41. Come trattare gli interessi e gli hobby del proprio figlio

di Wen Nuan, Cina

Sin da piccolo, mio figlio era piuttosto debole e cresceva lentamente. Vivevamo vicino alla scuola, quindi spesso lo portavo al campetto per farlo correre e diventare più robusto. In quel periodo, un allenatore si è accorto di lui. Nel 2020, è entrato in terza elementare ed è stato scelto dall’allenatore per entrare nella squadra di calcio della scuola. Dopo la scuola, ogni pomeriggio andava al campo ad allenarsi e, nel vedere che le sue guance prendevano colore e il suo corpo diventava più forte, mi sentivo gratificata. Ogni sera, lo ascoltavo raccontare aneddoti calcistici. Mentre lo guardavo allenarsi sul campo, mi accorgevo che diversi allenatori gli riservavano particolare attenzione e gli insegnavano movimenti aggiuntivi. Gli allenatori mi parlavano con grande educazione, elogiando mio figlio per la sua capacità di comprensione, disciplina e resistenza, e spesso lo facevano giocare con gli studenti più grandi, dicendo che volevano coltivarlo per diventare un giocatore importante. Ero veramente felice e pensavo: “Mi sta davvero rendendo orgogliosa. Ha davvero le potenzialità per diventare un calciatore?” Da quel momento in poi, ho iniziato a seguire con attenzione il suo percorso da calciatore e, fintanto che i doveri non mi tenevano troppo impegnata, andavo a vedere tutte le sue partite, importanti o meno. L’allenatore mi comunicava in anticipo ogni disposizione data alla squadra e mi sentivo davvero orgogliosa. Non potevo fare a meno di sognare a occhi aperti: “Sembra che abbia davvero talento. In una società così competitiva come quella di oggi, è difficile affermarsi senza possedere abilità specifiche. Devo coltivarlo nel modo giusto e farlo diventare un fuoriclasse, così, quando raggiungerà la fama e il successo, non solo mi renderà orgogliosa, ma condividerò anche la sua gloria e la sua ricchezza”. Il giorno di Capodanno del 2021, la sua squadra ha vinto il campionato distrettuale. Mentre guardava quello scintillante trofeo dorato, mi abbracciava e rideva felice. Nella mia gioia, pianificavo segretamente il suo futuro come giocatore di calcio e pensavo tra me e me: “Da adesso in poi, preparati alle avversità. Se sono severa, non prendertela con me: è tutto per il tuo bene. Quando in futuro avrai successo, comprenderai la mia scrupolosa intenzione. Questo è già un tuo hobby e, se non ti coltivassi nel modo corretto, sarei un fallimento come genitore”.

In seguito, spesso gli facevo vedere gli highlight dei giocatori più famosi al mondo e dicevo: “Vedi quant’è forte? Come pensi ci si possa sentire a diventare come lui?” Mio figlio già amava guardare le partite e grazie alla mia guida è diventato ancora più appassionato. Dopo aver finito i compiti, guardava le partite e le interviste dei giocatori famosi. In breve tempo, conosceva bene i principali eventi calcistici e i giocatori più famosi di diversi paesi e spesso mi spiegava queste cose. Vedendo che ora aveva intrapreso il giusto percorso, ho iniziato a dargli altri insegnamenti: “Nessuno può avere successo facilmente. Per fare in modo che i tuoi sogni diventino realtà, devi sopportare delle avversità”. Mio figlio era assolutamente d’accordo e raramente si lamentava del fatto che gli esercizi per la tecnica di base fossero noiosi. Per tutta l’estate del 2021, ogni giorno alle 5 di mattina andava al campo ad allenarsi e non smetteva prima delle 9, senza saltare un singolo allenamento. Un giorno, aveva la febbre e quasi mi si spezzava il cuore a vederlo così debole. Tuttavia, per aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi, l’ho comunque portato al campo. Nei fine settimana, quando andava al centro sportivo ad allenarsi, alcune volte era così stanco che voleva prendersi un giorno libero, ma io puntualmente glielo rifiutavo. A volte, diventava piuttosto riluttante e io continuavo a parlargli per cercare di cambiare il suo modo di pensare: “Devi continuare a impegnarti, così l’allenatore vedrà il tuo duro lavoro. Hai bisogno di migliorare le tue abilità, così ti porterà a più partite. Quando avrai una reputazione migliore, un allenatore più bravo si accorgerà di te e ti porterà in una squadra ancora più forte, allora non pensi che sarai un po’ più vicino a diventare un fuoriclasse?” Mio figlio non poteva ribattere, quindi si sforzava di allenarsi.

