47. La malattia ha rivelato il mio intento di ottenere benedizioni
Nel settembre del 1999, ho accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni. Ho compreso che questa fase della Sua opera viene svolta per purificare le persone e perfezionarle, e infine per portarle nel Regno di Dio. Ero molto felice e pensavo: “Devo perseguire con diligenza, predicare il Vangelo e preparare più buone azioni per poter essere salvata”. Successivamente, ho lasciato casa per svolgere il mio dovere. Con la pioggia o col sole, o persino quando ero inseguita e perseguitata dal gran dragone rosso, non ho mai smesso di svolgere il mio dovere. Un giorno, ho fatto una visita e ho scoperto di essere portatrice di epatite B. Il dottore ha detto che il virus dell’epatite B è cronico e non può essere curato. In quel periodo, non ero spaventata e continuavo a tenermi impegnata ogni giorno con il mio dovere. Inaspettatamente, sei mesi dopo, durante un altro controllo, il virus non era più rilevabile nel mio corpo e anche la mia funzionalità epatica era normale. Vedendo come la mia malattia fosse miracolosamente guarita, mi sono sentita molto grata a Dio e ho iniziato a provare ancora più entusiasmo per il mio dovere.
Vent’anni dopo, nel 2019, ho iniziato a sentirmi debole, ad avere capogiri e dolori alla schiena, così sono andata in ospedale per un controllo. Il dottore mi ha detto con un tono serio: “La tua pressione sanguigna è troppo alta. La pressione sistolica supera i 190 mmHg e quella diastolica i 110 mmHg. Si tratta di una condizione molto pericolosa che può portare a una morte improvvisa. Se anche non fosse così, potrebbe portare a un ictus e alla paralisi”. La cosa mi ha davvero spaventata. Ma poi ho pensato: “Non posso avere piena fiducia nelle parole dei medici. Dopo tutto, per molti anni ho rinunciato alla mia famiglia e alla carriera, predicando il Vangelo e svolgendo il mio dovere nella fede, e credo che Dio veglierà su di me e mi proteggerà. A patto che io continui a svolgere il mio dovere, un giorno forse guarirò dalla mia malattia”. In quel periodo, vivevo secondo le mie nozioni e fantasie. Non prendevo farmaci per la pressione e non ricercavo come praticare e affrontare la mia malattia. Al contrario, non facevo altro che continuare a dedicarmi ai miei doveri. All’epoca, svolgevo doveri basati sui testi. Durante il giorno, condividevo con i fratelli e le sorelle per risolvere i problemi nei loro doveri, mentre la sera riordinavo i sermoni e rispondevo alle lettere. Dopo qualche tempo, il lavoro ha mostrato dei progressi. Tuttavia, la mia pressione non scendeva e ogni giorno avevo dei capogiri e mi sentivo pesante come se avessi in testa un casco d’acciaio.
Un giorno, ho sentito sorella Wang Lan dire che sua madre era morta per la pressione alta. Era stata a trovare un vicino e si sentiva bene, ma, una volta tornata a casa, all’improvviso aveva avuto un capogiro ed era stata portata d’urgenza in ospedale. Il medico aveva detto che a causa della pressione alta aveva avuto un’emorragia cerebrale ed era morta nonostante gli sforzi per salvarla. In seguito, ho sentito la sorella ospitante dire che, a causa della pressione alta, anche una sua vicina aveva avuto un’emorragia cerebrale, era caduta, era rimasta paralizzata ed era morta in poco più di due settimane. Durante quei giorni, ero molto ansiosa e sono venute a galla tutte le mie preoccupazioni, i miei timori e le mie ansie. Ho pensato: “La mia pressione è ancora così alta e non accenna ad abbassarsi. Forse un giorno i miei vasi sanguigni esploderanno e anch’io morirò all’improvviso? Resterò paralizzata? Se dovessi rimanere costretta a letto, come farò a svolgere i miei doveri? Potrò ancora essere salvata se non svolgo i miei doveri?” Ho pensato a ciò che aveva detto il medico, ossia che le persone con la pressione alta non dovrebbero stare alzate fino a tardi o essere soggette a troppo stress, così ho creduto di non dover lavorare troppo nel mio dovere e che, se mi fossi stressata troppo e la mia pressione fosse aumentata, causando così un’emorragia cerebrale, sarei potuta morire all’improvviso e non avrei avuto la possibilità di essere salvata. Sentivo di aver bisogno di prendermi cura della mia salute e che questa fosse la cosa più importante. In seguito, ogni volta che sentivo parlare di rimedi per la pressione alta, li provavo immediatamente. Non sentivo più un senso del fardello nel mio dovere e, sebbene alcuni sermoni fossero in attesa di una revisione, non mi affrettavo a farlo. Non mi informavo nemmeno sulle difficoltà che i miei fratelli e sorelle incontravano nello scrivere i sermoni e la sera andavo a letto presto anche se non mi sentivo stanca. Facevo di tutto per riposarmi e non stressarmi, ed ero diventata passiva nel mio dovere. Di conseguenza, il lavoro non stava producendo alcun risultato. In seguito, grazie alle medicine, la mia pressione è tornata normale.
