4. Come lasciar andare i propri figli e far sì che imparino a essere indipendenti

di Qin Yue, Cina

Ho trascorso la mia infanzia e sono cresciuta al fianco di mia madre, l’ho vista lavorare sodo per me e per i miei fratelli, per il bene dei nostri lavori, dei nostri matrimoni e delle nostre vite. Anche se siamo sposati e abbiamo dei figli, lei dedica ancora molto tempo ed energie ad aiutarci a prenderci cura dei nostri figli. Anche mia suocera è così: non solo ha allevato i suoi figli, ma dà anche una mano a crescere ciascuno dei suoi nipoti, guadagnandosi il rispetto della famiglia e le lodi di chi la circonda. Pensavo che questa fosse la responsabilità di una madre, qualcosa che avrei dovuto emulare. Essere una brava moglie e una madre amorevole è diventato gradualmente il mio obiettivo.

Nel 2005, ho accettato il Vangelo di Dio degli ultimi giorni e, dalle parole di Dio, ho appreso che Egli si è incarnato e sta esprimendo la verità per giudicare e purificare le persone, affinché esse conoscano la radice del peccato, si liberino della loro indole corrotta e ottengano la salvezza di Dio. Ero molto emozionata. Ho visto così tante persone che non avevano sentito la voce di Dio e non erano giunte dinanzi a Lui, così mi sono unita anch’io al lavoro di predicazione del Vangelo. Nel 2013, sono stata segnalata da una persona malevola mentre predicavo il Vangelo, così sono stata costretta a lasciare la mia casa e ad andare altrove per svolgere il mio dovere.

Prima che me ne rendessi conto, era passato un intero decennio. Nell’aprile 2023, sono tornata a casa e ho saputo da mia madre che mia figlia si era già sposata e che la sua bambina aveva più di due mesi. Sono andata nella città di mia figlia e finalmente l’ho rivista. Lei mi ha raccontato che una volta, mentre dormiva nella stessa stanza di sua cognata, continuava a gridare nel sonno: “Mamma… mamma…” Sentire queste parole mi faceva male al cuore. Quando mia figlia era incinta e stava per partorire, non ero al suo fianco e non ho adempiuto le mie responsabilità di madre. Volevo davvero restare per aiutarla, darle più calore e attenzioni e ripagare il debito che avevo con lei. Anche mio marito mi ha esortata a restare. Pensavo: “Se accettassi un dovere diverso e tornassi a stare con loro, potrei aiutare mia figlia. Lei è fragile e non può prendersi cura della bambina e questo è esattamente il momento in cui ha bisogno del mio aiuto”. Quindi ho accettato di considerare l’idea di restare. Ma in seguito, ho capito quanto fosse critico questo periodo per la diffusione del Vangelo. Ero una leader della chiesa e c’era molto lavoro da gestire. Al momento, non riuscivo a trovare nessuno che si occupasse dei miei doveri al posto mio, quindi se avessi abbandonato e ignorato il lavoro della chiesa per prendermi cura della mia famiglia, questo non sarebbe stato in linea con l’intenzione di Dio. Da una parte c’era il lavoro della chiesa, e dall’altra le difficoltà di mia figlia. Non avevo idea di cosa scegliere. Mi sentivo profondamente combattuta. Così ho deciso di aiutare mia figlia il più possibile mentre ero con lei. Ho cercato dei passi delle parole di Dio da condividere con lei mentre facevo le faccende domestiche e mi prendevo cura della bambina e, di notte, mi svegliavo per scaldare il latte e dare da mangiare a mia nipote. Anche se non riuscivo a riposare bene ogni notte e a volte ero esausta al punto da essere fradicia di sudore e da avere la schiena e la vita dolenti, mi sentivo soddisfatta, pensando che fosse quello che dovevo fare. Il tempo volava e, in men che non si dica, era arrivato il momento di andare via. Sebbene volessi restare, me ne sono andata comunque perché pensavo al mio dovere. In