Successivamente, a causa della grave pandemia, i tornei più grandi sono stati sospesi per due anni di fila. Lui non ha vinto nessun premio ed entrambi ci siamo dispiaciuti, ma non ha mai smesso di allenarsi. Anche col freddo pungente, quando in campo erano solo in pochi, lui era comunque lì. Tuttavia, non mi sono accorta esattamente quando il nostro rapporto ha iniziato a cambiare. A causa della mia impazienza di ottenere risultati da lui, ogni volta che tornava a casa e voleva parlare di qualche episodio interessante dell’allenamento, lo interrompevo con insofferenza: “Non mi importa di queste cose. L’unica cosa che voglio sapere è: hai vinto? Quanti gol hai fatto? L’allenatore si è complimentato con te? Sei il giocatore più forte della squadra?” Mio figlio non riusciva più a trovare le parole per rispondere alle mie domande e non si sentiva più così vicino a me come prima. Se la sua squadra vinceva, si vantava con me, ma se perdevano, abbassava la testa come se avesse fatto qualcosa di sbagliato.

Nel 2023, le restrizioni dovute alla pandemia sono state revocate e diverse competizioni si sono tenute come da calendario. Nel fine settimana, spesso l’allenatore portava i ragazzi in altre città per le partite e, durante le vacanze, andavano a fare grandi tornei in città più lontane e addirittura si allenavano insieme a squadre della stessa età provenienti dalla Corea del Sud. A prescindere da quanto costasse, io iscrivevo mio figlio attivamente e ritenevo di essere una persona lungimirante e un genitore responsabile. Più premi vinceva mio figlio, più mi sentivo orgogliosa e la mia vanità veniva fortemente appagata davanti a tutti gli allenatori, agli altri genitori, ai nostri amici e ai parenti. Quell’anno ero molto impegnata con i miei doveri ma spesso, per accompagnare mio figlio agli allenamenti, parcheggiavo la macchina vicino al campo e mentre lo aspettavo lavoravo al computer. Poiché sovente dovevo uscire dalla macchina per vedere l’allenamento di mio figlio, sprecavo buona parte del tempo che avrei potuto utilizzare per svolgere il mio dovere, che in questo modo è diventato meno efficiente. Una volta, mio figlio ha partecipato a un torneo cittadino che casualmente si svolgeva alla stessa ora di una riunione con un nuovo arrivato. Sebbene volessi davvero vedere la partita di mio figlio, non potevo trascurare i miei doveri, quindi sono dovuta andare alla riunione. Ma per tutto il tempo la mia mente era concentrata sulla partita. Mi chiedevo se mio figlio sarebbe stato in grado di giocarla tutta o se la sua squadra avesse vinto. Quando sono arrivata nella casa ospitante, ho visto che il nuovo arrivato ancora non c’era. Di solito, sarei stata in ansia e avrei cercato di contattarlo, ma quel giorno pensavo che era perfetto che non arrivasse, poiché questo voleva dire che potevo andare alla partita e vedere mio figlio. Ho aspettato un po’ e, poiché il nuovo arrivato ancora non si era presentato, con ansia mi sono precipitata alla partita. Sono arrivata proprio all’inizio del secondo tempo e mi sono emozionata così tanto nel vedere la vittoria della squadra di mio figlio che mi sono completamente dimenticata di contattare il nuovo arrivato.

Nell’ottobre del 2023, la squadra di mio figlio ha partecipato a un torneo cittadino ma non ha vinto nessun trofeo. Ero furiosa. In particolare, quando ho visto una squadra di un anno più giovane vincere un premio e i genitori e i ragazzi festeggiare nel gruppo WeChat, mi sono ritrovata sull’orlo di una crisi di nervi. In passato non facevano altro che invidiarci, ma adesso avevano vinto davvero. Mio figlio è tornato a casa a mani vuote e io non sapevo cosa fare per quanto mi vergognavo. Quando sono tornata a casa, non ho nemmeno cenato. Continuavo a sfogarmi con mio figlio: “La pandemia ha fatto slittare le competizioni per due anni, ma non mi aspettavo che anche questa volta non avreste avuto risultati. La colpa è tutta dell’allenatore che non vi ha allenato bene in vista del torneo. Uno dei tuoi compagni ha perso palla in un momento chiave e ha rovinato la partita di tutti. Riguardo a te, neanche tu sei stato così bravo. Se lo fossi stato, sicuramente saresti riuscito a guidare la squadra fino alla fine!” Era già molto triste perché aveva perso la partita, ma vedendomi andare su tutte le furie, ha cercato di consolarmi: “Mamma, non essere arrabbiata. In ogni gara c’è chi vince e c’è chi perde. Semplicemente non siamo stati bravi quanto loro”. Guardando il suo volto