42. Come ho eliminato la mia invidia
Nell’ottobre del 2019, collaboravo con Mo Han al lavoro di fotografia. Avendo già studiato fotografia, la mia percentuale di successo nel fare scatti all’altezza degli standard era molto più alta della sua. Mi dicevo: “Sembra che io abbia un certo talento nella fotografia, visto che riesco a produrre tanto materiale già pronto sin da subito a essere utilizzato. Il supervisore mi considererà sicuramente un raro talento della fotografia”. Mi sentivo segretamente soddisfatta e inoltre guardavo Mo Han dall’alto in basso, pensando: “In passato facevi persino parte di un’associazione di fotografia, eppure le tue capacità non sono affatto così impressionanti!” Tempo dopo, durante una riunione, il supervisore ha elogiato le mie capacità e la mia dedizione ai doveri e ha chiesto a Mo Han di imparare di più da me. È stata musica per le mie orecchie. Da allora, mi sono impegnata ancora di più nei miei doveri. A volte, a mezzogiorno, sopportavo il caldo torrido e facevo fotografie da sola nei campi di giunchi. Una volta, anche se non mi sentivo bene, ho continuato a fare foto durante un forte temporale. Pensavo che, se avessi fatto altre belle fotografie, tutti avrebbero avuto un’opinione ancora più alta di me e che per questo valesse la pena soffrire. Dopo un po’ è diventato palese che il supervisore mi stimasse molto, durante ogni discussione tecnica mi veniva sempre chiesto di parlare delle mie esperienze di fotografia. Inoltre, nelle sessioni di formazione ero la prima a cui veniva chiesto di analizzare e riassumere. Vedendo quanto mi apprezzava il supervisore, mi sentivo ancor più una persona di talento.
Una sera, il supervisore ha fatto visita al nostro gruppo e ha detto che dovevamo scegliere un capogruppo che gestisse il lavoro. Dopo aver condiviso sui principi, Mo Han e un’altra sorella hanno raccomandato me per il ruolo. Mi sono sentita segretamente soddisfatta e ho pensato: “I miei sforzi nel mio dovere non sono stati vani, dopo tutto. Li hanno notati tutti”. Ma esteriormente ho finto umiltà, dicendo: “Oh, non potrei. Nonostante sia piuttosto brava nel lato tecnico delle cose, sono priva di ingresso nella vita. Non posso assumermi le responsabilità di un capogruppo”. In seguito, il supervisore ha effettuato una valutazione complessiva e per il ruolo ha scelto Mo Han. Ho pensato a come Mo Han fosse solida nel suo lavoro, in grado di afferrare certi principi, e al fatto che il suo ingresso nella vita fosse migliore. Io credevo in Dio da meno tempo ed ero più brava solo nell’aspetto tecnico; per il momento ero in effetti più adatta a un lavoro che prevedesse un solo compito. Tuttavia, di fronte a quell’esito, ho provato comunque sentimenti complessi e un forte senso di perdita. Ho trascorso l’intera giornata distratta e incapace di motivarmi a fare qualsiasi cosa. Anche se sapevo che Mo Han era la scelta giusta per il ruolo di capogruppo, ero comunque turbata; mi sono chiesta: “Il supervisore pensa forse che io non capisca la verità, che non possieda alcun ingresso nella vita e che sia solo una semplice operaia che si limita a lavorare, e quindi non ha intenzione di coltivarmi?” Tempo dopo, in una riunione con il supervisore, ho cominciato a osservarla, chiedendomi se prestasse più attenzione a me o a Mo Han. Ho notato che a volte si informava dettagliatamente sullo stato di Mo Han e addirittura alcune volte condivideva con lei in privato. Questo ha confermato ulteriormente i miei pensieri e mi sono convinta che il supervisore stimasse di più Mo Han. Mi sono sentita molto scoraggiata e turbata e ho persino iniziato a provare risentimento per Mo Han. Una volta, il supervisore