5. I giorni dell’amnesia

di Chen Jing, Cina

Erano passate le 17 del 1° maggio 2003. Tornando a casa dopo una riunione, ho visto sorella Li Nan in piedi vicino a un telefono pubblico. Mi ha salutata, facendomi cenno di avvicinarmi. Sembrava ansiosa, come se volesse dirmi qualcosa, così mi sono affrettata a raggiungerla. Mi ha detto in un sussurro soffocato che aveva contattato un’altra sorella, ma che questa non l’aveva ancora richiamata. Mentre parlavamo, il telefono ha squillato. Ho pensato fosse la sorella che richiamava, così ho risposto. Con mia sorpresa, era la voce di un uomo. Ho capito che qualcosa non andava, così ho subito riattaccato. Io e Li Nan ci eravamo a malapena scambiate qualche altra parola quando, non lontano da noi, abbiamo visto una jeep verde fermarsi stridendo. Ne sono usciti quattro o cinque poliziotti in borghese; sono corsi verso di noi gridando: “Eccole! Presto! Sono loro! Credenti in Dio Onnipotente!” Di fronte a un arresto improvviso, mi è saltato il cuore in gola e in silenzio ho pregato Dio senza sosta, dicendo: “Amato Dio, Ti prego, proteggi il mio cuore, fa’ che io non sia un giuda”. Quando ho finito di pregare, mi sono accorta di avere ancora il cercapersone e la carta di pagamento, così li ho gettati nel fosso accanto a me mentre nessuno mi guardava. Poi mi sono resa conto di avere la documentazione della riunione, così l’ho tirata fuori in fretta, l’ho fatta a pezzi e l’ho gettata a terra. Uno dei poliziotti mi ha vista e ha gridato: “Cosa sta strappando quella donna?” Un altro agente ha raccolto furiosamente i brandelli di carta e ha spinto me e Li Nan verso la loro jeep, imprecando contro di noi per tutto il tempo.

Alla stazione di polizia, siamo state interrogate separatamente. Entrata nella stanza, ho visto tre poliziotti in piedi dietro il tavolo. Mi guardavano come se fossi un nemico e li sentivo digrignare i denti. Ero un po’ nervosa e non smettevo di pregare Dio: “Amato Dio, Ti prego, impediscimi di diventare un giuda. Comunque mi interroghino, non devo vendere i miei fratelli e le mie sorelle”. Dopo la preghiera, il mio cuore si è gradualmente calmato. Un poliziotto ha iniziato a latrare domande a raffica: “Come ti chiami? Dove vivi? Quanti anni hai? Da quanto tempo credi in Dio? Chi sono i tuoi leader? Quante persone ci sono nella chiesa?…” Ho dato solo il mio vero nome e il mio indirizzo e non ho detto nulla della chiesa. Uno dei poliziotti ha colpito ferocemente il tavolo e ha detto: “Parla! O dovremo sistemarti!” Non ho detto nulla, e a turno i tre mi hanno interrogata ininterrottamente per diverse ore. Ho pensato: “Sembra proprio che non smetteranno finché non gli dirò qualcosa. Magari potrei dare loro il nome di qualcuno che è stato espulso: non si tratta di un membro della chiesa”. Ma poi mi sono venute in mente le parole di Dio: “Non avrò più alcuna misericordia per coloro che non Mi hanno mostrato la minima lealtà durante il tempo della tribolazione, poiché la Mia misericordia giunge solo fino a questo punto. Inoltre, non provo alcuna simpatia per chi un tempo Mi ha tradito, e meno ancora Mi piace associarMi a coloro che vendono l’interesse dei loro amici. Questa è la Mia indole, indipendentemente da chi sia la persona(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Prepara sufficienti buone azioni per la tua destinazione”). L’indole di Dio non tollera offesa. Egli detesta più di tutti coloro che Lo tradiscono. La polizia ha continuato a interrogarmi per farmi vendere la chiesa. Se avessi detto qualcosa, avrebbero sicuramente continuato a chiedere altre informazioni. Non avrei mai potuto fare nulla per tradire Dio. Pensando a questo, non ho detto niente. Vedendo che continuavo a tacere, un poliziotto di mezza età con un sorriso lascivo mi si è avvicinato e mi ha preso il mento con la mano. Ha detto: “Magari parlerai dopo che ti avrò dato un bacio? Oppure che ne dici di passare la notte insieme?” Ero particolarmente disgustata dalla loro malvagità e ho detto infuriata: “Lei è un agente di polizia. Come può parlare in questo modo? Così parlano i delinquenti!” Uno degli altri si è avvicinato e, allungando il collo e ansimando, ha urlato: “Hai intenzione di parlare oppure no? Altrimenti, ti picchiamo a morte! Ti facciamo assaggiare i nostri manganelli!” Poi