89. Riflessioni scaturite dalla lotta contro la malattia
Da quando ho accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni, sono sempre stato entusiasta di predicare il Vangelo e di svolgere il mio dovere, con la pioggia o con il sole, senza indugio. Successivamente sono stato scelto come leader della chiesa e, ogni volta che vedevo i fratelli e le sorelle in difficoltà, facevo del mio meglio per aiutarli a venirne a capo. Dopo aver preso in carico la produzione video, facevo gli straordinari, monitorando e guidando il lavoro. Quando i progressi erano lenti o c’erano deviazioni, condividevo prontamente e le risolvevo. Di lì a poco, ho constatato che le capacità dei fratelli e delle sorelle erano migliorate e che il lavoro video stava progredendo. Ero piuttosto felice e pensavo: “Se continuo a subire avversità, a pagare un prezzo e a ottenere qualche risultato dal mio dovere, riceverò sicuramente l’approvazione di Dio in futuro e avrò grandi speranze di salvezza”. Tuttavia, proprio quando ero totalmente preso dal mio dovere, un giorno mi sono sentito stanchissimo e senza appetito, però non ci ho fatto molto caso: credevo che fosse solo dovuto alla mancanza di riposo negli ultimi tempi e ritenevo che non si trattasse di un problema serio. Tuttavia, il mio appetito continuava a diminuire e avevo il viso smunto. Fratello Guan Ming, che collaborava con me, mi ha consigliato di andare in ospedale per un controllo. Con mia grande sorpresa, il medico mi ha detto che avevo l’epatite B e che si era formato un piccolo nodulo duro nel fegato: se fosse ulteriormente peggiorato, avrebbe potuto trasformarsi in un cancro. Avevo la testa confusa: “Non può essere! Sto facendo il mio dovere; come posso avere una malattia del genere? Non è facile da curare…” Sentivo un enorme peso sul petto e il cuore era pieno di dolore e debolezza. Ho pensato a come, nel corso degli anni, avevo abbandonato la famiglia e la carriera, avevo sofferto e mi ero speso. Non avevo mai tradito Dio, nemmeno quando ero stato braccato e perseguitato dal Partito comunista. Allora perché Lui non mi aveva protetto? Nella sofferenza, ho pensato a un inno delle parole di Dio: “Quando la malattia colpisce, si tratta dell’amore di Dio, e sicuramente in essa è riposta la Sua buona volontà. Se anche il vostro corpo si trovasse nelle condizioni di soffrire un po’, non accarezzate le idee di Satana. Lodate Dio nella malattia e godete di Dio nel lodarLo. Non scoraggiatevi di fronte alla malattia, cercate e cercate ancora senza darvi per vinti, e Dio vi illuminerà” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 6”). Le parole di Dio hanno portato un po’ di pace nel mio cuore. Sì, l’eventuale aggravarsi o meno della malattia era nelle mani di Dio e, anche se in quel momento non capivo le Sue intenzioni, non potevo lamentarmi contro di Lui. Dovevo cercare le Sue intenzioni, perseverare nel mio dovere e rimanere saldo nella mia testimonianza. Questo pensiero mi ha fatto sentire un po’ meglio.