Poi, un giorno del 2021, la leader ha chiesto di incontrarmi. Ha detto che i fratelli e le sorelle mi avevano nominata leader della chiesa. Ho pensato: “Sto invecchiando e ho la pressione alta. Il mio cervello non ha un buon flusso sanguigno, quindi ho bisogno di più riposo. Svolgere il dovere di leader vuol dire occuparsi di molti compiti ogni giorno, nonché avere un carico di lavoro pesante e molte preoccupazioni. Cosa accadrebbe se mi ammalassi per la stanchezza? Se la mia pressione salisse nuovamente e avessi un’emorragia cerebrale, potrei morire all’improvviso e perdere la salvezza”. Così ho detto alla leader che avevo la pressione alta e non ero adatta per quel ruolo. Lei mi ha chiesto di fare un controllo in ospedale. I risultati delle analisi hanno mostrato che la mia pressione era leggermente alta, ma non molto. Ho pensato: “Al momento la mia pressione è buona, ma essere leader comporta molto lavoro e stress. E se dovessi ammalarmi? Tuttavia, farei meglio ad accettare, considerando che credo in Dio da molti anni e al momento la chiesa ha davvero bisogno di persone che collaborino al lavoro. Mi sentirei in colpa a rifiutare il mio dovere”. Quindi ho accettato.
Durante una riunione, ero seduta di fronte alla finestra. Era una giornata calda, perciò l’ho aperta leggermente e mi sono seduta a prendere un po’ d’aria. La leader mi ha chiesto del mio stato, ma, mentre parlavo, la mia bocca ha iniziato a irrigidirsi. Ero molto preoccupata e ho pensato: “Il dottore non ha detto forse che la pressione alta può portare alla paralisi? Che questo non sia un segno? Davvero resterò paralizzata? Ho sempre svolto i miei doveri, allora perché Dio non ha vegliato su di me e non mi ha protetta? L’opera di Dio è quasi conclusa e, se adesso rimanessi paralizzata e non fossi in grado di svolgere alcun dovere, allora come potrò essere salvata ed entrare nel Regno?” In quel momento, mi sono resa conto che i miei pensieri erano sbagliati e in silenzio ho detto una breve preghiera: “Dio, sento che la mia bocca si è irrigidita, il che potrebbe essere segno di una paralisi. Dio, Ti prego di proteggere il mio cuore. Anche se dovessi rimanere paralizzata, non mi lamenterò. Sono pronta a sottomettermi alla Tua sovranità e alle Tue disposizioni”. Dopo aver pregato, ho chiuso la finestra e, dopo poco, mi sono sentita leggermente meglio.