è andato a prendere il manganello. Allora ho avuto paura e nel mio cuore ho subito invocato Dio perché mi desse coraggio e fede e mi impedisse di diventare un giuda. Un agente mi ha lanciato un’occhiata e si è precipitato verso di me. Istintivamente mi sono protetta il petto con le braccia, ma lui mi ha comunque sferrato un colpo feroce che mi ha fatta vacillare. Ha detto con violenza: “Ti insegno io a non parlare! Ora vedrai cosa posso farti!” Impugnando il manganello, un altro poliziotto ha gridato: “Ti insegno io a non confessare. Vedi se ti piace!” Mentre lo diceva, ha sollevato il manganello e lo ha calato violentemente su di me. D’istinto mi sono girata verso destra e il pesante colpo mi ha raggiunta sul lato sinistro del capo. Dopo di che, ho sentito un ronzio nella testa e poi sono crollata a terra e sono svenuta. Mi sono svegliata senza sapere per quanto tempo fossi rimasta priva di sensi. Avevo la mente del tutto vuota e non riuscivo a ricordare nulla. Ho pensato: “Come sono arrivata qui?” Sentivo nella testa un torpore e un dolore sordo. Ero sdraiata sul pavimento e non riuscivo a muovermi. Sentivo solo che la mia mano destra si era afflosciata, non riuscivo a percepire il lato destro del corpo né a controllarlo, come se quella metà fosse paralizzata. Dopo molto tempo, ho finalmente ricordato che ero stata arrestata per la mia fede in Dio. Vedendo in che condizione ero, hanno smesso di interrogarmi. Mi hanno tirata su, mi hanno portata al centro di detenzione e mi hanno buttata a terra.

Appena sono arrivata lì, diverse sorelle si sono radunate intorno a me e, vedendo come ero stata picchiata, hanno detto con rabbia: “Come possono essere così feroci? Come hanno potuto picchiare una persona che stava benissimo e ridurla in questo modo? Non hanno alcuna umanità! Sono davvero una banda di diavoli!” Le sorelle mi hanno massaggiato mani e gambe e mi hanno confortata. Ero così commossa che ho iniziato a piangere. Sapevo che quello era l’amore di Dio e il mio cuore si è riscaldato. C’erano otto sorelle incarcerate con me. Xin Ming era una di loro, eravamo nella stessa cella. Appena arrivata al carcere ero ancora relativamente lucida, parlavo e reagivo in maniera normale, ma non riuscivo a muovere con facilità il lato destro del corpo. Non riuscivo a stendere il braccio destro e dovevo tenerlo come se stessi trasportando un cesto. Non riuscivo a lavarmi bene la faccia e nemmeno a spremere il dentifricio dal tubetto. Durante i pasti, riuscivo a usare il cucchiaio solo con la mano sinistra. Quando camminavo, potevo solo trascinare il piede destro, come se metà del mio corpo fosse paralizzata. Le mie sorelle temevano che sarei rimasta paralizzata, così mi aiutavano a fare ginnastica ogni giorno durante la pausa di mezzogiorno. Una sorella mi teneva il braccio, un’altra lo massaggiava per favorire la circolazione, mentre un’altra ancora mi aiutava a muovere la gamba, usando il piede per spingermi in avanti un po’ alla volta, oppure accovacciandosi e muovendo la mia gamba con le mani. Vedendo come era ridotto il mio corpo, mi sentivo molto debole e pensavo: “Sono paralizzata da un lato del corpo, non posso badare a me stessa e sto caricando le mie sorelle del peso di prendersi cura di me. Non sono forse diventata una persona inutile?” Quel pensiero mi ha molto turbata. Sentendomi negativa e debole, ho pensato a un passo delle parole di Dio: “In questa fase dell’opera, ci viene richiesto il massimo grado di fede e amore. Una minima disattenzione può indurci a inciampare, perché questa fase dell’opera è diversa da tutte le precedenti: ciò che Dio sta perfezionando è la fede delle persone, la quale è, al tempo stesso, invisibile e intangibile. Ciò che Dio compie è trasformare le parole in fede, amore e vita(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Il cammino… (8)”). Le parole di Dio mi hanno dato fede. Egli aveva permesso che ciò mi accadesse per perfezionare la mia fede. Anche se la polizia mi aveva storpiata, attraverso il fatto che Dio Si serviva delle sorelle perché si prendessero cura di me e mi accudissero, condividendo con me sulle Sue parole, ho sperimentato il Suo amore. Pur non avendo idea di quando sarei guarita, vedere che Dio mi guidava senza sosta mi dava la fede per andare avanti.

