21. Come sono uscita dal mio senso di oppressione
Nell’aprile del 2023, sono stata eletta come leader della chiesa. All’inizio, il carico di lavoro non era troppo pesante. Il predicatore si incontrava con noi di persona per le riunioni, per implementare i vari compiti e disporre il lavoro in modo adeguato; noi dovevamo semplicemente svolgerlo direttamente. I nostri doveri, quindi, non erano troppo stressanti. Mi piaceva molto questo modo di lavorare e sentivo che svolgere il mio dovere così andava piuttosto bene.
A settembre, a causa dei gravi arresti da parte del PCC, i leader e i lavoratori a tutti i livelli hanno dovuto lavorare in clandestinità e le lettere sono diventate un modo essenziale per comunicare riguardo al lavoro. Ogni giorno ricevevamo lettere di lavoro dai leader superiori e da vari gruppi riguardanti questioni come il lavoro di irrigazione, il lavoro del Vangelo, il lavoro elettorale, il lavoro basato sui testi, il lavoro di allontanamento e così via. Per migliorare l’efficienza del lavoro, dopo aver implementato ogni compito, i leader superiori ci richiedevano di riferire sull’attuazione e sui progressi del lavoro in un breve periodo di tempo. All’epoca, ero principalmente responsabile del lavoro del Vangelo, del lavoro di irrigazione e del lavoro di allontanamento. I leader superiori ci hanno scritto chiedendoci di correggere rapidamente le deviazioni nella predicazione del Vangelo e hanno anche condiviso su alcuni cammini di pratica. Il giorno dopo, ho condiviso immediatamente su ciò con i lavoratori del Vangelo per l’implementazione e, una volta terminato, ho fatto rapporto ai leader superiori, spiegando come erano state risolte le deviazioni esistenti. Riguardo al lavoro di irrigazione, era necessario riassumere le nozioni dei nuovi arrivati e come queste erano state condivise e risolte, se gli irrigatori avessero qualche deviazione nell’irrigare i nuovi arrivati e così via. Tutti questi dettagli dovevano essere riferiti tempestivamente ai leader superiori e bisognava anche rispondere alle altre lettere una per una. Partecipavo alle riunioni durante il giorno e dovevo comunque rispondere a queste lettere di notte; sentivo che lavorare in questo modo richiedeva davvero tanto tempo ed era mentalmente estenuante: la pressione era enorme. Considerando le situazioni pericolose ovunque e il fatto che molto lavoro veniva comunicato tramite lettere, era normale che ci fossero molte domande che necessitavano di una risposta. Questa era anche una necessità per il lavoro della chiesa. Ma, non appena un compito era terminato, il giorno dopo arrivava nuovo lavoro e a volte le lettere si accumulavano perché ce n’erano troppe da gestire. Dopo un po’, sentivo che la pressione era enorme e ogni giorno speravo che arrivassero meno lettere. Mi chiedevo quando avrei potuto fermarmi e rilassarmi veramente, invece di essere ogni giorno sulle spine. Dopo aver avuto questi pensieri, ho iniziato a sentirmi un po’ oppositiva nel rispondere alle lettere e ho cominciato a replicare in modo sbrigativo e, nel riassumere i problemi e le deviazioni nel lavoro, scrivevo solo della situazione lavorativa generale senza descrivere specificamente come questi problemi erano stati risolti. Ciò ha impedito ai leader superiori di poter comprendere i problemi specifici del lavoro o di coglierne i progressi e hanno dovuto scrivere di nuovo per ulteriori richieste, aumentando il carico di lavoro per entrambe le parti. Una volta, quando ho riferito la situazione del lavoro di irrigazione ai leader superiori, ho menzionato che alcuni nuovi arrivati non avevano svolto i loro doveri perché erano stati impegnati con il proprio lavoro e non avevano avuto tempo, e che altri nuovi arrivati progredivano lentamente perché non c’era molto tempo per le riunioni. Ho solo descritto brevemente la situazione dei nuovi arrivati senza dire come pianificavo di risolvere questi problemi. Di conseguenza, i leader superiori non hanno potuto capire i dettagli del lavoro e mi hanno scritto di nuovo chiedendomi maggiori