80. Le lezioni imparate dalla malattia
Alla fine del 2022, una mattina, quando mi sono svegliata, all’improvviso ho avuto un capogiro. Credevo fosse perché mi ero alzata troppo bruscamente, così ho subito chiuso gli occhi e dopo un po’ quella sensazione è passata. Ma la sera i capogiri sono tornati, comparendo e scomparendo quattro o cinque volte, così ho iniziato a preoccuparmi di avere qualche malattia. In ospedale, hanno scoperto che la mia pressione sanguigna arrivava a 195 mmHg. Ero scioccata e ho pensato: “In questi anni, mi sono sempre sacrificata e spesa nella mia fede, soffrendo molto, e Dio mi ha mantenuta in buona salute. Com’è possibile che improvvisamente la mia pressione sia così alta?” Mentre tornavo a casa, mi sentivo afflitta, pensando a come mio padre fosse venuto a mancare dopo essere rimasto semiparalizzato e costretto a letto per più di dieci anni a causa di un ictus dovuto alla pressione alta. Ho pensato: “Con la pressione così alta, cosa accadrebbe se facessi la fine di mio padre? Devo stare molto attenta alla mia salute. Non posso sovraccaricarmi di lavoro. Se le mie condizioni peggiorassero e non riuscissi a svolgere il mio dovere, non diventerei forse inutile? Cosa accadrebbe se morissi e perdessi la mia possibilità di salvezza?” Vivevo in uno stato di panico e preoccupazione. In seguito, durante le riunioni, tutte le volte che i fratelli e le sorelle parlavano di un rimedio per la pressione alta, lo provavo non appena tornata a casa. Ogni giorno, mi misuravo la pressione mattina e sera e non osavo dimenticarmi dei farmaci per le cure. Dedicavo particolare attenzione alla dieta e pensavo continuamente a come migliorare le mie condizioni di salute. Dopo qualche tempo, la mia pressione si è stabilizzata e i capogiri sono passati. Ho pensato: “Devo continuare a migliorare la mia salute e non devo più lavorare duramente come prima, così le mie condizioni non peggioreranno. Finché rimarrò in salute e potrò svolgere il mio dovere, avrò una possibilità di salvezza”. In seguito, sebbene in apparenza svolgessi il mio dovere, dentro di me non ero motivata e nei momenti di difficoltà la mia prima preoccupazione era la salute. Durante il giorno, alle riunioni trovavo dei problemi nella chiesa e pensavo che la sera avrei ricercato la verità per risolverli. Ma quando vedevo che si stava facendo tardi, temevo che rimanendo sveglia la mia pressione avrebbe potuto aumentare, così mi sbrigavo ad andare a letto. In una chiesa di cui ero responsabile, alcuni nuovi arrivati non partecipavano alle riunioni da tre mesi. Avrei voluto irrigarli e supportarli, ma poiché durante il giorno lavoravano, avrei potuto farlo solo la sera e, se fossi andata, il mio riposo ne avrebbe risentito. Inoltre, per supportare i nuovi arrivati in modo efficace, non sarebbero stati sufficienti uno o due giri di condivisione e la cosa avrebbe richiesto un’importante dose di tempo ed energie. Mi chiedevo se il mio corpo sarebbe stato in grado di sopportare tutto ciò. Se mi fossi stancata troppo e la mia pressione fosse salita, cosa avrei fatto se avessi avuto un ictus e fossi rimasta paralizzata come mio padre? A questo pensiero, ho lasciato che fossero altri fratelli e sorelle a supportare i nuovi arrivati. In quel periodo, sebbene stessi svolgendo il mio dovere, ero costantemente angosciata e preoccupata.