Nel carcere, le sorelle mi aiutavano a fare esercizio ogni giorno. Mi vestivano al mattino, durante i pasti mi passavano il pane di mais al vapore e la sera mi aiutavano a rifare il letto. Inoltre, spesso condividevano con me sulle parole di Dio e mi cantavano inni. Mi commuoveva molto vederle prendersi cura di me in quel modo e odiavo così tanto la polizia per avermi storpiata al punto che anche fare cose normali mi risultava difficile. Nonostante ciò, mi facevano stare seduta ogni giorno dalla mattina presto fino alle 19, come tutti gli altri, e sentivo freddo in tutto il corpo. Di notte mi mettevano addirittura a lavorare per un’ora, ma per aiutarmi le sorelle mi sostituivano a turno. Un mese dopo, il PCC mi ha condannata a due anni di rieducazione attraverso i lavori forzati per “disturbo dell’ordine sociale”. Ero davvero sconvolta. Avevo il corpo paralizzato per metà, non potevo badare a me stessa e mi sentivo inutile: come avrei potuto superare due lunghi anni? Le sorelle mi hanno confortata dicendo: “Abbiamo Dio su cui contare e Lui ci aiuterà. Dobbiamo avere fede in Dio!” Mentre venivamo trasportate alla prigione, le sorelle hanno cantato molti inni. Uno, “Desidero vedere il giorno della gloria di Dio”, mi ha molto commossa: “Con le esortazioni di Dio nel cuore, non mi inchinerò mai a Satana. Sebbene le nostre teste possano rotolare e il nostro sangue scorrere, la spina dorsale del popolo di Dio non può essere piegata. Renderò a Dio una testimonianza clamorosa e umilierò i diavoli e Satana. Dolore e patimenti sono predestinati da Dio, Gli sarò leale e mi sottometterò a Lui fino alla morte. Non Lo farò mai più piangere né mai più Lo farò preoccupare. Offrirò a Dio il mio amore e la mia lealtà e porterò a termine la mia missione per glorificarLo(Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi). Mentre ascoltavo, mi sono sentita molto incoraggiata e ho iniziato a cantare, e più cantavo, più la mia fede cresceva. Anche se ero stata storpiata e condannata alla prigione, quella sofferenza aveva un significato. Con essa potevo testimoniare Dio e umiliare il diavolo Satana. Era una cosa gloriosa. A questo pensiero, non mi sentivo più negativa ed ero disposta a sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio. Più cantavamo, più eravamo commosse, e alcune di noi piangevano mentre cantavano, non perché avessero nostalgia di casa o fossero angosciate per la condanna, ma perché provavano felicità e gioia nel cuore e sentivano che era così glorioso poter testimoniare Dio!

