perché organizzino la nostra dipartita. Dio Onnipotente dice: “La gente pensa: ‘È una cosa gloriosa avere dei figli al tuo fianco che si occupano del tuo funerale, che si vestono a lutto per te, che si truccano e che organizzano un funerale in pompa magna. Se muori e non c’è nessuno a organizzare il tuo funerale o ad accompagnarti al tuo congedo, è come se la tua intera vita non avesse avuto una conclusione adeguata’. Quest’idea è corretta? (No.) Al giorno d’oggi, i giovani non prestano molta attenzione a queste cose, ma ci sono ancora persone in zone remote e anziani poco avveduti che hanno profondamente radicati nel cuore il pensiero e il punto di vista secondo cui i figli devono prendersi cura dei genitori in età avanzata e accompagnarli al loro congedo. Comunque tu condivida con loro sulla verità, essi non la accettano: qual è la conseguenza finale di ciò? La conseguenza è che soffrono enormemente. Questo tumore è rimasto a lungo nascosto dentro di loro e ne saranno avvelenati. Quando lo asporteranno e lo rimuoveranno, non ne saranno più avvelenati e vivranno liberi. Ogni azione sbagliata deriva da pensieri sbagliati. Se costoro hanno paura di morire e marcire in casa, penseranno continuamente: ‘Devo tirare su un figlio. Quando crescerà, non posso permettergli di allontanarsi troppo. E se non fosse al mio fianco quando morirò? Non avere qualcuno che si prenderà cura di me in vecchiaia o che mi accompagni al mio congedo sarebbe il più grande rimpianto della mia vita! Se avrò qualcuno che farà questo per me, allora non avrò vissuto invano. In quel caso, la mia sarebbe stata una vita perfetta. A prescindere da tutto, non posso essere oggetto di scherno da parte dei miei vicini’. Questa mentalità non è forse marcia? (Sì.) È una mentalità ristretta e degenerata, che attribuisce al corpo fisico un’importanza eccessiva! In realtà, il corpo fisico non ha alcun valore: dopo le esperienze della nascita, della vecchiaia, della malattia e della morte, non ne rimane più nulla. Solo se le persone hanno acquisito la verità mentre erano in vita, quando sono state salvate, allora vivranno per sempre. Se non hai acquisito la verità, quando il tuo corpo morirà e si decomporrà non ne rimarrà nulla; per quanto i tuoi figli siano devoti nei tuoi confronti, non potrai goderne. Quando una persona muore e i suoi figli la seppelliscono in una bara, quel vecchio corpo può forse sentire qualcosa? Può percepire qualcosa? (No, non può.) Non ha alcuna percezione. Ma in vita le persone attribuiscono enorme importanza a tale questione, pretendendo molto dai figli in termini di accompagnarle al loro congedo; è una cosa sciocca, non è vero? (Sì.)” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (19)”). Le parole di Dio sono molto chiare. Dopo la morte di una persona, la sua anima se ne va. Il corpo non conserva alcun segno di vita e si decompone in pochi giorni. Anche se i suoi figli e nipoti indossano abiti da lutto e per quanto grandioso sia il funerale, il suo corpo non ha già più alcuna percezione e la persona non si accorgerà di nulla. È così sciocco chiedere un funerale sontuoso dopo la morte! Tuttavia, avevo preso la questione molto seriamente e, quando mio figlio aveva scelto sua moglie al posto mio, ero preoccupata che un giorno potessi morire per una grave malattia e che, se nessuno mi avesse sepolta, la mia vita sarebbe finita in modo imperfetto e miserabile. Questi miei pensieri erano davvero assurdi! In realtà, negli ultimi giorni, Dio esprime la verità, mirando ad operare la verità nelle persone e solo perseguendo la verità si può vivere una vita significativa e di valore. Egli determina l’esito di una persona in base al fatto che essa possieda o meno la verità. Solo ottenendo la verità e vivendo secondo le parole di Dio si può ricevere la vita eterna ed essere condotti a una bella destinazione. Se una persona non ha perseguito la verità o non ha preparato buone azioni durante la sua vita, allora, per quanto grandioso sia il suo funerale, la sua anima andrà all’inferno. Nella mia fede, dovrei pensare a come perseguire la verità, a come perseguire il cambiamento nella mia indole e a come svolgere bene il dovere di un essere creato. Solo quando una persona avrà ottenuto l’approvazione di Dio potrà vivere una vita piena di valore e di significato. Come ha detto Dio: “In realtà, il corpo fisico non ha alcun valore: dopo le esperienze della nascita, della vecchiaia, della malattia e della morte, non ne rimane più nulla. Solo se le persone hanno acquisito la verità mentre erano in vita, quando sono state salvate, allora vivranno per sempre”. Sono una credente in Dio e, se perseguissi la gloria dopo la morte e mi affidassi a queste cose per vivere, ciò mi renderebbe una sciocca e una miscredente. Il modo in cui mio figlio mi tratta è tutto ordinato da Dio. Anche se non si prende cura di me fino alla mia morte e non organizza il mio funerale, dovrei comunque sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio. Questa è la ragione che dovrei avere. Siamo in un momento critico per l’espansione del Vangelo di Dio e quello che dovrei fare è apprezzare il tempo che ho a disposizione ora, svolgere il mio dovere in modo concreto, dotarmi di più verità e rendere testimonianza a Dio e contribuire all’espansione del vangelo del Regno. Ora che sono giunta a comprendere queste cose, ho l’obiettivo e la direzione giusta nella vita, mi sento libera e affrancata nel mio cuore e non sono più condizionata nei miei doveri.

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