In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio: “Poi ci sono quelli che non godono di buona salute, che hanno una costituzione debole e scarse energie, che sono spesso affetti da malattie più o meno gravi, che non riescono a far fronte nemmeno alle necessità più basilari della vita quotidiana, che non sono in grado di vivere né di spostarsi come le persone normali. Costoro spesso si sentono a disagio e cagionevoli mentre svolgono i loro doveri; alcuni sono fisicamente deboli, altri hanno vere e proprie malattie, e naturalmente ve ne sono alcuni che hanno malattie conclamate e potenziali di qualche tipo. A causa di queste difficoltà fisiche concrete, sprofondano spesso in emozioni negative e provano angoscia, ansia e preoccupazione. Per cosa si sentono angosciati, ansiosi e preoccupati? Hanno varie preoccupazioni. Se continuano a svolgere il loro dovere in questo modo, a spendersi e a darsi da fare per Dio in questo modo, e a sentirsi sempre così stanchi, la loro salute peggiorerà sempre di più? Quando avranno 40 o 50 anni, si ritroveranno costretti a letto? Queste preoccupazioni sono motivate? Qualcuno fornirà un modo concreto per affrontare tutto ciò? Chi se ne assumerà la responsabilità? Chi ne risponderà? Le persone in cattiva salute e fisicamente non in forma si sentono angosciate, ansiose e preoccupate per queste cose. Chi è malato pensa spesso: ‘Sono determinato a svolgere bene il mio dovere, ma ho questa malattia. Chiedo a Dio di preservarmi dal male e con la Sua protezione non ho nulla da temere. Tuttavia, se prosciugo le mie energie svolgendo i miei doveri, la mia malattia si aggraverà? Cosa farò se si aggraverà davvero? Se dovrò essere ricoverato in ospedale per sottopormi a un’operazione, non avrò i soldi per pagarla; quindi, a meno che non prenda un prestito per pagare le cure, la mia malattia non peggiorerà ulteriormente? In caso si aggravasse davvero molto, morirò? Una morte del genere può essere considerata normale? Se muoio veramente, Dio commemorerà i doveri che ho svolto? Sarò considerato come qualcuno che ha compiuto buone azioni? Otterrò la salvezza?’ Vi sono anche persone che sanno di essere malate, ossia che sanno di avere qualche patologia reale o altro, per esempio malattie dello stomaco, dolori alla schiena e alle gambe, artrite, reumatismi, malattie della pelle, ginecologiche, epatiche, ipertensione, patologie cardiache e così via. Pensano: ‘Se continuo a svolgere il mio dovere, la casa di Dio mi pagherà le cure? Se la mia malattia peggiora e compromette lo svolgimento del mio dovere, Dio mi guarirà? Altri sono stati guariti dopo aver acquisito fede in Dio, quindi lo stesso accadrà a me? Dio mi guarirà concedendomi la stessa grazia degli altri? Se svolgo lealmente il mio dovere, Dio dovrebbe guarirmi, ma se ho solo il desiderio che Dio mi guarisca e Lui non lo fa, allora cosa farò?’ Ogni volta che pensano a queste cose, una profonda sensazione di angoscia invade loro il cuore. Anche se non smettono mai di svolgere il loro dovere e fanno sempre quello che devono, pensano costantemente alla loro malattia, alla loro salute, al loro futuro, alla loro vita e alla loro morte. Infine, la conclusione a cui arrivano è una pia illusione: ‘Dio mi guarirà, Dio mi proteggerà. Dio non mi abbandonerà e non resterà a guardare senza fare nulla se vedrà che mi ammalo’. Questi pensieri non hanno alcun fondamento, e si potrebbero addirittura definire come una sorta di nozione. Le persone non saranno mai in grado di risolvere le loro difficoltà pratiche con nozioni e fantasie di questo genere, e nel loro intimo si sentono vagamente angosciate, ansiose e preoccupate per la loro salute e le loro malattie; non hanno idea di chi si assumerà la responsabilità di queste cose, né se qualcuno lo farà” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). Dio ha smascherato esattamente il mio stato. Quando per la prima volta avevo trovato Dio, mi era stato diagnosticato che ero portatrice di epatite B. Il dottore aveva detto che non si poteva curare, ma, con mia sorpresa, dopo sei mesi la malattia era guarita senza alcuna cura, così il mio entusiasmo per il mio dovere si era rafforzato. In seguito, mi è stata diagnosticata una grave ipertensione arteriosa e ho pensato: “A patto che io persista nei miei doveri, sopporti più avversità e paghi un prezzo più alto, Dio mi proteggerà e mi guarirà”. Quindi, con la pioggia o col sole, col vento o con la neve, non ho mai smesso di assolvere il mio dovere. Quando ho visto che la mia pressione era ancora alta, ho iniziato a temere che affaticarmi troppo nei miei doveri avrebbe potuto peggiorare le mie condizioni e causare una morte improvvisa, così ho iniziato ad ascoltare la mia carne e, ogni volta che sentivo parlare di un rimedio per la pressione alta, cercavo un modo per provarlo. Il mio cuore era consumato dalla malattia. Sebbene continuassi a svolgere i miei doveri, non ero proattiva come in passato. Non avevo senso dell’urgenza nell’organizzare i sermoni arretrati e non affrontavo prontamente i problemi del lavoro. Ero diventata indifferente verso il mio dovere, la portavo per le lunghe ogni volta che potevo e, di conseguenza, il lavoro non produceva risultati. Di fronte a questa malattia, non avevo ricercato l’intenzione di Dio e non l’avevo accettata da Lui, né avevo davvero creduto che il fato dell’uomo fosse nelle Sue mani. Pensavo continuamente al mio futuro e al mio destino, vivendo nell’angoscia e nell’ansia, incapace di sentirmi liberata.
