2. Lezioni apprese dopo essere stata riassegnata nel mio dovere

di Pierre, Italia

Alla fine del 2018, la chiesa ha organizzato che diventassi responsabile del lavoro di progettazione grafica. Ogni volta che esaminavo le immagini e suggerivo modifiche ai fratelli e alle sorelle, questi ascoltavano pazientemente e di tanto in tanto qualcuno diceva: “Il mio senso estetico è davvero pessimo. Non riesco nemmeno a notare questi problemi. Ora che lo dici, capisco”. A volte restavamo bloccati a causa di opinioni divergenti ma, una volta che esprimevo la mia opinione, tutti erano d’accordo con me. Vedendo tutto questo, mi sentivo davvero compiaciuta: “Sembra che la mia levatura sia piuttosto buona, altrimenti come potrei svolgere un dovere così importante? Perché altrimenti i fratelli e le sorelle sarebbero tutti d’accordo con me in questo modo?” A volte non potevo partecipare alle discussioni di lavoro per qualche motivo particolare, e il capogruppo cambiava persino l’orario solo per permettermi di partecipare. Vedendo quanto mi apprezzavano sono divenuta ancora più compiaciuta di me stessa, pensando: “Questo dovere mi fa davvero fare bella figura. Se lavorassi di più per studiare di più e migliorare le mie capacità, non potrei forse ottenere l’ammirazione di ancora più fratelli e sorelle?” Dopo di ciò, sono divenuta ancora più motivata a svolgere i miei doveri. Anche se il dovere era stressante non mi sono mai tirata indietro, non importa quanto soffrissi o quanto fossero difficili le cose.

Nel 2022, poiché nelle Filippine sempre più nuovi arrivati avevano accettato la vera via, c’era un’urgente necessità di avere più irrigatori, e i leader hanno deciso che, poiché il carico di lavoro nel gruppo artistico era diminuito, non c’era bisogno di due responsabili, così mi hanno incaricata di irrigare i nuovi arrivati online. Sapevo che questa disposizione era ragionevole, ma avevo alcune preoccupazioni, pensando: “Non irrigo nessun nuovo arrivato da diversi anni. Se l’irrigazione non ottiene buoni risultati, i fratelli e le sorelle penseranno ancora molto bene di me?” Questi pensieri mi hanno fatta sentire un po’ scoraggiata. Ma poi ho pensato: “La mia levatura non è così male. A patto che mi impegni di più per equipaggiarmi con la verità, sono sicura di potermi distinguere anche in questo dovere”. Dopo aver pensato così, mi sono sentita un po’ meglio. Non molto tempo dopo, la responsabile del lavoro di irrigazione mi ha parlato del mio lavoro, dicendo, per esempio, che non avevo identificato e risolto i problemi dei nuovi arrivati in tempo utile, e che non comunicavo a sufficienza con i nuovi arrivati e non li assistevo nelle loro difficoltà. Poi il supervisore mi ha letto alcuni principi pertinenti e ho capito che i problemi che sottolineava esistevano veramente. All’inizio sono stata in grado di accettarlo ma, man mano che venivano sottolineati sempre più problemi, dentro di me ho iniziato a provare un po’ di dolore. Mentre ascoltavo la condivisione e la guida del supervisore, continuavo a pensare al mio passato come supervisore artistico. Ero sempre io a guidare il lavoro degli altri e a sottolineare i problemi nei loro doveri, e i fratelli e le sorelle mi hanno sempre stimata molto e sostenuta. Ma ora erano stati smascherati così tanti problemi nel mio dovere, e avevo persino bisogno che altri condividessero con me e mi guidassero. Mi sentivo così in imbarazzo! Cosa avrebbe pensato di me il supervisore dopo essersi reso conto di quanti problemi avevo nei miei doveri? Cosa avrebbero pensato di me i fratelli e le sorelle? Avrebbero pensato che avevo una scarsa levatura e non mettevo il cuore nei miei doveri? Sentivo di essere davvero caduta in disgrazia. In seguito, però, non ho esaminato il mio stato. Mi sono limitata a confortarmi, pensando: “Questo è solo un fallimento temporaneo. Fintanto che sono disposta a lavorare sodo, questi problemi possono essere risolti.”