Una volta, durante una riunione, un leader mi ha chiesto se potevo supervisionare il lavoro del Vangelo. Ho pensato: “La mia pressione è ancora un po’ alta e sono in grado di predicare il Vangelo, ma gestire le responsabilità di un supervisore richiede così tanto lavoro. Come farà il mio corpo a sopportarlo?” Ho subito detto al leader: “Ho la pressione troppo alta e il mio corpo non ce la può fare, quindi non posso svolgere questo dovere”. Il leader mi ha chiesto di ricercare ulteriormente. Quella notte, mentre ero stesa sul letto, mi rigiravo continuamente e non riuscivo a dormire. Sapevo che la diffusione del Vangelo aveva urgente bisogno di collaborazione, ma ero preoccupata per il grande carico di lavoro e per i numerosi assilli dell’essere supervisore. Temevo che lavorare troppo avrebbe peggiorato le mie condizioni e mi avrebbe provocato un ictus e che, se anche non fossi morta, sarei rimasta paralizzata, così mi chiedevo come avrei potuto essere utile in futuro se non fossi stata in grado di svolgere il mio dovere. Dopo averci riflettuto, ho deciso che prendermi cura della mia salute era più importante, così, quando ho visto nuovamente il leader, ho trovato delle scuse per sottrarmi alla responsabilità. Un giorno, mi sono imbattuta in un passo delle parole di Dio che mi ha profondamente commossa. Dio dice: “Esiste anche un’altra categoria: coloro che si rifiutano di svolgere i doveri. Qualunque richiesta la casa di Dio faccia a queste persone, qualunque genere di lavoro desideri che svolgano, qualunque dovere voglia che svolgano, nelle questioni grandi come in quelle piccole, anche quando si tratta di una cosa semplicissima come l’incarico occasionale di trasmettere un messaggio ogni tanto, esse non vogliono portarlo a termine. Queste persone, che si autodefiniscono credenti in Dio, non svolgono compiti per i quali si potrebbe chiedere perfino l’aiuto di non credenti. Questo è un rifiuto di accettare la verità, un rifiuto di svolgere un dovere. Non importa come i fratelli e le sorelle le esortino, esse rifiutano e non lo accettano; quando la chiesa organizza per loro un dovere da svolgere, lo ignorano e adducono molte scuse per rifiutarlo. Queste sono le persone che rifiutano di svolgere i doveri. Per Dio, queste persone hanno già abbandonato. Il loro abbandonare non dipende dal fatto che la casa di Dio li abbia epurati o rimossi dai propri elenchi; piuttosto è dovuto al fatto che essi stessi non hanno la vera fede, che non riconoscono sé stessi credenti in Dio” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 12: Vogliono abbandonare quando non hanno prestigio né alcuna speranza di ottenere benedizioni”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho avuto un colpo al cuore e ho pensato: “Non mi ero resa conto che rifiutarsi di svolgere il proprio dovere fosse una questione così grave da portare all’eliminazione da parte di Dio! Adesso che il lavoro del Vangelo necessita di collaboratori, dovrei tenere conto del cuore di Dio, assumermi la responsabilità di supervisore e fare ciò che devo, ma continuo a sottrarmi al mio dovere per paura che la mia salute non possa sopportarlo. Anche questo non vuol dire forse rifiutare il mio dovere? Così facendo, non verrò comunque eliminata da Dio?” Questo pensiero mi ha molto spaventata. Credevo che per me fosse la fine e che non avessi più possibilità di salvezza e mi sono pentita di aver rifiutato il mio dovere. Ma ormai non potevo più tornare indietro, proprio come non si può più raccogliere il latte versato. Mi è balzato il cuore in gola e mi sono sentita completamente abbattuta. In quei giorni, il mio cuore era pesante come se una pietra lo stesse schiacciando. Ho capito che il mio stato era sbagliato, così ho pregato Dio: “Dio, non avrei dovuto rifiutare il mio dovere. Sono disposta a sottomettermi e a cercare la Tua intenzione”.