Le guardie carcerarie si sono accorte che non potevo fare lavori manuali e non volevano accettarmi. Hanno discusso a lungo prima di prendermi con riluttanza. Mi hanno messa a lavorare in officina. Quando il supervisore ha visto che non ero in grado di fare nulla, sono stata mandata a pulire i bagni. Poiché non avevo sensibilità al lato destro, avanzavo poggiando tutto il peso sulla gamba sinistra e riuscivo a camminare solo con difficoltà, trascinando la destra. Quando lavavo il pavimento, mi accovacciavo sulla gamba sinistra e trascinavo la destra, e pulivo con difficoltà usando solo la mano sinistra. Ogni volta che finivo di lavare una parte, dovevo fare un grande sforzo per rialzarmi. Pulivo tutti i giorni dalla mattina presto fino alle 22.00. Sentivo di star subendo un torto e pensavo: “Mi fanno lavorare con il mio corpo in questo stato, non trattano affatto le persone come esseri umani!” Ciò che mi faceva arrabbiare ancora di più era che le guardie carcerarie mi facevano fare ogni giorno gli esercizi mattutini con i detenuti della squadra di addestramento. Dovevamo correre; io stavo in piedi in mezzo al gruppo e, quando tutti iniziavano a correre, mi facevano cadere. Nonostante ciò, non mi permettevano di fermarmi. Non riuscivo mai a stare al passo con gli esercizi, così il capo reparto mi puniva facendomi camminare nel cortile. Non riuscivo ad alzare la gamba destra, quindi dovevo camminare trascinandola. Dopo un lungo giro del cortile, ero troppo stanca per continuare e avevo i lati della scarpa consumati. Con il passare del tempo, non ce la facevo più e mi sentivo molto debole interiormente. Xin Ming ha condiviso con me, dandomi incoraggiamento e conforto, e mi ha recitato un passo delle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Devi patire avversità per la verità, devi sacrificarti per la verità, devi sopportare umiliazioni per la verità e, per guadagnare più verità, devi subire ulteriori sofferenze. Questo è ciò che dovresti fare. […] Dovresti perseguire tutto ciò che è bello e buono, e perseguire un cammino di vita che sia più significativo(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Le esperienze di Pietro: la sua conoscenza del castigo e del giudizio”). Ascoltando le parole di Dio, ho capito che attraverso quella sofferenza Egli voleva infondere in me la verità. Sopportare quella sofferenza aveva un significato e avrei dovuto sperimentarla con fede. Anche se ero storpia e dovevo lo stesso lavorare, Dio era con me, e le sorelle mi erano accanto e spesso condividevano con me sulle parole di Dio. Sentivo che Egli non mi aveva mai abbandonata. Percepivo il Suo amore.

Poiché non avevo ricevuto alcuna cura, le mie condizioni peggioravano di giorno in giorno. Non osavo muovere il lato destro del corpo, perché farlo mi procurava un dolore insopportabile. Quando ero sdraiata, non riuscivo ad alzarmi e dovevo farmi aiutare dalle sorelle. La mia mano destra si era molto irrigidita e non riuscivo nemmeno a sciacquarmi la bocca quando mi lavavo i denti. Xin Ming ha supplicato il capo reparto e alla fine hanno smesso di farmi pulire i bagni. Ma non mi permettevano di sdraiarmi. Ogni giorno dovevo stare seduta per oltre 10 ore prima che mi lasciassero dormire. Sopportavo il dolore e mi appoggiavo debolmente al muro, senza osare muovermi. In seguito, le mie condizioni sono peggiorate sempre di più. Ha iniziato a tremarmi la mano sinistra quando tenevo il cucchiaio e durante i pasti facevo cadere il cibo ovunque. La mia mente era del tutto vuota, come se non avessi pensieri. A parte il fatto che credevo in Dio e che volevo ascoltare le sorelle condividere sulle Sue parole, non sapevo nient’altro. I miei ricordi erano sempre frammentari. Dimenticavo le cose appena accadute e riuscivo a ricordarle solo