Pochi giorni dopo abbiamo condiviso insieme, e il supervisore mi ha chiesto di rendere partecipi gli altri su come risolvere il problema dei nuovi arrivati che erano troppo impegnati con il lavoro per partecipare alle riunioni. Dopo aver finito, alcuni fratelli e sorelle hanno detto che non avevo chiesto seriamente ai nuovi arrivati delle loro difficoltà, se ne stavano avendo di effettive nella loro vita, o se avevano punti di vista sbagliati. Alcuni hanno detto che ero passata direttamente alla condivisione senza fare domande chiare e che questo non avrebbe realmente risolto i problemi dei nuovi arrivati. Dopo aver ascoltato i consigli dei fratelli e delle sorelle, ho sentito il viso bruciare per l’imbarazzo e avrei voluto solo trovare un buco nel terreno per strisciarci dentro. Sentivo che questo dovere era davvero imbarazzante. Prima ero responsabile del lavoro del gruppo artistico e i fratelli e le sorelle si accalcavano intorno a me, lodandomi frequentemente. Ma ora che stavo irrigando i nuovi arrivati venivo continuamente corretta e criticata. Era davvero frustrante! Ho pensato di parlare con il leader e chiedere di continuare a svolgere il mio precedente dovere nella progettazione grafica. Sentivo che irrigare i nuovi arrivati non era il mio forte e, che se avessi svolto questo dovere, avrei continuato a mettermi in imbarazzo. Se avessi potuto tornare al mio dovere originale, avrei potuto continuare a godere dell’ammirazione e del sostegno dei miei fratelli e delle mie sorelle. Ma temevo anche che, se avessi richiesto una riassegnazione del dovere, i fratelli e le sorelle avrebbero pensato che ero eccessivamente fragile, che volevo cambiare dovere dopo che mi erano stati fatti notare alcuni problemi e che quindi la mia statura era veramente scarsa. Così mi sono costretta a sopportarlo. Mi sono confortata nel mio cuore, pensando: “Se mi impegno di più e intensifico la mia formazione, forse le cose miglioreranno dopo un po’”.

In seguito, ho lavorato ancora più duramente nel mio dovere, equipaggiandomi quotidianamente con la verità in base ai problemi dei nuovi arrivati, a volte addirittura rimanendo sveglia fino alle 3 del mattino. Tutto ciò a cui pensavo era di ribaltare questa situazione il prima possibile. Ma quando è arrivato il momento del riepilogo di fine mese, i risultati del mio dovere erano ancora i peggiori del gruppo. In quel momento, ho sentito che la mia unica speranza era andata in frantumi. Quella notte mi sono girata e rigirata nel letto, incapace di dormire. La mia mente continuava a tornare al mio periodo come supervisore artistico, pensando a quanto fosse glorioso. Ma ora, nell’irrigare i nuovi arrivati, ero crollata in fondo al gruppo. Sentivo che svolgere questo dovere era veramente imbarazzante! Più ci pensavo, più mi sentivo offesa, e non riuscivo a smettere di piangere. Ho considerato di parlare con il leader per cambiare i miei doveri il giorno successivo. Ma, quando ho pensato di cambiare doveri, ho provato un indescrivibile senso di colpa e angoscia nel mio cuore. Avevo pregato Dio prima, promettendo di mantenere il mio dovere. Ora, cambiare doveri non significava forse abbandonare il mio posto? Avevo davvero intenzione di arrendermi così? Ma, se avessi continuato a svolgere questo dovere, non sapevo come avrei potuto affrontarlo. Nel mio dolore, ho gridato a Dio più e più volte: “Dio, mi sento così debole, non so come andare avanti, Ti prego, guidami”. Poi mi sono ricordata di un passo delle Sue parole e l’ho cercato per leggerlo. Dio Onnipotente dice: “Se il dovere che svolgi è qualcosa che sai fare bene e che ti piace, allora lo percepisci come una tua responsabilità e un tuo obbligo, e senti che il suo svolgimento è una cosa perfettamente naturale e giustificata. Ti senti pieno di gioia, felice