25. Riflessioni dopo aver ammesso le proprie responsabilità e aver dato le dimissioni

di Li Xue, Cina

Nel 2021 sono stata scelta come leader della chiesa. Poiché in precedenza avevo sempre svolto mansioni singole, non avevo molta familiarità con l’opera generale della chiesa quindi temevo che, se non avessi fatto bene il mio lavoro, sarei stata destituita e che la cosa sarebbe stata davvero imbarazzante. Ma ho pensato: “Qualunque dovere facciamo in ogni fase è predeterminato da Dio perciò, se i fratelli e le sorelle mi hanno scelta come leader, questo forse significa che mi ritengono all’altezza?” Così ho deciso di accettare e di provare, seguendo un corso di formazione. Più avanti, quando stavo dividendomi i compiti con Zhou Yun, la sorella con cui collaboravo, ne ho scelti alcuni in cui ero piuttosto abile pensando che, se mi fossi impegnata, sarei stata in grado di svolgerli bene. In breve tempo è arrivato il momento di riassumere il lavoro: mi sono resa conto che in esso c’erano molti dettagli che non coglievo e volevo gestirlo in modo più specifico da lì in avanti. Tuttavia, quando ho effettivamente provato a farlo, ho scoperto che non era così semplice come avevo pensato e ho rilevato tanti problemi e difficoltà che non sapevo nemmeno da dove cominciare. Mi sono detta: “Sono quasi due mesi che svolgo questo dovere e c’è ancora molto lavoro che non ho completato correttamente. Il leader superiore dirà che non ho le capacità lavorative per gestire questo dovere?” Più ci pensavo, più sentivo la pressione, quindi volevo parlare con il leader superiore per farmi assegnare una mansione meno composita. Almeno in quel modo non sarei sembrata tanto incompetente. Così ho detto al leader: “Sento che la mia levatura è scarsa e non sono adatta a condurre il lavoro della chiesa. Preferirei invece svolgere un lavoro basato su un solo compito”. Lei mi ha risposto: “È normale sentirsi sotto pressione quando si inizia un nuovo lavoro, andrà meglio dopo un po’ di formazione”. Nel sentire quelle parole, ho pensato: “Allora è solo perché mi sto formando da poco tempo. Se continuo la formazione ancora per un po’, riuscirò a svolgere bene il lavoro?” In seguito, ho continuato a dedicarmi al mio dovere, imparando da Zhou Yun ogni volta che incontravo qualcosa che non capivo. A poco a poco, sono riuscita ad afferrare parte del lavoro.

Nel giugno del 2022, Zhou Yun è stata riassegnata a un altro dovere e il lavoro della chiesa è stata preso in carico da me e dalla leader appena selezionata, sorella Wu Fan. Io, però, non conoscevo bene il lavoro di cui era responsabile Zhou Yun e, poiché Wu Fan non si sentiva bene in quel periodo, la maggior parte del lavoro è ricaduta sulle mie spalle e mi sono sentita molto sotto pressione. Dato che mi mancavano parecchie competenze professionali, durante le riunioni non sapevo fare altro che condividere con i fratelli e le sorelle per risolvere alcuni dei loro stati, ma non affrontavo i problemi e le deviazioni che si presentavano nel lavoro. Una volta, durante una riunione, i fratelli e le sorelle mi hanno detto: “Quando Zhou Yun si riuniva con noi, ogni volta che trovavamo un ostacolo nel lavoro, lei ne esaminava concretamente le ragioni e risolveva i problemi, mentre tu qui ti limiti a risolvere gli stati e raramente ci aiuti ad analizzare e riassumere il nostro lavoro. Ci troviamo in difficoltà perché il nostro scarso rendimento nel lavoro si ripercuote sul nostro stato”. I fratelli e le sorelle mi hanno poi consigliato di guardare il video di una testimonianza esperienziale intitolato: “Come sono diventata una falsa leader”. Ho pensato: “Dicono che non sono brava come Zhou Yun; forse pensano che io non abbia alcuna abilità lavorativa e stanno iniziando a discernermi? Mi segnaleranno? I risultati complessivi del lavoro della chiesa non sono stati molto buoni ultimamente e, se davvero finisco per essere segnalata e la leader superiore esamina il lavoro, dirà sicuramente che la mia levatura è scarsa e che, dopo tanto tempo, non sono ancora in grado di gestirlo. Se dovessi arrivare al punto di essere segnalata e destituita, sarebbe davvero imbarazzante. Tanto vale che ammetta le mie responsabilità e dia le dimissioni in anticipo: in questo modo dimostrerei almeno un po’ di autoconsapevolezza”. In quel periodo, ogni tanto mi veniva in mente l’idea di riconoscere le mie colpe e dimettermi. Un giorno, per caso, ho sentito Wu Fan e la leader superiore discutere di alcune deviazioni nel mio lavoro. Mi sono chiesta: “Pensano forse che anch’io manchi di levatura e non sia efficiente nel lavoro?” Poi ho ripensato al fatto che ultimamente non si era visto alcun risultato nel lavoro e a quanto i fratelli e le sorelle avevano detto di me, così ho scritto una lettera di dimissioni.

