87. Come trattare l’amore e le cure dei genitori

di Song Zhi, Cina

Nell’ottobre del 2019, sono stata arrestata dalla polizia durante una riunione e condannata a due anni e mezzo di carcere. A quel tempo, avevo diciannove anni. Quando sono stata rilasciata dopo aver scontato la mia pena, mia madre è venuta a prendermi. Non ci vedevamo da diversi anni e quando ho visto che era molto più deperita e che i suoi capelli erano molto più bianchi di prima, ho provato una tale tristezza che non riuscivo a esprimere a parole. Mentre ero in treno, ho pensato a come fin da bambina i miei genitori mi avessero amata profondamente e non mi avessero mai fatta soffrire. Ero la loro unica figlia ed ero sempre stata il loro primo pensiero. In particolare, quando ero malata o avevo un problema fisico, erano addirittura più ansiosi di me. Mi ricordo di quando a quattordici anni mi ero rotta una gamba mentre scalavo una montagna. I miei genitori avevano fatto a turno per prendersi cura di me in ospedale e mio padre, sebbene non avesse molti giorni liberi, aveva usato i suoi pochi giorni di ferie per stare con me. Vedendolo giacere esausto sul letto dei visitatori, avevo il cuore a pezzi. Mi sentivo in colpa per aver combinato guai e aver creato loro problemi. Dopo aver iniziato a credere in Dio, me n’ero andata di casa per svolgere il mio dovere. Sebbene i miei genitori fossero riluttanti nel vedermi partire, mi avevano comunque sostenuta e addirittura mi avevano aiutata economicamente. Specialmente quando ero stata arrestata, erano terribilmente preoccupati e sapevo che avevano trascorso gli ultimi due anni e mezzo tra tormenti e grandi preoccupazioni. Mi sentivo così in debito con loro. Ho pensato a come crescendo non avessi mai fatto nulla per i miei genitori. Al contrario, li avevo continuamente fatti preoccupare per me. In particolare, nel vedere mia madre che dormiva profondamente sul treno, sapevo che non faceva sonni tranquilli dal giorno del mio arresto. Mi sentivo molto in colpa e credevo di non aver adempiuto le mie responsabilità di figlia. Adesso che ero cresciuta, avrei dovuto guadagnare soldi per sostenerli e non farli più preoccupare per me. Dopo essere tornata a casa, avevo intenzione di cercarmi un lavoro e guadagnare soldi alla svelta per ripagarli dal punto di vista materiale. Quando hanno saputo della mia idea, erano contrari al fatto che andassi a lavorare. Volevano che credessi in Dio nella maniera corretta e che avessi più tempo per leggere le parole di Dio e svolgere il mio dovere. Più mi trattavano bene, più mi sentivo in debito con loro. Non appena ho pensato a come alla mia età mi facessi ancora mantenere dai miei genitori, sono diventata ancora più determinata ad andare a lavorare. In seguito, per varie ragioni, tra cui la pandemia, non ho trovato lavoro, ma in cuor mio mi sentivo costantemente in debito con loro e pensavo tutto il tempo a come ripagarli. Mia madre aveva l’epatite B ed era molto debole, mentre mio padre aveva forti dolori alla schiena, il diabete e una malattia cardiaca, e la sua salute non era più buona come in passato. Così li aiutavo a fare il bucato e facevo qualche lavoretto che rientrasse nelle mie capacità, ed eseguivo anche il raschiamento “gua sha” su mio padre e gli avevo comprato dei cerotti curativi. Poco dopo la revoca delle chiusure per la pandemia, la polizia mi aveva rintracciata e mi aveva chiesto di firmare le “Tre dichiarazioni” per negare e tradire Dio, minacciando che, se non avessi firmato, avrebbero continuato a darmi la caccia. Mi avevano anche chiesto di essere pronta a presentarmi alla stazione di polizia in qualsiasi momento. In cuor mio, sapevo di non poter più restare a casa.