e sereno. È qualcosa che sei disposto a fare e a cui puoi dedicare tutta la tua lealtà, e senti che stai soddisfacendo Dio. Ma quando un giorno ti troverai di fronte a un dovere che non ti piace o che non hai mai svolto in precedenza, sarai in grado di dedicargli tutta la tua lealtà? Questa sarà la prova per verificare se stai praticando la verità. Ad esempio, se il tuo dovere è all’interno del gruppo degli inni, sai cantare ed è un’attività che ti piace, allora sei disposto a svolgerlo. Se però ti venisse assegnato un altro dovere che consiste nel diffondere il Vangelo, e il lavoro fosse un po’ difficile, saresti in grado di obbedire? Ci rifletti e dici: ‘A me piace cantare’. Che cosa significa questo? Significa che non vuoi diffondere il Vangelo. È chiaro che questo è il significato. Ti limiti a ripetere: ‘A me piace cantare’. Se un leader o un lavoratore argomentano: ‘Perché non ti eserciti a diffondere il Vangelo e non ti munisci di più verità? Ti sarà più utile per la tua crescita nella vita’, tu continui a insistere rispondendo: ‘Mi piace cantare e mi piace ballare’. Qualunque cosa ti dicano, non vuoi andare a diffondere il Vangelo. Perché non vuoi andare? (Per mancanza di interesse.) Non ti interessa e quindi non vuoi andare: qual è il problema qui? È che scegli il tuo dovere in base alle tue preferenze e ai tuoi gusti personali, e non ti sottometti. Non hai sottomissione: questo è il problema. Se non cerchi la verità per risolvere questo problema, allora non stai mostrando molta vera sottomissione. Cosa dovresti fare in questa situazione per mostrare vera sottomissione? Cosa puoi fare per soddisfare le intenzioni di Dio? È questo il momento in cui devi riflettere e condividere su questo aspetto della verità. Se vuoi offrire tutta la tua lealtà in tutte le cose per soddisfare le intenzioni di Dio, non puoi farlo svolgendo solamente un dovere; devi accettare qualsiasi incarico Dio ti affidi. Che corrisponda o meno ai tuoi gusti o ai tuoi interessi, o sia qualcosa che non ti piace, che non hai mai fatto prima o che è difficile, dovresti comunque accettarlo e sottometterti. Non solo devi accettarlo, devi anche collaborare in modo proattivo e impararlo, mentre ne fai esperienza e ottieni l’ingresso. Anche se affronti avversità, sei stanco, vieni umiliato o ostracizzato, devi comunque offrire tutta la tua lealtà. Solo praticando in questo modo, sarai in grado di offrire tutta la tua lealtà in tutte le cose e soddisfare le intenzioni di Dio. Devi considerarlo come il tuo dovere da svolgere, non come una faccenda personale(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dalle parole di Dio, ho capito che non importa quale dovere la chiesa mi assegni, che si tratti di qualcosa in cui sono brava e che mi permette di distinguermi o di qualcosa in cui non sono brava e in cui non posso brillare, tutto fa parte della sovranità e dell’ordinazione di Dio. Dovrei sempre dare il massimo dei miei sforzi, poiché questa è vera sottomissione a Lui. Quando ero responsabile del lavoro del gruppo artistico e i fratelli e le sorelle mi tenevano in grande considerazione, avevo una motivazione infinita per il mio dovere, e non importa quanto soffrissi o quanto fossero difficili le cose, non mi sono mai arresa. Ora che dovevo svolgere il dovere di irrigazione, c’erano molti problemi nel mio dovere, che rivelavano molte delle mie mancanze e inadeguatezze, così i fratelli e le sorelle non mi tenevano più in grande considerazione né mi adoravano, e spesso mi sentivo angosciata per questo e, anche se era ciò di cui il lavoro della chiesa aveva bisogno, ho pensato più volte di abbandonare il mio dovere, sempre desiderosa di tornare al mio dovere originale e godere dell’alta considerazione degli altri. In che modo avevo una vera sottomissione a Dio?

