11. Come ho tratto beneficio dall’accettare la supervisione
Ero responsabile del lavoro del Vangelo di due gruppi. Non molto tempo fa, alcuni fratelli e sorelle sono stati rimossi perché non svolgevano lavoro concreto ed erano sempre approssimativi nel loro dovere. Ero leggermente nervosa. Ho pensato che dovevo fare in modo di svolgere lavoro reale e di risolvere i problemi pratici, o sarei stata destituita anch’io. Una volta, in una riunione, la leader mi ha chiesto: “Hai condiviso sui principi con i fratelli e le sorelle che sono stati di recente trasferiti da altre chiese?” Sono stata colta di sorpresa. Era un problema: con loro avevo solo parlato del flusso di lavoro, non dei principi. Cosa dovevo dire alla leader? Se avessi replicato che non avevo condiviso con loro, avrebbe pensato che non svolgevo un lavoro reale? Ma, se avessi detto di aver condiviso con loro, avrei mentito. Sentendomi in colpa, ho risposto balbettando: “Ho solo condiviso un po’ in base alle loro mancanze”. La leader mi ha subito risposto: “Se non condividi con loro sui principi, non avranno una direzione nel loro dovere. Possono ottenere buoni risultati in questo modo? Dobbiamo concentrarci sulla coltivazione di questi fratelli e sorelle”. Quando la leader mi ha fatto notare il mio problema, mi sono sentita avvampare. Mi chiedevo cosa avrebbe pensato di me in seguito, forse che non avevo portato a termine nemmeno un compito così elementare e che quindi non svolgevo lavoro concreto.
Poco tempo dopo, la produttività di uno dei due gruppi di cui ero responsabile ha iniziato a diminuire e in quel periodo stavano emergendo diversi problemi nel mio lavoro. La leader pensava che, avanti di quel passo, ciò avrebbe potuto influire sull’efficacia del nostro lavoro, così mi ha tolto la responsabilità di uno dei due gruppi. Saperlo mi ha molto turbata. Mi sono chiesta se la leader mi ritenesse una persona che non svolgeva lavoro concreto. Altrimenti, non avrebbe ridotto il mio ambito di responsabilità. Ultimamente, aveva seguito spesso il mio lavoro. Pensava forse che non mi impegnassi a fondo nel mio dovere, che fossi inaffidabile? Mi avrebbe rimossa se avesse trovato altri miei errori? In quel periodo, ogni volta che sentivo che la leader avrebbe partecipato a una nostra riunione, iniziavo a rimuginare su che tipo di domande avrebbe fatto, quale lavoro avrebbe seguito. Immaginavo che avrebbe chiesto praticamente ogni volta come i fratelli e le sorelle se la stessero cavando nei loro doveri, quindi mi affrettavo a scoprirlo prima della riunione. A volte, c’erano altre questioni da risolvere ma, al pensiero di non essere in grado di rispondere alle domande della leader il giorno seguente, temevo di essere smascherata per non aver svolto lavoro concreto. Così accantonavo le questioni che dovevano essere affrontate con urgenza e andavo a parlare con gli altri, uno per uno. Dopo qualche tempo, lavoravo senza sosta solo agli incarichi su cui la leader si concentrava maggiormente e, sebbene mi impegnassi ogni giorno, i risultati del mio dovere non miglioravano; anzi, stavano peggiorando. Una volta, in una riunione, la leader mi ha chiesto: “Prima Joanna svolgeva molto bene il lavoro del Vangelo: perché di recente è peggiorata? Sai qual è il motivo?” Ero sbalordita. Oh no! Mi ero concentrata solo della gestione di altre questioni. Non sapevo perché Joanna non stesse svolgendo bene il suo lavoro del Vangelo. Poi la leader ha proseguito con le domande: “Hai approfondito su quali verità condivida Joanna nel diffondere il Vangelo e se stia eliminando le nozioni delle persone?” A quella domanda, sono stata presa ancora di più dal panico. Non mi ero informata al riguardo: cosa dovevo fare? Se non