Guardando al futuro e tenendo conto del ritmo intenso del lavoro video, i leader erano preoccupati che il mio corpo non potesse reggere, così hanno disposto che fratello Li Cheng si occupasse della predicazione del Vangelo insieme a me. Mentre mi sottoponevo alle terapie, ho perseverato nel fare il mio dovere e, ogni volta che incontravamo difficoltà nel lavoro, condividevamo e cercavamo le verità pertinenti per risolverle. Anche se ho subìto avversità fisiche e ho pagato un certo prezzo, vedere che sempre più persone accettavano l’opera di Dio degli ultimi giorni mi rendeva molto felice e pensavo: “Se persisterò nel mio dovere, subirò altre avversità e pagherò un prezzo più alto, forse Dio mi proteggerà e la malattia migliorerà”. Ma, dopo un po’ di tempo, percepivo che le mie condizioni stavano peggiorando. Mi sentivo stanco ogni giorno, provavo una debolezza generale e l’appetito è diminuito ulteriormente, così sono andato a fare un altro controllo. Il medico ha detto che l’epatite B era peggiorata e che dovevo essere ricoverato immediatamente, altrimenti la patologia avrebbe continuato a progredire e sarebbe diventata difficile da curare. Poiché ero braccato dal Partito comunista, il ricovero in ospedale avrebbe esposto la mia identità, mettendomi in pericolo, così ho dovuto affidarmi a farmaci e trattamenti per via endovenosa, ma le mie condizioni non sono migliorate granché. Col tempo sono diventato parecchio debole e mi dicevo: “Questa epatite B si è già ripresentata diverse volte; se dovesse peggiorare ulteriormente e trasformarsi in cirrosi o cancro al fegato, la mia vita potrebbe essere in pericolo da un momento all’altro. Se dovessi morire in questo modo, potrei ancora salvarmi? Non può certo finire così la mia vita di fede in Dio!” Questo pensiero mi ha fatto sentire debole e molle in ogni parte del corpo e dentro di me sgorgavano allo stesso tempo perplessità e rimostranze: “Da quando credo in Dio, metto entusiasmo nel mio dovere e nella predicazione del Vangelo. Che ci siano vento o pioggia, caldo torrido o freddo pungente, e nonostante la caccia e la persecuzione ad opera del Partito comunista e l’impossibilità di tornare a casa, non ho mai ritardato il mio dovere. Perfino in questi anni di infermità, ho perseverato nel mio dovere per tutto il tempo, senza mai gettare la spugna e, anche se magari non ho ottenuto meriti, ho comunque sofferto e faticato. Perché la mia malattia non solo non è migliorata, ma è addirittura peggiorata?” Vedevo i fratelli e le sorelle che godevano di buona salute e svolgevano attivamente i doveri, mentre io ero gravemente malato. Più ci pensavo, più sentivo di aver subìto un torto; trattenendo a stento le lacrime, sono tornato alla casa di accoglienza. Mi sentivo davvero addolorato e negativo, senza alcuna motivazione a svolgere il mio dovere. In quel momento, fratello Li Cheng mi ha richiamato: “Di fronte alle infermità, dovremmo cercare le intenzioni di Dio e non fraintenderLo né lamentarci contro di Lui”. Le sue parole mi hanno aiutato a calmarmi. Tutto ciò che accade è permesso da Dio e io dovevo iniziare col sottomettermi per cercare la verità e riflettere su me stesso. Così ho pregato Dio e ho cercato, sperando che Egli mi guidasse a capire le Sue intenzioni.
In seguito, ho letto alcune delle Sue parole: “Alcuni pensano che credere in Dio dovrebbe portare pace e gioia e che, quando affrontano delle situazioni, basti loro pregare Dio ed Egli presterà loro ascolto, concederà loro grazia e benedizioni e farà in modo che tutto si svolga in modo pacifico e senza intoppi. Il loro scopo nel credere in Dio è ricercare la grazia, guadagnare benedizioni e godere di pace e felicità. È per via di queste loro opinioni che abbandonano la famiglia o lasciano il lavoro per spendersi per Dio e che sono capaci di sopportare avversità e pagare un prezzo. Credono che fintanto che rinunciano alle cose, si spendono per Dio, sopportano le avversità e lavorano diligentemente, manifestando un comportamento eccezionale, allora otterranno le benedizioni e il favore di Dio e che, a prescindere dalle difficoltà che incontreranno, purché preghino Dio, Egli le eliminerà e aprirà loro un cammino in ogni cosa. Questo è il punto di vista della maggioranza di coloro che credono in Dio. Le persone ritengono che questo punto di vista sia legittimo e corretto. La capacità di molti di mantenere la propria fede in Dio per anni senza rinunciare alla propria fede è direttamente correlata a questo punto di vista. Pensano: ‘Mi sono speso così tanto