Un giorno, ho letto un passo delle Sue parole: “Quando un individuo viene rivelato da Dio, come dovrebbe gestire questo fatto, e quale scelta dovrebbe fare? Deve ricercare la verità e non dovrebbe in nessun caso farsi confondere. È un bene per te sperimentare il giudizio e il castigo di Dio e vedere la tua corruzione com’è veramente, dunque perché sei negativo? Dio ti rivela affinché tu acquisisca comprensione di te stesso, oltre che per salvarti. In realtà, l’indole corrotta che riveli deriva dalla tua natura. Non è che Dio voglia rivelarti ma, se non lo fa, non la rivelerai ugualmente? Prima che tu credessi in Dio, Egli non ti aveva ancora rivelato, dunque tutto ciò che vivevi non era forse un’indole satanica corrotta? Sei una persona che vive secondo un’indole satanica. Non dovresti essere così scioccato da queste cose. Quando riveli un minimo di corruzione, questo ti spaventa a morte e pensi che per te sia finita, che Dio non ti voglia e che tutto ciò che hai fatto sia vano. Non avere una reazione sproporzionata. Sono gli esseri umani corrotti che Dio salva, non i robot” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come individuare la natura essenza di Paolo”). L’avvertimento delle Sue parole mi ha fatto capire che Dio, disponendo gli ambienti e rivelandomi, non mi stava condannando e non intendeva eliminarmi, ma piuttosto stava usando il severo giudizio delle Sue parole per farmi ricercare la verità, per farmi riconoscere quali pensieri, punti di vista e intenzioni sbagliate erano stati adulterati dentro di me, e per purificare e cambiare la mia indole corrotta. Ecco cosa significava essere responsabile della mia vita. Tuttavia, io non avevo ricercato l’intenzione di Dio e, di fronte alle Sue severe parole di giudizio, non avevo riflettuto su me stessa o imparato delle lezioni. Avevo frainteso Dio e avevo dubitato di Lui pensando che volesse eliminarmi, cosa che mi aveva portata a sentirmi negativa e a emettere un verdetto su me stessa. Mi sono resa conto di quanto fossi stata ribelle! Non volevo andare avanti così. Ero disposta a ricercare la verità e a imparare delle lezioni in questo ambiente disposto da Dio.
Durante la mia ricerca, ho letto un passo delle Sue parole. Dio Onnipotente dice: “Se un individuo desidera vivere una vita ricca di valore e di significato, deve perseguire la verità. Innanzitutto, dovrebbe avere una visione corretta della vita, nonché i giusti pensieri e punti di vista sulle varie questioni, grandi e piccole, che deve affrontare nell’esistenza e nel suo percorso di vita. Dovrebbe inoltre considerare tutte queste questioni dalla giusta prospettiva e posizione, anziché approcciare i vari problemi che affronta nel corso dell’esistenza o nella vita quotidiana utilizzando pensieri e punti di vista estremi o radicali. Naturalmente, non deve valutare queste cose da una prospettiva secolare, e dovrebbe invece abbandonare questi pensieri e punti di vista negativi e sbagliati. […] Per fare un esempio, supponiamo che un individuo si sia ammalato di cancro e abbia paura di morire. Si rifiuta di accettare la morte e prega costantemente Dio di proteggerlo da essa e di prolungargli la vita per qualche altro anno. Nutre in sé le emozioni negative dell’angoscia, della preoccupazione e dell’ansia, giorno dopo giorno, […] Proprio come le altre persone, credeva in Dio e svolgeva il proprio dovere, e in apparenza non sembrava esserci alcuna differenza tra lui e gli altri. Quando ha sperimentato la malattia e la morte, ha pregato Dio e non ha abbandonato il proprio dovere. Ha continuato a lavorare, persino allo stesso livello di prima. Tuttavia, c’è qualcosa che le persone dovrebbero capire e capire a fondo: i pensieri e i punti di vista che costui nutriva erano costantemente negativi ed errati. Indipendentemente dall’entità delle sue sofferenze o dal prezzo che ha pagato nello svolgimento del suo dovere, nel suo perseguimento ha nutrito questi pensieri e punti di vista errati. Ne era costantemente dominato e trasportava le sue emozioni negative all’interno del suo dovere, cercando di offrire a Dio lo svolgimento del dovere in cambio della propria