ha detto che Mo Han era migliorata nel fare fotografie e le ha chiesto di condividere la sua esperienza in merito. Ho provato ancora più invidia nei confronti di Mo Han e ho sentito che mi aveva rubato la scena. In seguito, ero molto a disagio quando lei era presente, a volte mi infastidiva anche solo sentirla parlare, e provavo il desiderio di contraddirla e di oppormi a lei di proposito. Vedendo questo mio atteggiamento, Mo Han si è sentita limitata e una volta mi ha detto che il fatto che io continuassi a discutere con lei e a contrastarla, la faceva sentire angosciata e che trovava estenuante interagire con me. Sapevo che essere invidiosa di lei in quel modo era sbagliato, ma non riuscivo proprio a controllarmi. In passato, ogni volta che trovavo dei video tutorial validi, glieli consigliavo, e se notavo dei problemi nelle sue foto glieli facevo notare per aiutarla. Invece, da quando sentivo che il supervisore apprezzava di più lei, non volevo più aiutarla nelle questioni tecniche. A volte la prendevo addirittura in giro apertamente, dicendole che le sue immagini erano deboli e brutte. Dopo alcuni episodi del genere, Mo Han ha cominciato a dubitare di possedere una levatura sufficiente a renderla adatta a quel dovere. Quando ho visto che le mie stoccate le avevano fatto perdere fiducia in sé stessa, non solo non mi sono sentita in colpa, ma anzi ne ero in qualche modo compiaciuta, pensando che se fosse diventata negativa il supervisore avrebbe potuto ritenerla incapace e ricominciare a stimarmi. Una volta, dovevamo fare delle foto urgenti e il solo fatto di guardare Mo Han lavorare duramente tutto il giorno per trovare delle location mi infastidiva. Temevo che trovasse delle location meravigliose e facesse delle foto che poi sarebbero state accettate, nel qual caso il supervisore l’avrebbe stimata ancora di più. Così ho cercato di demolire il suo entusiasmo, dicendole che si stava dando tanto da fare solo per conquistare l’altrui ammirazione e che stava facendo tutto solamente per la reputazione e il prestigio. Per via di queste mie parole, Mo Han si è sentita limitata nel suo dovere. Un’altra volta, ho notato che il supervisore continuava a condividere per eliminare lo stato di Mo Han e ho provato invidia. Quando è arrivato il mio turno di condividere, attraverso una finta conoscenza di me stessa, ho deviato dall’argomento e ho detto davanti al supervisore: “Sono stata troppo esigente con Mo Han. Semplicemente mi pareva che, dal momento che crede in Dio da tutti questi anni, dovesse possedere delle verità realtà, quindi volevo che mi aiutasse con il mio ingresso nella vita. Invece, quando non lo ha fatto, ho iniziato a guardarla dall’alto in basso”. Ho anche menzionato cose come il fatto che altri fratelli e sorelle che conoscevo da prima mi aiutassero. Dopo aver parlato, mi sono sentita in colpa. Il supervisore ha chiesto a Mo Han cosa ne pensasse. Lei ha risposto: “Quello che ha detto mi colma di angoscia. Sento che, sebbene dopo aver creduto in Dio per tanti anni io comprenda alcune dottrine, non possiedo molta verità realtà o amore per lei”. Vedendo che era comunque capace di accettare la cosa da Dio e di riflettere su sé stessa, mi sono vergognata profondamente e ho desiderato che la terra si aprisse e mi inghiottisse. Dopo quell’episodio, ho iniziato a riflettere su me stessa e mi sono resa conto che stavo opprimendo e sminuendo Mo Han per la reputazione e il prestigio. In seguito, ho letto le parole di Dio che smascherano come gli anticristi per il prestigio opprimano ed escludano chi non è d’accordo con loro, e questo mi ha fornito una certa comprensione della corruzione che rivelavo.