avessi saputo rispondere, la leader avrebbe potuto pensare che non seguivo il lavoro di Joanna, che non rilevavo e non risolvevo i suoi problemi in modo tempestivo e che per questo la sua produttività stava diminuendo. Ho inviato subito un messaggio a Joanna, ma lei non l’ha letto. Ero così in ansia che mi sudavano i palmi delle mani. Poi, di colpo, mi è venuto in mente che Joanna mi aveva accennato su cosa stava condividendo, così l’ho subito riferito alla leader. Lei non ha chiesto altro e la mia ansia si è finalmente placata. Per un po’ di tempo, ho avuto paura di ricevere messaggi dalla leader e a volte non riuscivo nemmeno a dormire bene la notte prima di una riunione. Non facevo che pensare: “Cosa mi chiederà la leader? Come devo rispondere?” Quando arrivava il momento della riunione, ero ancora più nervosa, temevo che, se fossero emersi altri problemi nel mio lavoro, sarei stata destituita. In qualche modo, riuscivo a cavarmela alla bell’e meglio in ogni riunione, ma dentro di me ero infelice e lo trovavo estenuante. Non avevo energia nel mio dovere e, quando si presentavano problemi nel lavoro degli altri e la loro produttività diminuiva, non avevo voglia di risolverli. A quel punto, ho capito che il mio stato non era corretto. Mi sono subito presentata a Dio in preghiera e in ricerca: “Dio, ultimamente temo molto la supervisione del mio lavoro da parte della leader. Ho paura che, se emergono dei problemi, finirò per essere rimossa. So che non è la prospettiva giusta. Voglio riflettere e conoscere me stessa: Ti prego di guidarmi”.
Poi, nelle mie devozioni spirituali, ho letto un passo: “Alcuni non credono che la casa di Dio tratti le persone in modo equo. Non credono che Dio regni nella Sua casa e che vi regni la verità. Ritengono che, se dovesse sorgere un problema in un qualsiasi dovere una persona svolga, la casa di Dio si occuperà immediatamente di quella persona, privandola del suo diritto ad assolvere quel dovere, mandandola via o addirittura allontanandola dalla chiesa. È davvero così che funzionano le cose? Certamente no. La casa di Dio tratta ogni persona secondo le verità principi. Dio è giusto nel Suo modo di trattare ogni persona. Non guarda solo come una persona si comporta in un’unica circostanza; Egli osserva la natura essenza di una persona, le sue intenzioni, il suo atteggiamento, e guarda in particolare se una persona sa riflettere su di sé quando commette un errore, se prova rimorso, e se riesce a capire a fondo l’essenza del problema in base alle Sue parole, arriva a capire la verità, detestare sé stessa e pentirsi veramente. […] DiteMi: se qualcuno che ha commesso un errore ma è capace di autentica comprensione e intenzionato a pentirsi, la casa di Dio non gli darebbe forse una possibilità? Mentre il piano di gestione di Dio di seimila anni volge al termine, ci sono tanti doveri da assolvere. Ma se tu non hai coscienza né ragione e non ti occupi del tuo giusto lavoro, se hai ricevuto l’opportunità di assolvere un dovere ma non sai farne tesoro e non persegui minimamente la verità, mancando così di cogliere l’attimo, allora sarai rivelato. Se sei costantemente superficiale nello svolgere il tuo dovere e non mostri alcuna sottomissione di fronte alla potatura, la casa di Dio ti affiderà ancora un dovere? Nella casa di Dio è la verità a regnare, non Satana. Dio ha l’ultima parola su tutto. È Lui che sta compiendo l’opera di salvezza dell’uomo, è Lui che regna sovrano su ogni cosa. Non c’è alcun bisogno che tu analizzi cosa sia giusto e cosa sbagliato; a te spetta solo ascoltare e sottometterti. Di fronte alla potatura, devi accettare la verità ed essere in grado di correggere i tuoi errori. Se lo fai, la casa di Dio non ti