Qualche mese dopo, mi sono spostata in un’altra zona per svolgere il mio dovere. Dentro di me, ero molto riluttante al pensiero di separarmi ancora dai miei genitori: “Se me ne andassi adesso, chissà quando potrei tornare di nuovo. I miei genitori stanno invecchiando e la loro salute sta peggiorando. Io sono la loro unica figlia. In mia assenza, non c’è nessuno che possa prendersi cura di loro. E se gli accadesse qualcosa? Spesso la gente dice che crescere i figli è un modo per prepararsi alla vecchiaia, ma io non ho adempiuto nessuno dei miei doveri di figlia, quindi i miei genitori mi hanno davvero cresciuta invano”. A questo pensiero, in cuor mio ho provato un dolore straziante. Sebbene stessi svolgendo il mio dovere, sentivo continuamente la mancanza dei miei genitori. A volte, volevo persino tornare a casa e svolgere lì il mio dovere per poter stare con loro. Sapevo che la polizia mi stava ancora cercando e che non potevo tornare, ma quando pensavo alle cattive condizioni di salute dei miei genitori, non riuscivo a calmare il cuore o a metterlo nel mio dovere. In seguito, il supervisore ha scoperto il mio stato e ha cercato per me un passo delle parole di Dio: “Se i tuoi genitori non cercano di ostacolare la tua fede in Dio, sono anch’essi credenti, e ti sostengono e ti incoraggiano davvero a svolgere lealmente il tuo dovere e a portare a termine l’incarico ricevuto da Dio, allora il tuo rapporto con loro non è un rapporto di carne tra consanguinei nel senso normale del termine, ma un rapporto tra fratelli e sorelle della chiesa. In questo caso, oltre a interagire con loro come fratelli e sorelle della chiesa, devi anche adempiere ad alcune responsabilità filiali verso di loro, e mostrare nei loro confronti un po’ di interesse in più. Purché non influisca sullo svolgimento del tuo dovere, vale a dire che il tuo cuore non ne viene limitato, puoi chiamare i tuoi genitori per chiedere loro come stanno e per mostrare interesse nei loro confronti, puoi aiutarli a risolvere alcune difficoltà e a gestire alcuni loro problemi di vita, e anche a risolvere alcune loro difficoltà in termini di ingresso nella vita: puoi fare tutte queste cose. In altre parole, se i tuoi genitori non ostacolano la tua fede in Dio, dovresti mantenere questo rapporto con loro e adempiere alle tue responsabilità nei loro confronti. E perché dovresti mostrare interesse nei loro confronti, prenderti cura di loro e informarti su come stanno? Perché tu sei il figlio e hai questo rapporto con loro, possiedi un diverso tipo di responsabilità e, a causa di ciò, devi informarti di più sul loro conto e fornire loro un’assistenza più considerevole. Fintanto che questo non influisce sullo svolgimento del tuo dovere e che i tuoi genitori non ostacolano né disturbano la tua fede in Dio e lo svolgimento del tuo dovere e nemmeno ti limitano, allora è naturale e appropriato che tu adempia alle tue responsabilità nei loro confronti, cosa che devi fare nella misura in cui non ti crea rimorsi di coscienza: questo è lo standard minimo che devi rispettare. Se non puoi onorare i tuoi genitori a casa perché sei ostacolato o influenzato dalle circostanze in cui ti trovi, allora non sei tenuto a rispettare questa regola. Dovresti metterti alla mercé delle orchestrazioni di Dio e sottometterti alle Sue disposizioni, e non hai bisogno di insistere nell’onorare i tuoi genitori. Questo è qualcosa che Dio condanna? Dio non lo condanna, non obbliga le persone a farlo. Su cosa stiamo condividendo ora? Stiamo condividendo su come le persone dovrebbero comportarsi quando onorare i propri genitori entra in conflitto con lo svolgimento del proprio dovere; stiamo condividendo sui principi della pratica e sulla verità. Tu hai la responsabilità di onorare i tuoi genitori e, se le circostanze lo consentono, puoi adempiere a tale responsabilità, ma non dovresti