In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio: “Quando Dio dispone che qualcuno contragga una malattia, che sia più o meno grave, il Suo scopo nel fare ciò non è che tu ti renda conto della malattia in ogni suo aspetto, dei danni che ti provoca, dei disagi e delle difficoltà che ti arreca e di tutta la miriade di sentimenti che ti fa provare – lo scopo di Dio non è che tu riconosca il valore della malattia sperimentandola. Il Suo scopo è invece che tu impari delle lezioni dalla malattia, che impari ad afferrare le Sue intenzioni, che conosca l’indole corrotta che riveli e gli atteggiamenti sbagliati che adotti nei Suoi confronti quando sei malato, e che impari a sottometterti alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni, in modo da conseguire autentica sottomissione nei Suoi confronti e da riuscire a rimanere saldo nella tua testimonianza: questo è assolutamente fondamentale. Attraverso la malattia, Dio intende salvarti e purificarti. Che cosa desidera purificare di te? Desidera purificare tutti i desideri smodati e le richieste eccessive che hai nei Suoi confronti, nonché i vari calcoli, giudizi e piani che sviluppi a tutti i costi per sopravvivere e condurre la tua vita. Dio non ti chiede di fare piani o di emettere giudizi, e non ti permette di avere desideri smodati nei Suoi confronti; ti richiede solamente di sottometterti a Lui e, nella tua pratica ed esperienza di sottomissione, di arrivare a conoscere il tuo atteggiamento nei confronti della malattia, il tuo atteggiamento nei confronti di queste condizioni fisiche che Dio ha disposto per te, nonché i tuoi desideri personali. Quando acquisirai conoscenza di queste cose, potrai sperimentare quanto ti giovi il fatto che Dio abbia disposto per te le circostanze della malattia o queste condizioni fisiche; e potrai renderti conto di quanto esse ti aiutino nel cambiamento della tua indole, nell’ottenimento della salvezza e nel tuo accesso alla vita. Per questo motivo, quando la malattia si presenta, non devi sempre chiederti come sfuggirle, eluderla o rifiutarla” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). Grazie alle Sue parole, sono arrivata a comprendere che, quando veniamo colpiti da una malattia, l’intenzione di Dio non è quella di farci piangere addosso per le nostre preoccupazioni, sofferenze o ansie dovute alla malattia. Al contrario, la Sua intenzione è quella di sottometterci alla Sua sovranità, insegnarci delle lezioni attraverso la malattia, far sì che conosciamo e riflettiamo sull’indole corrotta che abbiamo rivelato, che perseguiamo la verità e che ci liberiamo delle nostre corruzioni. Di fronte alla malattia, mi sono resa conto di non aver compreso l’intenzione di Dio e di aver pensato solamente a come liberarmi da essa. Quando avevo sentito che alcune persone erano morte a causa della pressione alta, ho iniziato a fare progetti e a preoccuparmi per me stessa. Quando svolgevo il mio dovere, non volevo stancarmi fisicamente e non avevo alcun senso d’urgenza nell’occuparmi dei sermoni arretrati. Pensavo costantemente alla mia carne e facevo progetti in funzione di essa. Avevo addirittura frainteso Dio e mi ero lamentata di Lui. Come potevo affermare di essere una persona che crede veramente in Dio e si sottomette a Lui? Egli Si era servito di questa malattia per rivelare le mie intenzioni adulterate di ricevere benedizioni. Aveva fatto tutto questo per aiutarmi a riflettere, pentirmi per tempo e infine sottomettermi a Lui. Ora ho capito che quella malattia era l’amore e la salvezza di Dio!