priverà del diritto di svolgere un dovere. Se vivi nel timore costante di essere eliminato, accampando sempre scuse, giustificandoti di continuo, questo è un problema. Se lasci che gli altri vedano che non accetti minimamente la verità e che sei sordo a ogni ragione, allora sei nei guai. La chiesa sarà obbligata a occuparsi di te. Se non accetti minimamente la verità nell’assolvere il tuo dovere e hai sempre paura di essere rivelato ed eliminato, allora questo tuo timore è contaminato da intenzioni umane e da un’indole satanica corrotta, nonché da sospetto, diffidenza e incomprensioni. Una persona non dovrebbe avere nessuno di questi atteggiamenti. Devi cominciare col dissipare i tuoi timori e ogni incomprensione riguardo a Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dalle parole di Dio, ho capito che avevo paura di essere destituita perché non comprendevo l’indole di Dio né i principi secondo cui destituire le persone nella Sua casa. Quando ho visto alcuni essere destituiti perché non svolgevano lavoro pratico ed era evidente che ci fossero parecchi problemi nel mio lavoro, ero preoccupata che, se fossero emersi sempre più problemi, la leader avrebbe pensato che non svolgevo lavoro pratico e avrebbe destituito anche me. Quindi vivevo in uno stato di incomprensione e sulla difensiva, temendo le verifiche della leader. Ma, in realtà, il fatto che vengano alla luce problemi e carenze nel mio lavoro non è una cosa negativa. Può aiutarmi a rilevare e risolvere in fretta i problemi e a migliorare la mia efficacia nel dovere. Io, invece, ero meschina e di mentalità ristretta. Quando la leader supervisionava il mio lavoro, ero sulla difensiva e cercavo di capire cosa pensasse. Riteneva che non svolgessi lavoro pratico, che fossi inaffidabile? Pensavo che mi tenesse monitorando e che magari un giorno mi avrebbe destituita. Ricorrevo a mille espedienti e trucchi. Esistono dei principi nella chiesa per destituire le persone. Nessuno viene destituito a causa di una piccola svista, di un errore nel suo dovere. Le persone hanno tutte le opportunità possibili di pentirsi e, se si rifiutano di cambiare e hanno un impatto negativo sul lavoro, devono essere destituite. Ho visto che altri fratelli e sorelle avevano manifestato sviste e problemi nel loro lavoro, ma la leader non li aveva destituiti. Ha fatto del suo meglio per sostenerli e aiutarli, e ha condiviso con loro i principi. E loro, grazie a un’analisi e a un cambiamento costanti, hanno svolto i loro doveri sempre meglio. C’erano anche fratelli e sorelle che non erano all’altezza di alcuni doveri a causa della loro scarsa levatura. La chiesa aveva disposto per loro doveri adeguati in conformità alla loro levatura e ai loro punti di forza, piuttosto che destituirli in maniera arbitraria. Anche se alcuni vengono destituiti perché non svolgono un lavoro reale, dopo che avevano riflettuto su sé stessi e imparato a conoscersi per un certo periodo di tempo e aver mostrato un vero pentimento, la chiesa li aveva promossi e aveva di nuovo assegnato loro dei ruoli importanti. Non deve affatto spaventare che emergano problemi nel proprio dovere. La cosa più importante è saper accettare la verità e riflettere sui propri problemi, per poi pentirsi sinceramente e cambiare. Ho visto che la leader non mi aveva destituita a causa delle mie deviazioni e dei miei errori, quindi non avrei dovuto stare sulla difensiva né fraintenderla. Avrei dovuto riepilogare i miei problemi, rifletterci su e operare dei cambiamenti. Dopo, ho pregato davanti a Dio, ed ero pronta a sottomettermi alle Sue disposizioni, che venissi destituita o meno, e a svolgere sinceramente il mio dovere. Pregare mi ha fatta sentire molto più in pace.