innocente, mi sono sentita piuttosto commossa: “È solo un gioco. Perché mi arrabbio così tanto?” Mi sono sforzata di dire a mio figlio qualche parola d’incoraggiamento. Tuttavia, dentro di me ero ancora a pezzi e all’una di notte ancora non riuscivo a dormire. Sentivo che il mio stato era sbagliato, così in cuor mio ho pregato: “Dio, non riesco a controllare le mie emozioni. Tu ci chiedi sempre di vedere le persone e le cose e di comportarci e agire secondo la Tua parola, con la verità come nostro criterio. A quale aspetto della verità devo accedere riguardo al coltivare mio figlio? Ti prego di illuminarmi e guidarmi”. Dopo aver pregato, mi sono ricordata di come Dio ci ha parlato delle responsabilità che i genitori dovrebbero avere nei confronti dei figli e mi è venuto in mente un passo delle Sue parole: “Adempiere alle responsabilità di un genitore significa, da un lato, prendersi cura dei figli e, dall’altro, consigliarli, correggerli e fornire loro una guida per quanto riguarda i pensieri e i punti di vista corretti(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (18)”). Dio chiede che, in quanto genitori, quando i nostri figli piccoli hanno pensieri o punti di vista estremi, dobbiamo consigliarli in modo corretto riguardo alle loro idee. Questa è la responsabilità di essere genitore. Quel giorno mio figlio aveva perso la partita, quindi adesso in realtà avrebbe dovuto sfogare le sue emozioni ed esprimere i suoi pensieri e io avrei dovuto ascoltare le sue idee, consigliarlo e aiutarlo a correggere i suoi punti di vista sbagliati. Non solo non gli avevo dato alcun consiglio, ma addirittura gli avevo reso le cose più difficili. Ero così priva di ragione! Non ero nemmeno all’altezza degli standard come madre! Ero così orribile! Pensando a queste cose, pian piano mi sono calmata e ho smesso di essere ossessionata dai risultati delle partite.

In seguito, ho riflettuto sul perché pretendevo così tanto da mio figlio. Ho letto le parole di Dio: “All’interno della loro mentalità soggettiva, i genitori prevedono, pianificano e determinano varie cose riguardanti il futuro dei figli e, di conseguenza, sviluppano queste aspettative. Sotto l’impulso di tali aspettative, pretendono che i figli apprendano varie abilità, che studino teatro e danza, o arte, e così via. Pretendono che diventino individui di talento e che in seguito approdino a ruoli da responsabili, non da subordinati. Pretendono che diventino ufficiali di alto grado e non dei soldati semplici; che diventino manager, amministratori delegati e dirigenti, che lavorino per le 500 aziende più importanti del mondo e così via. Queste sono tutte idee soggettive dei genitori. […] Su cosa si basano queste aspettative dei genitori? Da dove provengono? Dalla società e dal mondo. Lo scopo di tutte queste aspettative nutrite dai genitori è mettere i figli in condizione di adattarsi a questo mondo e a questa società, evitando di esserne eliminati, e di affermarsi nella società, di procurarsi un lavoro sicuro, una famiglia e un futuro stabili; per questo i genitori nutrono diverse aspettative soggettive verso i figli. Per esempio, oggi va molto di moda essere ingegneri informatici. Alcuni dicono: ‘Mio figlio diventerà ingegnere informatico. Potrà guadagnare molti soldi in questo campo, porterà sempre un computer con sé e si dedicherà al suo lavoro. Questo farà fare bella figura anche a me!’ In queste circostanze, in cui i figli non possiedono alcuna concezione, i genitori stabiliscono il loro futuro. Non è forse sbagliato? (Sì.) I genitori ripongono le loro speranze nei figli esclusivamente in base alla visione delle cose nonché alle opinioni, alle prospettive e alle preferenze sulle questioni del mondo possedute dagli adulti. Non è una cosa soggettiva? (Sì.) Con un eufemismo la si può definire soggettiva, ma cos’è in realtà? Qual è un’altra interpretazione di questa soggettività? Non si tratta forse di egoismo? Non è coercizione? (Sì.) A te piace questo o quel lavoro e un certo tipo di carriera, ti piace affermarti, vivere una vita ricercata, essere un funzionario oppure un ricco membro della società, e quindi spingi i tuoi figli a fare quelle cose, a essere quel tipo di persone e a percorrere il medesimo cammino; ma a loro piacerà vivere in questo ambiente e svolgere questo lavoro in futuro? Sono adatti a farlo? Qual è il loro destino? Che cosa Dio ha disposto e stabilito per loro? Tu sei forse a conoscenza di queste cose? Alcuni dicono: ‘Non mi interessano queste cose; quello che conta è ciò che piace a me come genitore. Riporrò delle speranze nei miei figli in base alle mie preferenze’. Non è estremamente egoistico? (Sì.) È davvero egoistico!