seguito, anche se stavo svolgendo il mio dovere, continuavo a pensare di tornare per prendermi cura di mia figlia. Non avevo più un grande senso di fardello per il mio dovere e, quando vedevo che c’era del lavoro da seguire, e i problemi dei miei fratelli e delle mie sorelle, mi limitavo a fare una semplice condivisione senza risolvere davvero con cura le loro questioni. Volevo persino trovare in fretta qualcuno che fosse adatto a sostituirmi nel mio dovere, così da avere la possibilità di tornare a casa e prendermi cura di mia figlia. Poiché ero in uno stato di indifferenza nel mio dovere, non stavo seguendo per tempo il lavoro del Vangelo o quello di irrigazione e stavo ritardando il lavoro. I leader superiori mi hanno fatto notare i miei problemi e hanno detto che non avevo alcun senso di fardello verso il mio dovere. Ho riflettuto su come ultimamente avessi vissuto in preda ai sensi di colpa nei confronti di mia figlia, su come non fossi motivata a seguire il lavoro e su come queste cose avessero un impatto su di esso. Ero davvero angosciata. Ho capito che c’era qualcosa che non andava nel mio stato, così mi sono presentata rapidamente dinanzi a Dio in preghiera. L’ho pregato di liberarmi dai miei affetti affinché potessi svolgere bene il mio dovere.

In seguito, ho letto le parole di Dio: “Supponiamo che uno di voi dica: ‘Non potrò mai abbandonare i miei figli. Sono nati con una costituzione debole e sono innatamente codardi e insicuri. Inoltre non hanno una buona levatura e sono sempre vittime di maltrattamenti da parte degli altri nella società. Non posso abbandonarli’. Il fatto che tu non possa abbandonare i tuoi figli non significa che non abbia finito di adempiere alle tue responsabilità nei loro confronti, bensì è solo un effetto del tuo affetto. Potresti dire: ‘Non faccio che preoccuparmi e pensare se i miei figli mangino bene o meno o se abbiano dei problemi allo stomaco. Se non consumano i pasti alle ore giuste e continuano a ordinare cibo da asporto per molto tempo, svilupperanno problemi allo stomaco? Si ammaleranno? E se si ammalano, ci sarà qualcuno a prendersi cura di loro e a mostrare loro amore? I loro coniugi sono premurosi con loro e si prendono cura di loro?’ Le tue preoccupazioni derivano semplicemente dal tuo affetto e dal legame di sangue che esiste tra te e i tuoi figli, ma queste non sono tue responsabilità. Le responsabilità che Dio ha affidato ai genitori sono solo quelle di allevare i figli e prendersi cura di loro finché non sono adulti. Dopo che sono diventati adulti, i genitori non hanno più alcuna responsabilità nei loro confronti. Questo è guardare alle responsabilità che i genitori sono tenuti ad adempiere dalla prospettiva di quanto decretato da Dio. Lo capisci? (Sì.) Per quanto forti siano i tuoi sentimenti, o se anche il tuo istinto genitoriale prende il sopravvento, questo non è adempiere alle tue responsabilità, è semplicemente l’effetto dei tuoi sentimenti. Gli effetti dei tuoi sentimenti non derivano dalla ragione dell’umanità, né dai principi che Dio ha insegnato all’uomo o dalla sottomissione dell’uomo alla verità, e tanto meno dalle responsabilità dell’uomo, bensì dai sentimenti dell’uomo; si chiamano sentimenti. […] Vivi semplicemente secondo i tuoi sentimenti ed è in base a essi che ti approcci ai tuoi figli, invece di vivere in linea con la definizione di responsabilità genitoriali data da Dio. Non stai vivendo secondo le parole di Dio, ma solamente percependo, vedendo e gestendo tutte queste cose in base ai tuoi sentimenti. Ciò significa che non stai seguendo la via di Dio. Questo è ovvio. Le tue responsabilità di genitore, così come ti sono state insegnate da Dio, sono terminate nel momento in