sopravvivenza, per raggiungere il proprio scopo. L’obiettivo del suo perseguimento non era comprendere o acquisire la verità, né sottomettersi a tutte le orchestrazioni e le disposizioni di Dio. L’obiettivo del suo perseguimento era esattamente l’opposto. Voleva vivere secondo la sua volontà e le sue esigenze, ottenendo ciò che desiderava perseguire. Voleva decidere e orchestrare il suo destino e persino la sua vita e la sua morte. E così, alla fine del cammino, l’esito è stato che non ha ottenuto assolutamente nulla. Non ha acquisito la verità e alla fine ha rinnegato Dio, perdendo la fede in Lui. Neanche quando la morte era prossima è riuscito a capire come si dovrebbe vivere e in che modo un essere creato dovrebbe trattare le orchestrazioni e le disposizioni del Creatore. Questo è l’aspetto più patetico e miserabile di questo individuo. Neppure in punto di morte è stato in grado di capire che, per l’intera vita di una persona, tutto ricade sotto la sovranità e le disposizioni del Creatore. Se il Creatore vuole che tu viva, allora non morirai neanche se sei afflitto da una malattia mortale. Se il Creatore vuole che tu muoia, allora anche se sei giovane, sano e forte, quando arriverà il tuo momento dovrai morire. Tutto è sotto la sovranità e le disposizioni di Dio, questa è la Sua autorità e nessuno può elevarsi al di sopra di essa. Costui non è riuscito a comprendere un fatto tanto semplice: non è patetico? (Sì.) Nonostante avesse fede in Dio, frequentasse le riunioni, ascoltasse i sermoni e svolgesse il proprio dovere, nonostante credesse nell’esistenza di Dio, si è rifiutato ripetutamente di riconoscere che il destino umano, comprese la vita e la morte, è nelle mani di Dio e non soggetto alla volontà umana. Nessuno muore solo perché lo vuole, e nessuno sopravvive solo perché desidera vivere e teme la morte. Questo individuo non ha saputo afferrare un fatto tanto semplice, non è riuscito a capirlo nemmeno di fronte alla morte imminente e ha continuato a ignorare che la vita e la morte degli esseri umani non sono determinate da loro, ma dipendono dalla predestinazione del Creatore. Non è miserabile? (Sì.)” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (6)”). Dopo aver letto questo passo delle parole di Dio, sono scoppiata a piangere. Pensavo che, dopo aver creduto in Lui per tutti questi anni, avessi acquisito alcune verità realtà, ma non mi ero resa conto di non aver affatto compreso la Sua sovranità e di non sapere come sperimentare la Sua opera. Quando sono stata colpita dalla malattia, non ho accettato questo da parte di Dio e non ho ricercato la verità o imparato lezioni da essa. Al contrario, ho vissuto secondo i punti di vista dei non credenti, pensando che la mia malattia fosse causata della stanchezza e che dovessi concentrarmi sul prendermi cura del mio corpo, con la convinzione di poter guarire solo in quel modo, altrimenti avrei fatto la stessa fine di mio padre e forse un giorno sarei addirittura morta a causa di quella malattia. Per liberarmene al più presto, avevo provato indistintamente qualsiasi rimedio di cui avessi sentito parlare. Temevo che la preoccupazione e la stanchezza avrebbero peggiorato le mie condizioni, quindi evitavo di risolvere problemi nel mio lavoro e lasciavo che fossero altri a occuparsi dei nuovi arrivati che avrei dovuto supportare. Avevo un senso del fardello sempre minore nel mio dovere. Quando il leader voleva promuovermi come supervisore del lavoro, ho rifiutato quel dovere per timore che la preoccupazione e la stanchezza mi avrebbero fatto salire la pressione provocandomi un ictus. Sebbene credessi in Dio, non avevo avuto fede nella Sua onnipotenza e sovranità, né avevo creduto che la mia vita fosse nelle Sue mani. I miei pensieri si concentravano esclusivamente su come rimanere in salute, come se stare bene non fosse altro che il risultato dei nostri sforzi e non avesse niente a che vedere con la sovranità di Dio. Non mi ero comportata affatto come una credente! Ho pensato a ciò su cui Dio condivide continuamente, insegnandoci a vedere le persone e le cose in base alle Sue parole e secondo il criterio della