per Dio, il mio comportamento è stato così buono e non ho compiuto nessuna azione malvagia; Dio mi benedirà sicuramente. Poiché ho sofferto molto e ho pagato un grande prezzo per ogni compito, facendo tutto in base alle parole e alle richieste di Dio senza commettere errori, Dio dovrebbe benedirmi; dovrebbe fare in modo che tutto mi vada bene, e che io abbia spesso pace e gioia nel cuore e goda della Sua presenza’. Non si tratta di una nozione e di una fantasia umana? Da un punto di vista umano, le persone godono della grazia di Dio e ricevono benefici, quindi ha senso dover soffrire un po’ per questo, e vale la pena scambiare questa sofferenza con le benedizioni di Dio. Questa è la mentalità di stringere accordi con Dio. Invece, dal punto di vista della verità e dalla prospettiva di Dio, questa mentalità non è conforme ai principi dell’opera di Dio né agli standard che Egli richiede alle persone. Si tratta interamente di una pia illusione, di una nozione e di una fantasia sul credere in Dio meramente umana. Che la cosa contenga lo stringere accordi con Dio o il pretendere qualcosa da Lui, o che comprenda nozioni e fantasie umane, in ogni caso, nulla di tutto ciò si allinea con le richieste di Dio, né soddisfa i principi e gli standard di Dio per benedire le persone. In particolare, questo pensiero e questo punto di vista transazionale offendono l’indole di Dio, ma le persone non se ne rendono conto. Quando ciò che Dio fa non è in linea con le loro nozioni, sviluppano rapidamente nel loro cuore lamentele e incomprensioni nei Suoi confronti. Si sentono addirittura offese e iniziano a ragionare con Dio, e potrebbero addirittura giudicarLo e condannarLo. […] Quando Dio dispone per le persone un ambiente che contraddice completamente le loro nozioni e fantasie, esse sviluppano nel loro cuore nozioni, giudizi e condanne nei Suoi confronti e potrebbero persino rinnegarLo. Può allora Dio soddisfare i loro bisogni? Assolutamente no. Dio non cambierà mai il Suo modo di operare e i Suoi desideri in base alle nozioni umane. Chi è che deve cambiare, allora? Le persone. Le persone devono abbandonare le loro nozioni, accettare gli ambienti disposti da Dio, sottomettersi a essi e farne esperienza, e ricercare la verità per eliminare le loro nozioni, invece di valutare ciò che Dio fa in base a queste ultime per vedere se è corretto. Quando le persone insistono nell’aggrapparsi alle loro nozioni, sviluppano opposizione contro Dio; ciò accade naturalmente. In cosa risiede la radice dell’opposizione? Nel fatto che ciò che le persone di solito possiedono nel loro cuore sono senza dubbio le loro nozioni e fantasie e non la verità. Pertanto, quando l’opera di Dio non è in linea con le nozioni umane, le persone sono capaci di opporsi a Dio e di emettere giudizi su di Lui” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori, “Le responsabilità di leader e lavoratori (16)”). “Per loro, non vi è obiettivo più legittimo del credere in Dio per ottenere benedizioni; anzi, è il valore stesso della loro fede. Ciò che non contribuisce al raggiungimento di questo obiettivo li lascia del tutto indifferenti. Questo è ciò che accade alla maggior parte di coloro che credono in Dio oggi. Il loro scopo e il loro intento sembrano legittimi, perché, credendo in Dio, si adoperano per Lui, si consacrano a Lui, e svolgono il loro dovere. Rinunciano alla giovinezza, abbandonano la famiglia e la carriera e addirittura trascorrono anni dandosi da fare lontano da casa. Per raggiungere il loro obiettivo finale, modificano i loro interessi, cambiano la loro visione della vita e persino la direzione in cui cercano, eppure non riescono a mutare lo scopo della loro fede in Dio. […] A parte i vantaggi strettamente associati a ciò, potrebbero esserci altre ragioni per cui persone che non comprendono affatto Dio Gli darebbero così tanto? In questo, scopriamo un problema che precedentemente non avevamo identificato: il rapporto dell’uomo con Dio non è che uno di mero interesse personale. È il rapporto tra chi riceve le benedizioni e chi le elargisce. Più semplicemente, è simile al rapporto tra un dipendente e un datore di lavoro. Il dipendente lavora sodo solamente per ricevere i compensi elargiti dal datore di lavoro. In un rapporto di questo genere, basato sugli interessi, non c’è affetto, solamente una transazione; non c’è dare e ricevere amore, solamente carità e misericordia; non c’è comprensione, solamente indignazione e inganno repressi e impotenti; non c’è confidenza, solamente un abisso