cui i tuoi figli hanno raggiunto l’età adulta. Il metodo di pratica che ti ha insegnato Dio non è forse facile e semplice? (Sì.) Se pratichi in conformità alle parole di Dio, non ti dedicherai a inutili esercizi e fornirai ai tuoi figli una certa quantità di libertà e la possibilità di evolversi, senza causare loro ulteriori problemi o fastidi né gravarli di ulteriori fardelli. Inoltre, dal momento che sono adulti, fare questo permetterà loro di affrontare il mondo, la loro vita e i vari problemi che incontrano nella quotidianità e nell’esistenza dalla prospettiva di un adulto, con i metodi indipendenti di gestire e considerare le cose e con la visione del mondo indipendente di un adulto. Questi sono i diritti e le libertà dei tuoi figli e, ancora di più, sono le cose che dovrebbero fare in quanto adulti, e non hanno nulla a che vedere con te(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (18)”). “I genitori non sono balie gratuite né schiavi dei figli. Indipendentemente dalle aspettative che nutrono nei confronti dei figli, non è necessario che si lascino comandare arbitrariamente da loro senza alcun compenso, né che diventino loro servi, camerieri o schiavi. A prescindere dai sentimenti che provi per i tuoi figli, resti comunque un individuo indipendente. Non dovresti assumerti la responsabilità della loro vita adulta, come se fosse del tutto giusto farlo, solo perché sono i tuoi figli. Non occorre. Sono adulti; tu hai già adempiuto alla tua responsabilità di allevarli. Quanto al fatto che in futuro vivranno male o bene, che saranno ricchi o poveri e che avranno una vita felice o infelice, è affar loro. Queste cose non hanno nulla a che vedere con te. Tu, in quanto genitore, non hai alcun obbligo di cambiare queste cose. […] i genitori non dovrebbero assumersi la responsabilità del buon andamento del lavoro, della carriera, della famiglia o del matrimonio dei figli una volta che questi sono adulti. Puoi nutrire preoccupazioni per queste cose e informartene, ma non devi fartene carico completamente, incatenando i tuoi figli al tuo fianco, portandoli con te e sorvegliandoli ovunque tu vada, e pensando di loro: ‘Hanno mangiato bene oggi? Sono felici? Il lavoro gli sta andando bene? Il loro capo li apprezza? Il coniuge li ama? I loro figli sono obbedienti? I loro figli prendono buoni voti?’ Cosa hanno a che vedere queste cose con te? I tuoi figli possono risolvere i loro problemi da soli, non c’è bisogno che ti immischi. Perché ti chiedo cosa hanno a che vedere queste cose con te? Con ciò intendo dire che queste cose non hanno nulla a che fare con te. Hai adempiuto alle tue responsabilità nei confronti dei tuoi figli, li hai allevati fino all’età adulta, quindi dovresti farti da parte. Quando lo farai, non significherà che i tuoi compiti sono esauriti. Ci sono ancora tante cose che dovresti fare. Per quanto riguarda le missioni che devi portare a termine in questa vita, oltre ad allevare i tuoi figli fino all’età adulta, hai anche altre missioni da completare. Oltre a fare da genitore ai tuoi figli, sei un essere creato. Dovresti presentarti davanti a Dio e accettare il tuo dovere da Lui. Qual è il tuo dovere? L’hai portato a termine? Ti ci sei dedicato? Hai intrapreso il cammino della salvezza? Queste sono le cose a cui dovresti pensare. Per quanto riguarda la direzione che prenderanno i tuoi figli una volta adulti, come saranno la loro vita e le loro condizioni, se sperimenteranno felicità e gioia, queste cose non hanno nulla a che vedere con te. I tuoi figli sono ormai indipendenti, in termini sia pratici che mentali. Dovresti permettere loro di esserlo, dovresti lasciare loro spazio invece di tentare di controllarli. Sia in termini