temporaneamente. Il mio cervello reagiva lentamente e fissavo le cose con sguardo vuoto. A volte ridevo in modo stupido senza rendermene conto. Solo quando una sorella mi diceva di smetterla, tornavo un po’ cosciente e smettevo di ridere. All’epoca avevo il quoziente intellettivo di un bambino e parlavo in modo frammentato e molto lento. Spesso mi sedevo accasciata sul letto, fissandomi le mani e i piedi, e di frequente ridacchiavo senza accorgermene. Una volta, Xin Ming è tornata in cella dopo aver finito di lavorare e io ho cominciato a sorriderle come se avessi visto una parente. Lei mi ha dato un colpetto sulla spalla e mi ha chiesto: “Perché sorridi? Sai come mi chiamo?” Io ho continuato a sorridere, ho scosso la testa e ho detto: “Io… non… lo so”. Poco dopo l’ho ricordato e ho detto: “Il tuo… nome… è… Ming”. Ma, per quanto ci pensassi, non riuscivo proprio a ricordare il suo cognome. Il capo del campo di lavoro ha visto le mie condizioni e temeva che morissi lì e che lui si sarebbe dovuto assumere la responsabilità, così ha permesso al medico del campo di venire a farmi un’iniezione. Il medico però mi ha dato farmaci a casaccio, senza nemmeno visitarmi. Di conseguenza, la mia condizione non solo non è migliorata, ma è addirittura peggiorata. Hanno iniziato a gonfiarmisi mani e piedi, non riuscivo a muovere le dita delle mani, e quelle dei piedi mi si sono arrossate e gonfiate come per un congelamento. Non hanno avuto altra scelta che portarmi all’ospedale provinciale. Le analisi hanno rilevato un accumulo di liquido subdurale, causato da un trauma cranico, che comprimeva i nervi e causava l’emiplegia. Il medico ha detto che, se il liquido non fosse stato rimosso chirurgicamente in tempo, avrei potuto morire. Ma la mia famiglia non poteva permettersi l’operazione, così mi hanno riportata al campo di lavoro. Sulla via del ritorno, ho sentito vagamente che dicevano: “Non può permettersi le cure, ma non possiamo lasciarla morire qui. Dovremmo darle la libertà vigilata”. La mia memoria era intermittente e nulla mi preoccupava più di tanto. Sapevo solo di credere in Dio e affidavo a Lui la mia vita e la mia morte.

Quando sono tornata al campo, mi hanno messa in un’altra cella e non potevo contattare le sorelle con cui stavo prima. In quel periodo ho sofferto molto. Me ne stavo seduta sul letto a guardare la porta, sperando di vedere una sorella. Prima, quando ero con le sorelle, capitava spesso che condividessero con me sulle parole di Dio e mi incoraggiassero, mentre ora mi sentivo così sola e persa. Il mio cervello non funzionava molto bene e non riuscivo a ricordare le parole di Dio, né potevo sentire le sorelle condividere sulle parole di Dio con me: Dio non mi voleva più? Provavo moltissimo dolore e mi chiedevo che significato avesse la mia vita senza Dio. Poi ho deciso di morire. Ho smesso di mangiare. Qualcuno della mia cella è andato a cercare Xin Ming, che è venuta da me quando il supervisore non c’era. Ero così felice di vederla. Si è avvicinata al mio letto e mi ha accarezzata. Mentre mi aiutava a massaggiare la mano e il braccio, mi ha chiesto: “Perché non mangi? Ti farà per caso bene alla salute?” In lacrime, ho detto: “Mi… sei… mancata. Mi hanno… messa… qui… dove… nessuno… condivide… sulle parole… di Dio… con me. Mi sento… così… sola. Dio… non mi vuole… più? La mia vita… non ha più… significato”. Xin Ming mi ha confortata, dicendo: “Dio ci vuole ancora. Sta solo aspettando che Gli rendiamo testimonianza! Dobbiamo vivere bene!” Poi mi ha recitato un inno delle parole di Dio, dal titolo “Sono determinato ad amare Dio”: “Ogni questione, ogni cosa: tutto è nelle Tue mani. Il mio destino è nelle Tue mani, e hai in mano la mia stessa vita. Ora cerco di amarTi, e che Tu mi permetta o meno di amarTi, che Satana mi disturbi o