In seguito, ho letto altre Sue parole: “Prima di decidere di svolgere il loro dovere, nel profondo del cuore gli anticristi traboccano di aspettative verso le loro prospettive, verso il guadagno di benedizioni, una buona destinazione e persino una corona, e nutrono la massima fiducia verso l’ottenimento di queste cose. Vengono nella casa di Dio per svolgere il loro dovere con tali intenzioni e aspirazioni. Allora, lo svolgimento del loro dovere contiene la sincerità, la fede autentica e la lealtà richieste da Dio? A questo punto, non è ancora possibile vedere la loro lealtà, la loro fede e la loro sincerità autentiche, perché prima di svolgere il loro dovere tutti nutrono una mentalità interamente transazionale; tutti decidono di svolgerlo spinti dagli interessi e basandosi anche sul presupposto delle loro ambizioni e dei loro desideri strabordanti. Qual è l’intenzione degli anticristi nell’assolvere il loro dovere? È stringere un accordo, fare uno scambio. Si potrebbe dire che queste sono le condizioni che pongono per assolvere un dovere: ‘Se svolgo il mio dovere, allora devo ottenere benedizioni e avere una buona destinazione. Devo ottenere tutte le benedizioni e i benefici che Dio ha detto essere preparati per l’umanità. Se non posso ottenerli, allora non farò questo dovere’. Entrano nella casa di Dio per svolgere il loro dovere con tali intenzioni, ambizioni e desideri. Sembra che abbiano un po’ di sincerità e naturalmente, nel caso di coloro che sono nuovi credenti e stanno appena iniziando a svolgere il loro dovere, lo si può anche definire entusiasmo. Ma non ci sono né fede autentica né lealtà in questo; c’è solo quel grado di entusiasmo. Non può essere chiamata sincerità. A giudicare da questo atteggiamento che gli anticristi hanno nei confronti dell’assolvimento del loro dovere, si tratta di qualcosa di completamente transazionale e pieno dei loro desideri di benefici come guadagnare benedizioni, entrare nel Regno dei Cieli, ottenere una corona e ricevere ricompense. Dunque dall’esterno sembra che molti anticristi, prima di essere espulsi, stiano svolgendo il loro dovere e abbiano persino fatto più rinunce e sofferto di più di una persona comune. Ciò che spendono e il prezzo che pagano sono pari a quelli di Paolo, e non si affannano nemmeno meno di lui. È una cosa che tutti possono vedere. In termini di come si comportano e della loro volontà di soffrire e di pagare un prezzo, non è che non dovrebbero ricevere nulla. Tuttavia, Dio non considera una persona in base al suo comportamento esteriore, ma in base alla sua essenza, alla sua indole, a ciò che rivela, alla natura e all’essenza di ogni singola cosa che fa. Quando le persone valutano e trattano gli altri, classificano chi sono solo in base al loro comportamento esteriore, a quanto soffrono e al prezzo che pagano, e questo è un grave errore” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte settima”). Dalle parole di Dio, ho capito che spesso gli anticristi si sacrificano e si spendono nei propri doveri per provare a negoziare con Lui, cercando di ricevere in cambio delle benedizioni. I miei punti di vista su cosa perseguire erano gli stessi di quegli anticristi. Svolgevo il mio dovere per cercare di negoziare con Dio. Ripensandoci, quando avevo trovato Dio per la prima volta, svolgevo il mio dovere per garantirmi la salute fisica e per evitare malattie e disastri, nonché per essere salvata e alla fine entrare nel Regno. Quando mi era stato diagnosticato di essere portatrice del virus dell’epatite B e le mie condizioni erano migliorate senza che mi curassi, il mio entusiasmo per i miei doveri era cresciuto e lavorare duramente ogni giorno non mi stancava. In seguito, quando mi era stata diagnosticata l’ipertensione arteriosa, temevo che la mia malattia potesse peggiorare e portare alla paralisi, quindi l’entusiasmo per i miei doveri era calato. Quando la mia pressione non era scesa, avevo iniziato a fraintendere Dio e a lamentarmi di Lui. Pensavo che dopo aver creduto in Dio per così tanti anni e aver rinunciato alla famiglia e alla carriera per i miei doveri, Egli avrebbe dovuto tenermi al sicuro e libera da malattie e disastri. Tuttavia, inaspettatamente, mi sono ammalata e ho iniziato a discutere con Dio e a oppormi a Lui, e ho addirittura perso il desiderio di svolgere il mio dovere di leader. Mi sono ricordata di alcune Sue parole: “Per tutto il tempo ho imposto all’uomo uno standard molto rigido. Se la tua lealtà è accompagnata da intenzioni e condizioni, allora preferisco fare a meno della tua cosiddetta lealtà” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Sei un vero credente in Dio?”). L’indole di Dio è giusta e santa, e Lui odia coloro che fanno il proprio dovere con secondi fini. Tuttavia, io avevo sempre svolto il mio dovere con secondi fini per negoziare con Lui. Tenevo conto solo della mia carne, temendo che, se mi fossi stancata troppo, le mie condizioni sarebbero peggiorate e allora sarei morta perdendo la mia possibilità di ricevere benedizioni. Ero davvero egoista! Ho pensato a Paolo, che lavorò, si spese e soffrì per il Signore. Usò tutto ciò come capitale per chiedere a Dio ricompense e una corona di giustizia. Addirittura, dichiarò senza vergogna: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia” (2 Timoteo 4:7-8). Paolo credeva in Dio e lavorava per Lui principalmente per ricevere benedizioni, percorrendo un cammino di opposizione a Dio: alla fine, fu punito da Lui. Dopo aver creduto in Dio per tutti questi anni, avevo ancora così poca comprensione di Lui. Il mio spendermi e i miei sacrifici per Dio avevano anche lo scopo di esigere da Lui grazia e benedizioni. Non stavo forse seguendo lo stesso cammino di Paolo? Se non fossi cambiata, Dio avrebbe finito per detestarmi e odiarmi.