pratici, sia in termini di affetto o di legame di sangue, hai ormai adempiuto alle tue responsabilità e non c’è più alcun rapporto tra te e i tuoi figli. […] Quando i tuoi figli sono indipendenti, significa che hai adempiuto a tutte le tue responsabilità nei loro confronti. Quindi, qualsiasi cosa tu faccia per loro quando le circostanze lo permettono, che mostri nei loro confronti premura o cura, si tratta solamente di affetto ed è qualcosa di superfluo. Oppure, nel caso i tuoi figli ti chiedano di fare qualcosa, anche questo è superfluo, non sei tenuto a farlo. È qualcosa che dovresti capire(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (18)”). Ho riflettuto su me stessa alla luce delle parole di Dio. Quando si trattava dei miei figli, facevo ancora affidamento sui miei affetti e non vedevo le cose secondo le parole di Dio. Dio dice che la responsabilità dei genitori è solo quella di adempiere al loro dovere di nutrire e prendersi cura dei figli quando non sono ancora adulti, ma una volta che i figli crescono e diventano adulti, le loro responsabilità sono assolte. Ma avevo pensato erroneamente che i genitori dovessero sempre prendersi cura dei figli, e che quando essi incontrano delle difficoltà, i genitori dovrebbero sempre essere al loro fianco per aiutarli a risolverle, affinché provino calore e felicità. Avevo pensato che questo fosse ciò che una madre competente avrebbe dovuto fare. In particolare, quando pensavo a come non ero stata presente quando mia figlia si era sposata o aveva avuto dei figli, e a come non aveva ricevuto le attenzioni che avrei voluto darle, provavo dei sensi di colpa nei suoi confronti e volevo restare per prendermi cura di lei. Vivendo in questa prospettiva sbagliata, non riuscivo a vedere le cose in modo razionale. Mia figlia era già adulta, eppure volevo ancora prendermi cura di lei. Avevo persino pensato di adattare i miei doveri in modo da poter starle accanto e prendermene cura. Questo mi aveva portato a svolgere distrattamente i miei doveri e, per alcuni lavori, i leader continuavano a dovermi sollecitare e spronare, influenzandoli di conseguenza. Avevo sempre voluto farmi carico di tutto ciò che riguardasse mia figlia, pensando che non sarebbe riuscita a gestire la vita senza il mio aiuto. Ero troppo sentimentale e non riuscivo a vedere le cose basandomi sulle parole di Dio. Ora sono giunta a capire che le mie responsabilità erano già state assolte. Mia figlia aveva 32 anni ed era già adulta, una donna matura con i suoi ideali, perfettamente capace di vivere la sua vita. Deve anche sperimentare le difficoltà di crescere i figli. Per di più, io non sono la sua tata non retribuita. Sarebbe da stolti spendere tutto il tempo e le energie su mia figlia. In effetti, non è un male che i bambini abbiano delle difficoltà. È un bene per loro. Ho dovuto imparare a lasciar andare mia figlia e a permetterle di crescere liberamente. Ripensandoci, mi sono sempre presa cura di lei fin da quando era bambina. Non le ho lasciato fare nessuna faccenda domestica affinché potesse concentrarsi sui suoi studi e, quando è cresciuta, non sapeva ancora cucinare. Quando sono tornata questa volta, ho visto che mia figlia aveva imparato a fare il brodo di pollo e aveva cominciato a imparare a gestire varie mansioni quotidiane. Se fossi stata a casa, avrei preso il controllo di tutto e mia figlia non sarebbe riuscita a maturare in alcun modo. Come madre, ho dovuto imparare a lasciar andare mia figlia e a darle l’opportunità di crescere e maturare. Sono un essere creato, non la serva di mia figlia e ho la mia missione da portare a termine. Dovrei adempiere al dovere di un essere creato e perseguire la verità per raggiungere la salvezza.