invalicabile” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Appendice 3: L’uomo può essere salvato solamente nell’ambito della gestione di Dio”). Le parole di giudizio di Dio hanno smascherato nei minimi dettagli le intenzioni e i punti di vista errati che si celavano dietro la mia fede in Lui, facendomi provare umiliazione e vergogna. Avevo sempre creduto che, pagando un prezzo superiore e spendendomi di più, sarei stato in grado di ricevere la protezione e le benedizioni di Dio e avrei avuto maggiori speranze di salvezza. Quando improvvisamente mi era stata diagnosticata l’epatite B, dentro di me avevo sviluppato lamentele nei confronti di Dio, pensando che per tutti quegli anni avevo sofferto e mi ero speso per Lui e che Egli non avrebbe dovuto permettere che mi ammalassi così gravemente. Anche se alla fine mi ero sottomesso, ero comunque convinto che, se avessi perseverato nel dovere, sofferto maggiormente e pagato un prezzo più alto, forse Dio mi avrebbe protetto e le mie condizioni sarebbero migliorate. Quando, invece, sono peggiorate e c’era addirittura la possibilità che mi venisse il cancro e che morissi, avevo creduto che il mio desiderio di benedizioni si fosse infranto. Così ero diventato negativo e avevo sviluppato un’incomprensione, discutendo con Dio nel mio cuore: ero convinto che, pur non avendo meriti, avevo sofferto e faticato, quindi Dio non avrebbe dovuto trattarmi così; mi ero persino lamentato contro di Lui per non avermi protetto. Alla luce dei fatti, ho visto che i miei sforzi e il mio spendermi erano stati guidati da un’intenzione spregevole, in quanto avevo voluto usare il mio impegno, i sacrifici e lo spendermi come capitale in cambio di un buon futuro e di una bella destinazione: in altre parole, stavo contrattando con Dio. Non appena non avevo ricevuto le benedizioni, Lo avevo frainteso e mi ero lamentato contro di Lui. Quello che stavo rivelando era tutta la mia indole satanica. Dio è il Creatore e, a prescindere dalle Sue orchestrazioni e disposizioni, non ho alcun motivo di avanzare pretese nei Suoi confronti e devo sottomettermi alle Sue disposizioni. Ma io avevo sempre voluto che agisse secondo le mie nozioni e, quando ciò non era accaduto, avevo discusso con Lui. Avevo goduto a piene mani di tanta irrigazione e nutrimento dalle parole di Dio, eppure non avevo ripagato il Suo amore, anzi Lo avevo addirittura frainteso e mi ero lagnato contro di Lui. Ero forse una persona che credeva veramente in Dio?
Più tardi, ho letto un altro passo delle Sue parole e ho acquisito una certa comprensione sulla radice della mia transazione con Lui. Dio Onnipotente dice: “Tutti gli esseri umani corrotti vivono per sé stessi. Ognuno per sé e che gli altri si arrangino: questo è il riassunto della natura umana. Le persone credono in Dio per il proprio interesse; quando rinunciano alle cose e si spendono per Dio, lo fanno per essere benedette e, quando Gli sono leali, è ancora per essere ricompensate. Insomma, agiscono solo al fine di essere benedette e ricompensate ed entrare nel Regno dei Cieli. Nella società lavorano per il proprio vantaggio personale, mentre nella casa di Dio svolgono un dovere per essere benedette. È al fine di ottenere benedizioni che le persone rinunciano a tutto e riescono a sopportare molte sofferenze. Non vi è prova migliore della natura satanica dell’uomo” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dallo smascheramento delle parole di Dio, ho capito che idee sataniche come “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino” e “Non fate nulla senza un tornaconto” avevano affondato le radici nel mio cuore ed erano diventate il fondamento della mia esistenza: per questo motivo, tutto quello che avevo fatto era per il mio vantaggio. Anche i miei sacrifici e lo spendermi erano stati mirati a ottenere benedizioni e protezione dalla morte quando fosse sopraggiunto il disastro. Negli anni in cui avevo svolto il mio dovere, non badavo alle avversità fisiche o al prezzo da pagare poiché credevo che tutto ciò mi avrebbe giovato in termini di benedizioni e di salvezza; di conseguenza, sarei stato disposto a sopportare qualsiasi sofferenza. Ma, quando la mia salute è peggiorata e il desiderio di benedizioni si è infranto, avevo perso la motivazione a compiere il mio dovere e avevo persino discusso con Dio e mi ero lamentato con Lui nel mio cuore. In ogni mia azione, avevo messo al primo posto il guadagno personale, trattando il dovere come merce di scambio per ottenere ricompense e benedizioni, addirittura