Dio Onnipotente dice: “La soppressione pubblica delle persone, la loro esclusione, gli attacchi contro di esse e l’esposizione dei loro problemi da parte degli anticristi sono tutti obiettivi mirati. Senza dubbio, costoro usano mezzi come questi per prendere di mira chi persegue la verità e può distinguerli. Facendo cedere queste persone, raggiungono l’obiettivo di rafforzare la propria posizione. Attaccare ed escludere le persone in questo modo ha una natura maligna. C’è aggressività nel loro linguaggio e nel loro modo di parlare: esposizione, condanna, diffamazione e malvagia calunnia. Essi distorcono persino i fatti, parlando di cose positive come se fossero negative e di cose negative come se fossero positive. Invertendo il nero e il bianco e confondendo il giusto e lo sbagliato in questo modo, gli anticristi raggiungono lo scopo di sconfiggere le persone e di rovinare il loro nome. Quale mentalità dà luogo a questo attacco e all’esclusione di chi dissente? La maggior parte delle volte, ciò deriva da una mentalità gelosa. In un’indole maligna, la gelosia porta con sé un forte odio; e, come risultato della loro gelosia, gli anticristi attaccano ed escludono le persone. In una situazione come questa, se gli anticristi sono smascherati, se vengono denunciati, perdono il loro prestigio e subiscono un attacco nella loro mente essi non si sottometteranno né saranno felici di questo, e sarà ancora più facile per loro sviluppare una forte mentalità vendicativa. La vendetta è un tipo di mentalità, ed è anche un tipo di indole corrotta. Quando gli anticristi vedono che le azioni compiute da qualcuno sono dannose per loro, che altri sono più capaci di loro o che le affermazioni e i suggerimenti di qualcuno sono più saggi o più elevati dei loro, e che tutti sono d’accordo con le asserzioni e i suggerimenti di quella persona, essi sentono che la loro posizione è minacciata, la gelosia e l’odio sorgono nei loro cuori, ed essi attaccano e si vendicano. Quando compiono le loro vendette, di solito gli anticristi sferrano un attacco preventivo al loro bersaglio. Attaccano e fanno crollare le persone in modo proattivo, fino a quando l’altra parte soccombe. Solo allora sentono di essersi sfogati. In quali altri modi si manifestano questi attacchi ed esclusioni delle persone? (Sminuendo gli altri.) Sminuire gli altri è uno dei modi in cui ciò si manifesta; non importa quanto bene tu faccia il tuo lavoro, gli anticristi continueranno a sminuirti o a condannarti finché non sarai negativo e debole e non riuscirai a sopportare. A quel punto saranno felici e avranno raggiunto il loro scopo” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 2: Attaccano ed escludono i dissidenti”). “Di che tipo di indole si tratta quando una persona vede qualcuno che è migliore di lei e cerca di opprimerlo diffondendo voci su di lui, o impiegando mezzi spregevoli per denigrarlo e minare la sua reputazione, persino calpestandolo, al fine di proteggere la propria immagine agli occhi degli altri? Questa non è solo arroganza e presunzione: è l’indole di Satana, un’indole maligna. Il fatto che questa persona possa attaccare ed escludere coloro che sono migliori e più forti di lei è subdolo e malvagio. E il fatto che non si fermi davanti a nulla per abbattere gli altri dimostra quanto il diavolo sia presente in lei! Vivendo secondo l’indole di Satana, una tale persona è incline a sminuire gli altri, a incastrarli, a rendere loro le cose difficili. Questo non è forse compiere il male? E, vivendo così, pensa comunque di non avere nulla che non vada, di essere una brava persona; eppure, quando vede qualcuno migliore di lei, ha la tendenza a metterlo in difficoltà, a calpestarlo. Qual è il problema qui? Le persone in grado di commettere tali azioni malvagie non sono forse arbitrarie e prive di scrupoli? Le persone di questo tipo pensano solamente ai propri interessi, considerano soltanto i propri sentimenti e vogliono soltanto realizzare i propri desideri, le proprie ambizioni e i propri obiettivi personali. Non si preoccupano del danno che arrecano al lavoro della chiesa, e preferirebbero sacrificare gli interessi della casa di Dio pur di proteggere il prestigio di cui godono agli occhi degli altri e la propria reputazione. Persone come queste non sono forse arroganti e presuntuose, egoiste e vili? Simili persone non sono solo arroganti e presuntuose, ma anche estremamente egoiste e vili. Non tengono minimamente in considerazione le intenzioni di Dio. Simili persone hanno forse un cuore che teme Dio? Non possiedono affatto un cuore che teme Dio. Questo è il motivo per cui agiscono in modo arbitrario e fanno tutto ciò che vogliono, senza alcun senso di