Dopo essere diventata consapevole dei miei pensieri e punti di vista sbagliati, ho iniziato a riflettere: “Da dove viene la visione sbagliata dell’‘essere una brava moglie e una madre amorevole’?” Ho visto questo passo delle parole di Dio: “Le persone che vivono in questa società reale sono state profondamente corrotte da Satana. Che siano istruite o meno, molti aspetti della cultura tradizionale sono radicati nei loro pensieri e nelle loro opinioni. In particolare, ci si aspetta che le donne si occupino del marito e di crescere i figli, che siano buone mogli e madri amorevoli, che consacrino tutta la loro vita ai mariti e ai figli e che vivano per loro, assicurando alla famiglia tre pasti al giorno e facendo bene il bucato, le pulizie e tutti gli altri lavori domestici. Questo è lo standard a cui attenersi per essere brave mogli e madri affettuose. Inoltre, tutte le donne ritengono che questa sia la condotta da adottare e che, se così non fanno, allora non sono donne perbene e hanno violato la coscienza e gli standard della moralità. La violazione di questi standard morali peserà molto sulla coscienza di alcune di loro; sentiranno di aver deluso mariti e figli e di non essere donne perbene. Ma quando avrai acquisito la fede in Dio, letto molte delle Sue parole, compreso alcune verità e capito fino in fondo determinate questioni, penserai: ‘Sono un essere creato, dovrei svolgere il mio dovere in quanto tale e spendermi per Dio’. A quel punto, vi è un conflitto tra l’essere una buona moglie e una madre amorevole e lo svolgimento del proprio dovere di essere creato? Se vuoi essere una buona moglie e una madre amorevole, allora non puoi svolgere il tuo dovere a tempo pieno, ma se vuoi svolgere il tuo dovere a tempo pieno, allora non puoi essere una buona moglie e una madre amorevole. Che fare a questo punto? Se scegli di svolgere bene il tuo dovere e di essere responsabile dell’opera della chiesa e leale a Dio, allora devi rinunciare a essere una buona moglie e una madre amorevole. A questo punto, cosa penseresti? Che genere di discordanza ti sorgerebbe nella mente? Sentiresti di aver deluso i tuoi figli, tuo marito? Da dove viene questo senso di colpa e di disagio? Quando non adempi bene al dovere di essere creato, senti di aver deluso Dio? Non provi alcun senso di colpa o di rimorso perché il tuo cuore e la tua mente mancano del benché minimo accenno di verità. Allora, che cosa capisci? La cultura tradizionale e come essere una buona moglie e una madre amorevole. Perciò nella tua mente sorgerà la nozione secondo cui ‘se non sono una buona moglie e una madre amorevole, allora non sono una donna buona o rispettabile’. Da allora in poi sarai legata e incatenata da questa nozione e questo genere di nozioni ti manterranno in quello stato anche dopo che avrai acquisito la fede in Dio e svolto il tuo dovere. Quando vi è un conflitto tra lo svolgimento del proprio dovere e l’essere una buona moglie e una madre amorevole, anche se scegli a malincuore di assolvere il tuo dovere magari perché possiedi un po’ di lealtà nei confronti di Dio, in cuor tuo permarrà un sentimento di disagio e di rimorso. Pertanto, quando avrai un po’ di tempo libero durante lo svolgimento del tuo dovere, cercherai opportunità per prenderti cura dei tuoi figli e di tuo marito, volendo farti perdonare ancora di più, e penserai che non importa se dovrai soffrire ancora, pur di sentirti serena. Questo non è forse dovuto all’influenza delle idee e delle teorie della cultura tradizionale su come essere una buona moglie e una madre amorevole? Ora hai il piede in due scarpe: vuoi fare bene il tuo dovere, ma vuoi anche essere una buona moglie e una madre amorevole. Davanti a Dio, però, abbiamo solo una responsabilità, un obbligo e una missione: svolgere bene il dovere di essere creato. Hai compiuto bene questo dovere? Perché sei andata di nuovo fuori strada? Davvero non c’è alcun senso di colpa o di disapprovazione nel tuo cuore? Quando svolgi il tuo dovere, potresti sbagliare strada perché la verità non ha ancora posto le sue fondamenta nel tuo cuore e non regna ancora su di esso. Sebbene ora tu sia in grado di svolgere il tuo dovere, in realtà sei ancora molto lontana dagli standard della verità e dei requisiti di Dio. Adesso riesci a vedere questo fatto con chiarezza? Che cosa intende Dio quando dice che ‘Dio è la sorgente della vita dell’uomo’? Dice così affinché tutti si rendano conto di questo: le nostre vite e le nostre