pensando che ciò fosse del tutto giustificato. Vivendo in base a tali veleni satanici, avevo perso la coscienza e la ragione e mi ero lagnato e ribellato contro Dio. Se non mi fossi pentito, prima o poi Egli mi avrebbe sdegnato ed eliminato. Questo pensiero mi colmava di timore e rammarico. Una persona egoista e spregevole come me, con un’indole immutata, aveva ancora l’illusoria speranza di ottenere benedizioni. Che vergogna! L’indole di Dio è giusta e santa. Non importa quanto lavoro si faccia, quante avversità si soffrano o quale prezzo si paghi: se non si verifica un cambiamento nell’indole, tutto è vano. Dio non farà un’eccezione, facendoci entrare nel suo Regno, solo perché abbiamo subìto più avversità. Dio dice: “Devi sapere che tipo di persone desidero; alle persone che sono impure non è permesso entrare nel Regno, a insudiciare il suolo sacro. Anche se forse hai svolto molto lavoro e lavorato per molti anni, alla fine sei ancora deplorevolmente lurido, pertanto sarà intollerabile per la legge del Cielo che tu voglia entrare nel Mio Regno! Dalla creazione del mondo fino a oggi non ho mai offerto facile accesso al Mio Regno a chi cerca di ingraziarsi il Mio favore. È una regola celeste e nessuno può infrangerla! Devi cercare la vita. Oggi coloro che saranno resi perfetti sono della stessa categoria di Pietro: sono coloro che cercano di cambiare la propria indole e sono disposti a rendere testimonianza a Dio e ad adempiere il proprio dovere di esseri creati. Solo le persone di questo tipo saranno rese perfette. Se miri soltanto alle ricompense e non cerchi di cambiare la tua indole di vita, tutti i tuoi sforzi saranno vani e questa è una verità immutabile!” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). Dio non misura le persone in base al loro apparente spendersi o soffrire, ma tiene conto del cammino che intraprendono, osserva se hanno acquisito la verità e se la loro indole corrotta è cambiata. Pur credendo in Dio da molti anni, ero concentrato solo sul faticare e lavorare, senza perseguire la verità, la mia indole corrotta non era mutata e cercavo ancora di contrattare con Dio per ottenere benedizioni. Come poteva una persona egoista e spregevole come me essere degna di venire salvata? Ho pensato a Paolo. Egli predicò il Vangelo, faticò molto e soffrì enormemente; tutto ciò, però, non era finalizzato a mettere in pratica le parole di Dio né a svolgere il dovere di un essere creato, bensì a guadagnare benedizioni e una corona. Proprio come disse lui stesso: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia” (2 Timoteo 4:7-8). Ciò che intendeva era che, se Dio non gli avesse dato una corona o una ricompensa, ciò avrebbe significato che Dio era ingiusto. Si trattava di una palese pretesa di ricevere una corona da Dio, ovvero un tentativo di coercizione nei Suoi confronti. Sebbene avesse faticato, sofferto e si fosse speso, Paolo non perseguiva la verità, ma cercava solo le benedizioni e percorreva un cammino di opposizione a Dio. Alla fine, fu da Lui punito. Se avessi continuato a percorrere il cammino di Paolo, anch’io sarei stato eliminato da Dio. Non avrei più potuto avanzare richieste o pretese a Dio né vivere in modo egoistico e spregevole pensando solo a me stesso. A prescindere dall’evoluzione della mia malattia, ho deciso di sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio.
In seguito, ho letto un passo delle Sue parole che mi ha fornito un cammino. Dio dice: “Non vi è correlazione fra il dovere dell’uomo e l’eventualità che riceva benedizioni o che subisca una cattiva sorte. Il dovere è ciò che l’uomo dovrebbe compiere; è la sua vocazione mandata dal cielo e non dovrebbe dipendere da ricompense, condizioni o ragioni. Soltanto così egli starà facendo il suo dovere. Ricevere benedizioni si riferisce a quando qualcuno viene perfezionato e gode delle benedizioni di Dio dopo avere sperimentato il giudizio. Subire una cattiva sorte fa riferimento a quando qualcuno, dopo avere sperimentato il giudizio e il castigo, non va incontro a una trasformazione dell’indole, ossia non viene perfezionato, bensì punito. Ma a prescindere dal fatto che ricevano benedizioni o subiscano una cattiva sorte, gli esseri creati dovrebbero compiere il loro dovere, fare ciò che dovrebbero fare e ciò che sono in grado di fare; questo è il minimo che una persona, una persona che persegue Dio, dovrebbe fare. Tu non dovresti svolgere il tuo dovere solo per ricevere benedizioni, né rifiutarti di agire per timore di subire una cattiva sorte. Lasciate che