Durante le mie devozioni spirituali, ho letto le parole di Dio: “Che nessuno si consideri perfetto, insigne, nobile o diverso dagli altri; tutto ciò è provocato dall’indole arrogante e dall’ignoranza dell’uomo. Credersi sempre speciali: ciò è causato da un’indole arrogante. Non essere mai in grado di accettare i propri difetti e di affrontare i propri errori e fallimenti: ciò è causato da un’indole arrogante. Impedire sempre agli altri di essere superiori o migliori di noi: ciò è causato da un’indole arrogante. Impedire sempre ai punti di forza altrui di essere superiori o migliori dei propri: ciò è causato da un’indole arrogante. Impedire sempre agli altri di avere pensieri, suggerimenti e idee migliori e, quando si scopre che gli altri sono migliori di noi, diventare negativi, evitare di parlare, sentirsi angosciati e abbattuti, e arrabbiarsi: tutto ciò è causato da un’indole arrogante. Quest’ultima può spingerti a proteggere la tua reputazione, rendendoti incapace di accettare le correzioni degli altri, di affrontare i tuoi difetti e di accettare i tuoi fallimenti ed errori. Per di più, quando qualcuno è migliore di te, ciò può suscitare odio e invidia nel tuo cuore, ed è possibile che tu ti senta frenato, al punto di non aver voglia di svolgere il tuo dovere e di diventare superficiale nel suo svolgimento. Un’indole arrogante può causare in te la comparsa di questi comportamenti e pratiche(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “I principi che devono guidare il proprio comportamento”). Mentre meditavo sulle parole di Dio, mi sono veramente vergognata. Ripensando a questi anni, ero stata responsabile del lavoro artistico e avevo accumulato una certa esperienza, e avevo visto alcuni risultati nei miei doveri, così ho iniziato a mettermi su un piedistallo e, nel mio cuore, sentivo di essere diversa dalle persone comuni. Pensavo che la mia levatura fosse migliore di quella degli altri quindi, ovunque andassi, volevo essere in prima fila perché gli altri si orientassero e si accalcassero intorno a me, e sentivo che godere dell’alta considerazione degli altri fosse un mio diritto legittimo. Quando ho iniziato a irrigare i nuovi arrivati, i risultati non erano buoni come quelli degli altri, e il supervisore sottolineava spesso i miei problemi. Questa era in realtà una cosa perfettamente normale, e una persona davvero ragionevole sarebbe stata in grado di gestirla in modo corretto. Non solo l’avrebbe accettata con calma, ma si sarebbe anche equipaggiata con la verità per compensare le proprie mancanze in modo concreto e per migliorare i risultati del proprio dovere. Io, però, ero completamente priva di coscienza e ragione e, quando il supervisore e i fratelli e le sorelle sottolineavano i problemi nel mio dovere, non ero disposta ad affrontarli, per non parlare di riassumere le mie mancanze, invece competevo segretamente nel mio cuore, volendo ottenere risultati rapidi attraverso i miei sforzi personali, così che i fratelli e le sorelle vedessero che avevo una buona levatura. Poiché il mio cammino e le mie prospettive dietro il mio perseguimento erano sbagliati, Dio aveva nascosto il Suo volto da me, non avevo progredito nel mio dovere per molto tempo e i miei risultati non erano migliorati. Tuttavia, non solo non ho riflettuto su me stessa, ma sono diventata negativa, ho battuto la fiacca e non volevo più irrigare i nuovi arrivati; ho persino pensato di cambiare doveri. Ero veramente arrogante e presuntuosa e davvero priva di ragione!