farti condizionare dai tuoi sentimenti. Per esempio, se uno dei tuoi genitori si ammala e deve andare in ospedale, e non c’è nessuno che se ne prenda cura e tu sei troppo impegnato con il tuo dovere per tornare a casa, cosa dovresti fare? In momenti come questi, non puoi farti condizionare dai tuoi sentimenti. Dovresti affrontare la questione pregando, affidarla a Dio e metterla alla mercé delle Sue orchestrazioni. Questo è il tipo di atteggiamento che dovresti assumere. […] Quando affronti una situazione di questo tipo, se non causa ritardi nel tuo dovere e non influisce sul tuo leale svolgimento del dovere, puoi fare alcune cose di cui sei capace per mostrare pietà filiale nei confronti dei tuoi genitori e adempiere alle responsabilità che sei in grado di ottemperare. In sintesi, questo è ciò che le persone dovrebbero fare e sono in grado di fare nell’ambito dell’umanità. Se ti lasci intrappolare dai tuoi sentimenti e questo ostacola lo svolgimento del tuo dovere, allora ciò contravviene completamente alle intenzioni di Dio. Egli non ti ha mai richiesto di fare questo; Egli ti richiede di adempiere alle tue responsabilità nei confronti dei tuoi genitori, nient’altro. Questo è ciò che significa avere pietà filiale(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (4)”). Dopo aver letto le parole di Dio, sapevo come praticare. Entrambi i miei genitori credono in Dio e, quando l’ambiente lo permette e i miei doveri non vengono ostacolati, posso aiutarli nelle faccende domestiche e prendermi cura di loro nella vita quotidiana. Posso chiacchierare con loro e condividere sulle parole di Dio, aiutandoli nel loro accesso alla vita. Se l’ambiente non lo permette, devo dare precedenza al mio dovere, poiché, in quanto essere creato, portare a termine l’incarico ricevuto da Dio e svolgere bene il mio dovere è la cosa più importante. Una volta compreso ciò, ero disposta ad affidare i miei genitori nelle mani di Dio e a dare precedenza allo svolgimento del mio dovere.

Una volta, un leader è venuto a una riunione e mi ha vietato di tornare a casa. Ha detto che sette o otto poliziotti erano venuti a casa mia per costringere mia madre a rivelare dove mi trovassi, dicendo anche che il mio caso era gestito dal dipartimento provinciale e che questi avevano stabilito che catturarmi fosse indispensabile. La polizia aveva interrogato persino i miei parenti e i miei amici non credenti. Io sapevo che, se non fossero riusciti a trovarmi, avrebbero continuato a interrogare incessantemente i miei genitori e mi sentivo molto in colpa. Mentre facevo fatica a trattenere le lacrime, continuavo a incolpare me stessa: “Ho causato dei problemi ai miei genitori. Se non fosse per me, non dovrebbero sopportare tutte queste avversità. Adesso che sono lontana da casa, la polizia non può trovarmi, quindi li sta interrogando e tormentando. Quei poliziotti sono come dei serpenti velenosi. Una volta che hanno preso di mira qualcuno, non allenteranno mai la loro presa. Riusciranno mai i miei genitori ad avere di nuovo una vita serena? In quanto figlia, non ho mai portato loro alcuna benedizione. Non sono stata altro che un fardello. Sarebbe stato meglio per loro se non mi avessero mai cresciuta!” Tuttavia, sapevo anche che mi ero imbattuta in questo ambiente con il permesso di Dio, pertanto non dovevo lamentarmi. Così ho pregato Dio in silenzio, chiedendoGli di proteggere il mio cuore. Ho pensato al film “Raccogliere frutti di gioia nel dolore”. La protagonista era affetta da una paralisi a causa di dolori alla schiena e soffriva molto sia nella carne che nello spirito. Tuttavia, dopo quell’esperienza, aveva acquisito una qualche conoscenza di sé stessa e aveva fatto dei progressi nella vita. Ho capito che le buone intenzioni di Dio si nascondono dietro cose apparentemente cattive ed ero disposta a sottomettermi e imparare delle lezioni.

