69. Abbandonare le preoccupazioni per le malattie

di Yang Jun, Cina

All’inizio del 2023 ho avvertito un ronzio alla testa e, pensando alla mia pressione sanguigna solitamente alta, l’ho misurata. Con mia sorpresa, avevo una minima di 110 e una massima di 160. Sconvolto, ho pensato: “Perché è così alta? A questo ritmo, prima o poi succederà qualcosa!” Ho ricordato che mio padre aveva avuto un ictus a causa della pressione alta ed era morto nonostante più di un’ora di tentativi di rianimazione. Anche mia zia aveva avuto un ictus a causa della pressione alta ed era morta solo due giorni dopo. In seguito, anche mio fratello maggiore, mia sorella maggiore e io abbiamo sviluppato l’ipertensione. Il medico ha detto che verosimilmente avevamo una familiarità e ci ha consigliato di stare più attenti da quel momento in poi. Ero un po’ spaventato, temevo di poter morire all’improvviso come mio padre e mia zia. Pensavo che, poiché credevo in Dio, Egli mi avrebbe protetto, e una cosa di poco conto come la pressione alta non era chissà che e sicuramente non sarebbe stato un grosso problema. Ma allora, vedendo dei valori così alti, ho iniziato a lamentarmi un po’, pensando: “Svolgo i miei doveri nella chiesa da anni, perché Dio non ha guarito la mia malattia? E se un giorno la mia pressione sanguigna aumentasse e avessi un collasso? Anche se non morissi, potrei diventare disabile: allora come potrei essere salvato? Devo trovare un modo per controllarla da solo, altrimenti, se questa malattia peggiora, potrei perdere la vita”. Da quel momento in poi, ho prestato particolare attenzione alla mia salute. Ovunque andassi a svolgere i miei doveri, non dimenticavo mai di informarmi sui metodi per curare l’ipertensione e, ogni volta che avevo tempo libero, cercavo online. Trascuravo lo studio dei principi necessari per i miei doveri di irrigazione e non affrontavo in modo tempestivo le questioni che dovevano essere seguite e risolte. Tutti i miei pensieri erano concentrati sulla cura della mia malattia. Sapevo che quel modo di trattare i miei doveri era inappropriato ma, al pensiero del tempo e dello sforzo necessari per irrigare i nuovi arrivati, ero preoccupato che la mia pressione aumentasse ulteriormente e pensavo che fosse urgente trovare un modo per curare la malattia. Con questa mentalità, il poco senso di colpa è scomparso.

Una volta, ho trovato un rimedio popolare per curare la pressione alta e ho sentito che molte persone ne avevano tratto beneficio, quindi l’ho provato con gioia. Poco tempo dopo, con mia sorpresa, non solo la mia pressione sanguigna non è diminuita, ma è addirittura aumentata, raggiungendo 180 di massima. Questo mi ha lasciato sbalordito e mi sono chiesto: “Come è possibile che la mia pressione sia aumentata?” Ero molto spaventato e temevo di poter morire all’improvviso come mio padre e mia zia. Ho anche pensato a coloro che avevano avuto un ictus a causa dell’ipertensione: alcuni erano rimasti su una sedia a rotelle con una paralisi facciale, incapaci di prendersi cura di sé stessi, altri erano rimasti paralizzati da un lato del corpo. Temevo un giorno di poter finire come loro. Più ci pensavo, più mi spaventavo, e sono stato travolto dall’ansia e dalla preoccupazione e non ho più pensato ai miei doveri. Mi dicevo: “Forse dovrei andare a casa a riposare e farmi curare prima di riprendere a svolgere i miei doveri”. Ma, poiché ero braccato dalla polizia del PCC, non potevo tornare a casa, quindi dovevo continuare a svolgere i miei doveri mentre mi curavo. Dopodiché, ho prestato ancora più attenzione alle mie condizioni fisiche e, ogni volta che mi sentivo stordito o avevo mal di