verità. Riguardo alla mia salute, a quale malattia possa colpirmi, a quando io possa ammalarmi e a quando arriverà la mia fine, tutto ciò è stato predeterminato da Dio. Se Egli vuole che io muoia, per quanto possa prendermi cura di me stessa, non posso vivere, mentre se Lui vuole che io viva, allora anche se ho una grave malattia, non morirò. Succede lo stesso a quelle persone ricche che ogni giorno mangiano i cibi più raffinati per mantenersi in salute, ma comunque non possono evitare la morte quando arriva il loro momento, mentre tra le tante persone comuni che riescono a tirare avanti solo mangiando pasti frugali e non elaborati, molte hanno una vita duratura. Persino i non credenti riconoscono che la vita delle persone è predeterminata dal cielo. Dopo aver creduto in Dio per molti anni ed essermi nutrita di molte delle Sue parole, mi mancava ancora questa comprensione di base. La mia fede era assolutamente patetica! Non vedevo le cose secondo le parole di Dio e non ricercavo la verità. Pensavo continuamente a dei modi per mantenermi in salute, senza che Egli avesse un posto nel mio cuore. Che differenza c’era tra me e i non credenti? Dio aveva permesso che questa malattia si abbattesse su di me per indurmi a ricercare la verità e a imparare delle lezioni da essa, per purificare e cambiare le mie intenzioni e i miei punti di vista errati e per correggere il mio cammino sbagliato. Tutto ciò era la salvezza di Dio per me. Se avessi continuato a non imparare lezioni, allora anche se la mia malattia si fosse attenuata, non avrei ottenuto alcuna verità e sarebbe stata un’esperienza sprecata. Dopo aver compreso l’intenzione di Dio, non mi sono più sentita limitata dalla mia malattia come in precedenza. Ho modificato adeguatamente i miei normali orari di lavoro e riposo e ho iniziato a concentrarmi sul mio dovere, in modo tale che ogni volta che ero molto impegnata, mi dimenticavo di essere ancora malata. A volte, addirittura mi dimenticavo di prendere le medicine o di misurare la pressione, senza sentirmi a disagio. Dentro di me, ho capito che, a prescindere dalla malattia che colpisce una persona, ognuno è nelle mani di Dio e le sue preoccupazioni e i suoi timori sono infondati. Queste cose non solo non producono dei cambiamenti, ma portano anche a essere ingannati e tormentati da Satana e a vivere in una maggiore sofferenza.
Successivamente, una sorella mi ha ricordato che, di fronte alla malattia, se non siamo disposti a farci carico di doveri importanti e viviamo secondo emozioni negative di angoscia e preoccupazione, allora questo ha a che vedere con i nostri punti di vista su cosa perseguire e con la nostra intenzione di ottenere benedizioni. Grazie al consiglio della sorella, ho ricercato e riflettuto in tal senso. Ho letto un passo delle parole di Dio: “Prima di decidere di svolgere il loro dovere, nel profondo del cuore gli anticristi traboccano di aspettative verso le loro prospettive, verso il guadagno di benedizioni, una buona destinazione e persino una corona, e nutrono la massima fiducia verso l’ottenimento di queste cose. Vengono nella casa di Dio per svolgere il loro dovere con tali intenzioni e aspirazioni. Allora, lo svolgimento del loro dovere contiene la sincerità, la fede autentica e la lealtà richieste da Dio? A questo punto, non è ancora possibile vedere la loro lealtà, la loro fede e la loro sincerità autentiche, perché prima di svolgere il loro dovere tutti nutrono una mentalità interamente transazionale; tutti decidono di svolgerlo spinti dagli interessi e basandosi anche sul presupposto delle loro ambizioni e dei loro desideri strabordanti. Qual è l’intenzione degli anticristi nell’assolvere il loro dovere? È stringere un accordo, fare uno scambio. Si potrebbe dire che queste sono le condizioni che pongono per assolvere un dovere: ‘Se svolgo il mio dovere, allora devo ottenere benedizioni e avere una buona destinazione. Devo ottenere tutte le benedizioni e i benefici che Dio ha detto essere preparati per l’umanità. Se non posso ottenerli, allora non farò questo dovere’. Entrano nella casa di Dio per svolgere il loro dovere con tali