Più tardi, ho letto un altro passo delle parole di Dio: “Le persone comuni possono non avere un tale potere e prestigio, ma anche loro desiderano che gli altri abbiano un parere positivo su di loro, e che la gente abbia un’alta stima di loro e li elevi a una posizione di rilievo nel proprio cuore. Questa è un’indole corrotta e, se le persone non comprendono la verità, non sono in grado di riconoscere questo fatto. […] Cos’è che spinge a farsi stimare dalle persone? (Ricevere prestigio nella mente di tali persone.) Se ricevi prestigio nella mente di altri, allora quando sono in tua compagnia sono deferenti verso di te e particolarmente gentili quando parlano con te. Ti guardano sempre con ammirazione, ti danno la precedenza in tutte le cose, ti lasciano spazio di manovra, e ti adulano e ti obbediscono. In ogni cosa, ti cercano e lasciano che sia tu a prendere decisioni. E tu ne trai un senso di piacere: senti di essere più forte e migliore di chiunque altro. A tutti piace questa sensazione. Questa è la sensazione di godere di prestigio nel cuore di qualcuno; le persone desiderano assecondarla. È per questo che tutti si contendono il prestigio e desiderano riceverne nel cuore degli altri, ed essere da loro stimati e adorati. Se non potessero trarne un tale piacere, non perseguirebbero il prestigio. Per esempio, se non godi di prestigio nella mente di qualcuno, questa persona interagirebbe con te su un piano di uguaglianza, trattandoti come suo pari. Ti contraddirebbe quando necessario, non sarebbe cortese o rispettosa nei tuoi confronti, e potrebbe persino andarsene prima che tu abbia finito di parlare. Ti sentiresti offeso? Non ti piace quando le persone ti trattano così; ti piace quando ti adulano, ti ammirano e ti adorano in ogni momento. Ti piace essere al centro dell’attenzione, quando tutto ruota intorno a te, tutti ti ascoltano, ti guardano con ammirazione e si sottomettono alla tua direzione. Non è forse un desiderio di regnare come un sovrano, di avere potere? Le tue parole e azioni sono motivate dalla ricerca e dall’acquisizione del prestigio, e tu lotti, ghermisci e competi con gli altri per procurartelo. Il tuo scopo è occupare una posizione, far sì che i prescelti di Dio ti ascoltino, ti sostengano e ti adorino. Una volta ottenuta quella posizione, avrai acquistato potere e potrai godere dei benefici del prestigio, dell’ammirazione altrui e di tutti gli altri vantaggi collegati a quella posizione(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “I principi che devono guidare il proprio comportamento”). Le parole di Dio descrivevano il mio stato. Ero sempre oppositiva al dovere di irrigazione e desideravo con ardore il mio dovere precedente. Questo perché davo troppo valore alla mia reputazione e al mio prestigio, e bramavo i benefici di quest’ultimo. Spesso ripensavo a quando ero supervisore. Allora, i fratelli e le sorelle mi tenevano in grande considerazione e spesso mi chiedevano consiglio quando incontravano difficoltà, e io potevo guidare gli altri. Così mi sentivo come se le persone si accalcassero intorno a me e percepivo che tutti mi ammiravano e mi ascoltavano. Mi piaceva davvero questa sensazione. Ma, dopo esser stata trasferita al dovere di irrigazione, mi sono trovata inferiore da ogni punto di vista rispetto agli altri. Nessuno chiedeva più le mie opinioni e spesso mi venivano dati consigli dagli altri. Mi sentivo inferiore e in imbarazzo. Per salvare il mio orgoglio e il mio prestigio, lavoravo fino a tarda notte, impegnandomi segretamente, sperando che un giorno sarei riuscita a distinguermi nel gruppo. Ma, dopo un periodo di sforzi, ho visto che i risultati del mio dovere erano ancora i peggiori e ho sentito che era difficile per me distinguermi in questo ambito. Mi sentivo a disagio e oppositiva nel cuore, e diverse volte ho considerato di chiedere al leader una riassegnazione del dovere, poiché volevo tornare al mio dovere originale e continuare a godere dei benefici del prestigio. È stato allora che ho capito che le intenzioni che avevo nel mio dovere non erano per soddisfare Dio ma per la mia reputazione e il mio prestigio, per conquistare l’ammirazione degli altri, così da poter avere un posto nei loro cuori e fare in modo che si orientassero intorno a me. Il cammino che stavo percorrendo non era forse esattamente quello di un anticristo? Prima non avevo svolto il dovere di irrigazione e non capivo molto della verità delle visioni, ma ora la chiesa mi aveva incaricato di svolgere questo dovere, dandomi l’opportunità di equipaggiarmi con la verità e di compensare le mie mancanze. Questo era l’amore di Dio! Io, però, non pensavo a ripagarlo e anche se sapevo che, poiché c’erano molti più nuovi arrivati, erano necessari più irrigatori, volevo rinunciare al mio dovere di irrigazione. Preferivo lasciare che il lavoro venisse danneggiato piuttosto che vedere la mia reputazione e il mio prestigio compromessi, e attribuivo più importanza a essi che al mio dovere. Ero veramente indegna di vivere davanti a Dio! In quei giorni pregavo spesso Dio, chiedendoGli di illuminarmi per comprendere la radice della mia ricerca di reputazione e prestigio.