In seguito, ho letto le Sue parole: “Forse ricordate tutti queste parole: ‘Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria’. Tutti voi avete udito questa frase in passato, ma nessuno ne ha capito il vero significato. Oggi, invece, siete pienamente consci del loro significato reale: Dio porterà a compimento queste parole negli ultimi giorni e le porterà a compimento in coloro che sono stati brutalmente perseguitati dal gran dragone rosso, nella terra in cui esso giace arrotolato su sé stesso. Il gran dragone rosso perseguita Dio ed è Suo nemico e, per questo motivo, le persone in questa terra sono sottoposte a umiliazione e persecuzione a causa della loro fede in Dio. Ecco perché queste parole si realizzano nel vostro gruppo di persone. Dal momento che l’opera di Dio viene intrapresa in una terra che Gli si oppone, l’intera Sua opera incontra ostacoli enormi e molte delle Sue parole non possono essere realizzate immediatamente; così, per effetto delle parole di Dio, la gente subisce un raffinamento e questo è un altro elemento di sofferenza. È estremamente arduo per Dio attuare la Sua opera nella terra del gran dragone rosso, ma è attraverso tale difficoltà che Dio compie una fase della Sua opera, rendendo così manifesta la Sua saggezza e i Suoi meravigliosi atti, e usando quest’opportunità per rendere completo questo gruppo di persone. È proprio per mezzo della sofferenza delle persone, della loro levatura e di tutta l’indole satanica di chi vive in questa terra immonda, che Dio svolge la Sua opera di purificazione e di conquista, in modo che ciò Gli consenta di ottenere la gloria e di guadagnare coloro che testimonieranno i Suoi atti. Questo è l’intero significato di tutti i sacrifici che Dio ha fatto per questo gruppo di persone(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “L’opera di Dio è semplice come l’uomo la immagina?”). Dopo aver riflettuto sulle parole di Dio, ho compreso che, negli ultimi giorni, Egli usa gli arresti e la persecuzione del gran dragone rosso per rendere servizio al fine di perfezionare il popolo eletto di Dio, permettendo alle persone di vedere chiaramente il volto terribile del PCC e di riconoscere la sua essenza malvagia e ostile a Dio, affinché possano seguirLo con ancora più determinazione. Allo stesso tempo, attraverso questo ambiente, Dio perfeziona anche la loro fede, facendo sì che vedano che Egli regna sovrano su ogni cosa, che comprendano la Sua autorità e che smettano di temere Satana, cosicché possano imparare delle lezioni dalla tribolazione e ottenere la verità. I miei genitori erano stati perseguitati con il permesso di Dio, ma quella era anche un’opportunità che Egli aveva dato loro per sperimentare la Sua opera e renderGli testimonianza. Tuttavia, io non riuscivo a vedere al di là del mio naso e non sapevo capire a fondo le cose, quindi valutavo costantemente le situazioni secondo la prospettiva della carne, preoccupandomi del fatto che i miei genitori avrebbero potuto soffrire e addirittura dando tutta la colpa a me stessa. Credevo di essere stata io a trascinare i miei genitori in quella situazione e di conseguenza mi sentivo in colpa e in debito verso di loro, come se senza il mio arresto non sarebbero stati perseguitati. Tutto ciò era molto irrazionale. Il gran dragone rosso ha una natura malvagia e arresta e perseguita i credenti in Dio come se non ci fosse un domani. Anche se non fossi stata arrestata, i miei genitori sarebbero stati comunque perseguitati dal PCC perché credevano in Dio. Molti anni fa, quando ero ancora giovane, per evitare l’arresto, i miei genitori