anime provengono tutte da Dio e sono state create da Lui, non dai nostri genitori e non certo dalla natura. È Dio che ce le ha donate. Solo la nostra carne è nata dai nostri genitori, come i nostri figli sono nati da noi, ma il loro destino è interamente nelle mani di Dio. Credere in Lui è un’opportunità che Dio ci ha dato; è ordinata da Lui ed è la Sua grazia. Non hai pertanto alcun bisogno di adempiere a obblighi o responsabilità nei confronti di chiunque altro; dovresti solamente svolgere il tuo dovere di essere creato nei confronti di Dio. Questo è ciò che si deve fare al di sopra di tutto il resto, la cosa principale su cui si deve incentrare la propria vita. Se non compi bene il tuo dovere, non sei un essere creato qualificato. Agli occhi degli altri, potrai anche essere una brava moglie e una madre amorevole, un’eccellente massaia, una figlia devota e un membro integerrimo della società, ma davanti a Dio sei una persona che si ribella contro di Lui, una persona che non ha affatto adempiuto ai propri obblighi o al proprio dovere, una persona che ha accettato ma non ha portato a termine l’incarico ricevuto da Dio, una persona che ha rinunciato a metà strada. È possibile che una persona simile ottenga l’approvazione di Dio? Le persone di questo genere non valgono nulla(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto riconoscendo le proprie idee sbagliate ci si può realmente trasformare”). Attraverso l’esposizione delle parole di Dio, ho riflettuto sui miei problemi. Non ero stata in grado di prendermi cura di mia figlia a causa della persecuzione del Partito Comunista Cinese, poiché dovevo lasciare casa per svolgere il mio dovere, quindi avevo vissuto in uno stato per cui mi sentivo in colpa nei confronti di mia figlia. In verità ero stata influenzata dalla cultura tradizionale. Credevo che una donna dovesse orientare la propria vita attorno al marito e ai figli e prendersi cura dei pasti giornalieri, della vita quotidiana e della routine. Avevo persino pensato di crescere la generazione successiva dei miei figli e prendermene cura e che questo significasse assolvere le mie responsabilità, altrimenti sarei stata criticata perché non ero una brava donna. “Essere una brava moglie e una madre amorevole” era lo standard con cui si era misurata la condotta morale di una donna, generazione dopo generazione. Quindi, quando mia figlia si è sposata e ha avuto dei figli, ho pensato naturalmente che dovessi crescerli io, e che avrei dovuto provvedere a vestirli, dar loro da mangiare, un tetto sulla testa e portarli in giro, permettendo a mia figlia di godere del sostegno e delle attenzioni di una madre e di essere felice. Sentivo che questo significava svolgere la mia responsabilità di madre. Quando mia figlia non ha potuto godere di queste cose, mi sono sentita in colpa nei suoi confronti, quindi volevo essere riassegnata a un dovere diverso e tornare da lei per prendermene maggiormente cura. Avevo persino perso la motivazione nello svolgimento del mio dovere. Ho capito che non ero stata leale o sottomessa a Dio e che il posto che la mia famiglia e mia figlia occupavano nel mio cuore aveva superato quello di Dio. Come potevo definirmi una credente? Ripensandoci ora, anche se mi fossi presa cura di mia figlia senza essere in grado di svolgere bene il mio dovere, senza avere tempo ed energie per perseguire la verità e trascorrendo le mie giornate impegnata a vivere nei sentimenti della carne, alla fine, sarei morta vivendo una vita infruttuosa. Che valore o significato avrebbe avuto una vita del genere? È stato Dio a darmi la vita e a permettermi di avere una famiglia e una figlia. E sempre Lui è stato clemente con me e mi ha permesso di sentire la Sua voce, consentendomi di comprendere la verità, di sapere come comportarmi e di discernere tutti i tipi di persone, eventi e cose, in quanto Egli sperava che sarei stata presto in grado di liberarmi dai legami e dalla corruzione di Satana, di ottenere la verità e infine di essere salvata. Ma non capivo la scrupolosa intenzione di Dio. Pensavo sempre agli interessi di mia figlia e della mia famiglia e non consideravo il lavoro della chiesa. Vivevo nei miei affetti; non avevo alcun senso di fardello per il mio dovere e non sentivo di dover nulla a Dio. Ero davvero priva di coscienza o ragione, non ero degna di essere chiamata umana! Ero stata avvelenata troppo profondamente dalle idee tradizionali di Satana. Senza la verità, ero davvero pietosa!