Un giorno, ho letto le Sue parole: “L’uomo, nato in tale sudicia terra, è stato infettato dalla società a un livello grave, è stato condizionato da un’etica feudale e ha ricevuto l’educazione presso ‘istituti d’istruzione superiore’. Pensiero retrogrado, moralità corrotta, visione degradata della vita, ignobile filosofia per le interazioni mondane, esistenza del tutto priva di valore, consuetudini e quotidianità volgari: tutte queste cose si sono intromesse pesantemente nel cuore dell’uomo e ne hanno gravemente danneggiato e attaccato la coscienza. Il risultato è che gli esseri umani sono sempre più lontani da Dio e Gli si oppongono sempre più(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Avere un’indole immutata è essere ostili a Dio”). “Che cosa usa Satana per tenere l’uomo saldamente sotto controllo? (Fama e guadagno.) Quindi, Satana usa fama e guadagno per controllare i pensieri dell’uomo, finché le persone non riescono a pensare ad altro che non sia fama e guadagno. Lottano per fama e guadagno, patiscono avversità per fama e guadagno, sopportano umiliazioni per fama e guadagno, sacrificano tutto ciò che hanno per fama e guadagno, ed esprimeranno ogni giudizio o prenderanno ogni decisione per fama e guadagno. In tal modo, Satana lega le persone con catene invisibili ed esse, indossandole, non hanno la forza né il coraggio di liberarsene. Portano inconsapevolmente queste catene e continuano ad arrancare con grande difficoltà. Per amore di tale fama e guadagno, l’umanità evita Dio e Lo tradisce e diventa sempre più malvagia. In questo modo, quindi, una generazione dopo l’altra viene distrutta nella fama e nel guadagno di Satana(La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico VI”). Dalle parole di Dio, ho capito che perseguivo costantemente la reputazione e il prestigio perché ero controllata dal veleno di Satana. Fin dall’infanzia, ho imparato dai miei genitori e dagli insegnanti che “Devi sopportare grandi sofferenze per diventare il più grande tra gli uomini”, che è “Meglio essere un pesce grosso in uno stagno piccolo” e che “Gli uomini dovrebbero sempre sforzarsi di essere migliori dei loro contemporanei”. Ho preso queste filosofie e leggi sataniche come criteri secondo cui comportarmi. Credevo che solo ottenendo reputazione e prestigio ed essendo ammirata e adorata dagli altri si potesse vivere con dignità e valore, e che, se si è una persona comune senza l’ammirazione o l’adorazione di nessuno, allora la vita è indegna, patetica e senza significato. Ho ripensato a quando andavo a scuola. Nelle materie in cui eccellevo e prendevo ottimi voti e in cui i miei insegnanti e compagni di classe mi ammiravano ero disposta a impegnarmi e a studiare sodo. Ma, quando si trattava di materie in cui non ero brava e nessuno mi ammirava, non ero disposta a impegnarmi per studiare. Tutto ciò che facevo si basava sul fatto che il mio orgoglio e il mio prestigio ne beneficiassero oppure no. Anche dopo aver trovato Dio, ho continuato a mantenere questo punto di vista. Quando svolgevo il mio dovere come supervisore del gruppo artistico, poiché avevo alcune competenze di base nella progettazione grafica e potevo guidare i fratelli e le sorelle nei loro doveri, mi ammiravano tutti, e questa sensazione mi piaceva davvero. Ero piena di motivazione nel mio dovere e, per quanto soffrissi e le cose fossero difficili, non mi sono mai tirata