colpa, senza alcuna trepidazione, apprensione o preoccupazione, e senza considerare le conseguenze. È ciò che fanno spesso, e il modo in cui si sono sempre comportate. Qual è la natura del comportamento di costoro? Per dirla con leggerezza, tali persone sono fin troppo invidiose e hanno un desiderio fin troppo forte di reputazione e prestigio personali; sono troppo ingannevoli e infide. Per porla più duramente, l’essenza del problema è che non hanno affatto un cuore che teme Dio. Non hanno paura di Lui, si ritengono persone della massima importanza e reputano ogni aspetto di sé stesse più elevato di Dio e della verità. Nei loro cuori, Egli non è degno di nota, è insignificante e non gode di alcun prestigio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Le cinque condizioni da soddisfare per intraprendere la retta via della fede in Dio”). Leggere le parole di Dio mi ha davvero spaventata e angosciata. Le scene della mia collaborazione con Mo Han nei miei doveri continuavano a scorrermi nella mente. Quando avevo iniziato a ottenere dei risultati con le fotografie che facevo e avevo visto che il supervisore prestava più attenzione a me, avevo sentito di avere talento. Arrivato il momento di scegliere un capogruppo, avevo pensato che sarei stata io di sicuro. Invece, quando era stata scelta Mo Han, mi ero sentita molto negativa e abbattuta e avevo sviluppato risentimento e invidia nei suoi confronti, pensando che mi avesse rubato la scena. Per riconquistare la mia posizione agli occhi del supervisore, avevo iniziato a cercare di estromettere Mo Han. Non solo mi ponevo spesso in contrasto con lei ma, quando notavo dei difetti nelle foto che faceva, la deridevo e la sminuivo per demolire il suo entusiasmo. Quando la vedevo delimitare sé stessa, in segreto gioivo e speravo che continuasse a sprofondare sempre più nella negatività, così il supervisore l’avrebbe ritenuta un’incapace e sarebbe tornata a stimare me. Quando la vedevo correre in giro a cercare delle location, temevo che potesse fare delle belle foto e conquistarsi ancora più stima da parte della leader, così per attaccarla la accusavo di perseguire la reputazione e il prestigio. Anche durante le riunioni ero contrariata quando il supervisore condivideva di più con lei, così la sminuivo davanti a lei, cercando di portare il supervisore a considerarla sprovvista di verità realtà e di amore per gli altri. I miei tentativi privi di scrupoli di opprimerla erano stati davvero spregevoli e malvagi! In che modo quelle mie malefatte erano diverse dal modo in cui si comportano gli anticristi per proteggere il loro prestigio? Da quando collaboravamo, Mo Han era sempre stata tollerante e paziente con me. Nei momenti in cui mi trovavo in un cattivo stato, condivideva le sue esperienze per guidarmi e aiutarmi. Era consapevole delle sue manchevolezze in campo tecnico, si sforzava costantemente di imparare e si impegnava a fondo per fare delle belle foto. Nonostante le avversità e la stanchezza che affrontava durante gli scatti all’aperto, raramente si lamentava. Sia per quanto riguarda il suo ingresso nella vita che il suo atteggiamento verso i suoi doveri, era migliore di me, e scegliere lei come capogruppo era del tutto in linea con i principi. Eppure io, per invidia, l’avevo ripetutamente oppressa ed esclusa. Ero davvero priva di umanità! Dio ha analizzato l’indole degli anticristi nelle Sue condivisioni, ma io non mi sono valutata su tale metro e non ho riflettuto su me stessa, continuando a seguire la mia indole corrotta nell’opprimere una sorella. Non avevo nemmeno il più basilare cuore che temeva Dio. Come potevano le mie azioni non suscitare in Lui disgusto e detestazione? Più ripensavo alle mie interazioni con Mo Han, più mi sentivo preda del rimorso e del senso di colpa. Mi odiavo per non aver perseguito la verità e per aver seguito la mia natura satanica nel compiere così tante malefatte.
In quel periodo, ero colma di sconforto. Ogni volta che pensavo al fatto che avevo compiuto il male e percorso il cammino di un anticristo per la reputazione e il prestigio, ero sopraffatta dal rimorso. Spesso, nel cuore della notte, mi nascondevo sotto le coperte e piangevo in silenzio. Non osavo nemmeno aprirmi con i fratelli e le sorelle, per paura che, una volta saputo che ero fatta così, avrebbero provato disgusto e mi avrebbero respinta e che avrei potuto persino perdere la possibilità di fare i miei doveri. Non osavo neanche pregare Dio, perché sentivo che qualcuno come me doveva aver da tempo suscitato in Lui disgusto e odio e che quindi Egli non avrebbe ascoltato le mie preghiere. In questo modo, sono sprofondata in uno stato di negatività e dolore estremi.