mi avevano fatta nascondere in molti luoghi differenti e per molti anni eravamo stati lontani da casa. La nostra vita non era affatto stabile. Adesso che i miei genitori erano nuovamente tormentati e perseguitati dalla polizia, avrei dovuto odiare il gran dragone rosso e svolgere bene il mio dovere per umiliarlo. In seguito, ho scritto una lettera ai miei genitori e per incoraggiarli ho condiviso sulle intenzioni di Dio e sulla mia comprensione nello sperimentare questo ambiente. Dopodiché, ho ricevuto la loro risposta. Dicevano di sentirsi esitanti e impauriti di fronte ai continui tormenti da parte della polizia, ma grazie al nutrimento delle parole di Dio relative alla Sua autorità, avevano compreso che Satana è solo un giocattolo nelle mani di Dio e che la polizia non può fare nulla senza il Suo permesso. Questo aveva dato loro la fede e il coraggio per affrontare la situazione e avevano persino osato negare le voci infondate e le fallacie della polizia. Vedendo ciò che avevano ottenuto i miei genitori, mi sono profondamente commossa. Anche se non ero lì a far loro compagnia, la loro vita era ancora migliore grazie alla guida delle parole di Dio. Ho capito che le mie preoccupazioni erano completamente infondate. A questo pensiero, non sono più stata così preoccupata per loro.

Una volta, ho letto le parole di Dio: “Allevandoti, i tuoi genitori stanno adempiendo a una responsabilità e a un obbligo. Condurti all’età adulta è un loro obbligo e una loro responsabilità, e non può definirsi amorevolezza. Se non può definirsi amorevolezza, allora non è qualcosa di cui ti spetta godere? (Sì.) È una sorta di diritto di cui dovresti godere. Dovresti essere allevato dai tuoi genitori perché, prima di raggiungere l’età adulta, il ruolo che svolgi è quello di un figlio che viene educato. Pertanto, i tuoi genitori stanno solo adempiendo a una sorta di responsabilità nei tuoi confronti, e tu la stai semplicemente ricevendo, ma ciò che stai ricevendo da loro non sono certo grazia e amorevolezza. Per qualsiasi creatura vivente, mettere al mondo dei figli e prendersi cura di loro, riprodursi e allevare la generazione successiva è una sorta di responsabilità. Per esempio, gli uccelli, le mucche, le pecore e persino le tigri devono prendersi cura della prole dopo averla messa al mondo. Non esistono esseri viventi che non allevino la propria prole. Potranno esserci delle eccezioni, ma non sono molte. È un fenomeno naturale nell’esistenza delle creature viventi, un loro istinto, e non può essere attribuito all’amorevolezza. Stanno solo rispettando una legge che il Creatore ha stabilito per gli animali e per l’umanità. Pertanto, il fatto che i tuoi genitori ti abbiano allevato non può essere classificato come amorevolezza. Alla luce di ciò, si può affermare che i tuoi genitori non sono tuoi creditori. Stanno adempiendo alle loro responsabilità nei tuoi confronti. A prescindere da quanto impegno e da quanto denaro investano per te, non dovrebbero chiederti di ricompensarli, poiché questa è la loro responsabilità di genitori. Dal momento che si tratta di una responsabilità e di un obbligo, dovrebbe essere gratuito e non prevedere nulla in cambio. Allevandoti, i tuoi genitori stavano semplicemente adempiendo alle loro responsabilità e ai loro obblighi, e questo non dovrebbe essere retribuito né costituire una transazione. Quindi non devi approcciarti ai tuoi genitori né gestire il tuo rapporto con loro sulla base dell’idea di ricompensarli. È disumano trattare e ripagare i tuoi genitori e gestire il rapporto che hai con loro sulla base di quest’idea. Allo