Dopo averla inviata, mi sono sentita turbata. Ho pregato Dio e ho cercato di capire se il mio gesto fosse in linea con i principi. In seguito, ho letto che ne “I principi per ammettere le responsabilità e dimettersi” si dice: “(1) Falsi capi e collaboratori che non accolgano la verità, non sappiano svolgere lavoro pratico e da tempo siano privi dell’opera dello Spirito Santo devono ammettere le loro responsabilità e dimettersi. (2) Chiunque si rifiuti di emanare o adottare disposizioni per l’attività o tenere sermoni e condivisioni, impedendo agli eletti di Dio di lasciarsi guidare e pascere dal Fratello, deve ammettere le proprie responsabilità e dimettersi. (3) Chiunque violi le disposizioni per l’attività e non rispetti le regole, infliggendo gravi perdite e catastrofi all’opera della casa di Dio e dei Suoi eletti, deve ammettere le proprie responsabilità e dimettersi” (170 principi per praticare la verità, “65. I principi per ammettere le responsabilità e dimettersi”). Ho visto che, secondo i principi, i leader e i lavoratori devono ammettere le proprie responsabilità e dimettersi. Se non sono in grado di svolgere un lavoro effettivo, se non attuano le disposizioni lavorative oppure lo ostacolano e se causano perdite significative al lavoro della casa di Dio, devono ammettere le proprie resonsabilità e rassegnare le dimissioni. Osservandomi alla luce di questi principi, ho constatato che, nel periodo in cui ero leader, nonostante i risultati un po’ scarsi, non avevo ritardato né ostacolato il progredire del lavoro e che non ero del tutto incapace di svolgere un lavoro effettivo. Proprio come quando il lavoro di irrigazione era ostacolato, e grazie alla mia ricerca e condivisione, lo stato dei nuovi arrivati che venivano irrigati era migliorato e loro avevano iniziato a svolgere i doveri al meglio delle proprie capacità. A volte, la mia incapacità di capire a fondo i problemi aveva fatto sì che il lavoro non venisse implementato correttamente o che si verificassero delle deviazioni. Tuttavia, cercando i principi pertinenti, ero riuscita a cambiare le cose e non avevo intralciato né disturbato il lavoro della chiesa. Inoltre, non ero mai stata una leader o una lavoratrice prima di allora e non capivo i principi relativi ai vari compiti ma, grazie all’apprendimento e alla formazione, pian piano ero riuscita ad afferrare alcuni principi e a individuare qualche problema. Anche se le mie soluzioni non erano esaustive, non ero del tutto incapace di svolgere un lavoro reale. In base ai principi, ho visto che non ero ancora arrivata al punto in cui avrei dovuto ammettere le mie responsabilità e dimettermi. Così, ho cercato e riflettuto, chiedendomi: “Perché, di fronte a questi problemi, non ho cercato la verità né ho riassunto le ragioni dell’insuccesso nel mio lavoro, ma ho invece sentito il bisogno di ammettere la mia responsibilità e di dimettermi?” Ho pensato alle parole di Dio: “Invece di ricercare la verità, la maggior parte delle persone ha secondi fini personali e meschini. I loro interessi, la loro reputazione e il posto o la posizione che occupano nella mente degli altri sono di grande importanza per loro. Queste sono le uniche cose che hanno a cuore. Si aggrappano a queste cose con una presa ferrea e le considerano la loro stessa vita. E il modo in cui sono viste o trattate da Dio è di secondaria importanza; per il momento, lo ignorano; per il momento, considerano solamente se siano i capi del gruppo, se le altre persone le ammirino e se le loro parole abbiano un peso. La loro principale preoccupazione è rivestire tale posizione. Quando si trovano in un gruppo, quasi