(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (18)”). Dalle parole di Dio, ho capito che i genitori hanno pretese di vario genere nei confronti dei figli in base alle proprie preferenze e alla propria comprensione della società, quindi chiedono loro di perseguire e realizzare tali pretese. Ho guardato a me stessa alla luce di ciò e ho visto che mi piaceva essere tenuta in grande considerazione e non rimanere anonima, quindi mi aspettavo che mio figlio perseguisse la stessa cosa. Ho visto che la pressione della competizione sociale è immensa e che mio figlio aveva un talento per lo sport, quindi speravo che grazie al calcio potesse distinguersi tra i suoi coetanei, cosicché un giorno potesse diventare famoso, guadagnare molti soldi e vivere una vita di livello superiore. In questo modo, avrei potuto anch’io trarre vantaggio dal suo successo. Per raggiungere questo obiettivo, ho privato mio figlio della gioia di giocare a calcio e l’ho costretto a perseguire l’aspirazione di diventare un giocatore famoso sulla base dei miei desideri. Che ci fossero condizioni di caldo o freddo estremi, o che lui fosse in grado o meno di sostenere lo sforzo fisico, lo costringevo a non smettere di allenarsi. A poco a poco, mio figlio si è concentrato troppo sul vincere o perdere e sull’onore, e addirittura è diventato orgoglioso e si compiaceva dei suoi risultati. In apparenza, sembrava che lo stessi facendo per suo il bene, ma in realtà volevo usare il suo successo nel calcio per realizzare i miei desideri egoisti e i miei sogni. E soprattutto, le mie aspettative e richieste nei suoi confronti erano guidate esclusivamente dai miei desideri personali e soggettivi. Lui era ancora giovane e non comprendeva nemmeno l’idea di diventare famoso o di guadagnare molti soldi, ma io lo obbligavo a fare quelle cose e lo costringevo a portare avanti il mio piano. Ero così egoista! Qualunque lavoro faccia mio figlio, qualunque tipo di persona diventi in futuro, tutto dipende dalla sovranità e dalle disposizioni di Dio. Pianificando la vita di mio figlio secondo i miei desideri, non stavo forse cercando di sfuggire alla sovranità di Dio?

Successivamente, ho cercato: “Perché mi aspetto sempre che mio figlio soddisfi le mie richieste?” Quando ho letto le parole di Dio, il mio cuore è diventato un po’ più luminoso. Dio Onnipotente dice: “In effetti, per quanto nobili siano gli ideali umani, per quanto realistici siano i desideri dell’uomo o per quanto appropriati possano essere, tutto ciò che l’uomo vuole realizzare, tutto ciò che l’uomo persegue è inestricabilmente connesso a due parole. Queste due parole sono di vitale importanza nella vita di ogni persona e sono cose che Satana intende instillare nell’uomo. Quali sono queste due parole? Sono ‘fama’ e ‘guadagno’. Satana usa un metodo molto morbido, molto in linea con le nozioni delle persone e che non è molto aggressivo, per far sì che le persone accettino inconsapevolmente i suoi mezzi e le sue leggi di sopravvivenza, sviluppino obiettivi e direzioni nella vita e arrivino a possedere aspirazioni di vita. Per quanto altisonanti possano sembrare le parole che le persone usano per parlare delle loro aspirazioni di vita, queste sono inestricabilmente legate a ‘fama’ e ‘guadagno’. Tutto ciò che qualsiasi persona grande o famosa o, di fatto, qualsiasi persona, insegue nella sua vita, si riferisce unicamente a queste due parole: ‘fama’ e ‘guadagno’. Dopo aver ottenuto fama e guadagno, le persone pensano di poterli capitalizzare per usufruire di un prestigio elevato e di grandi ricchezze, e godersi così la vita. Pensano che, una volta ottenuti fama e guadagno, abbiano un capitale da poter utilizzare per cercare il piacere e per dedicarsi al godimento sfrenato della carne. Per questa fama e questo guadagno che desiderano, le persone consegnano volentieri, seppure inconsapevolmente, i loro corpi, i loro cuori e perfino tutto ciò che hanno, inclusi le loro prospettive e i loro destini, a Satana. Lo fanno senza riserve, senza neppure un attimo di dubbio e senza mai saper reclamare ciò che avevano una volta. Possono le persone mantenere un qualche controllo su di sé dopo essersi consegnate a Satana ed essergli diventate leali in questo modo? Certo che no. Sono completamente e assolutamente controllate da Satana. Sono completamente e assolutamente sprofondate in un pantano e sono incapaci di liberarsi. Una volta impantanate nella fama e nel guadagno, le persone non cercano più ciò che è luminoso, ciò che è giusto o le cose belle e buone. Questo perché, per le persone, la lusinga della fama e del guadagno è troppo grande, e queste sono le cose che le persone possono perseguire senza fine nel corso della vita e persino per tutta l’eternità. Non è questa la situazione reale?