meno, sono deciso ad amarTi. Io, personalmente, sono disposto a cercare Dio e a seguirLo. Ora, anche se Dio vuole abbandonarmi, io Lo seguirò comunque. Che Egli mi voglia o meno, Lo amerò comunque e, alla fine, devo guadagnarLo. Offro il mio cuore a Dio e, qualunque cosa Egli faccia, io Lo seguirò per tutta la vita. A qualunque costo, devo amare e guadagnare Dio; non avrò riposo finché non Lo avrò guadagnato(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “L’amore genuino per Dio è spontaneo”). Xin Ming mi ha detto: “Dobbiamo avere autentica fede in Dio! Qualunque cosa ci accada, dobbiamo seguirLo fino alla fine. La determinazione che avevamo prima non deve vacillare. Solo questo è amare veramente Dio e avere fede autentica. Ora la situazione è diversa e le sorelle non ci sono, quindi pensi che Dio non ti voglia. Non stai forse fraintendendo Dio? Dov’è la tua fede? Egli ha disposto questa situazione per noi nella speranza che rimaniamo salde nel testimoniarLo. Dobbiamo mantenere la nostra fede in Dio!” Dopo la condivisione di Xin Ming, sapevo che non era vero che Dio non mi voleva e che dovevo vivere bene e non potevo essere una vigliacca. Dovevo seguire Dio fino alla fine, a qualunque costo. Avevo di nuovo speranza, il mio cuore si è illuminato ed ero di nuovo felice. Quando Xin Ming stava per andarsene, le ho afferrato la mano per trattenerla e le ho detto: “Io… voglio… sentire… le parole di Dio”. Mi ha detto che sarebbe tornata a trovarmi e si è raccomandata che pregassi di più Dio quando le cose si facevano difficili, e Lui mi avrebbe ascoltata. Dopo che se n’è andata, ho pregato Dio dicendo: “Amato… Dio, mi sento… così… sola, non c’è… nessuno… qui, il mio… cervello… non funziona… bene, voglio… sentire… le Tue parole, Ti prego… mandami… qualcuno, voglio… sentire… le Tue parole”.

Il giorno dopo che ho recitato questa preghiera, il capo del dipartimento mi ha detto: “Chen, ecco una compagna di cella per te. Può farti compagnia”. Quando ho visto che si trattava di sorella He Li, ero entusiasta! Sapevo che Dio aveva ascoltato la mia preghiera. Anche He Li era felice di vedermi. Abbracciandomi, mi ha detto: “Ho saputo che sei stata gravemente ferita dalle percosse e volevo vederti, ora finalmente posso!” He Li si è occupata di me con attenzione ogni giorno, mi aiutava a fare esercizio, chiacchierava con me e spesso condivideva con me sulle parole di Dio, incoraggiandomi e confortandomi. Col tempo, la mia mente ha cominciato a reagire e sono riuscita a interagire con lei. Un giorno, guardandomi le mani, ho detto a He Li: “Quand’è che… le mie condizioni… miglioreranno? Migliorerò…?” Lei allora ha condiviso con me: “Dio non ha forse detto queste parole? ‘Dio Onnipotente è un medico che può tutto! Dimorare nella malattia è essere malati, mentre dimorare nello spirito è stare bene. Finché ti resterà anche solo un respiro, Dio non ti lascerà morire(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 6”). ‘Mentre subiscono le prove è normale che gli uomini siano deboli o abbiano in sé della negatività, o manchino di chiarezza riguardo alle intenzioni di Dio o alla loro via della pratica. Ma, in generale, devi avere fede nell’opera di Dio e non rinnegarLo, proprio come Giobbe(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Coloro che devono essere resi perfetti devono essere sottoposti a raffinamento”). Dobbiamo vivere secondo le parole di Dio e non cadere nella disperazione. Dio è onnipotente e il fatto che guariamo o meno dalle malattie è nelle Sue mani. Non dobbiamo assolutamente lamentarci! Giobbe non perse mai la fede in Dio in quelle prove così smisurate, quindi noi dobbiamo credere nelle parole di Dio e avere autentica fede in Lui!” Sentire ciò mi ha resa davvero felice. Ho pensato che le parole di Dio erano grandiose.