tutte le persone cercano questo tipo di posizione, questo tipo di opportunità. Se sono molto talentuose, naturalmente vogliono essere il capobranco; se dotate di media abilità, vorranno comunque occupare una posizione più alta all’interno del gruppo; e se occupano una posizione bassa nel gruppo, essendo di levatura e abilità medie, anche loro vorranno che gli altri le ammirino, non vorranno essere guardate dall’alto in basso. La reputazione e la dignità di queste persone tracciano il loro confine: devono mantenersi saldamente attaccate a queste cose. Possono non avere integrità, e non possedere né l’approvazione né l’accettazione di Dio, ma non possono assolutamente perdere il rispetto, il prestigio o la stima che hanno lottato per ottenere in mezzo agli altri: questa è l’indole di Satana. Tuttavia, le persone non hanno consapevolezza di ciò. Credono di doversi aggrappare fino alla fine a questo scampolo di reputazione. Non sono consapevoli del fatto che solo quando abbandoneranno e metteranno da parte completamente queste cose vane e superficiali diventeranno delle vere persone. Se le persone difendono come la vita queste cose che andrebbero scartate, la loro vita è perduta. Non sanno cosa c’è in gioco. E così, quando agiscono, trattengono sempre qualcosa, cercano sempre di proteggere la propria reputazione e il proprio prestigio, li mettono al primo posto, parlando solo per i propri fini, per la propria difesa pretestuosa. Tutto quello che fanno lo fanno per sé stessi(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dio smaschera il fatto che amare la propria reputazione e il proprio prestigio più della propria vita rivela un’indole satanica. Riflettendo, ho capito che il motivo per cui volevo dimettermi era principalmente quello di proteggere reputazione e prestigio oltre a un’eccessiva preoccupazione per il mio prestigio. Quando il lavoro era infruttuoso e i fratelli e le sorelle sottolineavano le deviazioni e i problemi nel mio operato, temevo che mi giudicassero una falsa leader la quale occupava una posizione senza svolgere un lavoro effettivo. Non volevo che gli altri mi guardassero dall’alto in basso o dicessero che non ero brava; pertanto, per proteggere reputazione e prestigio, volevo ritirarmi completamente, in modo che i fratelli e le sorelle vedessero almeno che avevo comunque una certa autoconsapevolezza e così avrei preservato l’ultimo briciolo di dignità. In realtà, erano reali le deviazioni e le manchevolezze riscontrate nei miei doveri dai fratelli e dalle sorelle: loro mi stavano aiutando, proteggendo al contempo il lavoro della chiesa, eppure io non lo avevo accettato in modo positivo. Invece, avevo ipotizzato che mi ritenessero di scarsa levatura e priva di capacità lavorative e temevo ancora di più che mi definissero una falsa leader incapace di svolgere un lavoro effettivo e che, di conseguenza, non avrei più potuto mostrare la mia faccia. Quindi ero più incline a dimettermi che a perdere reputazione e prestigio. Anche se i cattivi risultati del mio lavoro erano legati alle mie incapacità lavorative, non era questa la ragione principale per cui desideravo dare le dimissioni. Il motivo prevalente era che vedevo di non avere svolto bene il mio lavoro e di aver perso la faccia di fronte ai fratelli e alle sorelle, quindi preferivo rinunciare ai miei doveri e alle mie responsabilità piuttosto che perdere l’immagine e il prestigio che avevo nel cuore degli altri. Mi sono resa conto che per me la reputazione era più importante dei miei doveri e della verità e che, se non avessi cambiato quel mio stato, alla fine non avrei guadagnato nulla!