(La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico VI”). Dalle parole di Dio, ho capito che il motivo per cui riponevo tali aspettative su mio figlio era che avevo fatto del perseguire fama e guadagno l’obiettivo della mia vita. Fin da piccola, avevo creduto che veleni satanici come “Mentre l’uomo si affanna verso l’alto, l’acqua scorre verso il basso”, “Sii al di sopra degli altri e rendi gloria ai tuoi antenati” e “Devi sopportare grandi sofferenze per diventare il più grande tra gli uomini” fossero un credo secondo cui vivere. Mi concentravo esclusivamente sullo studio, sul passare gli esami e sulla ricerca di un lavoro ben retribuito. Ogni volta che raggiungevo un obiettivo e venivo elogiata dagli altri, anche i miei genitori venivano invidiati da parenti, amici e vicini per i miei successi e sentivo che, a prescindere da quanto avessi dovuto soffrire, ne fosse valsa la pena. Dopo aver iniziato a lavorare, al fine di essere promossa, ottenere un aumento e mettermi in mostra, ero la leccapiedi dei miei superiori. Quando avevo a che fare con i miei colleghi, indossavo una maschera e dicevo cose che andavano contro i miei veri sentimenti. L’unica cosa che la mia famiglia trovava ammirevole era che lavoravo in una grande città e ogni mese mandavo soldi a casa, ma in realtà ne avevo già abbastanza di quel tipo di vita. Nel mondo della fama e del guadagno avevo perso la mia integrità, mi sentivo sola e come se avessi un vuoto dentro, e non avevo nemmeno qualcuno con cui poter condividere i miei veri sentimenti. Dopo essermi licenziata, per molti anni non ho voluto ripensare a quel periodo. Dopo aver accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni, ho iniziato a svolgere il mio dovere nella chiesa, il che mi ha consentito di sentirmi in pace e tranquilla nel cuore e di fuggire il mondo controverso e insidioso dell’affannarsi per fama e guadagno. Pensavo di aver già abbandonato il perseguimento di fama e guadagno, ma, inaspettatamente, di fronte a mio figlio che giocava a calcio, ho iniziato a perseguirli di nuovo. Volevo coltivarlo affinché diventasse un fuoriclasse così da poter godere anch’io della sua gloria. L’essenza delle mie aspettative era che volevo che lui perseguisse fama, guadagno e prestigio proprio come me. In campo, mio figlio giocava contro i suoi avversari; fuori dal campo, io ero in competizione con gli altri genitori. Competevamo per vedere chi riusciva a coltivare meglio i propri figli e chi riusciva a fare in modo che questi portassero loro una gloria maggiore. Fantasticavo addirittura che, una volta che mio figlio fosse diventato famoso, al suo fianco avrei potuto godere di ricchezza, prestigio e gloria. Ho capito che l’obiettivo che stavo perseguendo non era cambiato affatto. Andando alle partite con mio figlio, nel corso degli anni ho capito che negli sport competitivi tutto ruota attorno a fama e guadagno. Sebbene i giocatori di talento ottengano buoni risultati grazie al proprio impegno, la sofferenza che nel frattempo sopportano a livello fisico e mentale è qualcosa che le persone comuni non possono sostenere. Inoltre, questi risultati effimeri svaniscono rapidamente e non hanno alcun significato. Persino i grandi campioni che un tempo avevano sia fama che guadagno non possono evitare di invecchiare, ammalarsi e morire, e nella vita affrontano comunque delle avversità. Anche se una persona ottiene fama e guadagno, questo non le impedisce di invecchiare o ammalarsi, né può allungarle la vita. Se anche coltivassi mio figlio per essere un fuoriclasse, che senso avrebbe la cosa? Non soffrirebbe ancora a causa dei veleni satanici proprio come me? È stato solo allora che mi sono resa conto che indirizzare mio figlio verso il cammino di perseguire fama e guadagno equivaleva a spingerlo verso un abisso infernale. Era evidente che non fosse altro che un normale bambino con la passione per il calcio ed ero io quella a essere accecata da fama e guadagno. Ero stata io a mettere a mio figlio le catene della fama e del guadagno.