testa, non potevo fare a meno di chiedermi se la mia pressione fosse di nuovo salita e se rischiassi di cadere a terra mentre camminavo e non essere più in grado di rialzarmi. Ero nervoso ogni giorno, e questo influenzava il mio svolgimento del dovere. In seguito, ho sentito che le persone con la pressione alta non dovrebbero rimanere alzate fino a tardi, così ho iniziato ad andare a letto presto la sera e ho smesso di correre per gestire il lavoro urgente, ma quando arrivava il giorno dopo e vedevo quanto lavoro c’era da fare, percepivo grande pressione e panico. In quel periodo, ero completamente assorbito dalla mia malattia, la mia efficienza nei miei doveri era molto scarsa e questo ritardava il lavoro di irrigazione. Avevo del senso di colpa, ma pensare alla mia malattia lo faceva svanire. Ogni giorno mi concentravo su cosa potevo mangiare e cosa no e su come prendermi cura della mia malattia, e non avevo nessuna voglia di fare i miei doveri. Hanno persino iniziato a emergere in me alcune lamentele e ho pensato: “Soffro e mi spendo nei miei doveri nella chiesa: perché Dio non mi ha protetto? La mia patologia non solo non è migliorata, in realtà ha continuato a peggiorare. Come posso svolgere bene i miei doveri ora?” Il mio cuore si è allontanato da Dio sempre di più e non volevo più pregare. Mi sentivo davvero sconfortato e angosciato ed ero terrorizzato che la morte potesse arrivare da un giorno all’altro. Nel mio dolore, ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi a comprendere la Sua intenzione.

In seguito, mi sono imbattuto in queste parole di Dio: “Vi sono anche persone che sanno di essere malate, ossia che sanno di avere qualche patologia reale o altro, per esempio malattie dello stomaco, dolori alla schiena e alle gambe, artrite, reumatismi, malattie della pelle, ginecologiche, epatiche, ipertensione, patologie cardiache e così via. Pensano: ‘Se continuo a svolgere il mio dovere, la casa di Dio mi pagherà le cure? Se la mia malattia peggiora e compromette lo svolgimento del mio dovere, Dio mi guarirà? Altri sono stati guariti dopo aver acquisito fede in Dio, quindi lo stesso accadrà a me? Dio mi guarirà concedendomi la stessa grazia degli altri? Se svolgo lealmente il mio dovere, Dio dovrebbe guarirmi, ma se ho solo il desiderio che Dio mi guarisca e Lui non lo fa, allora cosa farò?’ Ogni volta che pensano a queste cose, una profonda sensazione di angoscia invade loro il cuore. Anche se non smettono mai di svolgere il loro dovere e fanno sempre quello che devono, pensano costantemente alla loro malattia, alla loro salute, al loro futuro, alla loro vita e alla loro morte. Infine, la conclusione a cui arrivano è una pia illusione: ‘Dio mi guarirà, Dio mi proteggerà. Dio non mi abbandonerà e non resterà a guardare senza fare nulla se vedrà che mi ammalo’. Questi pensieri non hanno alcun fondamento, e si potrebbero addirittura definire come una sorta di nozione. Le persone non saranno mai in grado di risolvere le loro difficoltà pratiche con nozioni e fantasie di questo genere, e nel loro intimo si sentono vagamente angosciate, ansiose e preoccupate per la loro salute e le loro malattie; non hanno idea di chi si assumerà la responsabilità di queste cose, né se qualcuno lo farà(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). “Vi sono anche individui che, pur non mostrando di fatto alcun sintomo e non avendo ricevuto alcuna diagnosi, sanno di avere una malattia latente. Di quali malattie parliamo? Per esempio, potrebbe trattarsi di qualcosa di ereditario come le cardiopatie, il diabete o l’ipertensione, oppure del morbo di Alzheimer, del morbo di Parkinson o