Un giorno, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha profondamente commossa. Dio Onnipotente dice: “A prescindere da quanto Dio fosse in collera con i Niniviti, non appena essi proclamarono un digiuno e si coprirono di sacchi e cenere, il Suo cuore cominciò a intenerirsi ed Egli iniziò a cambiare idea. Il momento prima che Egli annunciasse loro che avrebbe distrutto la città – prima che essi confessassero i loro peccati e se ne pentissero – Dio era ancora adirato con loro. Quando invece i Niniviti compirono una serie di atti di pentimento, la collera di Dio verso di loro si trasformò poco alla volta in misericordia e tolleranza nei loro confronti. Non vi è nulla di contraddittorio nella rivelazione concomitante di questi due aspetti dell’indole di Dio nello stesso avvenimento. Come si dovrebbe comprendere e riconoscere questa mancanza di contraddizione? Dio espresse e rivelò ciascuna di queste due essenze diametralmente opposte prima e dopo che gli abitanti di Ninive si pentissero, consentendo alle persone di vedere che l’essenza di Dio è reale e non tollera offesa. Con il Suo atteggiamento Dio disse alle persone quanto segue: non è che Dio non tolleri gli esseri umani o che non voglia mostrare loro misericordia; piuttosto, sono loro che si pentono veramente davanti a Dio solo di rado, e solo di rado si convertono dalle loro vie malvagie e abbandonano la violenza delle loro mani. In altri termini, quando Dio è in collera con l’uomo, spera che questi riesca a pentirsi veramente e Si augura di assistere a un pentimento sincero dell’uomo, nel qual caso continuerà a concedergli generosamente misericordia e tolleranza. Ossia, la condotta malvagia dell’uomo incorre nell’ira di Dio, mentre la misericordia e la tolleranza di Dio vengono concesse a coloro che Lo ascoltano e si pentono veramente dinanzi a Lui, a coloro che sanno convertirsi dalle loro vie malvagie e abbandonare la violenza delle loro mani. L’atteggiamento di Dio si rivelò molto chiaramente nel modo in cui trattò i Niniviti: la misericordia e la tolleranza di Dio non sono affatto difficili da ottenere. Ciò che Egli richiede è un pentimento vero. Purché le persone si convertano dalle loro vie malvagie e abbandonino la loro violenza, Dio cambierà idea e muterà atteggiamento verso di loro” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico II”). Quando ho letto questo passo delle parole di Dio, ho provato un’emozione indescrivibile. Ho sentito la misericordia di Dio nei miei confronti. È stato come vedere un raggio di luce in un buio vicolo cieco. Ho pensato a tutto il male che avevo compiuto per la reputazione e il prestigio e al danno che avevo causato a una mia sorella; eppure Dio non aveva rinunciato a me, anzi continuava a illuminarmi e a guidarmi con le Sue parole, permettendomi di vedere i problemi che manifestavo e di capire che, quando si viene rivelati, è inutile sprofondare nell’abbandono di sé, nella negatività e nella debolezza e che la cosa più importante è pentirsi. Ho pensato al fatto che sia gli abitanti di Sodoma che quelli di Ninive avevano compiuto così tanto male che Dio decise di distruggerli. Ma i Niniviti si resero conto che Dio trovava le loro azioni talmente detestabili che si trovavano ora sull’orlo della distruzione e furono capaci di presentarsi per tempo davanti a Lui per pentirsi e confessare i loro peccati. Per via del loro pentimento autentico, ricevettero la misericordia di Dio. Ho visto che, sebbene Dio odi le azioni malvagie delle persone, Egli mostra comunque cura e misericordia nei loro confronti e dà loro ogni opportunità di pentirsi. Ero profondamente commossa. L’amore di Dio per l’umanità è così reale! Riflettendo su quasi un anno di lavoro con Mo Han, ho visto che ero sempre stata invidosa di lei, l’avevo esclusa e non avevo mai riflettuto su me stessa. Ero così insensibile. Se non fosse stato per il giudizio e lo smascheramento delle parole di Dio, non sarei stata affatto in grado di vedere i problemi che manifestavo e avrei continuato ad agire secondo la mia natura satanica e a compiere altre malefatte. Il giudizio e il castigo di Dio sono la Sua protezione e il Suo amore! Alla luce di questo, ho acquisito determinazione e ho pregato Dio, dicendomi disposta ad affrontare di petto i problemi che manifestavo e a pentirmi davanti a Lui.