In seguito, mi sono aperta sul mio stato in condivisione con una sorella. Lei mi ha suggerito di leggere alcune parole di Dio sull’accettazione della supervisione. Ho letto questo brano: “È meraviglioso se riesci ad accettare che la casa di Dio ti supervisioni, ti osservi e cerchi di comprenderti. Ti aiuta a compiere bene il tuo dovere, a essere capace di svolgerlo all’altezza degli standard e in modo che soddisfi le intenzioni di Dio. Ti arreca dei vantaggi e ti aiuta, senza alcun aspetto negativo. Una volta compreso questo principio, non dovresti forse smettere di nutrire sentimenti di opposizione o circospezione nei confronti della supervisione dei leader, dei lavoratori e del popolo eletto di Dio? Anche se a volte qualcuno cerca di comprenderti, ti osserva e supervisiona il tuo lavoro, non è una cosa da prendere sul personale. Perché dico questo? Perché i compiti che ora sono tuoi, il dovere che svolgi e qualsiasi lavoro tu esegua non sono affari privati o lavoro personale di un solo individuo: riguardano il lavoro della casa di Dio e si riferiscono a una parte della Sua opera. Pertanto, quando qualcuno ti supervisiona o ti osserva per un po’ di tempo, oppure arriva a capirti a un livello profondo, cercando di comunicare a cuore aperto con te e di scoprire in quale stato tu ti sia trovato in questo periodo, e persino quando, certe volte, il suo atteggiamento è un tantino più duro e questa persona ti pota, ti disciplina e ti rimprovera un po’, questo è perché ha un atteggiamento coscienzioso e responsabile verso il lavoro della casa di Dio. Non dovresti avere pensieri o emozioni negativi verso questo fatto” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori, “Le responsabilità di leader e lavoratori (7)”). Leggere le parole di Dio è stato in qualche modo illuminante per me. I nostri incarichi di lavoro non sono questioni personali. Sono questioni importanti, che riguardano il lavoro della chiesa e l’ingresso nella vita dei fratelli e delle sorelle. Quando i leader e i lavoratori supervisionano e approfondiscono i nostri doveri, stanno facendo ciò che spetta loro. Giova sia ai nostri doveri che al lavoro della chiesa. Tutti hanno un’indole corrotta. Prima di acquisire la verità, prima di cambiare la nostra indole di vita, non siamo affidabili né degni di fiducia. Senza supervisione, siamo inclini a fare di testa nostra in qualsiasi momento. Siamo arbitrari e ingannevoli nel nostro dovere e facciamo cose che intralciano il lavoro della chiesa. Quindi, i leader supervisionano il nostro lavoro per aiutarci nei doveri e perché il lavoro della chiesa progredisca. Ricordo che, in passato, quando la leader ha detto che non avevo condiviso i principi per la diffusione del Vangelo con i nuovi membri del gruppo, era davvero una deviazione nel mio dovere. Non pensavo a come progredire nel mio dovere, ero anzi soddisfatta dello status quo, così ho creduto che i fratelli che non avevano familiarità con il lavoro potessero essere istruiti con il tempo e che questo non avrebbe influito sull’efficacia nel nostro lavoro. In realtà, Dio era disgustato da questo mio atteggiamento nei confronti del dovere e, se non l’avessi cambiato, nel tempo non solo avrebbe ostacolato il lavoro della chiesa, ma avrebbe danneggiato il mio ingresso nella vita. Quando la leader aveva rilevato questo problema e me lo aveva fatto notare, se fossi riuscita a riflettere tempestivamente su me stessa e a correggere i miei errori, ciò mi sarebbe stato estremamente utile. E, ogni volta che la leader verificava il mio lavoro, evidenziava alcuni problemi che normalmente non avrei visto. In questo modo, così tanti problemi nel mio lavoro avrebbero potuto essere risolti senza ritardi e avrei avuto un cammino di pratica e una direzione ndel mio dovere. Dopo aver capito tutto questo, sentivo di essere stata una sciocca ed ero colma di rimorso. Se avessi saputo condividere volontariamente con la leader i miei errori nel lavoro, quei problemi avrebbero potuto essere risolti molto prima e il lavoro del Vangelo non ne avrebbe risentito.