Più tardi, ho letto altre parole di Dio: “Il modo in cui consideri gli incarichi affidati da Dio è davvero importante, è una questione molto seria! Se non sei in grado di portare a termine ciò che Dio affida alle persone, allora non sei degno di vivere alla Sua presenza e meriti di essere punito. È perfettamente naturale e giustificato che gli uomini dovrebbero portare a termine qualsivoglia incarico Dio affidi loro. Questa è la loro responsabilità più elevata, non meno importante della loro stessa vita. Se non prendi sul serio gli incarichi affidati da Dio, allora Lo tradisci nel modo più grave. Facendo ciò, sei più deprecabile di Giuda e meriti di essere maledetto. Le persone devono acquisire una comprensione approfondita di come considerare ciò che Dio affida loro e, come minimo, devono capire che gli incarichi che Dio affida all’umanità sono un’esaltazione e una grazia speciale da parte Sua, sono le cose più gloriose. Ogni altra cosa può essere tralasciata. Se anche occorre sacrificare la propria vita, si deve comunque adempiere l’incarico affidato da Dio(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come conoscere la natura umana”). Ho riflettuto più volte su queste parole di Dio. In esse c’era un giudizio e mi sono sentita angosciata e in colpa. Per proteggere reputazione e prestigio, avevo ammesso le mie responsabilità e rassegnato le dimissioni, pensando addirittura di possedere autoconsapevolezza mentre, agli occhi di Dio, tutto ciò era un tradimento. La chiesa mi aveva dato l’opportunità di essere leader in modo che proteggessi il suo lavoro e, allo stesso tempo, affinché praticassi l’accesso a vari aspetti della verità. Quella era l’elevazione di Dio e anche un fardello che Egli aveva posto sulle mie spalle. Se avessi avuto anche solo un po’ di umanità e di ragione, e un cuore che temeva Dio, non avrei desiderato dimettermi e tradirLo e, per quanto difficile fosse il lavoro, avrei semplicemente pregato Dio e mi sarei affidata a Lui, facendo del mio meglio per adempiere le mie responsabilità secondo le mie capacità e, come minimo, non avrei permesso che il lavoro della chiesa ne risentisse. Invece, quando avevo incontrato difficoltà nei miei doveri e il lavoro ne era stato intaccato, non solo non lo avevo protetto, ma mi ero anche tirata indietro. Sapevo bene che Wu Fan era appena diventata leader e non aveva familiarità con il lavoro e che c’erano ancora molte questioni irrisolte nel lavoro della chiesa, eppure avevo scelto di dimettermi: ho capito che la mia coscienza aveva perso la sua funzione. Rendendomi conto di questo, ho pregato Dio pentita: “Dio, non voglio più vivere secondo la mia indole corrotta; non importa quali difficoltà incontrerò nei miei doveri, non desidero più dimettermi e finché sarò ancora in grado di fare questo dovere, sono disposta ad affidarmi a Te per svolgerlo bene”.

Dopo di ciò, ho iniziato a cercare soluzioni in base alle mie manchevolezze. Ho letto le parole di Dio: “Come leader, dopo aver dato disposizioni per il lavoro, devi seguire l’andamento del lavoro. Anche se quell’ambito lavorativo non ti è familiare, persino se non ne sai nulla, puoi trovare il modo di fare il tuo lavoro. Puoi rivolgerti a qualcuno che lo afferri davvero, che conosca la professione in questione, così che faccia dei controlli e fornisca suggerimenti. Da quei suggerimenti potrai risalire ai principi appropriati e riuscirai così a seguire il lavoro. Che il tipo di professione in questione ti sia familiare o no, che tu la comprenda o meno, devi come minimo presiedere al lavoro, seguirlo, indagare e porre domande su come procede. Devi mantenere il controllo su queste cose: è la tua responsabilità, fa parte del tuo lavoro(La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori, “Le responsabilità di leader e lavoratori (4)”). Per quanto riguarda il modo in cui leader e lavoratori dovrebbero svolgere un lavoro effettivo, Dio ha condiviso su un cammino di pratica molto specifico Essi devono partecipare concretamente al lavoro, esaminare le ragioni per cui il lavoro dei fratelli e delle sorelle è inefficace e partecipare alle discussioni per cercare soluzioni; non devono limitarsi a implementare il lavoro o a fornire una semplice condivisione sulle problematiche riscontrate e poi considerare il loro compito concluso. Devono anche identificare le ragioni alla base di tali problematiche e monitorare il lavoro nel dettaglio. Se il problema riguarda lo stato dei fratelli