Poi ho letto le Sue parole: “Per gli anticristi, la reputazione e il prestigio non sono un requisito aggiuntivo, né tantomeno cose esterne a loro a cui potrebbero rinunciare. Fanno parte della loro natura, sono nelle loro ossa, nel loro sangue, sono innati in loro. Gli anticristi non sono indifferenti al possesso della reputazione e del prestigio; non è questo il loro atteggiamento. Allora qual è? La reputazione e il prestigio sono intimamente legati alla loro vita di tutti i giorni, alla loro condizione quotidiana, a ciò che perseguono ogni giorno. E così, per gli anticristi, la reputazione e il prestigio sono la vita. A prescindere dal modo e dall’ambiente in cui vivono, dal lavoro che fanno, da cosa perseguano, da quali siano i loro fini o la direzione della loro vita, tutto ruota attorno all’avere una buona reputazione e un elevato prestigio. E questo obiettivo non cambia; non riescono mai a mettere da parte tali cose. È questo il vero volto degli anticristi, è questa la loro essenza. Potresti metterli in una foresta primordiale nascosta tra le montagne, e non rinuncerebbero ugualmente al loro perseguimento di reputazione e prestigio. Puoi metterli in un qualsiasi gruppo di persone, e le uniche cose a cui riescono a pensare sono ugualmente la reputazione e il prestigio. Sebbene anche gli anticristi credano in Dio, considerano il perseguimento di reputazione e prestigio equivalente alla fede in Dio e vi danno lo stesso peso. In altre parole, mentre percorrono la via della fede in Lui, perseguono anche la reputazione e il prestigio. Si può dire che, in cuor loro, gli anticristi credono che il perseguimento della verità nella loro fede in Dio coincida con il perseguimento della reputazione e del prestigio; che il perseguimento della reputazione e del prestigio sia anche il perseguimento della verità, e che ottenere reputazione e prestigio equivalga a ottenere la verità e la vita. Se sentono di non possedere reputazione, guadagni o prestigio, se sentono che nessuno li ammira, o li stima, o li segue, allora ne sono molto delusi, ritengono che credere in Dio non abbia senso, nessun valore, e si dicono: ‘Una simile fede in dio non è un fallimento? Non è forse vana?’ Spesso ponderano queste cose nei loro cuori, riflettono su come poter ritagliarsi un posto nella casa di Dio, su come poter acquisire un’elevata reputazione all’interno della chiesa, in modo che gli altri li ascoltino quando parlano, li sostengano quando agiscono e li seguano ovunque essi vadano; in modo da avere l’ultima parola nella chiesa e godere di fama, guadagno e prestigio: si concentrano davvero su queste cose in cuor loro. È questo che simili persone perseguono. Perché pensano sempre a cose di questo tipo? Dopo aver letto le parole di Dio, dopo aver ascoltato i sermoni, davvero non capiscono tutto ciò, davvero non sono in grado di discernerlo? Le parole di Dio e la verità non sono realmente in grado di cambiare le loro nozioni, idee e opinioni? No, nella maniera più assoluta. Il problema risiede in loro, tutto dipende dal fatto che non amano la verità, dal fatto che, nei loro cuori, provano avversione per la verità, e di conseguenza sono assolutamente refrattari alla verità, cosa che è determinata dalla loro natura essenza” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte terza”). Dio dice che gli anticristi fanno tutto per la loro reputazione e il loro prestigio e che hanno a cuore queste cose come se fossero la loro stessa vita. Non si fermano davanti a nulla per lottare per il prestigio, anche a costo di danneggiare gli interessi della casa di Dio. Ho riflettuto sul mio atteggiamento nei confronti della reputazione e del prestigio: non era forse lo stesso degli anticristi? Da quando avevo raggiunto qualche piccolo risultato nel fare il mio dovere di fotografia e guadagnato stima agli occhi del supervisore, mi ero ritenuta fuori dal comune e avevo goduto molto del fatto che gli altri apprezzassero. Per mantenere una buona immagine agli occhi della leader, sentivo che qualsiasi prezzo o avversità sopportassi nel fare il mio dovere ne valesse la pena, come se l’ammirazione degli altri fosse tutto per me. Quando ho visto il supervisore scegliere Mo Han come capogruppo, mi è parso che lei avesse preso il mio posto nel cuore degli altri e ho provato un dolore insopportabile. Per me, perdere la stima degli altri era come perdere la mia spina dorsale. Mi sentivo completamente paralizzata. Per riconquistare il mio valore agli occhi del supervisore ho deriso, ridicolizzato, escluso e oppresso Mo Han. Non solo ho compiuto il male, ho ferito una sorella e ho ritardato il lavoro della chiesa, ma sono anche precipitata nell’oscurità e ho vissuto in un’immensa sofferenza. Tutto questo a causa del mio incessante perseguimento di reputazione e prestigio. Vivevo secondo i veleni satanici “In tutto l’universo, solo io regno sovrano” e “Può esserci un solo maschio alfa” e volevo essere l’unica a distinguersi. Quando ho visto che il supervisore prestava un po’ più di attenzione a Mo Han, ho sviluppato invidia e risentimento. L’ho addirittura considerata una nemica e non riuscivo a tollerarla. Stavo percorrendo il cammino di un anticristo! Ho visto che la reputazione e il guadagno sono catene invisibili che Satana pone alle persone e strumenti per corromperle e danneggiarle. Se non fosse stato per lo smascheramento e il giudizio delle parole di Dio che hanno risvegliato il mio cuore intorpidito, starei ancora vivendo secondo la mia indole corrotta; se avessi continuato così, prima o poi avrei offeso l’indole di Dio compiendo ogni tipo di malefatta e alla fine Egli mi avrebbe eliminata e punita.