di un qualche tipo di cancro: sono tutte malattie latenti. […] Sebbene facciano del loro meglio per non fare nulla che riguardi la loro malattia latente, occasionalmente e inconsciamente vanno ancora alla ricerca di tutti i tipi di rimedi popolari per evitare che la patologia emerga all’improvviso, in un certo giorno, a una certa ora, o senza che loro se ne rendano conto. C’è chi, di tanto in tanto, si prepara delle erbe medicinali cinesi da assumere, chi si informa sui rimedi popolari da utilizzare in caso di necessità, e chi naviga su internet alla ricerca di consigli su esercizi fisici da mettere in pratica e sperimentare. Può anche trattarsi solo di una malattia latente, ma tale malattia è comunque in primo piano nella loro mente; questi individui possono anche non sentirsi male né manifestare alcun sintomo, ma sono comunque pieni di preoccupazioni e ansie al riguardo, nel loro intimo si sentono angosciati e depressi per questo, e sperano sempre di lenire o dissipare queste emozioni negative che hanno dentro attraverso la preghiera o lo svolgimento dei loro doveri. […] Anche se la nascita, la vecchiaia, la malattia e la morte sono per l’umanità delle costanti e sono inevitabili nella vita, vi sono individui con una certa costituzione fisica o una malattia particolare i quali, che stiano svolgendo i loro doveri o meno, precipitano nell’angoscia, nell’ansia e nella preoccupazione per le difficoltà e le afflizioni della carne; si preoccupano della loro patologia, delle molte avversità che essa può causare, del fatto che possa aggravarsi, di quali saranno le conseguenze se ciò dovesse avvenire e dell’eventualità di morirne. In situazioni particolari e in determinati contesti, questa serie di domande li fa impantanare nell’angoscia, nell’ansia e nella preoccupazione, rendendoli incapaci di uscirne; alcuni vivono addirittura in uno stato di angoscia, ansia e preoccupazione a causa di una grave patologia che sanno già di avere o di una latente che non possono fare nulla per evitare, e subiscono l’influsso, l’impatto e il dominio di queste emozioni negative(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). Le parole di Dio smascheravano esattamente il mio stato. Da quando avevo scoperto di avere la pressione alta e che il disturbo aveva una familiarità, ero preoccupato di poter un giorno morire all’improvviso come mio padre e mia zia. Dopo aver trovato Dio, ho affidato la mia malattia a Lui sperando che mi guarisse ma, dopo diversi anni che svolgevo i miei doveri, la mia pressione sanguigna non solo non era diminuita, ma aveva continuato a salire. Quindi temevo un giorno di poter morire all’improvviso e, in particolare quando ho visto alcune persone che non riuscivano a prendersi cura di sé stesse a causa di complicazioni dovute alla pressione alta, mi sono preoccupato ancora di più di poter un giorno finire come loro. Vivendo nell’ansia e nell’angoscia, cercavo costantemente rimedi e non ero affatto dell’umore di svolgere i miei doveri. Dedicavo tutte le mie energie a curare la mia malattia e non avevo il cuore per imparare i principi coinvolti nei miei doveri. Non ho prontamente condiviso né risolto i problemi dei nuovi arrivati e questo ha influenzato il lavoro di irrigazione. A quel punto, ho finalmente capito che vivere nell’ansia e nell’angoscia portava solo a panico e oscurità crescenti e che, vivendo costantemente nella paura all’ombra della morte, il mio cuore si stava allontanando sempre di più da Dio. Non volevo più vivere in modo ribelle a quella maniera, quindi ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi fuori dalle emozioni negative dell’ansia e dell’angoscia.