Verso dicembre sono leggermente migliorata. Mi stavo lavando i piedi quando di colpo ho notato che la gamba e il piede destro erano bianchi. Le unghie di quel piede non crescevano da sei mesi. Non l’avevo mai notato prima. Ho pensato: “Il braccio e la gamba non mostrano segni di guarigione. Dall’aspetto che hanno, morirò sicuramente. Ho solo 41 anni. Morirò davvero così?” Mi sono sentita il cuore un po’ pesante e ho pregato Dio: “Amato Dio, sono stata arrestata a causa della mia fede in Te. Anche se dovessi morire, non avrò rimorsi. Se potrò restare in vita, allora continuerò a credere in Te!” Ho pregato a intermittenza con queste parole nel mio cuore. Dopo la preghiera, ho sentito il sangue scorrermi in corpo e ho percepito un po’ di caldo. Non l’avevo mai provato prima. Il giorno dopo, quando He Li mi stava aiutando ad andare in bagno, mi sono accorta che riuscivo a sollevare un po’ la gamba destra. Prima di allora, He Li aveva sempre dovuto tirarmi la gamba oltre la porta ogni volta che andavo in bagno. Quella volta, stava per chinarsi ma, prima che potesse tirare la mia gamba, sono riuscita a farlo da sola! Quando l’abbiamo visto, siamo state entrambe felicissime e io mi sono sentita colma di gratitudine verso Dio. Il 26 dicembre, la mia libertà vigilata per motivi di salute è stata approvata. Non mi aspettavo che accadesse. All’epoca, solo due persone potevano ottenere la libertà vigilata per motivi di salute, ma nel carcere ce n’erano tre gravemente malate, quindi mi ha sorpreso che l’avessero concessa a me. Il supervisore ha detto: “Chen, tuo marito è venuto a prenderti. Puoi tornare a casa. Sconterai una pena di un anno ai domiciliari. Non ti è permesso predicare il Vangelo e informeremo il tuo governo locale perché ti tenga d’occhio”. Ero così felice. Anche Xin Ming era felice per me. Mi ha aiutata a prendere le mie cose e mi ha sorretta mentre uscivo dalla cella. Mio marito ha dovuto pagare al campo di lavoro una cauzione di 2.000 yuan prima che potessi andarmene da quell’inferno in terra.

A casa non potevo fare altro che stare a letto. Non riuscivo a muovere le braccia o le gambe. Mi sentivo come una gelatina. Quell’anno è stato molto duro per noi. Avevamo debiti per più di 10.000 yuan. Avevamo persino dovuto chiedere un prestito per la mia libertà vigilata. Non potevo ricevere alcuna cura perché non avevamo soldi. A volte soffrivo perché vivevo nella malattia, ma sapevo che essa era nelle mani di Dio e che la possibilità che io guarissi dipendeva da Lui. Egli è il mio più grande sostegno. Lo pregavo spesso e a mano a mano sono diventata spiritualmente forte. All’epoca morivo dalla voglia di leggere le parole di Dio ma, poiché il PCC mi sorvegliava ancora, i fratelli e le sorelle non potevano mettersi in contatto con me. Mia madre era una credente e mi ha portato una copia delle parole di Dio scritta a mano. Ero felicissima e l’ho subito presa. L’ho letta e riletta. Anche se non riuscivo a ricordare nulla, riuscivo a capire. Ero colma di gioia e pace e non pensavo se sarei sopravvissuta oppure no. Fintanto che avessi potuto leggere le parole di Dio, sarei stata contenta. Dopo due o tre mesi, riuscivo a camminare zoppicando con un sostegno, senza prendere medicine o fare iniezioni, ed ero in grado di mangiare da sola.