intenzioni, ambizioni e desideri. Sembra che abbiano un po’ di sincerità e naturalmente, nel caso di coloro che sono nuovi credenti e stanno appena iniziando a svolgere il loro dovere, lo si può anche definire entusiasmo. Ma non ci sono né fede autentica né lealtà in questo; c’è solo quel grado di entusiasmo. Non può essere chiamata sincerità. A giudicare da questo atteggiamento che gli anticristi hanno nei confronti dell’assolvimento del loro dovere, si tratta di qualcosa di completamente transazionale e pieno dei loro desideri di benefici come guadagnare benedizioni, entrare nel Regno dei Cieli, ottenere una corona e ricevere ricompense. Dunque dall’esterno sembra che molti anticristi, prima di essere espulsi, stiano svolgendo il loro dovere e abbiano persino fatto più rinunce e sofferto di più di una persona comune. Ciò che spendono e il prezzo che pagano sono pari a quelli di Paolo, e non si affannano nemmeno meno di lui. È una cosa che tutti possono vedere. In termini di come si comportano e della loro volontà di soffrire e di pagare un prezzo, non è che non dovrebbero ricevere nulla. Tuttavia, Dio non considera una persona in base al suo comportamento esteriore, ma in base alla sua essenza, alla sua indole, a ciò che rivela, alla natura e all’essenza di ogni singola cosa che fa” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte settima”). Quello smascherato dalle parole di Dio era esattamente il mio stato. Dopo essere giunta a credere in Lui, a prescindere da quale dovere la chiesa disponesse per me, non mi ero mai sottratta e, sebbene avessi dovuto affrontare l’ostacolo della mia famiglia non credente, la persecuzione del Partito Comunista e la derisione e le calunnie del mondo, per quanto fosse difficile o avvilente, la mia determinazione a svolgere il mio dovere non aveva mai vacillato. Così credevo che Dio avrebbe sicuramente ricordato tutti i miei sacrifici, ma il mio desiderio di ottenere benedizioni era stato completamente rivelato dal fatto che soffrivo di pressione alta. Credevo che, finché avessi goduto di buona salute e avessi potuto continuare a svolgere il mio dovere, avrei avuto una speranza di salvezza. Ma quando svolgere il mio dovere richiedeva di soffrire e pagare un prezzo, temevo che la mia salute sarebbe peggiorata e che sarei morta senza ricevere benedizioni, così trattavo il mio dovere in modo superficiale, senza essere minimamente leale. Tutto ciò era interamente dovuto al controllo di pensieri e punti di vista satanici come “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino” e “Finché c’è vita, c’è speranza”. Di fronte a una malattia che poteva mettere a rischio la mia vita, non ero disposta a soffrire e spendermi, passavo tutto il tempo a preoccuparmi per il mio esito e la mia destinazione e a gestire il mio dovere in modo superficiale e senza un senso del fardello, alcune volte addirittura rifiutandomi di occuparmene. Spesso dicevo che svolgevo il mio dovere per soddisfare Dio, ma adesso mi sono resa conto che lo facevo spinta dal desiderio di ricevere benedizioni. Sebbene in apparenza facessi sacrifici e mi spendessi come se fossi leale a Dio, in realtà non avevo un’autentica sincerità nei Suoi confronti. Non era altro che una questione di transazione e inganno. Ho capito che la mia indole era veramente malvagia e propensa all’inganno e che il mio soffrire e spendermi non erano altro che dei tentativi di scendere a patti con Dio. Avevo intrapreso il cammino di un anticristo! Ho pensato a come Egli Si sia incarnato per parlarci e fornirci abbondanti verità, a come ci abbia dato così tanto senza chiedere nulla in cambio e a come il Suo amore e la Sua salvezza siano sinceri e autentici, mentre io svolgevo il mio dovere solamente per il guadagno e le benedizioni e persino il mio modesto spendermi era un tentativo di scendere a patti con Lui. Mi sono resa conto di quanto ero stata egoista e priva di coscienza! Non potevo continuare così. Dovevo subito pentirmi. A prescindere dal fatto che dovessi ricevere benedizioni o patire delle disgrazie, dovevo sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio e fare bene il mio dovere.