In seguito, mi sono imbattuto in queste parole di Dio: “La durata della vita di ognuno è stata prestabilita da Dio. Una malattia può essere terminale da un punto di vista medico, ma dal punto di vista di Dio, se la tua vita deve proseguire e la tua ora non è ancora giunta, allora non potresti morire neanche se lo volessi. Se Dio ti ha affidato un incarico e la tua missione non è finita, allora non morirai nemmeno per una malattia che dovrebbe essere fatale: Dio ancora non ti prenderà. Anche se non preghi e non cerchi la verità, o non ti occupi di curare la tua malattia, o addirittura rimandi la cura, non morirai. […] Certo, per mantenersi in buona salute nel corso della vita è necessario avere un po’ di buon senso, indipendentemente dal fatto che ci si ammali o meno. Questo è l’istinto che Dio ha donato all’uomo. Si tratta della ragione e del buon senso che una persona dovrebbe possedere all’interno del libero arbitrio che Egli le ha conferito. Una volta che sei malato, dovresti possedere buon senso in merito all’assistenza sanitaria e alle cure da seguire per affrontare tale malattia: questo è ciò che dovresti fare. Però curare la tua malattia in questo modo non va inteso come mettere in discussione la durata della vita stabilita per te da Dio, né ti garantisce di vivere per quella durata che Egli ha stabilito per te. Che cosa significa? Si può dire così: da un punto di vista passivo, se non prendi sul serio la tua malattia, se svolgi il tuo dovere come si deve e osservi un po’ più di riposo rispetto agli altri, se non ritardi il tuo dovere, la tua malattia non peggiorerà e non ti ucciderà. Tutto dipende da ciò che fa Dio. In altri termini, se, dal punto di vista di Dio, la durata predestinata della tua vita non ha ancora fatto il suo corso, anche se ti ammali, Egli non permetterà che tu muoia. Se la tua malattia non è terminale ma è giunta la tua ora, Dio ti porterà via quando vorrà. Non è forse una cosa completamente alla mercé del pensiero di Dio? È alla mercé della Sua predestinazione!(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dalle parole di Dio, ho capito che la durata della vita di una persona è predeterminata da Dio e non dipende dal fatto che essa sia malata o meno, o che la sua malattia sia lieve o grave. Proprio come mia madre: da che ho memoria, è sempre stata malata, va continuamente in ospedale e prende medicine da anni. Tutti in famiglia dicevano che sicuramente non sarebbe sopravvissuta a mio padre perché lui era in buona salute e per decenni non lo abbiamo visto prendere medicine. Ma con nostro grande stupore mio padre ha avuto all’improvviso un’emorragia cerebrale ed è morto, mentre mia madre, che va di continuo dal medico, è ancora in vita. Da questi esempi, ho visto che il momento in cui una persona morirà non dipende da lei. Anche se una persona non è malata, morirà se il corso della sua vita è finito, mentre non morirà se questo non è ancora giunto al termine, neanche se ha una malattia mortale. Tutto è alla mercè della predeterminazione di Dio. Invece io volevo sempre prendere la mia vita e la mia morte nelle mie mani e controllare il mio destino. Non capivo l’onnipotenza e la sovranità di Dio, ero così ignorante e arrogante! Rendendomi conto di ciò, mi sono detestato profondamente ed ero disposto ad affidare la mia malattia a Dio. In quel momento, mi sono sentito libero e non ero più così ansioso o preoccupato.