In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio: “Se le persone perseguono solo la fama, il profitto e il prestigio, se perseguono solo i propri interessi, allora non acquisiranno mai la verità e la vita, e alla fine saranno loro a subire una perdita. Dio salva coloro che perseguono la verità. Se non accetti la verità, e se non sei capace di riflettere sulla tua indole corrotta e di conoscerla, allora non ti pentirai sinceramente e non avrai accesso alla vita. Accettare la verità e conoscere te stesso è la via verso la crescita nella vita e la conquista della salvezza, è la possibilità di presentarti davanti a Dio per accettare il Suo scrutinio, il Suo giudizio e il Suo castigo, e acquisire la verità e la vita. Se rinunci a perseguire la verità per perseguire invece la fama, il profitto e il prestigio, questo equivale a rinunciare all’opportunità di accettare il giudizio e il castigo di Dio e di ottenere la salvezza. Tu scegli la fama, il profitto e il prestigio e i tuoi interessi, ma ciò a cui rinunci è la verità, e ciò che perdi è la vita e la possibilità di essere salvato. Quale tra queste cose ha maggiore significato? Se scegli i tuoi interessi e rinunci alla verità, non è forse sciocco? Per dirlo in termini colloquiali, equivale a subire una grande perdita in cambio di un piccolo vantaggio. Fama, profitto, prestigio, denaro e interessi sono tutti transitori, svaniscono come nuvole di fumo, mentre la verità e la vita sono eterne e immutabili. Se le persone eliminano ogni indole corrotta che le induce a perseguire la fama, il profitto e il prestigio, allora possono sperare di ottenere la salvezza. Inoltre, le verità che le persone acquisiscono sono eterne; Satana non può portar loro via queste verità, né può nessun altro. Tu rinunci ai tuoi interessi, ma ciò che guadagni sono la verità e la salvezza; questi risultati sono tuoi e li consegui per te stesso. Se le persone scelgono di praticare la verità, allora, anche se hanno perso i loro interessi, stanno guadagnando la salvezza di Dio e la vita eterna. Quelle sono le persone più intelligenti. Se le persone rinunciano alla verità per i propri interessi, allora ciò che perdono sono la vita e la salvezza di Dio; quelle sono le persone più stolte” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Conoscere la propria indole è il fondamento per trasformarla”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che la fama, il guadagno e il prestigio che si ottengono sono solo temporanei e che solo guadagnare la verità è qualcosa di eterno. Cercare le intenzioni di Dio nelle cose che ci accadono e abbandonare gli interessi personali per comportarci in linea con le Sue richieste è il modo per ottenere la Sua approvazione. Questo è il modo più prezioso di vivere. Ho pensato a Giobbe, che, nonostante la sua posizione e il suo prestigio illustri, non si soffermò sulla sua posizione. Godeva di un prestigio elevato ed era ammirato dagli altri, ma non indulgeva nei piaceri, continuando invece a temere Dio e a fuggire il male. Quando le prove di Dio si abbatterono su di lui ed egli perse il prestigio, i figli e i suoi beni, continuò comunque a lodare la giustizia di Dio mentre sedeva nella cenere. Non si curava delle opinioni o dei giudizi degli altri su di lui, sottomettendosi invece alle circostanze disposte per lui da Dio. Attraverso le sue azioni, Giobbe dimostrò la sembianza appropriata che un essere creato dovrebbe vivere. Ho riflettuto su me stessa: avevo guadagnato un po’ di ammirazione temporanea da parte degli altri solo perché conoscevo alcune abilità tecniche e avevo fatto delle belle foto, e così avevo perso di vista la mia posizione e il mio prestigio. Ritenevo di essere fuori dal comune e che gli altri dovessero considerarmi importante. Quando vedevo che gli altri mi superavano, sviluppavo invidia e risentimento. Ho persino compiuto delle malefatte e li ho feriti. In confronto a Giobbe, ero completamente irragionevole e senza vergogna!