Un giorno, nel 2004, ho visto un pacchetto di carta nel mio cassetto. Quando l’ho aperto, ho trovato una musicassetta con il nastro aggrovigliato e ho pensato: “È una cassetta di inni?” Ho chiesto a mio figlio di districarla e di metterla nel lettore, e con mia sorpresa ha cominciato a suonare. Ero così emozionata nel sentire gli inni delle parole di Dio! Da allora ho ascoltato quegli inni ogni giorno, più e più volte, e ogni ascolto mi illuminava di più il cuore. Mi sono sentita profondamente ispirata soprattutto quando ho ascoltato “Canzone dei vincitori”: “Avete mai accettato le benedizioni che erano state preparate per voi? Avete mai perseguito le promesse che vi sono state fatte? Sotto la guida della Mia luce romperete la stretta delle forze dell’oscurità. Nel mezzo delle tenebre, non perderete la guida della Mia luce. Sarete i padroni di tutte le cose. Sarete vincitori davanti a Satana. Alla caduta del regno del gran dragone rosso, vi leverete tra le innumerevoli genti come prova della Mia vittoria. Rimarrete saldi e incrollabili nella terra di Sinim. Per le sofferenze che sopportate, erediterete le Mie benedizioni e irradierete la Mia luce della gloria nell’intero universo(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Parole di Dio all’intero universo, Cap. 19”). Ho capito che l’opera di Dio degli ultimi giorni consiste nell’usare la persecuzione del gran dragone rosso per perfezionare un gruppo di vincitori. Sebbene avessi subito alcune avversità e fossi stata storpiata, in quell’ambiente la mia fede era stata perfezionata ed ero stata in grado di rimanere salda grazie alla guida delle parole di Dio. Dopo essere stata storpiata, non solo avevo perso la memoria, ma non riuscivo nemmeno a badare a me stessa. Mi sentivo sempre negativa e debole, e solo grazie all’aiuto di Dio per mezzo delle sorelle che condividevano sulle Sue parole ho trovato la fede per superare quella difficile situazione. Questo mi ha mostrato che le parole di Dio sono la luce e che in qualsiasi momento possono illuminare la strada alle persone e dare loro un cammino da seguire. In quella situazione, anche se la mia carne ha in qualche modo sofferto, sono riuscita a capire la verità, la mia fede in Dio è cresciuta e ho acquisito una certa comprensione dell’onnipotenza e della sovranità di Dio. La mia sofferenza era stata davvero significativa! Le parole di Dio mi hanno motivata e la mia condizione è migliorata di giorno in giorno. Ho recuperato molta memoria e riuscivo a parlare in modo coerente. Nel 2005 ero in grado di camminare lentamente. Alla fine di quell’anno, ho preso un treno da sola per andare a trovare mia sorella minore in un’altra città e le ho predicato il Vangelo di Dio Onnipotente. Quando i miei parenti hanno visto come mi ero ripresa, alcuni hanno detto: “C’è davvero un Dio!” Altri hanno detto: “Il tuo Dio è davvero onnipotente!” Anche la suocera di mia sorella maggiore ha accettato il Vangelo di Dio degli ultimi giorni dopo aver ascoltato la mia esperienza. In seguito, sono guarita completamente. Non ho più zoppicato e sono tornata una persona normale. Le persone intorno a me erano stupite nel vedere quanto velocemente fossi guarita. Una volta ho incontrato Xin Ming per strada e non riuscivo a esprimere l’emozione che provavo. L’ho abbracciata immediatamente e ci siamo commosse fino alle lacrime. Quando ho fatto un controllo nel 2018, il medico ha guardato a lungo stupito la mia radiografia e ha detto che il gonfiore del sangue nella mia testa si era ormai calcificato. Dopo i gravi danni cerebrali che avevo subito, il fatto che si fosse calcificato senza alcuna cura era davvero un miracolo! A queste parole del medico, ho ringraziato Dio con tutto il cuore! Lentamente mi sono ripresa, tornando a essere una persona normale e non più una persona paralizzata in fin di vita: una cosa che nessuno avrebbe osato immaginare.

Attraverso questa esperienza, ho capito che Dio amministra tutto e che la vita e la morte delle persone sono nelle Sue mani. Proprio come dice Dio: “Il cuore e lo spirito dell’uomo sono in mano a Dio, e ogni cosa della sua vita viene vista dagli occhi di Dio. Che tu creda a tutto questo oppure no, tutte le cose, siano esse vive o morte, si muoveranno, muteranno, si rinnoveranno e scompariranno secondo i pensieri di Dio. Questo è il modo in cui Egli regna sovrano su tutte le cose(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Dio è la sorgente della vita dell’uomo”). La mia fede in Dio è cresciuta molto grazie a questa esperienza speciale. Egli mi ha dato una seconda possibilità di vita. Qualsiasi persecuzione o tribolazione possa affrontare in futuro, sarò sempre ferma nella mia fede nel seguire Dio e farò bene il mio dovere per ripagare il Suo amore.

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