informazioni. Quando ho ricevuto la lettera, mi sono sentita molto oppositiva: “Ho già dato un riscontro e ora vogliono che fornisca maggiori dettagli? Questo richiederà così tanta riflessione e così tanto tempo!” Quindi non volevo aggiungere ulteriori dettagli. Subito dopo, ho ricevuto una lettera da un altro gruppo che ci chiedeva di riferire sull’implementazione di un altro compito e mi sono sentita ancora più oppositiva, amareggiata e oppressa, pensando: “Questo lavoro viene seguito troppo da vicino; quando potrò rilassarmi un po’?” Poiché vivevo in uno stato sbagliato, passavo le mie giornate sentendomi confusa e svolgevo semplicemente il mio dovere con il pilota automatico.
In seguito, ho letto un passo della parola di Dio: “Alcuni sono sempre superficiali e tentano di battere la fiacca mentre svolgono i loro doveri. A volte, il lavoro della chiesa richiede fretta, ma loro vogliono fare come preferiscono. Se non si sentono molto bene fisicamente, o sono di cattivo umore e di morale basso per un paio di giorni, non sono disposti a sopportare le difficoltà e a pagare un prezzo per svolgere il lavoro della chiesa. Sono particolarmente pigri e bramosi di comodità. Quando mancano di motivazione, rallentano fisicamente e non hanno voglia di muoversi, ma temono di essere potati da parte dei leader e di apparire pigri agli occhi di fratelli e sorelle, quindi non possono fare altro che eseguire contro voglia il lavoro insieme a tutti gli altri. Tuttavia, nel farlo sono molto restii, scontenti e riluttanti. Si sentono trattati ingiustamente, offesi, soffocati ed esausti. Vorrebbero agire in base alla propria volontà, ma non osano disobbedire o contravvenire ai requisiti e alle norme della casa di Dio. Di conseguenza, nel corso del tempo inizia a emergere in loro un’emozione: l’oppressione. Quando questa emozione si radica in loro, iniziano ad apparire sempre più svogliati e deboli. Come macchine, non avranno più una chiara comprensione di ciò che stanno facendo, ma continueranno a eseguire tutto ciò che viene detto loro ogni giorno, nel modo in cui viene detto loro di eseguirlo. Anche se in superficie continueranno a eseguire i loro compiti senza fermarsi, senza fare pause, senza allontanarsi dall’ambiente in cui li svolgono, in cuor loro si sentiranno oppressi e la vita apparirà loro faticosa e colma di cose di cui lamentarsi. Il loro più grande desiderio al momento è quello di non essere più controllati dagli altri, di non essere più limitati dalle norme della casa di Dio e di essere svincolati dalle sue disposizioni. Desiderano fare quello che vogliono, quando vogliono, eseguendo un po’ di lavoro se si sentono bene e non facendolo se si sentono male. Desiderano essere liberi da ogni responsabilità, non essere mai potati, e non essere supervisionati, controllati o comandati da nessuno. Pensano che quando ciò avverrà sarà un gran giorno, e che si sentiranno davvero liberi e affrancati. Tuttavia, non sono comunque disposti ad andarsene o ad arrendersi; temono che, se non svolgeranno i loro doveri, se faranno davvero quello che vogliono e un giorno saranno liberi e affrancati, allora si allontaneranno naturalmente da Dio, e hanno paura che, se Dio non li vorrà più, non saranno in grado di ottenere alcuna benedizione. Alcuni si trovano in preda a un dilemma: se tentano di lamentarsi con i loro fratelli e sorelle, hanno difficoltà a parlare. Se si rivolgono a Dio in preghiera, non riescono a proferire parola. Se si lamentano, sentono che sono loro stessi a essere in torto. Se non si lamentano, provano disagio. Si chiedono perché la loro vita sia così piena di cose di cui lamentarsi, così in contrasto con ciò che vogliono e così faticosa. Non vogliono vivere in questo modo, non vogliono conformarsi agli altri, vogliono fare quello che piace loro e nel modo in cui piace loro, e si chiedono perché non ci riescano. Una volta si sentivano esausti solo fisicamente, ma ora anche il loro cuore è stanco. Non capiscono cosa stia accadendo loro. DiteMi: questo non dipende forse da emozioni di oppressione? (Sì.)” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho finalmente capito di essere sprofondata nell’oppressione. Ero esattamente il tipo di persona di cui Dio parlava, quella che vuole sempre svolgere il proprio dovere come le pare, facilmente e senza preoccupazioni. Una volta che il lavoro della chiesa è diventato intenso e ha intralciato la mia precedente vita confortevole, mi sono sentita oppressa. Prima, il carico di lavoro non era così pesante e, dopo aver terminato il lavoro, potevo rilassarmi; svolgere il mio dovere sembrava relativamente facile e libero. Mi piaceva molto quello stato di lavoro. In seguito, a causa della situazione terribile, i leader e i lavoratori non potevano più incontrarsi e condividere con noi come prima e tutto doveva essere comunicato per lettera. Man mano che le lettere andavano e venivano in numero sempre maggiore, non solo dovevo riassumere i problemi e le difficoltà del lavoro, ma dovevo anche riferire in dettaglio come erano stati risolti e così via. Man mano che il carico di lavoro aumentava e i leader superiori seguivano il lavoro in modo sempre più approfondito, ho iniziato a sentirmi oppositiva e sono sprofondata in un senso di oppressione, pensando che svolgere il mio dovere in questo modo non fosse per niente libero e che la mia carne fosse troppo frenata. Passavo le giornate sentendomi come una corda tesa, desiderando sempre di fermarmi e rilassarmi, di prendermi una pausa e di avere più tempo libero. Pertanto, ogni giorno speravo che arrivassero meno lettere e in cuor mio mi sentivo persino oppositiva nel riceverle. Ho anche iniziato a svolgere il mio dovere in modo superficiale, dando un riscontro senza dettagli, non riassumendo diligentemente i problemi del lavoro ed essendo ancora meno disposta a pagare un prezzo per cercare il modo di risolverli. Quando uno dei gruppi chiedeva di rispondere alle lettere, avevo anche la sensazione che insistessero troppo e mi sentivo afflitta, a disagio e oppressa. Ogni giorno svolgevo il mio dovere controvoglia e con riluttanza. Solo allora mi sono resa conto che, poiché sprofondavo nell’oppressione, il mio svolgimento del dovere era sempre passivo e non coscienzioso. Se questo stato non fosse stato risolto, a lungo andare, avrei perso l’opera dello Spirito Santo e sarei stata sdegnata ed eliminata da Dio. Inoltre, come leader, se non avessi risposto prontamente alle lettere, seguito e implementato i vari lavori, e fossi stata sempre superficiale, ciò avrebbe impedito ai leader superiori di comprendere tempestivamente lo stato attuale e i progressi del lavoro, quindi le deviazioni nel lavoro non sarebbero state scoperte e corrette prontamente. Questo avrebbe ritardato gravemente il lavoro della chiesa ed era una conseguenza che non potevo sopportare. Una volta compreso questo, ho capito che non risolvere il senso di oppressione è davvero molto pericoloso. Così, ho cercato di nuovo la verità, volendo risolvere tale sentimento.
Ho letto le parole di Dio: “Cosa causa oppressione nelle persone? Certamente non la stanchezza fisica, quindi che cosa? Se gli individui perseguono costantemente la felicità e il benessere della carne e non vogliono soffrire, allora anche patire un minimo di sofferenza fisica e di stanchezza in più o soffrire un po’ più degli altri li farebbe sentire oppressi. Questa è una delle cause dell’oppressione. Se gli uomini non considerano una piccola sofferenza fisica come un grave problema e non cercano il benessere fisico, perseguendo invece la verità e cercando di adempiere bene ai loro doveri per soddisfare Dio, spesso non avvertono la sofferenza fisica. Anche se a volte si sentono un po’ occupati, stanchi o esausti, dopo aver dormito un po’ ed essersi svegliati ristorati, riprendono a lavorare. Si concentrano allora sui loro doveri e sul loro lavoro; non considerano un po’ di stanchezza fisica come un grande problema. Al contrario, quando nei pensieri delle persone emergono dei problemi ed esse perseguono costantemente il benessere fisico, ogni volta che il loro corpo subisce