Ho iniziato a riflettere: “Ho sempre creduto che, poiché ho sacrificato la mia famiglia e la mia carriera per spendermi per Dio, Egli dovrebbe benedirmi. È giusto vedere le cose in questo modo?” In seguito, ho letto altre parole di Dio: “Non vi è correlazione fra il dovere dell’uomo e l’eventualità che riceva benedizioni o che subisca una cattiva sorte. Il dovere è ciò che l’uomo dovrebbe compiere; è la sua vocazione mandata dal cielo e non dovrebbe dipendere da ricompense, condizioni o ragioni. Soltanto così egli starà facendo il suo dovere. Ricevere benedizioni si riferisce a quando qualcuno viene perfezionato e gode delle benedizioni di Dio dopo avere sperimentato il giudizio. Subire una cattiva sorte fa riferimento a quando qualcuno, dopo avere sperimentato il giudizio e il castigo, non va incontro a una trasformazione dell’indole, ossia non viene perfezionato, bensì punito. Ma a prescindere dal fatto che ricevano benedizioni o subiscano una cattiva sorte, gli esseri creati dovrebbero compiere il loro dovere, fare ciò che dovrebbero fare e ciò che sono in grado di fare; questo è il minimo che una persona, una persona che persegue Dio, dovrebbe fare. Tu non dovresti svolgere il tuo dovere solo per ricevere benedizioni, né rifiutarti di agire per timore di subire una cattiva sorte. Lasciate che vi dica quest’unica cosa: svolgere il proprio dovere è ciò che l’uomo dovrebbe fare, e se non è in grado di farlo, questo dimostra la sua ribellione” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “La differenza tra il ministero di Dio incarnato e il dovere dell’uomo”). Dalle parole di Dio, ho capito che svolgere il proprio dovere non ha alcuna relazione con il ricevere benedizioni o patire disgrazie. In quanto essere creato, svolgere il proprio dovere è perfettamente normale e giustificato, ed è un obbligo di tutti gli esseri umani. Le persone non dovrebbero usare il proprio dovere per cercare di contrattare o negoziare con Dio. È la stessa cosa quando i figli sono devoti verso i propri genitori: se lo fanno solo perché vogliono ricevere l’eredità, allora sono dei figli ingrati. Per un figlio, essere devoto verso i propri genitori è una responsabilità e un obbligo, e su questa cosa non si dovrebbe negoziare con i propri genitori. Pensavo che, poiché mi ero impegnata così tanto nel mio dovere, Dio dovesse proteggermi e che, se mi fossi ammalata, Egli avrebbe dovuto guarirmi. Credendo in Dio e svolgendo il mio dovere in questo modo, stavo cercando di negoziare con Lui e di manipolarLo per raggiungere i miei obiettivi, e stavo cercando di ingannarLo. Come poteva una persona egoista e spregevole come me aspettarsi di essere benedetta da Dio ed entrare nel Suo Regno? Non stavo forse sognando? Io sono un essere creato e, a prescindere dal fatto che il mio esito comporti benedizioni o disastri, devo sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio. Questo è il comportamento di una persona ragionevole. Dopo essermi resa conto di ciò, ho pregato Dio: “Dio, grazie per aver orchestrato queste circostanze per me e per avermi guidata attraverso le Tue parole a comprendere le intenzioni adulterate nella mia fede. Ora sono disposta a rinunciare alle mie intenzioni di ricevere benedizioni e, a prescindere dallo sviluppo della mia malattia, finché avrò fiato mi atterrò al mio dovere e mi sottometterò alla Tua sovranità e alle Tue disposizioni”.