In seguito, dalle parole di Dio, ho trovato il cammino di pratica con cui trattare i figli adulti. Dio Onnipotente dice: “Se i genitori vogliono sempre fare tutto per i figli e farsi carico delle loro avversità, diventando volontariamente loro schiavi, non è forse eccessivo? Non è necessario, perché va oltre quello che ci si aspetterebbe da un genitore. […] Il destino di ognuno è determinato da Dio; pertanto, nessuno può prevedere né cambiare quante benedizioni o quante sofferenze sperimenterà nella vita, il tipo di famiglia, di matrimonio e di figli che avrà, le esperienze che farà nella società e gli eventi che sperimenterà nella vita, e tanto meno sono i genitori a poter cambiare queste cose. Perciò, se i figli affrontano delle difficoltà, i genitori dovrebbero aiutarli in modo positivo e attivo, se ne hanno la possibilità. In caso contrario, farebbero meglio a rilassarsi e a considerare queste cose dalla prospettiva di esseri creati, trattando allo stesso modo, come esseri creati, anche i figli. La sofferenza che tu sperimenti la devono sperimentare anche loro; la vita che vivi la devono vivere anche loro; il processo che tu hai affrontato per allevarli da piccoli lo affronteranno anche loro; gli alti e bassi, i raggiri e gli inganni che tu sperimenti nella società e tra le persone, i legami emotivi, i conflitti interpersonali e ogni altra cosa simile di cui hai fatto esperienza, sperimenteranno tutto anche loro. Tutti loro, come te, sono esseri umani corrotti, trascinati dalle correnti del male e corrotti da Satana; questo è qualcosa a cui né tu né loro potete sfuggire. Pertanto, volerli aiutare a evitare ogni sofferenza e a godere di tutte le benedizioni del mondo è una sciocca illusione e un’idea da stolti. Per quanto ampie possano essere le ali di un’aquila, esse non possono proteggere il suo aquilotto per tutta la vita. L’aquilotto arriverà alla fine a un punto in cui dovrà crescere e volare da solo e, quando sceglierà di volare da solo, nessuno sa quale sarà il suo spazio di cielo o dove deciderà di volare. Pertanto, l’atteggiamento più ragionevole che i genitori possano assumere dopo che i figli sono cresciuti è quello di lasciarli andare, di permettere loro di sperimentare la vita da sé, di vivere in modo indipendente e di affrontare, gestire e risolvere le varie sfide della vita in modo autonomo. Se ti chiedono di aiutarli e tu disponi delle possibilità e delle condizioni per farlo, naturalmente puoi dare loro una mano e fornire l’aiuto necessario. Tuttavia, il prerequisito è che, a prescindere dall’aiuto che fornisci loro, sia esso finanziario o psicologico, questo può essere solo temporaneo e non ha il potere di cambiare alcun aspetto sostanziale. Un figlio deve percorrere la propria strada nella vita e tu non hai alcun obbligo di farti carico delle sue faccende né delle conseguenze. Questo è l’atteggiamento che i genitori dovrebbero avere nei confronti dei figli adulti(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (19)”). “Se il tuo tempo, la tua energia e la tua mente sono assorbiti soltanto dalla verità e dai principi, e se pensi solo a cose positive, per esempio come svolgere bene il tuo dovere e come presentarti davanti a Dio, e investi il tempo e le energie in queste cose positive, allora otterrai qualcosa di diverso. Ciò che otterrai saranno i più considerevoli tra i benefici. Saprai come vivere, come comportarti e come affrontare ogni tipo di persona, evento e cosa. Una volta che saprai come affrontare ogni tipo di persona, evento e cosa, questo ti permetterà in larga misura di sottometterti naturalmente alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio. Quando