una minima offesa o non trova appagamento, emergono in loro determinate emozioni negative. […] Spesso si sentono oppressi riguardo a questo tipo di situazioni e non sono disposti ad accettare l’aiuto dei fratelli e delle sorelle o la supervisione dei leader. Se commettono un errore, non permettono agli altri di potarli. Non sopportano vincoli di alcuna sorta. Pensano: ‘Credo in Dio allo scopo di trovare la felicità, quindi perché dovrei rendermi le cose difficili? Perché la mia vita dovrebbe essere così faticosa? Le persone dovrebbero vivere felici. Non dovrebbero prestare tanta attenzione a questi regolamenti e a questi sistemi. A cosa serve rispettarli sempre? Ora, in questo preciso momento, farò quello che voglio. Nessuno di voi dovrebbe avere niente da dire al riguardo’. Un individuo di questo tipo è particolarmente ostinato e dissoluto: non tollera di subire alcun freno, né desidera sentirsi frenato in alcun ambiente lavorativo. Non vuole aderire ai regolamenti e ai principi della casa di Dio, non è disposto ad accettare i principi che andrebbero seguiti nella propria condotta e nemmeno desidera attenersi a ciò che la coscienza e la ragione gli dicono di fare. Vuole agire a modo suo, fare tutto ciò che lo rende felice, che gli è di beneficio e che lo fa stare bene. Crede che vivere sotto questi freni violerebbe la sua volontà, che sarebbe come danneggiare sé stesso e procurarsi fastidi eccessivi, e che non si dovrebbe vivere così. Pensa che le persone dovrebbero vivere libere e affrancate, indulgendo nei propri desideri della carne con abbandono, così come nelle proprie aspirazioni e nel proprio anelito. Ritiene che dovrebbero fare a modo proprio, dire e fare tutto quello che vogliono e andare dove vogliono, senza dover considerare le conseguenze o i sentimenti degli altri, e soprattutto senza dover considerare le proprie responsabilità e i propri obblighi, i doveri che i credenti dovrebbero svolgere, le verità principi a cui dovrebbero attenersi, le verità realtà che dovrebbero vivere o il cammino di vita che dovrebbero seguire. Le persone di questo tipo vogliono sempre fare a modo loro in società e tra gli altri, ma qualsiasi ambiente frequentino non potranno comunque riuscirci. Credono che la casa di Dio esalti i diritti umani, conceda alle persone piena libertà, si preoccupi dell’umanità, della tolleranza e della sopportazione per le persone e che, dopo essere entrate a far parte della casa di Dio, dovrebbero poter indulgere quanto vogliono nei loro desideri della carne. Tuttavia, poiché la casa di Dio ha norme e decreti amministrativi, costoro non possono comunque fare ciò che vogliono. Poiché non cercano la verità, questa loro emozione dell’oppressione rimane irrisolta. Non vivono per adempiere ad alcun tipo di responsabilità, né per portare a termine alcuna missione, e neppure per diventare persone autentiche. Non hanno fede in Dio allo scopo di compiere bene i doveri di un essere creato, portare a termine la loro missione e ottenere la salvezza. Indipendentemente dalle persone che frequentano, dagli ambienti in cui si trovano o dalla professione che svolgono, il loro obiettivo finale è trovare e gratificare sé stessi. Lo scopo di tutto ciò che fanno ruota intorno a questo, e l’autogratificazione è il desiderio di tutta la loro vita e l’obiettivo del loro perseguimento” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che la ragione per cui sprofondavo nell’oppressione era che la prospettiva dietro il mio perseguimento era sbagliata. Non stavo cercando di svolgere bene il mio dovere per soddisfare Dio, ma piuttosto perseguivo il piacere e la comodità della carne. Quindi, quando il carico di lavoro era pesante e venivano richiesti troppi dettagli, in cuor mio mi lamentavo e mi sentivo oppositiva verso tali disposizioni. Vivevo secondo idee e punti di vista come “La vita è breve, quindi goditela finché puoi” e “Degustare il vino e godersi la musica: quanto tempo offre davvero la vita?” Pensavo che non ci fosse bisogno di preoccuparsi molto e di stancarsi così tanto in