In seguito, nutrendomi delle parole di Dio, sono arrivata a vedere la questione in modo più chiaro. Dio Onnipotente dice: “Se i genitori desiderano adempiere alle loro responsabilità, dovrebbero cercare di capire le personalità, l’indole, gli interessi, la levatura e i bisogni dell’umanità dei figli, anziché trasformare i loro perseguimenti adulti del mondo, della fama e del guadagno in aspettative nei loro confronti, imponendo loro queste cose provenienti dalla società, appunto la fama, il guadagno e il mondo. I genitori danno di queste cose l’eufemistica definizione di ‘aspettative nei confronti dei figli’, ma in realtà non è di questo che si tratta. Stanno chiaramente tentando di spingere i figli nel pozzo di fuoco e di farli finire tra le braccia dei diavoli(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (18)”). “Per quanto riguarda i percorsi futuri dei figli e le carriere che perseguiranno, i genitori non dovrebbero inculcare loro cose come: ‘Guarda Tizio, è un pianista che ha iniziato a suonare all’età di quattro o cinque anni. Non si concedeva momenti di svago, non aveva amici né giochi; si esercitava al piano ogni giorno. I genitori lo accompagnavano a lezione di pianoforte, consultavano vari insegnanti e lo iscrivevano a competizioni pianistiche. Guarda quanto è famoso ora, mangia e veste bene, è circondato da un’aura di luce e viene rispettato ovunque vada’. Questo è forse il tipo di istruzione che promuove lo sviluppo sano della mente di un bambino? (No.) Che tipo di istruzione è, allora? È l’istruzione del diavolo. Una simile istruzione è dannosa per qualsiasi giovane mente. Spinge i bambini ad aspirare alla fama, ad anelare a vari onori, aure, posizioni e piaceri. Li porta a bramare e a perseguire queste cose fin da piccoli, provocando in loro ansia, apprensione intensa e preoccupazione, e inducendoli persino a pagare qualsiasi prezzo per ottenerle, come svegliarsi presto e sgobbare fino a tardi per ricontrollare i compiti e studiare diverse abilità, perdendo così l’infanzia, barattando questi anni preziosi con tali cose(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (19)”). Grazie alle parole di Dio, ho capito che i genitori impongono ai figli il proprio perseguimento di fama e guadagno e che ciò accade durante l’intero processo della loro crescita ed educazione. Questo danneggia il corpo e la mente dei figli e li spinge tra le braccia del diavolo. Ho pensato a come mio figlio avesse avuto un’infanzia spensierata ma, a partire dai sei o sette anni, io l’avessi spinto a ricercare per diventare un fuoriclasse e inseguire fama e successo. Queste cose andavano al di là di ciò che poteva sopportare mentalmente alla sua età. Tuttavia, io comunque instillavo con forza in lui queste idee e pretendevo che continuasse ad allenarsi anche quando era sfinito o malato. Il calcio per mio figlio era diventato più di un interesse o un hobby e l’avevo messo troppo sotto pressione. Lo costringevo a preoccuparsi delle vittorie e delle sconfitte, del successo e del fallimento, lo spingevo a competere con i suoi coetanei e lo obbligavo ad allenarsi duramente cosicché potesse essere notato da più allenatori. In questo modo, acquisiva un senso di superiorità ogni volta che vinceva una partita o riceveva un premio ed era scoraggiato e geloso quando gli altri facevano meglio di lui e ricevevano attenzioni. Aveva perso l’innocenza che avrebbe dovuto avere alla sua età e tutto ciò era dovuto al fatto che gli avevo imposto i miei desideri. Dovevo a mio figlio delle scuse. Persino dopo aver creduto in Dio per molti anni, ancora non riuscivo a vedere i danni causati alle persone da fama e guadagno. Avevo persino insegnato a mio figlio a perseguire fama e guadagno e nel contempo avevo ritardato i miei doveri. Avevo davvero trascurato i doveri di mia competenza e deluso Dio. Mi sentivo molto rammaricata e ho pregato Dio: “Dio, non comprendo la verità. Non sono nemmeno all’altezza degli standard come genitore. Come dovrei educare mio figlio e come dovrei trattare i suoi interessi e i suoi hobby? Ti prego di illuminarmi e guidarmi”.