In seguito, i fratelli e le sorelle mi hanno inviato un passo delle parole di Dio, e dopo averlo letto ho finalmente compreso che il sopraggiungere delle malattie deriva dall’intenzione scrupolosa di Dio. Dio dice: “Quando Dio dispone che qualcuno contragga una malattia, che sia più o meno grave, il Suo scopo nel fare ciò non è che tu ti renda conto della malattia in ogni suo aspetto, dei danni che ti provoca, dei disagi e delle difficoltà che ti arreca e di tutta la miriade di sentimenti che ti fa provare – lo scopo di Dio non è che tu riconosca il valore della malattia sperimentandola. Il Suo scopo è invece che tu impari delle lezioni dalla malattia, che impari ad afferrare le Sue intenzioni, che conosca l’indole corrotta che riveli e gli atteggiamenti sbagliati che adotti nei Suoi confronti quando sei malato, e che impari a sottometterti alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni, in modo da conseguire autentica sottomissione nei Suoi confronti e da riuscire a rimanere saldo nella tua testimonianza: questo è assolutamente fondamentale. Attraverso la malattia, Dio intende salvarti e purificarti. Che cosa desidera purificare di te? Desidera purificare tutti i desideri smodati e le richieste eccessive che hai nei Suoi confronti, nonché i vari calcoli, giudizi e piani che sviluppi a tutti i costi per sopravvivere e condurre la tua vita. Dio non ti chiede di fare piani o di emettere giudizi, e non ti permette di avere desideri smodati nei Suoi confronti; ti richiede solamente di sottometterti a Lui e, nella tua pratica ed esperienza di sottomissione, di arrivare a conoscere il tuo atteggiamento nei confronti della malattia, il tuo atteggiamento nei confronti di queste condizioni fisiche che Dio ha disposto per te, nonché i tuoi desideri personali. Quando acquisirai conoscenza di queste cose, potrai sperimentare quanto ti giovi il fatto che Dio abbia disposto per te le circostanze della malattia o queste condizioni fisiche; e potrai renderti conto di quanto esse ti aiutino nel cambiamento della tua indole, nell’ottenimento della salvezza e nel tuo accesso alla vita(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). Dalle parole di Dio, ho capito che quando si soffre di una malattia non si devono cercare ragioni oggettive esterne, né si deve vivere nella paura e lottare o cercare di sfuggirvi. Niente di tutto questo è l’intenzione di Dio. L’intenzione di Dio è che le persone attraverso le malattie imparino una lezione, comprendano l’intenzione di Dio, riflettano sulla propria corruzione e la conoscano, e sperimentino alcuni cambiamenti nella loro indole di vita. Ho pensato al fatto che non avevo capito né cercato l’intenzione di Dio durante la mia malattia, e invece vivevo nell’ansia e nell’angoscia, addirittura lamentandomi di Dio per non avermi protetto né guarito. Questo era completamente contro l’intenzione di Dio. Come potevo in questo modo capire me stesso e imparare una lezione? Pensandoci, ho iniziato a riflettere: “Perché mi sono lamentato di Dio quando la mia malattia non è migliorata?” Durante la mia riflessione, ho letto un passo delle parole di Dio e ho acquisito una certa comprensione di me stesso. Dio dice: “In così tanti credono in Me solo perché li guarisca. In così tanti credono in Me solo perché usi il Mio potere per scacciare gli spiriti impuri dai loro corpi, e in così tanti credono in Me semplicemente per ricevere da Me pace e gioia. In così tanti credono in Me soltanto per pretendere da Me più ricchezze materiali. In così tanti credono in Me soltanto per trascorrere questa vita in pace e per essere sani e salvi nel mondo a venire. In così tanti credono in Me per evitare le sofferenze dell’inferno e per ricevere le benedizioni del cielo. In così tanti credono in Me solamente per un conforto temporaneo e non cercano di guadagnare alcunché nel mondo a venire. Quando concedo la Mia furia alle persone e prendo tutta la gioia e la pace che un tempo possedevano, loro sviluppano dubbi. Quando concedo alle persone le sofferenze dell’inferno e Mi riprendo le benedizioni del cielo, si infuriano. Quando le persone