questa mia vita e che il relax e la felicità fossero più importanti di qualsiasi altra cosa. Quando andavo a scuola, non mi piaceva studiare poiché sentivo che era troppo restrittivo. Alcuni compagni di classe studiavano sodo per entrare nelle scuole dei loro sogni, usando tutto il loro tempo per lo studio e sforzandosi di ottenere voti alti. Ma io giocavo quando volevo, pensando tra me e me: “Perché rendermi le cose così difficili? Non sarebbe troppo amaro, troppo faticoso e troppo pressante?” Dopo aver iniziato a lavorare, non cercavo di guadagnare di più ed ero soddisfatta finché avevo abbastanza per provvedere al cibo e al vestiario. Non mi sono mai messa troppa pressione, né mi sono mai stancata troppo: mi rilassavo il più possibile. Dopo aver trovato Dio, vivevo ancora secondo queste idee e questi punti di vista, preferendo una vita facile, comoda e rilassata. Quando il carico di lavoro è aumentato e non potevo fare come mi pareva, ho opposto resistenza nel mio cuore e, anche se esternamente svolgevo il mio dovere, dentro ero piena di lamentele, non mostrando la minima sottomissione a Dio. Davo priorità al perseguimento della comodità della carne senza considerare affatto come adempiere i miei doveri o compiere le mie responsabilità. Facevo il mio dovere senza alcuna sincerità o lealtà e, per questo, il mio atteggiamento verso il mio dovere era veramente detestabile per Dio. Ho pensato a Noè che costruiva l’arca. Non importa quanto dolore fisico abbia sofferto, ha messo al primo posto l’incarico da parte di Dio e, alla fine, lo ha completato e ha ricevuto la Sua approvazione. Io, come leader della chiesa, dovrei adempiere la responsabilità di un leader e mettere al primo posto l’incarico ricevuto da Dio, proprio come ha fatto Noè. Tutto questo è in linea con l’intenzione di Dio ed è il perseguimento che una persona con un’umanità normale dovrebbe avere. Inoltre, il fatto che Dio mi abbia dato la possibilità di formarmi come leader era per farmi concentrare sulla ricerca della verità nel risolvere le difficoltà e i problemi del lavoro, e infine ottenere la verità. Ma non avevo capito affatto l’intenzione di Dio né i Suoi scrupolosi pensieri ed ero sprofondata nel senso di oppressione. Ero veramente sciocca! Ho pensato a come, quando i leader avevano seguito il lavoro di irrigazione, avevano detto che avevo solo trovato i problemi dei nuovi arrivati senza risolverli, così avevo usato la parola di Dio per condividere sul problema di ogni nuovo arrivato e, gradualmente, i nuovi arrivati erano diventati disposti a riunirsi.
In seguito, ho cercato di comprendere la natura della bramosia per la comodità. Ho letto le parole di Dio: “Nella società, chi sono coloro che non si occupano del proprio lavoro? Sono i fannulloni, gli sciocchi, i nullafacenti, i teppisti, i mascalzoni e i perdigiorno, questa sorta di gente. Non vogliono apprendere abilità o capacità, né intraprendere una carriera seria o trovare un lavoro che permetta loro di arrivare a fine mese; vogliono solo oziare e cavarsela alla meno peggio. Sono i fannulloni e i perdigiorno della società. Si infiltrano nella chiesa e vogliono comunque raccogliere senza seminare, godersi la vita e guadagnare benedizioni. Sono degli opportunisti. Questi opportunisti non sono mai disposti a svolgere i loro doveri. Se le cose non vanno come vorrebbero, anche solo leggermente, si sentono oppressi. Desiderano sempre vivere liberamente; non intendono svolgere alcun tipo di lavoro, eppure vogliono del buon cibo e bei vestiti, mangiare tutto ciò che desiderano e dormire quando vogliono. Non vogliono sopportare la benché minima avversità e desiderano semplicemente una vita di godimento. Trovano persino estenuante vivere; sono schiavi delle emozioni negative. Si sentono spesso stanchi e confusi perché non possono fare a modo loro. Non vogliono occuparsi del lavoro che spetta loro né gestire le faccende che spettano loro; non vogliono dedicarsi a un singolo lavoro ed eseguirlo con costanza dall’inizio alla fine, trattandolo come il lavoro che sono