In seguito, nelle parole di Dio ho trovato un cammino di pratica. Dio Onnipotente dice: “Quando i genitori impongono ai figli vari requisiti e aspettative, non stanno adempiendo alle proprie responsabilità. Quali sono dunque le loro ‘responsabilità’? Le responsabilità più basilari che i genitori dovrebbero assolvere sono insegnare ai figli a parlare, istruirli a essere persone amorevoli e non cattive, e guidarli verso una direzione positiva. Queste sono le loro responsabilità più basilari. Inoltre, dovrebbero aiutare i figli ad apprendere qualsiasi tipo di conoscenze, talenti e simili che siano adatti a loro, in base alla loro età, a quanto possono gestire, alla loro levatura e ai loro interessi. Genitori leggermente migliori aiuteranno i figli a capire che le persone vengono create da Dio e che Dio esiste in questo universo, guidandoli a pregare e a leggere le parole di Dio, raccontando loro alcune storie della Bibbia e sperando che, una volta cresciuti, seguiranno Dio e svolgeranno il dovere di un essere creato, invece di inseguire le tendenze mondane, rimanere intrappolati in varie relazioni interpersonali complicate ed essere devastati dalle varie tendenze di questo mondo e della società. Le responsabilità che i genitori sono tenuti ad assolvere non hanno nulla a che vedere con le loro aspettative. Le responsabilità che dovrebbero adempiere nel loro ruolo di genitori sono quelle di fornire ai figli una guida positiva e un’assistenza adeguata prima che raggiungano l’età adulta, nonché prendersi sollecitamente cura della loro vita carnale per quanto riguarda il cibo, i vestiti, la casa o eventuali malattie. Se i figli si ammalano, i genitori dovrebbero provvedere alle cure, di qualunque malattia si tratti; non dovrebbero trascurare i figli né dire loro: ‘Continua ad andare a scuola, continua a studiare, non puoi rimanere indietro nelle lezioni. Se rimani troppo indietro, non riuscirai a recuperare’. Quando i figli hanno bisogno di riposare, i genitori dovrebbero permetterglielo, e aiutarli a rimettersi quando sono malati. Queste sono le responsabilità dei genitori. Da un lato, devono prendersi cura della salute fisica dei figli; dall’altro, devono guidarli, educarli e aiutarli in termini di salute mentale. I genitori dovrebbero assolvere queste responsabilità, anziché imporre ai figli aspettative o requisiti irrealistici. I genitori devono assumersi le proprie responsabilità sia per quanto riguarda i bisogni mentali dei figli che quelli della vita fisica. Non dovrebbero permettere che i figli soffrano il freddo in inverno, dovrebbero insegnare loro alcune nozioni generali sulla vita, come in quali circostanze possono prendere il raffreddore, il fatto che dovrebbero mangiare cibi caldi, che avranno mal di stomaco se mangiano cibi freddi, e che non dovrebbero esporsi imprudentemente al vento o spogliarsi in luoghi pieni di correnti d’aria quando fa freddo, aiutandoli a imparare a prendersi cura della loro salute. Inoltre, quando nelle giovani menti dei figli emergono idee infantili e immature sul loro futuro oppure pensieri estremi, non appena se ne rendono conto, i genitori devono tempestivamente fornire loro una guida corretta, anziché opprimerli in maniera coercitiva; dovrebbero consentire loro di esprimere e sfogare le loro idee, in modo che il problema possa essere veramente risolto. Questo è adempiere alle loro responsabilità. Adempiere alle responsabilità di un genitore significa, da un lato, prendersi cura dei figli e, dall’altro, consigliarli, correggerli e fornire loro una guida per quanto riguarda i pensieri e i punti di vista corretti(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (18)”). Grazie alle parole di Dio, ho capito che la responsabilità dei genitori quando i figli sono giovani implica, da un lato, prendersi cura dei loro bisogni fisici e assicurarsi che crescano sani e, dall’altro, comunicare di più con loro, consigliarli e risolvere tempestivamente i loro problemi psicologici. Una cosa ancora migliore è portare il proprio figlio dinanzi a Dio. Le parole di Dio sono ciò di cui le persone hanno davvero bisogno. Egli ci insegna in modo pratico come comportarci e come trattare i nostri figli. Ero un genitore da così tanti anni e non avevo idea di cosa volesse dire davvero fare ciò che è meglio per i propri figli. In quel momento, ho capito che posso adempiere le mie responsabilità di genitore solo seguendo le parole di Dio e che questo può anche consentire a mio figlio di crescere sano. Una volta compreso ciò, non ho più costretto mio figlio a prendere parte agli allenamenti o ai tornei e, al contrario, ho rispettato i suoi desideri. Allo stesso tempo, ho comunicato con lui dicendo queste parole: “Non ricercheremo più per farti diventare un fuoriclasse. Visto che ti piace giocare a calcio, concentrati solo sul divertirti quando giochi”. Sentendo ciò, è stato sia sorpreso che felice. Anch’io mi sentivo molto più tranquilla e non mi aspettavo più che lui diventasse un campione. In seguito, ho dato priorità ai miei doveri e ho lasciato che decidesse da solo riguardo agli allenamenti o alle partite. Mi sono calmata per concentrarmi sui miei doveri e ho smesso di preoccuparmi per queste cose. Nel maggio del 2024, quando si avvicinava la fine delle scuole elementari, mio figlio aveva una partita. Vedendo che le squadre avversarie erano forti, temevo ci fosse grande competizione, quindi non volevo che venisse di nuovo risucchiato nel vortice di fama e guadagno, così gli ho suggerito di non partecipare. Ma lui ha insistito per andare. Dopodiché, gli errori dei suoi compagni gli hanno fatto subire due gol e nei rigori finali mio figlio non ha fatto gol perché era troppo agitato. Era un po’ turbato e si sentiva piuttosto rammaricato, ma con pazienza l’ho consolato e l’ho incoraggiato ad affrontare con calma la questione. Alle mie parole, si è sentito molto sollevato. Come al solito, ho trovato il momento giusto per testimoniare a mio figlio la creazione di Dio. Gli ho parlato di come l’uomo è stato creato da Dio e di come Satana corrompe le persone. Lui era molto interessato e riusciva a capire. Ho continuato a insegnargli ad affidarsi a Dio di fronte alle difficoltà, a essere onesto nelle parole e nelle azioni e a non fare cose cattive.