e delle sorelle, leader e lavoratori devono effettivamente condividere sulla verità per risolverlo; se è una questione di abilità, devono riassumere e imparare insieme ai fratelli e alle sorelle per trovare soluzioni. In passato, pensavo di non capire il lavoro legato alle competenze professionali e ritenevo che fosse sufficiente condividere per risolvere gli stati dei fratelli e delle sorelle, ma ora mi sono resa conto che si trattava di una deviazione, perché la semplice condivisione sugli stati non risolve i problemi effettivi e il lavoro rimarrà comunque infruttuoso. Per questo è necessario che leader e lavoratori collaborino armoniosamente con i fratelli e le sorelle per cercare soluzioni e che trovino i principi rilevanti su cui condividere e vi entrino insieme. Quando ho capito queste cose, il mio stato è migliorato. Anche la leader superiore ha condiviso con me e mi ha aiutata nei due giorni successivi e alla fine la chiesa non ha accettato le mie dimissioni. Nel vedere che ero stata così ribelle e che la casa di Dio mi aveva comunque dato un’opportunità, mi sono sentita profondamente in debito con Dio ed ero disposta a cambiare il mio precedente atteggiamento nei confronti dei doveri e a iniziare a lavorare correttamente. Da quel momento in poi, quando si presentavano problemi nel lavoro, discutevo e comunicavo con i fratelli e le sorelle e, se si trattava di una questione di competenze, mi consultavo con loro, chiedevo consigli e trovavo anche i principi e le conoscenze professionali pertinenti da apprendere in merito alle difficoltà che incontravo nei miei doveri. Dopo un po’, sono un po’ migliorati anche i risultati che i fratelli e le sorelle ottenevano nei loro doveri.

In seguito, condividendo con loro, ho compreso più a fondo le ragioni per cui volevo dimettermi. Ho letto alcune parole di Dio: “Che nessuno si consideri perfetto, insigne, nobile o diverso dagli altri; tutto ciò è provocato dall’indole arrogante e dall’ignoranza dell’uomo. Credersi sempre speciali: ciò è causato da un’indole arrogante. Non essere mai in grado di accettare i propri difetti e di affrontare i propri errori e fallimenti: ciò è causato da un’indole arrogante(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “I principi che devono guidare il proprio comportamento”). “Le persone arroganti e presuntuose sono spesso così. Dio dice di non essere impazienti di avere soluzioni, dice di cercare la verità e di agire secondo i principi, ma le persone arroganti e presuntuose non considerano attentamente questi requisiti da parte di Dio; insistono invece a cercare di realizzare le cose con un impeto di forza ed energia, di fare le cose in modo bello e ordinato e di superare chiunque altro in un batter d’occhio. Vogliono essere dei superuomini e si rifiutano di essere individui ordinari. Questo non è forse andare contro le leggi della natura che Dio ha stabilito per l’uomo? (Sì.) Ovviamente, non si tratta di persone normali. Sono prive di normale umanità e troppo arroganti. Non tengono conto delle richieste alla portata della normale umanità espresse da Dio per il genere umano. Non tengono conto degli standard stabiliti da Dio per il genere umano ai quali sono in grado di attenersi le persone con normale umanità. Pertanto, disprezzano i requisiti di Dio e pensano: ‘Dio esige troppo poco. Com’è possibile che i credenti in Dio siano persone normali? Devono essere persone straordinarie, individui che trascendono e superano le persone normali. Devono essere personaggi grandi e rinomati’. Non tengono conto delle parole di Dio poiché ritengono che, pur essendo corrette e la verità, siano troppo comuni e ordinarie, quindi le ignorano e le guardano dall’alto in basso. Ma è esattamente in queste parole normali e ordinarie, tanto disprezzate dai cosiddetti superuomini e dai grandi personaggi, che Dio indica i principi e i percorsi ai quali le persone dovrebbero attenersi e che dovrebbero praticare. Le parole di Dio sono molto sincere, oggettive e pratiche. Non esigono affatto grandi cose dalle persone. Sono tutte cose che le persone possono e dovrebbero realizzare. Finché hanno un po’ di normale ragionevolezza, le persone non dovrebbero costruire castelli in aria; al contrario, dovrebbero accettare le parole di Dio e la verità con i piedi ben piantati a terra, compiere bene i loro doveri, vivere di fronte a Dio e porre la verità come principio della loro condotta e delle loro azioni. Non dovrebbero essere