Mi chiedono di guarirle e Io non presto loro attenzione e le aborrisco, si allontanano da Me per cercare invece la via della medicina malvagia e della stregoneria. Quando tolgo loro tutto ciò che hanno preteso da Me, scompaiono tutte senza lasciare traccia. Perciò dico che le persone hanno fede in Me perché la mia grazia è troppo abbondante e perché ci sono fin troppi vantaggi da guadagnare(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Che cosa sai della fede?”). Leggendo le parole di Dio, mi sono vergognato profondamente. Ciò che Dio smascherava era esattamente il mio stato. Ripensandoci, inizialmente ho avuto fede in Dio per guadagnare benedizioni e grazia, pensando che, fintanto che avessi creduto in Dio e svolto i miei doveri, Egli avrebbe vegliato su di me e mi avrebbe protetto, garantendo che vivessi in pace e comodità, senza malattie né disastri. Così, quando le mie condizioni sono peggiorate, mi sono comportato in modo insolito, lamentandomi di Dio e discutendo con Lui, svolgendo i miei doveri con superficialità e irresponsabilità e persino considerando di abbandonarli. Ho visto che stavo cercando benedizioni attraverso la mia fede in Dio, tentando di scambiare i miei doveri e il mio sacrificarmi e spendermi con la protezione e le benedizioni di Dio, e sperando che la mia malattia venisse guarita. Questo era un inganno e un palese tentativo di contrattare con Dio. Stavo seguendo il cammino di Paolo. Paolo lavorò e si spese per anni non per fare bene il suo dovere di essere creato al fine di soddisfare Dio, ma per ottenere ricompense e una corona. Alla fine espresse i suoi veri sentimenti dicendo: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia” (2 Timoteo 4:7-8). Paolo lavorò per il Signore per esigere una corona di giustizia e cercare benedizioni. Nella mia fede e nei miei doveri, anche io cercavo benedizioni e pace, e quando non ottenevo queste cose discutevo con Dio e mi opponevo a Lui. Non avevo un cuore che teme Dio. Ho visto quanto ero stato privo di coscienza, irragionevole e spregevole! In quel momento ero pieno di rimorso e senso di colpa. Non volevo più cercare di ingannare Dio o contrattare con Lui. Volevo solo fare bene i miei doveri e confortare il cuore di Dio. In seguito, quando svolgevo i miei doveri, pregavo spesso Dio, chiedendoGli di illuminarmi e guidarmi, così che potessi imparare a riflettere e a comprendere me stesso attraverso la malattia. Senza accorgermene, il mio stato è migliorato molto ed ero motivato nei miei doveri.

In seguito, quando sono andato in ospedale per un controllo, ho scoperto di avere la pressione ancora piuttosto alta e non ho potuto fare a meno di preoccuparmi di nuovo, pensando: “Se la mia pressione rimane così alta, un giorno morirò all’improvviso?” Mi sono reso conto che stavo vivendo di nuovo nella preoccupazione e nell’ansia, così mi sono rivolto alle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Tutti devono affrontare la morte in questa vita; in altre parole, la morte è ciò che tutti devono affrontare alla fine del loro cammino. Tuttavia, essa ha molti attributi diversi. Una è che, al momento predestinato da Dio, tu hai portato a termine la tua missione e Dio traccia una linea alla fine della tua vita carnale, la quale giunge al termine, ma questo non significa che la tua vita sia finita. Quando una persona non ha carne, la sua vita è finita: le cose stanno così? (No.) La forma in cui la tua vita esiste dopo la morte dipende da come hai trattato l’opera e le parole di Dio mentre eri in vita: questo è molto importante. La forma in cui esisterai dopo la morte, o se esisterai o meno, dipenderanno dall’atteggiamento che assumi verso Dio e verso la verità mentre sei in vita. Se durante la tua vita, nell’affrontare la morte e ogni sorta di malattia, il tuo atteggiamento nei confronti della verità è di ribellione, di opposizione e di avversione, allora, quando arriverà il momento della fine della tua vita carnale, in che modo esisterai dopo la morte? Sicuramente esisterai in un altro modo e la tua vita non proseguirà. Al contrario, se mentre sei in vita, quando possiedi