vi dica quest’unica cosa: svolgere il proprio dovere è ciò che l’uomo dovrebbe fare, e se non è in grado di farlo, questo dimostra la sua ribellione” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “La differenza tra il ministero di Dio incarnato e il dovere dell’uomo”). Dalle parole di Dio ho capito che lo svolgimento dei doveri non è correlato all’ottenere benedizioni o subire disgrazie. Egli mi ha dato la vita e tutto ciò che possiedo ed è naturale e giusto che io mi spenda per Lui come credente. Questa è la responsabilità e il dovere che bisogna adempiere ed è ciò che una persona con un po’ di coscienza e di ragione dovrebbe fare. Non dovrei usare lo spendermi come merce di scambio per esigere benedizioni da Dio né lamentarmi contro di Lui se mi sono gravemente ammalato. Proprio come Giobbe: indipendentemente dal fatto che Dio gli concedesse o gli togliesse qualcosa, anche quando perse tutto ed era afflitto da piaghe, non si lamentò contro Dio né Gli chiese di diminuire le sue sofferenze; anzi, lodò il nome di Dio e rimase saldo nella sua testimonianza per Lui. Riflettendo sull’esperienza di Giobbe, ho trovato un cammino di pratica. Non importa quanto tempo sarebbe durata la mia malattia o quanto si sarebbe aggravata, anche se avessi rischiato di morire, dovevo sottomettermi a Dio e rimanere saldo nella mia testimonianza per Lui. Questa è la coscienza e la ragione che devo avere. In seguito, ogni volta che pensavo a ottenere benedizioni, chiedevo aiuto a Dio per riuscire a ribellarmi a quei desideri e mi concentravo sullo sperimentare le Sue parole e sul praticare la verità ogni giorno; così facendo, il mio cuore è diventato molto più sereno.
Successivamente, grazie ai farmaci, le mie condizioni sono gradualmente migliorate ed ero molto felice. Ma, dopo un po’, mi sentivo di nuovo affaticato e debole, così mi sono recato in ospedale per un controllo. Il medico mi ha detto che il livello del virus dell’epatite B nel mio corpo era salito a oltre 100 milioni e che anche diversi altri indicatori di funzionalità epatica erano elevati. Ha aggiunto che, se la situazione avesse continuato a svilupparsi, avrebbe potuto diventare problematica. La notizia mi ha fatto sentire un po’ nervoso e preoccupato; pensavo: “Questa malattia ha avuto diverse ricadute; potrebbe davvero degenerare in cancro? Riuscirò mai a guarire?” Queste riflessioni mi buttavano giù di morale. Poi ho capito che il mio stato era sbagliato, così ho pregato Dio. Ho letto un passo delle Sue parole: “Poiché credi in Dio e Lo segui, dovresti offrirGli ogni cosa, evitare di fare scelte o richieste personali, e soddisfare le Sue intenzioni. Poiché sei stato creato, dovresti sottometterti al Signore che ti ha creato, perché sei intrinsecamente privo di dominio su te stesso e naturalmente incapace di controllare il tuo destino. […] In quanto essere creato, l’uomo dovrebbe cercare di adempiere il dovere di essere creato e di amare Dio senza fare altre scelte, perché Egli è degno del suo amore. Coloro che cercano di amare Dio non dovrebbero mirare ad alcun beneficio personale o a ciò che desiderano personalmente; questo è il metodo di perseguimento più corretto” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). Dalle parole di Dio, ho capito le Sue intenzioni e ho compreso che la vita e la morte sono nelle Sue mani. Non potevo più farGli richieste irragionevoli e, a prescindere dall’eventuale peggioramento della mia salute, anche se ciò significava morire o non avere un esito e una destinazione finali, mi sarei comunque sottomesso alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio. Alla luce di ciò, non ero più vincolato dallo stato della mia malattia, ho continuato a fare il mio dovere come sempre e mi sono sentito alquanto liberato. In seguito, ho proseguito con la medicina tradizionale cinese e ho sentito che la situazione migliorava gradualmente. Dopo l’ultimo controllo, diversi indicatori della funzionalità epatica erano tornati quasi alla normalità.
Anche se ho sofferto un po’, sono grato a Dio per l’esperienza attraverso cui questa malattia mi ha rivelato. Senza quell’ambiente, non sarei arrivato a conoscere me stesso e avrei continuato a essere convinto che mi stavo spendendo sinceramente per Dio. Ora, però, vedo chiaramente le mie idee sbagliate sulla ricerca di benedizioni attraverso la fede in Lui e ho acquisito una certa comprensione della mia indole satanica egoista, spregevole e orientata al profitto. Questi sono i guadagni che ho ottenuto affrontando la mia malattia.