In seguito, ho letto un altro passo delle Sue parole: “Tutti devono affrontare la morte in questa vita; in altre parole, la morte è ciò che tutti devono affrontare alla fine del loro cammino. Tuttavia, essa ha molti attributi diversi. Una è che, al momento predestinato da Dio, tu hai portato a termine la tua missione e Dio traccia una linea alla fine della tua vita carnale, la quale giunge al termine, ma questo non significa che la tua vita sia finita. Quando una persona non ha carne, la sua vita è finita: le cose stanno così? (No.) La forma in cui la tua vita esiste dopo la morte dipende da come hai trattato l’opera e le parole di Dio mentre eri in vita: questo è molto importante. La forma in cui esisterai dopo la morte, o se esisterai o meno, dipenderanno dall’atteggiamento che assumi verso Dio e verso la verità mentre sei in vita. Se durante la tua vita, nell’affrontare la morte e ogni sorta di malattia, il tuo atteggiamento nei confronti della verità è di ribellione, di opposizione e di avversione, allora, quando arriverà il momento della fine della tua vita carnale, in che modo esisterai dopo la morte? Sicuramente esisterai in un altro modo e la tua vita non proseguirà. Al contrario, se mentre sei in vita, quando possiedi consapevolezza nella carne, il tuo atteggiamento verso la verità e verso Dio è di sottomissione e di lealtà e hai una fede autentica, allora, anche se la tua vita carnale finisce, la tua vita continuerà a esistere in una forma diversa in un altro mondo. Questa è una spiegazione della morte” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (4)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho sentito molta più gioia nel mio cuore! Grazie alle Sue parole, ho capito che ognuno deve affrontare la morte, ma la natura di ogni morte è differente. Alcune persone perseguono la verità e svolgono i propri doveri con lealtà, e anche se muoiono e la loro vita giunge al termine, questo non vuol dire che non siano state salvate. Hanno completato la loro missione di vita e sono tornate a Dio. Questo vuol dire vivere sotto un’altra forma. Ho anche capito che la salvezza non è legata alla vita o alla morte, ma piuttosto dipende dal nostro atteggiamento nei confronti di Dio e della verità. Lo standard per la salvezza è dato da quanto una persona ricerca la verità, si concentra sul gestire le questioni secondo le verità principi e riesce a sottomettersi veramente a Dio e prova un autentico timore nei Suoi confronti. Tuttavia, di fronte alla mia malattia, mi ero abbandonata a essa, senza essere in grado di sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio, trattando il mio dovere con leggerezza o addirittura rifiutandolo. Anche prendendomi molta cura della mia carne, se non perseguo la verità e non cambio la mia indole, comunque non potrei essere salvata. Mi preoccupavo continuamente della mia malattia e non volevo essere in pensiero o stancarmi nello svolgere il mio dovere, né tantomeno volevo accettare incarichi importanti. Sebbene non mi preoccupassi troppo o non pagassi un prezzo elevato, non avevo adempiuto le responsabilità che ci si attende da un essere creato, lasciandomi alle spalle rimpianti e debiti irreparabili. Ogni volta che ci pensavo, la mia coscienza non era serena. Solo in quel momento ho davvero capito che, a prescindere dalle condizioni fisiche di una persona nell’arco della sua vita, solamente perseguire la verità e fare il massimo per svolgere bene il proprio dovere dona valore e significato alla vita, e che, anche quando si è stanchi o malati, tutto ciò è molto meglio rispetto a condurre una vita vuota. Rendendomi conto di ciò, ho acquisito le motivazioni per assolvere il mio dovere e dentro di me ho deciso che avrei perseguito la verità e avrei svolto il mio dovere diligentemente, e che se Dio mi avesse dato un’altra possibilità, non avrei più ascoltato la mia carne.
Tre mesi dopo, il leader ha disposto ancora una volta che supervisionassi il lavoro del Vangelo. Sapevo che in questo modo Dio mi stava dando un’opportunità di pentirmi e non potevo continuare a preoccuparmi per la mia malattia, così ho accettato quel dovere. Quando per svolgere il dovere mi sono trovata effettivamente a collaborare, ho affrontato molte difficoltà e a volte mi sentivo un po’ stanca e continuavo a preoccuparmi che il mio corpo potesse non farcela, così ho pregato Dio, affidando la mia malattia nelle Sue mani. Non importava che la mia malattia peggiorasse, non volevo più ritardare il mio dovere. Dopo aver pregato, ho sentito che il mio cuore non era più limitato. Ho organizzato in modo ragionevole i miei orari di lavoro e riposo e, quando nel lavoro incontravo delle difficoltà, discutevo delle soluzioni con le mie sorelle collaboratrici. Praticare in questo modo non è stato così faticoso come pensavo e ho scoperto che i fardelli che Dio mi aveva dato erano tutti alla mia portata. Un giorno, ho visto che la sorella ospitante si stava misurando la pressione, così anch’io ho misurato la mia e con mia sorpresa ho visto che era normale. Ho ringraziato Dio dal profondo del cuore!
Sono state le Sue parole a correggere i miei punti di vista fallaci su cosa perseguire e ho ottenuto una qualche comprensione ed esperienza della Sua sovranità e della Sua preordinazione. Ho anche capito che non si dovrebbe credere in Dio solo per cercare benedizioni e che la vita può avere valore e significato soltanto perseguendo la verità, sottomettendosi alle orchestrazioni e disposizioni di Dio e svolgendo bene il dovere di un essere creato. Grazie a Dio!