saprai sottometterti naturalmente alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio, allora, senza nemmeno rendertene conto, diventerai il tipo di persona che Dio accetta e ama. Pensaci, non è forse una cosa positiva? Magari ancora non lo sai, ma vivendo la tua vita e accettando le parole di Dio e le verità principi, arriverai senza accorgertene a vivere, a valutare le persone e le cose, a comportarti e ad agire in base alle parole di Dio. Questo significa che senza rendertene conto ti sottometterai alle parole di Dio, e ti sottometterai ai Suoi requisiti e li soddisferai. A quel punto, senza che tu nemmeno lo sappia, sarai ormai diventato il tipo di persona che Dio accetta e ama e di cui Si fida. Non è meraviglioso? (Sì.) Perciò, se investi le tue energie e il tuo tempo nel perseguire la verità e svolgere bene il tuo dovere, ciò che alla fine otterrai saranno le cose più preziose in assoluto(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (18)”). Dalle parole di Dio, ho capito come trattare i figli adulti. Il destino di tutti è deciso dalla sovranità e dalle predestinazioni di Dio e la sofferenza e le benedizioni che i figli sperimenteranno nella vita sono tutte disposte da Lui: questa non è una cosa che i genitori possono cambiare. Come genitori, dovremmo trattare i nostri figli secondo le parole di Dio. Proprio come Lui ha detto, siamo nati in un mondo corrotto da Satana, ci troviamo di fronte al caos, ai legami e alle difficoltà del vivere tra gli altri, e sperimentiamo la vita in tutta la sua amarezza e dolcezza. Anche i figli devono affrontare queste cose e imparare a fronteggiare varie difficoltà. E se i nostri figli hanno davvero bisogno del nostro aiuto, dovremmo aiutarli nell’ambito delle nostre capacità, che si tratti di guidare i loro ideali o di fornire un aiuto finanziario. Se abbiamo tempo, possiamo aiutarli a prendersi cura dei loro figli, ma se non ce l’abbiamo, non dovremmo forzare le cose. Abbiamo ancora i nostri doveri da completare e, come esseri creati, dovremmo adempiere il nostro dovere per il lavoro del Vangelo e questa è la cosa più importante.

Nel giugno 2024, sono tornata a casa per occuparmi di alcune questioni. Ho appreso che le cose non andavano bene per mia figlia al lavoro, che la famiglia stava avendo grossi problemi finanziari e che voleva avviare un’attività. Mio genero aveva trovato un lavoro in un’altra città ma non aveva un posto dove stare. Temevo che avrebbero sofferto, quindi ho cercato di pensare a come risolvere le loro difficoltà. Ma mia figlia ha detto: “Non devi preoccuparti per me. Troverò un modo per risolvere i miei problemi”. Sentendo mia figlia dire questo, mi sono vergognata un po’ e ho pensato a ciò che Dio aveva detto: “La sofferenza che tu sperimenti la devono sperimentare anche loro; la vita che vivi la devono vivere anche loro; […] volerli aiutare a evitare ogni sofferenza e a godere di tutte le benedizioni del mondo è una sciocca illusione e un’idea da stolti(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (19)”). Sì, era già cresciuta ed era diventata indipendente e non avrei dovuto più essere coinvolta nella sua vita. Dovevo lasciarla andare e permetterle di gestire le cose da sola. Pensando a queste cose, mi sono sentita in pace. Dovrei svolgere bene il mio dovere e smettere di preoccuparmi per lei. Anche se a volte penso ancora alle difficoltà di mia figlia, so in cuor mio che questa è una cosa che deve sperimentare e che dovrei dedicare il mio cuore al mio dovere. Praticando in questo modo, ho provato un senso di liberazione e di libertà nel mio cuore.

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