Un giorno, ho letto altre Sue parole: “Che si tratti di una malattia grave o di una insignificante, nel momento in cui si aggrava o ti trovi di fronte alla morte, ti basterà ricordare una cosa: non temere la morte. Anche se hai un cancro all’ultimo stadio, anche se la tua particolare malattia ha un tasso di mortalità molto alto, non temere la morte. Indipendentemente da quanto sia grande la tua sofferenza, se hai paura di morire non ti sottometterai. […] Se la tua malattia si aggrava talmente tanto che rischi di morire, e il suo tasso di mortalità è alto indipendentemente dall’età a cui la si contrae, e l’intervallo di tempo dal suo insorgere alla morte è molto breve, che cosa dovresti pensare nel tuo cuore? ‘Non devo temere la morte; tutti muoiono, alla fine. Sottomettersi a Dio, invece, è qualcosa che la maggior parte delle persone non riesce a fare, e posso approfittare di questa malattia per praticare la sottomissione a Dio. Dovrei avere una mentalità e un atteggiamento di sottomissione alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio, e non devo temere la morte’. Morire è facile, molto più facile che vivere. Puoi soffrire un dolore atroce e non accorgertene, e non appena i tuoi occhi si chiudono, smetti di respirare, l’anima lascia il tuo corpo e la tua vita finisce. È così che avviene la morte, è davvero semplice. Non temere la morte è uno degli atteggiamenti da adottare. Oltre a questo, non devi preoccuparti del fatto che la tua malattia peggiorerà o meno, che morirai se non potrai essere curato, o di quanto tempo passerà prima che tu muoia, o di quanto dolore proverai quando arriverà il momento. Non devi preoccuparti di queste cose; non è di questo che dovresti preoccuparti. Il motivo è che quel momento deve necessariamente giungere, e lo farà in un anno, in un mese e in un giorno particolari. Non puoi nasconderti e non puoi fuggire: è il tuo destino. Il tuo cosiddetto destino è stato prestabilito e già disposto da Dio. Egli ha già deciso quanti anni vivrai, l’età che raggiungerai e l’ora in cui morirai, quindi di cosa ti preoccupi? Puoi preoccuparti, ma questo non cambierà nulla; puoi preoccuparti, ma non puoi impedire che accada; puoi preoccuparti, ma non puoi evitare che quel giorno arrivi. Pertanto, la tua preoccupazione è superflua e non fa altro che rendere ancora più pesante il fardello della tua malattia” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). Dalle parole di Dio, ho compreso che le persone non dovrebbero preoccuparsi o angosciarsi riguardo alle loro malattie. Se una malattia peggiora o porta alla morte, questo non dipende dall’individuo, né è una questione che può essere risolta dalle preoccupazioni umane. La vita e la morte di ognuno sono nelle mani di Dio. Egli ha determinato quando e a che età una persona morirà. Quando arriva il momento, una persona deve morire indipendentemente dalle sue paure. Tuttavia, se il momento non è ancora arrivato, non può morire anche se lo desidera. Ho pensato a una ragazza della famiglia del mio vicino che aveva solo diciotto o diciannove anni. Aveva la febbre, è andata in ospedale per fare un’iniezione ed è morta dopo meno di un giorno dal suo ritorno a casa. Sapevo anche di un’anziana signora di ottant’anni, che un tempo si era ammalata gravemente. La sua bara era già stata preparata ed era persino vestita con gli abiti funerari, ma non era morta. Grazie a questi fatti, ho capito che la vita e la morte di un individuo sono determinati da Dio e non hanno alcuna relazione con la malattia o la sua gravità. Il miglioramento della malattia o la morte sono al di fuori del mio controllo. Quando per me arriverà il momento di morire, anche se non sto soffrendo o non sono stanca, dovrò comunque morire, mentre se quel momento non è arrivato, non morirò a prescindere da quanto io stia lavorando duramente. Dovevo sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio e svolgere bene il mio dovere.