In alcune occasioni, il desiderio di fama e guadagno ancora si agitava nel mio cuore e, soprattutto quando vedevo i figli degli altri che avevano successo in alcuni interessi o hobby, mi sentivo turbata. Tuttavia, non ho più imposto a mio figlio i miei desideri. Una sera, mi sono imbattuta in un passo delle parole di Dio. Era qualcosa di cui avevamo bisogno sia io che mio figlio, quindi l’ho chiamato per leggerlo insieme. Dio Onnipotente dice: “Il fatto che Dio ti doni un certo interesse, un certo hobby o un certo punto di forza non significa che Egli debba farti fare qualche dovere o lavoro relativo al tuo interesse, hobby o punto di forza. Alcuni dicono: ‘Dal momento che non mi viene chiesto di fare un dovere in questo settore o di impegnarmi in un lavoro correlato a esso, allora perché mi è stato dato un tale interesse, hobby o punto di forza?’ Dio ha dato alla stragrande maggioranza delle persone determinati interessi e hobby in base alle varie condizioni di ognuno. Ci sono, naturalmente, molteplici cose che vengono prese in considerazione: da un lato, è per il sostentamento e la sopravvivenza delle persone; dall’altro, per arricchirne la vita. A volte, la vita di un individuo richiede determinati interessi e hobby, sia per il suo intrattenimento e divertimento, sia in modo che egli possa dedicarsi ad alcuni compiti appropriati, così da rendere la sua vita umana appagante. Naturalmente, a prescindere dall’aspetto da cui si considera la questione, c’è una ragione dietro il dono di Dio, ed Egli ha anche le Sue ragioni e i suoi motivi per non donare. Può darsi che la tua vita umana o la tua sopravvivenza non richiedano che Dio ti dia interessi, hobby e punti di forza, e che tu sia in grado di garantire il tuo sostentamento o arricchire la tua vita umana e renderla appagante attraverso altri mezzi. In breve, indipendentemente dal fatto che Dio abbia donato alle persone interessi, hobby e punti di forza o meno, questa non è una questione che riguarda le persone stesse. Anche se qualcuno non ha punti di forza, questo non è un difetto della sua umanità. Le persone dovrebbero comprendere e trattare questa cosa correttamente. Se un individuo possiede determinati interessi, hobby e punti di forza, allora dovrebbe farne tesoro e applicarli correttamente; se non li ha, non dovrebbe lamentarsi(La Parola, Vol. 7: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (12)”). Grazie alle parole di Dio, ho capito che Egli dà alle persone interessi e hobby affinché possano, da un lato, arricchire la vita umana e, dall’altro, permettere alle persone di guadagnarsi da vivere grazie a essi. Tuttavia, il fatto che alla fine si possa lavorare in un campo relativo ai propri interessi o hobby dipende comunque dalle ordinazioni di Dio. La cosa può anche rimanere solo un hobby. Ho condiviso con mio figlio sulla mia comprensione di come trattare gli interessi e gli hobby. Lui ha detto: “Dio, Ti ringrazio per avermi permesso di amare il gioco del calcio. Questo mi ha portato molta gioia, ma il fatto che io possa fare un lavoro legato al calcio, o come riuscirò a guadagnarmi da vivere in futuro, dipende comunque dalle ordinazioni di Dio”. Ho risposto: “Esatto. Solo le parole di Dio sono la verità ed è così che dovremmo comprendere questa questione”. Sento che credere in Dio è davvero stupendo. Le Sue parole sono la verità e ci forniscono dei principi di pratica in ogni situazione, concedendoci un cammino da seguire e concedendo anche libertà e liberazione ai nostri cuori.

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