stesso tempo, sarai incline a essere limitato e vincolato dai tuoi sentimenti carnali e avrai difficoltà a districartene, al punto che potresti persino smarrirti. I tuoi genitori non sono tuoi creditori, quindi non hai l’obbligo di realizzare tutte le loro aspettative. Non hai l’obbligo di soddisfarle. In altre parole, loro possono avere le loro aspettative, mentre tu hai le tue scelte, così come il percorso di vita e il destino che Dio ha stabilito per te, e che non hanno nulla a che fare con i tuoi genitori(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho compreso che, per i miei genitori, l’avermi messa al mondo, cresciuta e aver provveduto alla mia vita era una responsabilità cui dovevano adempiere. Non si trattava di una gentilezza e non c’era bisogno che li ripagassi. Gli uccelli nel regno animale fanno lo stesso: quando una madre dà alla luce i suoi pulcini, li nutre e rischia la vita per catturare il cibo per crescere i suoi piccoli. Quando gli uccellini sono in pericolo, la madre li protegge disperatamente, difendendoli anche a costo della propria incolumità. Le cure e l’amore della madre per i suoi pulcini derivano esclusivamente dall’istinto. Lo stesso vale per gli esseri umani che crescono la propria prole. Dall’istante in cui ero stata messa al mondo, i miei genitori avevano la responsabilità di crescermi e l’obbligo di prendersi cura di me. Nel crescermi, stavano adempiendo la loro responsabilità e non c’era nulla per cui dovessi sdebitarmi o ripagarli. Ero stata influenzata e condizionata da idee della cultura tradizionale come “Cresci i figli affinché ti assistano nella vecchiaia” e “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra”. Consideravo le cure dei miei genitori come una gentilezza e credevo di essere in debito con loro perché avevano pagato un prezzo e si erano spesi per me, al punto che ero disposta a sacrificare il resto della mia vita per questo. Sapevo bene che nel centro di detenzione non mi ero nutrita delle parole di Dio e non avevo svolto il mio dovere per più di due anni, lasciando così indietro il mio accesso alla vita, pertanto adesso dovevo leggere le parole di Dio e svolgere bene il mio dovere. Tuttavia, quando pensavo ai miei genitori che soffrivano e si preoccupavano per me, desideravo solamente lavorare e guadagnare soldi per ripagarli con una buona vita materiale. Se non fosse stato per la pandemia, sarei andata a lavorare e a fare soldi. Successivamente, me ne sono andata di casa per svolgere il mio dovere, ma pensavo ancora a come ripagare i miei genitori. Ogni mio pensiero era legato all’idea di ripagare la gratitudine, come se potessi vivere solamente per ripagare la gentilezza dei miei genitori. Io sono un essere creato. È stato Dio a darmi la vita ed è stato Lui a proteggermi mentre arrivavo all’età adulta. Negli ultimi giorni, mi aveva anche dato la grazia di giungere dinanzi a Lui affinché potessi godere della fornitura delle Sue parole. Dio ha pagato un prezzo così grande per me e io devo svolgere bene il mio dovere per soddisfarLo. Sebbene i miei genitori si siano presi molta cura di me, oggi non sarei viva senza la Sua protezione. Era stato lo stesso quando a quattordici anni avevo scalato quella montagna. Se non fosse stato per la protezione di Dio, avrei perso la vita cadendo giù dalla montagna. Sono in debito soprattutto con Lui, non con i miei genitori. Non dovrei vivere per ripagare la loro gentilezza, ma dovrei svolgere bene il mio dovere per soddisfare Dio. Un volta compreso ciò, sono riuscita a trattare in modo corretto l’amore e le cure dei miei genitori.