In seguito, ho riflettuto su me stessa. Perché temevo sempre la supervisione della leader e una mia eventuale destituzione? Qual era la radice del problema? Nelle mie devozioni spirituali, ho letto questo passo delle parole di Dio: “Se siete leader o lavoratori, temete che la casa di Dio chieda informazioni sul vostro lavoro e lo supervisioni? Avete paura che la casa di Dio scopra mancanze ed errori nel vostro lavoro e vi poti? Avete paura che, dopo aver conosciuto la vostra reale levatura e statura, il Supremo vi veda sotto una luce diversa e non vi consideri per una promozione? Se hai questi timori, ciò dimostra che le tue motivazioni non sono nell’interesse del lavoro della chiesa, che stai lavorando per la reputazione e il prestigio, e ciò dimostra che hai l’indole di un anticristo. Se hai l’indole di un anticristo, rischi di percorrere il cammino degli anticristi e di commettere tutto il male operato dagli anticristi. Se, nel tuo cuore, non hai alcun timore che la casa di Dio supervisioni il tuo lavoro e sei in grado di fornire risposte reali a ciò che il Supremo chiede e domanda, senza nascondere nulla, e dici tutto quel che sai, allora, indipendentemente dal fatto che quanto affermi sia giusto o sbagliato e a prescindere dalla corruzione che hai rivelato, persino se hai rivelato l’indole di un anticristo, non sarai assolutamente definito un anticristo. La chiave è se sei in grado di conoscere la tua indole di anticristo e di ricercare la verità al fine di risolvere tale problema. Se sei una persona che accetta la verità, la tua indole di anticristo può essere eliminata. Se sai bene di avere l’indole di un anticristo eppure non ricerchi la verità per eliminarla, se tenti addirittura di nascondere o di mentire riguardo a problemi che si verificano e ti sottrai alla responsabilità, e se non accetti la verità quando vieni sottoposto a potatura, allora questo è un problema grave, e tu non sei affatto diverso da un anticristo. Sapendo che hai l’indole di un anticristo, perché non osi affrontare la questione? Perché non la tratti con franchezza e dici: ‘Se il Supremo si informa sul mio lavoro, dirò tutto quello che so, e anche se le cose cattive che ho fatto vengono alla luce, e il Supremo non si serve più di me una volta che ne sia a conoscenza e io perdo il mio prestigio, dirò comunque chiaramente quello che ho da dire’? Il tuo timore della supervisione e delle verifiche sul tuo lavoro da parte della casa di Dio dimostra che hai a cuore il tuo prestigio più della verità. Questa non è forse l’indole di un anticristo? Tenere al prestigio più di ogni altra cosa è l’indole di un anticristo” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8: Vogliono che gli altri si sottomettano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte seconda)”). Le parole di Dio smascheravano la radice del mio timore che la leader supervisionasse il mio lavoro. Ero troppo infatuato del mio prestigio. Avevo paura che la leader scoprisse i problemi nel mio dovere, che pensasse che non svolgevo lavoro pratico e mi destituisse. Così, per mantenere il mio prestigio, nel mio dovere agivo solo per la facciata, svolgevo soltanto lavoro superficiale, senza eseguire quello cruciale e fondamentale che mi spettava e di conseguenza il lavoro del Vangelo era diventato meno produttivo. Ero davvero egoista e spregevole! Infatti, coloro che hanno un vero cuore di riverenza per Dio mettono il lavoro della chiesa al primo posto nei loro doveri. Preferiscono che il proprio nome e il proprio prestigio ne risentano se questo significa sostenere il lavoro della chiesa. Nel loro dovere, sanno accettare lo scrutinio di Dio e la supervisione di fratelli e sorelle. Sono semplici e sinceri di cuore. Io, invece, pensavo solo a proteggere reputazione e prestigio ed ero persino disposta a vedere il lavoro della chiesa danneggiato per salvaguardare la mia posizione. Ho pensato a come gli anticristi considerino il prestigio al di sopra di tutto e non si fermino davanti a nulla per ottenerlo. Il mio comportamento rivelava esattamente l’indole di un anticristo. Più ci pensavo, più sentivo che stavo vivendo e mi stavo rivelando davvero come un pagliaccio, priva di alcuna integrità o dignità. Ero davvero disgustata da me stessa. Desideravo dal profondo del cuore essere una persona onesta e onorevole. Ho pensato a queste parole di Dio: “Chi ama la verità sceglie di praticarla e di essere sincero. Questa è la retta via ed è benedetta da Dio. Se una persona non ama la verità, cosa sceglie? Sceglie di ricorrere alla menzogna per difendere la propria reputazione, il proprio prestigio, la propria dignità e la propria integrità. Preferisce essere ingannevole, nonché disprezzata e respinta da Dio. Persone di questo genere rifiutano la verità e rifiutano Dio. Privilegiano la reputazione e il prestigio; vogliono essere ingannevoli. Non gli importa se Dio è contento o se le salverà. Costoro possono ancora essere salvate da Dio? Certamente no, perché hanno scelto il cammino sbagliato. Possono solo vivere mentendo e imbrogliando; possono solo vivere una vita dolorosa in cui dicono menzogne, le nascondono e si scervellano per difendersi giorno dopo giorno. Se credi che le menzogne possano proteggere la reputazione, il prestigio, la vanità e l’orgoglio che desideri, ti sbagli di grosso. In realtà, mentendo non