oltremodo ambiziose(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Fare tesoro delle parole di Dio è il fondamento della fede in Dio”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che il mio desiderio di dimettermi era dovuto alla mia indole arrogante. Non mi ero messa nella posizione di una persona comune e mi ero sopravvalutata. Pensavo che il fatto di essere stata scelta come leader dai fratelli e dalle sorelle indicasse che tutti mi vedevano in modo positivo. Volevo quindi svolgere bene i miei doveri per dimostrare di essere capace e ottenere il loro plauso. Tuttavia, quando non ero riuscita a raggiungere tale obiettivo, non sapevo affrontare le mie manchevolezze e carenze e ancor meno ero in grado di gestire correttamente i miei fallimenti. Una volta diventata leader, volevo eccellere nel mio lavoro per farmi ammirare dagli altri, ma dopo un po’ di tempo non avevo ancora afferrato pienamente i principi e continuavano a presentarsi problemi nel mio lavoro. Mi sentivo quindi del tutto inadeguata. Soprattutto dopo il trasferimento di Zhou Yun, ho visto che, nonostante l’impegno profuso, il mio lavoro era ancora pieno di problemi e deviazioni. Non solo i fratelli e le sorelle non riconoscevano il mio lavoro, ma persino i leader sottolineavano in esso le mie deviazioni e i problemi. Sentivo di non avere abilità lavorative e levatura, così avevo gettato la spugna e cercato di dimettermi. Capivo di avere una considerazione troppo alta di me stessa ed ero convinta che, in quanto leader, non potessi permettermi fallimenti o deviazioni nei doveri, altrimenti non avrei svolto i miei doveri di leader, il che avrebbe significato creare problemi e mancare di ragione. Una persona normale ha inevitabilmente manchevolezze e cose che non riesce a portare a termine nei suoi doveri e questo è del tutto normale agli occhi di Dio perché gli esseri umani non sono altro che persone comuni e non possono superare l’ambito della normale umanità stabilito da Dio. Prima di allora, avevo svolto solo lavoro a compito singolo e non avevo preso parte al lavoro generale della chiesa; e poi, oltre ad avere una levatura media, ero lenta a entrare nei principi dei vari compiti all’interno della chiesa. Questo significa che era normale che nei miei doveri si verificassero deviazioni e difetti. Quando i fratelli e le sorelle me li avevano fatti notare, era proprio quello il momento in cui avrei dovuto entrare nei principi, invece io non riuscivo a gestire la cosa in modo corretto e, ogni volta che sorgevano problematiche o deviazioni nel mio lavoro, le vedevo come una conferma della mia incapacità lavorativa. Riflettendo su tali comportamenti, ho capito che ero davvero arrogante e ignorante e che avevo avuto una considerazione troppo alta di me stessa. Il mio difetto più grave era la mia grande arroganza, ma non conoscevo me stessa. I fratelli e le sorelle mi davano indicazioni, però io non le accettavo e non mi vedevo affatto come una persona comune. Mi sono accorta di essere stata completamente priva di ragione.

Dopo un po’ di tempo, la produzione video di cui ero responsabile non dava risultati molto soddisfacenti e la leader superiore mi ha fatto notare alcuni problemi. Quando ho visto le criticità che erano state smascherate in quel lavoro, mi sono detta: “Cosa penserà di me la leader? Sicuramente dirà che non sono stata in grado di supervisionare il lavoro secondo i principi e che non ho svolto un lavoro effettivo”. Ma non mi sentivo troppo vincolata perché capivo che lei mi faceva notare le carenze e le mancanze nei miei doveri per aiutarmi a svolgerli bene, quindi sono riuscita ad affrontare certe cose in modo corretto. In seguito, in merito alle problematiche evidenziate dalla leader, insieme ai fratelli e alle sorelle abbiamo acquisito le conoscenze tecniche pertinenti e poi abbiamo concretamente analizzato e riassunto i problemi nei video. Quel tipo di cooperazione effettiva ha aiutato a correggere alcuni problemi e deviazioni nel lavoro e i fratelli e le sorelle hanno acquisito una certa direzione nei loro doveri. Grazie a questa esperienza, ho capito che evitare le difficoltà non è il modo per risolvere i problemi, che cercare la verità e imparare a comprendere i principi è fondamentale e che solo svolgendo i doveri secondo i principi si possono ottenere risultati nel lavoro. Ora mi sento molto più sollevata e ringrazio Dio per la Sua guida!

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