In seguito, ho letto altre parole di Dio: “Innanzitutto, la maggior parte delle persone sceglie di andarsene di casa per svolgere i propri doveri in parte a causa di circostanze oggettive generali, che rendono loro necessario lasciare i genitori; non possono rimanere accanto a loro per prendersene cura e stare al loro fianco. Non è che scelgano volontariamente di lasciarli: questa è la ragione oggettiva. Sotto un altro aspetto, dal punto di vista soggettivo, hai lasciato casa per svolgere i tuoi doveri non perché volessi lasciare i tuoi genitori ed eludere le tue responsabilità, ma per via della chiamata che hai ricevuto da Dio. Per collaborare all’opera di Dio, accettare la Sua chiamata e svolgere i doveri di un essere creato, non avevi altra scelta che lasciare i tuoi genitori; non potevi rimanere accanto a loro per stare al loro fianco e prenderti cura di loro. Non li hai lasciati per eludere le responsabilità, giusto? Lasciarli per eludere le tue responsabilità non ha forse una natura diversa dal doverli lasciare per rispondere alla chiamata di Dio e svolgere i tuoi doveri? (Sì.) Nel tuo cuore, nutri legami emotivi e pensieri verso i tuoi genitori; i tuoi sentimenti non sono vuoti. Se le circostanze oggettive lo permettessero e tu avessi la possibilità di stare al loro fianco mentre svolgi i tuoi doveri, allora saresti disposto a farlo, a prenderti regolarmente cura di loro e adempiere alle tue responsabilità. Ma a causa di circostanze oggettive devi lasciarli, non puoi restare accanto a loro. Non è che non vuoi adempiere alle tue responsabilità di figlio, è che non puoi. Non sono due cose di natura diversa? (Sì.) Se te ne sei andato di casa per evitare di essere un figlio devoto e di adempiere alle tue responsabilità, questo è poco filiale e denota mancanza di umanità. I tuoi genitori ti hanno allevato, ma tu non vedi l’ora di dispiegare le ali e andartene al più presto per la tua strada. Non vuoi vedere i tuoi genitori e neppure presti attenzione quando vieni a sapere di qualche difficoltà che hanno affrontato. Anche se disponi dei mezzi per aiutarli, non lo fai; ti limiti a fingere di non sentire e lasci che gli altri dicano di te quello che vogliono: semplicemente non vuoi adempiere alle tue responsabilità. Questo è essere poco filiale. Ma è questo il caso di cui stiamo parlando? (No.) Molti hanno lasciato le loro contee, le loro città, le loro province o addirittura i loro Paesi per svolgere i loro doveri; sono ormai lontani dalle loro città di origine. Inoltre, per vari motivi, non è conveniente per loro rimanere in contatto con le famiglie. Di tanto in tanto si informano sulla situazione attuale dei loro genitori da persone che provengono dalla stessa città natale e si sentono sollevati quando sentono che sono ancora in salute e se la cavano bene. In realtà, non sei poco filiale; non sei giunto al punto di essere privo di umanità, di non volere nemmeno prenderti cura dei tuoi genitori o adempiere alle tue responsabilità nei loro confronti. Devi compiere questa scelta per varie ragioni oggettive, quindi non sei un figlio poco devoto. Queste sono le due ragioni. E ce n’è anche un’altra: se i vostri genitori non sono quel tipo di persone che vi perseguitano in modo particolare o che ostacolano la vostra fede in Dio, se sostengono la vostra fede in Dio, o se sono fratelli e sorelle che credono in Dio come voi, anche loro membri della Sua casa, allora chi di voi non prega silenziosamente Dio quando pensa ai suoi genitori dentro di sé? Chi di voi non mette nelle mani di Dio i propri genitori, insieme alla loro salute, alla loro sicurezza e a tutte le necessità della loro vita? Affidare i tuoi genitori alle mani di Dio è il modo migliore per mostrare rispetto filiale nei loro confronti. Non speri che nella vita affrontino difficoltà di ogni tipo, né che vivano o mangino male o che soffrano di cattiva salute. Nel profondo del tuo cuore, speri certamente che Dio li protegga e li tenga al sicuro. Se sono credenti in Dio, auspichi che possano svolgere i loro doveri e anche che riescano a rimanere saldi nella loro testimonianza. Questo è adempiere alle proprie responsabilità umane; questo è tutto