consapevolezza nella carne, il tuo atteggiamento verso la verità e verso Dio è di sottomissione e di lealtà e hai una fede autentica, allora, anche se la tua vita carnale finisce, la tua vita continuerà a esistere in una forma diversa in un altro mondo. Questa è una spiegazione della morte(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (4)”). Dalle parole di Dio, ho capito che la vita e la morte di una persona sono predeterminate da Dio, che tutti devono morire, ma che la natura della morte e l’esito dopo la morte differiscono da persona a persona. Tale esito dipende dall’atteggiamento in vita di una persona verso la verità e verso i suoi doveri. Ho pensato a Pietro. Il Signore Gesù gli affidò la cura e il nutrimento delle Sue pecore, e Pietro prese l’incarico ricevuto dal Signore Gesù come sua missione di tutta la vita. Indipendentemente dalle persecuzioni, dalle tribolazioni o dall’affinamento delle malattie, non abbandonò mai i suoi doveri. Pietro irrigò i credenti e rafforzò la loro fede, fino al momento in cui la sua vita finì con la sua crocifissione a testa in giù. Pietro affrontò la morte senza paura e portò a termine al costo della sua intera vita la missione che Dio gli aveva dato e fu approvato da Dio. Ho pensato anche a Paolo che, dopo essere stato colpito dalla grande luce di Dio, soffrì molto per predicare il Vangelo del Signore. Ma egli considerava la sua sofferenza come una condizione per ottenere benedizioni e come una merce di scambio per esigere una corona da Dio. I suoi sforzi erano un tentativo di contrattare con Dio, con l’intenzione di procurarsi delle benedizioni, non di compiere la missione di un essere creato; si stava ribellando e opponendo a Dio. Non solo non ricevette l’approvazione di Dio, ma fu condannato. Dagli esempi di Pietro e Paolo, ho capito che vivere la propria vita dedicandola completamente a svolgere i propri doveri, senza richieste o pretese personali, è la cosa più preziosa e significativa. Questo è ciò che un essere creato dovrebbe fare e questo è ciò che Dio approva. Riflettendo, ho visto che il mio atteggiamento verso i miei doveri era proprio come quello di Paolo. Consideravo il mio sacrificarmi e spendermi come un modo per ottenere benedizioni, sperando che Dio mi guarisse, e lamentandomi con Lui quando non ottenevo ciò che volevo. Se continuassi a vivere solo per soddisfare la carne in questo modo, allora, anche qualora fossi sano e libero da malattie o disastri, se la mia indole corrotta rimanesse immutata e mi opponessi ancora a Dio, non starei semplicemente vivendo come un cadavere ambulante? Che significato avrebbe? Dovevo seguire l’esempio di Pietro. Sebbene io non abbia la levatura o l’umanità di Pietro, dovevo fare del mio meglio per assolvere bene i miei doveri, svolgendo la funzione di un essere creato per soddisfare Dio, così che, anche se un giorno fossi morto, non avrei avuto rimpianti e almeno la mia anima sarebbe stata serena e in pace. Da quel momento in poi, nell’assolvere i miei doveri, mi sono sentito molto più a mio agio e non più limitato dalla mia malattia. A volte, quando mi sentivo stordito mentre svolgevo i miei doveri, mi prendevo un riposo adeguato, assumevo le medicine come prescritto e mi alzavo per fare esercizio e stretching se avevo fastidio per essere stato seduto troppo a lungo. Cercavo di non ritardare i miei doveri. Non ero più infastidito dallo sforzo di affrontare i problemi lavorativi quando fratelli e sorelle chiedevano aiuto e facevo del mio meglio per condividere e risolvere i problemi. Quando dedicavo il mio cuore ai miei doveri, a volte lavoravo inconsapevolmente fino a tarda notte senza sentirmi stordito, e alla fine ho smesso di prendere le medicine. Non solo la mia patologia non è peggiorata, ma mi sono anche sentito più rilassato. È risultato che la pressione alta non era così terrificante come immaginavo. Sono state le parole di Dio ad aiutarmi a sfuggire all’ansia, all’angoscia e alla preoccupazione della malattia e a guidarmi fuori dal mio stato negativo. Grazie a Dio Onnipotente!

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