tenuti a svolgere e come il proprio dovere, come un obbligo e una responsabilità, e non vogliono eseguirlo bene e produrre dei risultati, raggiungendo la migliore efficienza possibile; non hanno mai pensato in questo modo. Vogliono solo agire in modo superficiale e usare il loro dovere come mezzo per guadagnarsi da vivere. Quando affrontano una piccola regolamentazione o pressione, o quando viene chiesto loro di assumersi delle responsabilità o si fanno rispettare loro degli standard leggermente più elevati, si sentono a disagio e oppressi: questa emozione negativa emerge dentro di loro. Sentono che vivere nell’ambiente della vita della chiesa è angosciante e oppressivo. Una ragione fondamentale per questo è che persone come queste non accettano la verità, vogliono solo fare come pare a loro, non hanno una normale umanità e la loro ragione è compromessa. Passano tutto il giorno a indulgere in fantasie, vivendo in un sogno, tra le nuvole, immaginando sempre le cose più stravaganti. Per questo è molto difficile eliminare il loro senso di oppressione. Non sono interessate alla verità, sono dei miscredenti. L’unica cosa che possiamo fare è chiedere loro di lasciare la casa di Dio, di tornare nel mondo e di trovare il loro posto di agio e comodità” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). “La casa di Dio ha le sue regole. Al suo interno vigono delle norme, un metodo di gestione e dei sistemi appropriati in tutti gli aspetti del lavoro. Se vuoi diventare un membro della casa di Dio, dovresti attenerti rigorosamente alle sue regole. Non dovresti essere impudente, bensì imparare a sottometterti e ad agire in modo che tutti siano soddisfatti. Questo è in linea con gli standard della coscienza e della ragione. Nessuna delle norme della casa di Dio è stabilita a vantaggio di un singolo individuo, ma per il bene di tutti i membri della casa di Dio. Tali norme sono volte a salvaguardare il lavoro e gli interessi della casa di Dio. Questi regolamenti e sistemi sono ragionevoli, e se le persone possiedono coscienza e ragione dovrebbero seguirli. Pertanto, qualunque cosa tu stia facendo, da un lato devi farla in conformità ai regolamenti e ai sistemi della casa di Dio, e dall’altro hai inoltre la responsabilità e l’obbligo di sostenere tutto questo, anziché agire costantemente in base ai tuoi interessi e alle tue prospettive personali. Non è così? (Sì.) Se vivere e lavorare nella casa di Dio ti fa sentire particolarmente oppresso, non è a causa di un problema con i regolamenti, i sistemi o i metodi di gestione in essa vigenti, quanto piuttosto per via di un tuo problema personale. […] Se ti senti oppresso, è perché non puoi fare a modo tuo, e questo significa che non è un luogo adatto a te. Non è la casa felice che cerchi, né il posto in cui dovresti stare. Se stai conducendo una vita così tanto in contrasto con la tua volontà, dovresti andartene. Capito? La casa di Dio non costringe mai i miscredenti o coloro che non perseguono la verità” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). Dalle parole di Dio, ho visto che Lui detesta veramente coloro che non perseguono la verità, che trascurano i loro doveri e vogliono solo tirare avanti nella Sua casa. Persone del genere sono riluttanti a svolgere i loro doveri nella casa di Dio e vogliono solo tirare avanti verso un esito in cui non muoiono. Non importa dove vadano, nessuno le rispetta: persone del genere sono davvero infime e non hanno integrità. Anch’io ero così. Quando vedevo un carico di lavoro pesante e pressione, non riuscivo a sottomettermi e sprofondavo nel senso di oppressione, svolgevo i miei doveri passivamente, non volevo soffrire e desideravo solo tirare avanti. Continuando così, avrei completamente rovinato la mia integrità e, ovunque andassi, non avrei guadagnato rispetto e avrei vissuto senza alcuna integrità e dignità. In realtà, il fatto che i leader superiori seguissero da vicino il lavoro era in parte per riguardo verso i progressi generali del lavoro e anche perché abbiamo un’indole satanica corrotta: senza