ciò che le persone possono ottenere con la loro umanità. Inoltre, la cosa più importante è che, dopo anni che credono in Dio e che ascoltano così tante verità, le persone possiedono almeno questo briciolo di comprensione: il destino dell’uomo è determinato dal Cielo, l’uomo vive nelle mani di Dio e godere della cura e della protezione di Dio è molto più importante della pietà filiale, del fatto che i figli si prendano cura dei genitori o che restino al loro fianco. Non ti fa sentire sollevato il fatto che i tuoi genitori sono sotto la cura e la protezione di Dio? Non devi preoccuparti per loro. […] in ogni caso le persone non dovrebbero provare né sensi di colpa né rimorsi di coscienza per non aver potuto adempiere alle loro responsabilità nei confronti dei genitori a causa di circostanze oggettive. Tali questioni, e altre simili, non dovrebbero diventare un problema nella loro vita di fede in Dio; andrebbero abbandonate. Quando si tratta di questi temi correlati all’adempimento delle responsabilità nei confronti dei genitori, le persone dovrebbero avere questa comprensione accurata e smettere di sentirsi vincolate(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (16)”). Le parole di Dio hanno aiutato il mio spirito a liberarsi e ho capito quale sia un vero comportamento non devoto. Quando i figli sono chiaramente in condizione di prendersi cura dei propri genitori, ma pensano solo a divertirsi, eludendo le proprie responsabilità e ignorandoli, questa è una mancanza di coscienza. Vuol dire non essere un figlio devoto. Tuttavia, la mia incapacità di prendermi cura di loro non è dovuta al fatto che mi sottraggo alle mie responsabilità, né vuol dire che io non intenda onorarli. È dovuta al fatto che non posso tornare a casa per via della persecuzione del PCC. Per di più, anche i miei genitori credono in Dio e la loro più grande aspettativa verso di me non è che io provveda alla loro vecchiaia o che mi prenda cura di loro per il resto della vita, bensì che io creda in Dio e svolga bene il mio dovere, percorrendo il giusto cammino nella vita. Per questo motivo, non devo sentirmi colpevole e fare bene il mio dovere è il più grande conforto che io possa dare ai miei genitori. Al tempo stesso, nelle parole di Dio ho anche trovato un cammino di pratica, ossia quello di mettere i miei genitori nelle Sue mani e di lasciare che Egli li guidi, perché la mia compagnia e le mie cure sono solo premure superficiali e non hanno alcun effetto reale. Era stato lo stesso quando mio padre aveva dei dolori alla schiena. Il massimo che potevo fare era eseguire su di lui un raschiamento “gua sha” e comprargli dei cerotti curativi. Ma quando era stato colpito da una malattia cardiaca, ero impotente, avevo le mani legate e non potevo far altro che starmene lì senza far niente, completamente incapace di alleviare il suo dolore. A prescindere dal fatto che io rimanga accanto ai miei genitori, loro si ammaleranno quando si devono ammalare e resteranno in salute quando devono restare in salute. Non cambierà nulla solo perché sono lì con loro. Pertanto, affidarli nelle mani di Dio è la scelta più saggia. Sebbene al momento i miei genitori stiano soffrendo a causa di alcune malattie, sono insieme, possono prendersi cura l’uno dell’altra e condividere sulle parole di Dio, pertanto il loro spirito è gioioso. Tutto ciò è qualcosa che nessuna cura o godimento materiale può sostituire e mi sento sollevata nell’affidarli a Dio.

In passato, ero stata danneggiata e limitata dai veleni satanici e consideravo i miei genitori come dei creditori, sentendomi costantemente in colpa perché non potevo prendermi cura di loro. Ora le parole di Dio hanno sciolto le catene del mio spirito, facendo sì che io non sia più legata alle gentilezze. Ringrazio Dio dal profondo del cuore. Al momento, è da tanto che non riesco a contattare i miei genitori e non ho idea di come se la stiano cavando. Tuttavia, quando penso a come Dio li guiderà mentre percorrono la loro prossima strada, il mio cuore si sente molto più tranquillo e sono disposta a dedicare tempo ed energie al mio dovere. Grazie a Dio!

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