Alla fine del 2023, i leader hanno disposto che mi assumessi maggiori responsabilità presso un’altra chiesa. In quel periodo, la mia pressione era abbastanza normale, ma saliva un po’ se rimanevo sveglia fino a tardi e ritornava di nuovo normale dopo che mi ero riposata un poco. Quando sono arrivata in quella chiesa, ero nervosa poiché vedevo che il lavoro non portava risultati e, se la sera lavoravo fino a tardi, avevo dei capogiri e la mia pressione saliva. La gamba destra mi faceva molto male e di notte a volte il dolore mi impediva di dormire. Mi sono ricordata di quando il medico mi aveva detto che l’ipertensione arteriosa incontrollata può provocare un ictus, causare intorpidimento e dolore, e addirittura la paralisi. Non potevo fare a meno di preoccuparmi e pensavo: “Questo dolore alla gamba potrebbe essere il segno di una paralisi imminente? Se dovessi restare paralizzata, non sarò minimamente in grado di svolgere i miei doveri, allora quale sarebbe la mia utilità?” Ho capito che mi stavo nuovamente preoccupando per il mio futuro, così in silenzio ho pregato Dio, chiedendoGli di impedirmi di lamentarmi. Poi ho letto queste Sue parole: “Nella tua fede in Dio e nella tua ricerca della verità, se sei in grado di dire: ‘Qualunque malattia o evento sgradevole Dio permetta che mi colpisca (qualunque cosa Egli faccia), io devo sottomettermi e rimanere al mio posto di essere creato. Prima di ogni altra cosa devo mettere in pratica questo aspetto della verità (la sottomissione), devo attuarlo, e vivere la realtà della sottomissione a Dio. Inoltre non devo accantonare ciò che Dio mi ha incaricato di fare e il dovere che devo svolgere. Perfino al mio ultimo respiro devo rimanere saldo nel mio dovere’, non significa forse rendere testimonianza? Quando hai questa determinazione e questo stato, sei ancora in grado di lamentarti di Dio? No. In un momento come questo, penserai: ‘Dio mi dà questo respiro, ha provveduto a me e mi ha protetto per tutti questi anni, mi ha sollevato da tanto dolore, mi ha donato tanta grazia e tante verità. Ho compreso verità e misteri che altri non capivano da generazioni. Ho acquisito tanto da Dio, perciò devo ripagarLo! In precedenza la mia statura era troppo scarsa, non capivo niente, tutto ciò che facevo era offensivo per Dio. Forse non avrò più in futuro un’altra occasione per ripagare Dio. Per quanto tempo mi rimanga da vivere, devo sacrificare quel poco di forze che ho e fare ciò che posso per Dio, affinché Egli veda che tutti questi anni in cui Egli ha provveduto a me non sono stati vani, ma hanno dato frutti. Voglio dare conforto a Dio e non ferirLo né deluderLo più’. Com’è questo modo di pensare? Non bisogna riflettere su come salvarsi o fuggire, pensando: ‘Quando guarirò da questa malattia? Allora farò del mio meglio per svolgere il mio dovere ed essere leale. Come faccio a essere leale se sto male? Come faccio a svolgere il mio dovere di essere creato?’ Finché hai un ultimo respiro, non sei forse in grado di svolgere il tuo dovere? Finché hai un ultimo respiro, sei capace di non disonorare Dio? Finché hai un ultimo respiro e la tua mente è lucida, sei capace di non lamentarti di Dio? (Sì.)” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo nella lettura frequente delle parole di Dio e nella meditazione sulla verità si trova un cammino da percorrere”). Le parole di Dio mi hanno fatto capire che sono un piccolo essere creato e non dovrei mettere condizioni dinanzi al Creatore, e che dovrei restare al mio posto e svolgere bene i miei doveri. Questa dovrebbe essere la mia ragione. Dio mi ha dato fiato e mi ha permesso di vivere fino a oggi, e ha pronunciato molte parole per irrigarmi e rifornirmi, permettendomi di comprendere alcune verità. Adesso, attraverso la malattia, Egli stava rivelando l’indole corrotta che si celava dentro di me e le mie motivazioni nel cercare benedizioni, e stava usando le Sue parole per guidarmi a conoscere me stessa, così da cambiare la mia indole corrotta e purificarla. Questa era una benedizione di Dio! Al momento, posso ancora svolgere i miei doveri, pertanto dovrei pensare a come farlo bene e, a prescindere dallo sviluppo della mia malattia, sia che questa peggiori o che io rimanga paralizzata, devo sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio. Sono giunta dinanzi a Lui per pregare: “Dio, mi consegno interamente a Te. Fintanto che avrò fiato e potrò vivere un altro giorno, mi atterrò ai miei doveri”. Quando ho smesso di preoccuparmi e agitarmi per la mia malattia, mi sono sentita molto più tranquilla e liberata. Anche se a volte la mia pressione è ancora alta, prendo dei farmaci per tenerla sotto controllo; quando ho dolori alla gamba, applico una tintura di erbe e faccio esercizio ogni volta che ho tempo. Niente di tutto ciò influisce sulla mia capacità di svolgere i doveri. Sia reso grazie a Dio!