solo non riesci a preservare la tua vanità e il tuo orgoglio, la tua dignità e la tua integrità ma, cosa ancor più deplorevole, perdi l’opportunità di praticare la verità e di essere una persona sincera. Anche se in quel momento riesci a difendere la tua reputazione, il tuo prestigio, la tua vanità e il tuo orgoglio, hai sacrificato la verità e hai tradito Dio. Questo significa che hai del tutto perso la possibilità di essere salvato e perfezionato da Lui, e questa è la perdita più grande e un rimpianto eterno” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo una persona onesta può vivere una vera sembianza umana”). Riflettere sulle parole di Dio mi ha fatta vergognare. Affidandomi alle bugie per proteggere reputazione e prestigio, mi ritenevo molto intelligente, ma stavo perdendo l’opportunità di essere una persona sincera e, ancora di più, la possibilità di ottenere la salvezza e la verità. È una perdita che non si può compensare. Ricorrevo a continui trucchi e bugie per proteggere reputazione e prestigio, ma Dio vede tutto. Potevo ingannare gli altri per un certo periodo, ma non sfuggire allo scrutinio di Dio. Il fatto che non stessi svolgendo un vero lavoro e che stessi ritardando le cose sarebbe venuto alla luce, prima o poi. L’indole di Dio non tollera offesa. Se non mi fossi pentita e avessi continuato a scegliere di mentire e a proteggere il mio prestigio, essere destituita era solo questione di tempo. Ho pensato ai falsi leader e agli anticristi. Lavoravano solo per la reputazione e il prestigio, senza svolgere alcun lavoro reale. Alcuni di loro erano addirittura disposti a intralciare e disturbare il lavoro della chiesa per proteggere reputazione e prestigio e alla fine hanno compiuto molte malefatte e sono stati rivelati ed eliminati. Ho anche considerato che ora il lavoro più importante della casa di Dio è espandere il Vangelo del Regno di Dio. Mentre io, una responsabile del lavoro del Vangelo, non solo non ero una forza trainante nel suo adempimento, ma cercavo di proteggere reputazione e prestigio, ritardando il lavoro del Vangelo. In base al mio comportamento, avrei dovuto essere sostituita. Poter continuare a svolgere il mio dovere era la grande tolleranza di Dio nei miei confronti. Capito tutto questo, mi sono presentata davanti a Dio per pregare e pentirmi, pronta a cambiare il mio perseguimento errato, ad accettare la supervisione della leader sul mio operato e a fare del mio meglio nel mio dovere.
In seguito, nelle mie devozioni spirituali, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha fornito un cammino di pratica. La parola di Dio dice, “Coloro che sono in grado di accettare la supervisione, l’esame e l’ispezione da parte degli altri sono i più ragionevoli di tutti, hanno tolleranza e una normale umanità. Quando scopri di star facendo qualcosa di sbagliato o rivelando un’indole corrotta, se sei in grado di aprirti e di comunicare con le persone, questo aiuterà chi ti circonda a tenerti d’occhio. È certamente necessario accettare la supervisione, ma la cosa principale è pregare Dio e affidarsi a Lui, sottoponendosi a un esame costante. Soprattutto quando hai intrapreso la strada sbagliata o hai fatto qualcosa di sbagliato, o quando stai per agire in maniera arbitraria e unilaterale, e qualcuno intorno te lo fa notare e ti avverte, devi accettarlo e affrettarti a riflettere su te stesso, ad ammettere il tuo errore e a correggerlo. Questo può impedirti di intraprendere il cammino di un anticristo. Se c’è qualcuno che ti aiuta e ti mette in guardia in questo modo, non ti sta forse proteggendo senza che tu te ne renda conto? È così: questa è la tua protezione” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Adempiere bene il proprio dovere richiede un’armoniosa cooperazione”). Grazie a Dio! Ottenuto un cammino di pratica, ero molto sollevata e non ero più sulla difensiva nei confronti della supervisione e delle domande della leader. Inoltre, ho smesso di nascondere i miei problemi e ho iniziato a concentrarmi sul lavoro pratico e sulla risoluzione di problemi pratici. Non mi sentivo più così limitata quando la leader si informava sul mio lavoro e sono diventata capace di accettare lo scrutinio di Dio e di praticare l’essere una persona onesta. Sapevo ammettere quando non svolgevo bene un lavoro e ho smesso di proteggere la mia reputazione e il mio prestigio. Quando la leader rilevava dei problemi nel mio lavoro, non consideravo più cosa avrebbe pensato di me o se mi avrebbe destituita, ma solo come cambiare il prima possibile ed eseguire bene il mio lavoro. Mettere in pratica tutto ciò mi ha fatta sentire molto a mio agio ed è meraviglioso svolgere il mio dovere con cuore sincero.