Poco tempo dopo, è stata trasferita nel nostro gruppo sorella Zhang Nuo. Di lì a breve, è stata scelta come capogruppo. Quando ho visto che le sorelle intorno a me consultavano lei per le cose che non capivano nel loro lavoro e che a volte il supervisore la lodava per il senso del fardello che aveva verso i suoi doveri e per la sua diligenza nello studio delle abilità tecniche, ero piuttosto turbata e abbattuta. In passato, il supervisore stimava di più me, mentre ora, con Zhang Nuo nel gruppo, sembravo inferiore a lei. Un giorno, mentre ero seduta al computer, ho riflettuto su ciò che stavo rivelando. Perché mi infastidiva vedere Zhang Nuo eccellere? Perché mi sentivo così abbattuta quando le sorelle intorno a me la ammiravano? Non era forse perché questo toccava la mia reputazione e il mio prestigio? Così ho pregato Dio: “Dio Onnipotente, il mio desiderio di competere è riaffiorato. Non voglio più essere limitata e vincolata dalla reputazione e dal prestigio. Qualunque cosa gli altri pensino di me, desidero solo fare bene il mio dovere. Ti prego di proteggere il mio cuore”. In seguito, ho letto un passo delle Sue parole: “Se qualcun altro è migliore di te e capisce la verità più di te, allora dovresti imparare da lui: non è una cosa positiva? È una cosa di cui tutti dovrebbero gioire. Per esempio, c’era Giobbe, uomo tra i seguaci di Dio nella storia umana. È stata una cosa gloriosa quella che è accaduta nell’opera di gestione di Dio di 6.000 anni, o è stata una cosa disonorevole? (È stata una cosa gloriosa.) È stata una cosa gloriosa. Quale atteggiamento dovreste adottare nei confronti di questa vicenda? Quale prospettiva dovreste avere? Dovreste essere felici per Dio e celebrarLo, lodare la Sua potenza, lodare il fatto che Egli ha guadagnato la gloria: questa è stata una cosa positiva” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 7: Sono malvagi, insidiosi e propensi all’inganno (Parte prima)”). Le parole di Dio mi hanno di colpo reso tutto chiaro. Di fatto, quando i fratelli e le sorelle raggiungono risultati migliori nei loro doveri, ciò non dimostra forse che l’opera di Dio nelle persone sta portando frutto? È qualcosa che porta conforto al cuore di Dio. È una cosa buona! Non potevo più lasciarmi vincolare dalla mia indole corrotta e ostile a Dio. Il giorno dopo, ho preso l’iniziativa e mi sono aperta sul mio stato con Zhang Nuo. Dopo aver praticato in questo modo, ho provato un grande senso di liberazione nel cuore e il mio rapporto con lei si è fatto molto più stretto. In seguito, il supervisore a volte mi ripeteva che Zhang Nuo stava progredendo rapidamente nelle sue capacità tecniche e che manifestava potenziale di coltivazione. Quando vedevo il supervisore darle tanta importanza, a volte mi sentivo ancora abbattuta, ma non era più così doloroso come prima. Invece, mi concentravo sull’apprendere da lei e sull’attingere dai suoi punti di forza. Praticare in questo modo mi ha fatta sentire molto più rilassata e libera nel cuore e, con il suo aiuto, ho anche fatto qualche progresso nelle mie abilità tecniche.
Questa esperienza in cui sono stata rivelata è stata dolorosa per me, ma anche preziosa, e sono veramente grata a Dio per aver disposto che sperimentassi una situazione di questo tipo. I cambiamenti che sono riuscita a ottenere sono interamente dovuti al Suo amore!