supervisione, nel nostro lavoro battiamo la fiacca e questo influenzerà i progressi del lavoro della chiesa. Il fatto che i leader superiori seguissero il lavoro era un modo per adempiere la loro responsabilità e tener conto delle intenzioni di Dio. Senza che i leader superiori seguissero così da vicino il lavoro, con il mio atteggiamento di svolgere i doveri inseguendo solo la felicità, l’agio e la comodità, non si sa quanti danni avrebbe potuto subire il lavoro della chiesa. In realtà, non avevo sofferto molto nei miei doveri e dovevo solo riflettere di più e dedicare più tempo al lavoro. Per esempio, quando i nuovi arrivati erano impegnati con il loro lavoro e non potevano riunirsi regolarmente, era perché non capivano il significato di riunirsi nella loro fede. Ma dopo che ho dedicato un po’ di tempo a trovare alcune parole di Dio e alcuni video di testimonianze esperienziali, e dopo aver chiarito le loro nozioni, sono diventati disposti a riunirsi. Quando i fratelli e le sorelle che predicavano il Vangelo avevano delle difficoltà, ho solo pensato un po’ alla questione, ho trovato alcune parole di Dio e ho condiviso sulla mia comprensione e conoscenza con loro. In un altro caso, dare un riscontro dettagliato sul lavoro ha solo richiesto un po’ più di tempo; la mia carne non aveva sofferto molto ed era tutto sopportabile. Eppure ho sempre sentito che dare un riscontro ai leader superiori fosse problematico e faticoso, l’ho sempre trovato un fastidio e non volevo impegnarmi. Ho visto che tenevo troppo alla mia carne! Se non avessi perseguito la verità e avessi solo desiderato libertà e agio, allora avrei solamente finito per ritardare il lavoro della chiesa ed essere sdegnata da Dio. Dovevo pentirmi davanti a Lui e cambiare i miei pensieri depravati di bramosia per la comodità.
Nel giugno del 2024, ho assunto la responsabilità di diverse altre chiese e il carico di lavoro è diventato ancora più pesante di prima. Ogni compito interessava molte verità principi e dettagli e sentivo di essere sotto un’enorme pressione. Ero ogni giorno sulle spine e non osavo rilassarmi, pensando: “Quando potrò finalmente avere un po’ più di relax e agio? Quando smetterò di avere così tante cose nella testa e nel cuore?” A questo pensiero, mi sono resa conto che stavo di nuovo cercando di perseguire la comodità, così ho pregato Dio nel mio cuore: “Dio, Ti prego, proteggi il mio cuore affinché io non viva secondo pensieri satanici e affinché io possa considerare di più il lavoro della chiesa, perseguire la verità, adempiere i miei doveri e compiere le mie responsabilità”. In seguito, ho letto le Sue parole: “Ogni adulto deve assumersi le responsabilità che competono agli adulti, indipendentemente dalla pressione che affronta, come le avversità, le malattie e anche le varie difficoltà: sono cose che tutti dovrebbero sperimentare e sopportare. Fanno parte della vita di una persona normale. Se non riesci a sopportare la pressione, a tollerare la sofferenza o a resistere ai colpi, significa che non hai perseveranza né determinazione e che sei troppo fragile e inutile. Ognuno, sia nella società che nella casa di Dio, deve sopportare questa sofferenza nella sua vita. Questa è la responsabilità che ogni adulto dovrebbe assumersi, il fardello di cui dovrebbe farsi carico e nessuno può evitarlo. Non dovresti nemmeno cercare di sottrarti. […] Se possiedi una normale umanità, dovresti raggiungere questo obiettivo quando svolgi il tuo lavoro. Per quanto riguarda la pressione sul lavoro, che provenga dal Supremo o dalla casa di Dio, oppure che si tratti di pressione esercitata su di te dai fratelli e dalle sorelle, è qualcosa che dovresti sopportare. Non puoi dire: ‘Non lo farò a causa della pressione. Sono solo in cerca di svago, agio, felicità e comodità nell’assolvere il mio dovere e lavorare nella casa di Dio’. Questo non funzionerà e non è un pensiero che un adulto normale dovrebbe avere, né la casa di Dio è un luogo in cui tu possa abbandonarti alle comodità. Ognuno si assume una certa dose di pressione e di rischio nella sua vita e nel suo lavoro. In qualsiasi lavoro, specialmente nello svolgimento del tuo dovere all’interno della casa di Dio, dovresti sforzarti di ottenere risultati ottimali. Su scala più ampia, questo è l’insegnamento e il requisito di Dio. Su scala ridotta, è l’atteggiamento, il punto di vista, lo standard e il principio che ogni persona dovrebbe possedere nella sua condotta e nel suo modo di agire. Quando svolgi un dovere nella casa di Dio, devi imparare ad attenerti alle sue condizioni e ai suoi sistemi, a conformarti alle regole e a comportarti in modo educato. Questa è una parte essenziale della condotta di una persona” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). “Se sei determinato, se riesci a considerare come scopi e obiettivi del tuo perseguimento le responsabilità e gli obblighi che le persone dovrebbero assumersi, ciò che gli individui dotati di normale umanità devono conseguire e le cose che gli adulti devono realizzare, e se sai assumerti le tue responsabilità, allora, a prescindere da quale prezzo pagherai e da quanto dolore sopporterai, non ti lamenterai; e fintanto che riconoscerai che si tratta dei requisiti e delle intenzioni di Dio sarai in grado di sopportare qualsiasi sofferenza e di compiere bene il tuo dovere. Arrivato a questo punto, il tuo stato d’animo sarà diverso; in cuor tuo, percepirai pace e stabilità e proverai piacere. Vedi, se le persone possono svolgere i loro doveri normalmente, accollarsi l’incarico da parte di Dio e intraprendere il cammino corretto nella vita, nei loro cuori percepiscono pace e gioia e sperimentano stabilità e piacere. Se possono inoltre perseguire la verità e raggiungere il punto in cui agiscono secondo i principi e svolgono bene i loro doveri, esse avranno subito alcuni cambiamenti. Queste sono le persone che possiedono coscienza e ragione; sono individui retti, capaci di superare ogni difficoltà e di assumersi qualsiasi compito. Sono i buoni soldati di Cristo, sono stati addestrati e nessuna difficoltà può sconfiggerli” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (5)”). Dalle parole di Dio, ho capito che una persona con un’umanità normale e con coscienza e ragione dovrebbe avere la determinazione di sopportare varie difficoltà e pressioni e che, se una persona persegue sempre l’agio e la comodità, allora non è degna di essere definita umana. Proprio come ha detto Dio: “La casa di Dio non è un luogo in cui tu possa abbandonarti alle comodità”. Dovevo considerare il lavoro della chiesa e come adempiere il mio dovere. Non importa quanti compiti ci fossero o quanto fosse pesante il carico di lavoro, dovevo accettare queste cose dal profondo del cuore. Il fatto che Dio abbia predisposto una situazione del genere era anche per permettermi di crescere, perché avevo così tante mancanze. Attraverso varie avversità, Egli mi ha permesso di imparare a fare affidamento su di Lui, a cercare la verità e a usarla per risolvere i problemi. Dio mi stava dando la possibilità di formarmi e avrei dovuto assumermi questo dovere e collaborare con i miei collaboratori per cercare insieme la verità e adempiere i nostri doveri. Dopo che la mia prospettiva è cambiata, non sono più sprofondata così spesso nel senso di oppressione. In seguito, quando svolgevo il mio dovere, sebbene ogni giorno fosse più impegnativo e ci fossero più cose da fare, il mio atteggiamento verso il mio dovere era cambiato. Quando era necessario dare un riscontro dettagliato sul lavoro, non ero più restia a impegnarmi e non lo trovavo più problematico, potevo riflettere di più su come risolvere i problemi e su come permettere ai fratelli e alle sorelle di svolgere i loro doveri secondo un percorso chiaro. Dopo un periodo di collaborazione, grazie all’aiuto dei leader superiori e dei collaboratori che hanno condiviso con me sui principi, ho guadagnato molto e ho acquisito una certa comprensione dei principi relativi allo svolgimento dei miei doveri. Svolgendo i miei doveri in questo modo, ho trovato pace e serenità nel mio cuore. Grazie a Dio!