indietro. Tuttavia, dopo aver iniziato il dovere di irrigare i nuovi arrivati, molti dei miei problemi e delle mie mancanze sono stati smascherati e i fratelli e le sorelle non mi lodavano più, anzi, continuavano a sottolineare i miei problemi. I risultati del mio dovere sono diventati i peggiori del gruppo, e questa enorme caduta in disgrazia mi ha fatto provare imbarazzo e mi ha riempito il cuore di dolore e angoscia. Ho perso la motivazione a svolgere il mio dovere e ho persino considerato di rinunciarvi. Credevo che la reputazione e il prestigio fossero importanti quanto la vita stessa ed ero costantemente ansiosa di perderli, come se vivere senza essere ammirata potesse non avere alcun senso. Ero stata veramente corrotta da Satana in modo profondo! Dio mi aveva fatto grazia, dandomi l’opportunità di svolgere il mio dovere, sperando che perseguissi un cambiamento d’indole ed entrassi nella verità realtà nel mio dovere, e che fossi in grado di cercare la verità per risolvere i problemi e svolgere il mio dovere secondo i principi. Ma io continuavo a perseguire incessantemente la reputazione e il prestigio e, anche dopo aver irrigato i nuovi arrivati per molto tempo, non sapevo nemmeno come condividere sulla verità per risolvere i loro problemi e le loro difficoltà, e neanche farlo chiaramente sulle verità delle visioni. Se fossi rimasta ostinata nel mio errore, perseguendo incessantemente la reputazione e il prestigio, non solo non avrei adempiuto al mio dovere, ma non avrei nemmeno ottenuto alcuna verità, e alla fine avrei rovinato la mia possibilità di essere salvata. Ho pensato a una persona malevola che conoscevo una volta, di nome Lester, che perseguiva con tutto il cuore la reputazione e il prestigio. Poiché non poteva diventare un leader o un lavoratore, si lamentava e opponeva resistenza, e non svolgeva correttamente il suo dovere. Spesso giudicava i leader e i lavoratori davanti ai fratelli e alle sorelle, e cercava di formare fazioni nella chiesa, causando gravi intralci e disturbi nella vita della chiesa. Nonostante i fratelli e le sorelle offrissero ripetutamente condivisione e aiuto, non si è mai ravveduto e alla fine è stato allontanato dalla chiesa. Anche se non ho commesso azioni malvagie quanto le sue, ero comunque come lui, perseguendo la reputazione e il prestigio con tutto il cuore; se fossi rimasta impenitente, alla fine sarei stata rivelata ed eliminata da Dio proprio come una persona malevola! In passato, pensavo che perseguire l’ammirazione altrui fosse segno di aspirazione e ambizione, che significasse essere desiderosi di lottare per progredire e che tale perseguimento fosse positivo, ma ora ho capito che il perseguimento della reputazione e del prestigio non è il cammino giusto. Perseguire reputazione e prestigio mi ha resa molto fragile e incapace di sopportare anche il più piccolo fallimento o contrattempo; mi ha fatta allontanare sempre più da Dio, tradirLo e perdere il mio senso di coscienza e ragione, e alla fine Egli mi avrebbe sdegnata ed eliminata. Per fortuna, le Sue parole mi hanno risvegliata, e da quel momento in poi ho deciso che non potevo più vivere per la reputazione e il prestigio, e che dovevo cambiare il mio modo di vivere.

Pochi giorni dopo, il supervisore ci ha mostrato un video di saluto dei nuovi arrivati nelle Filippine. Molti di essi esprimevano gratitudine ai fratelli e alle sorelle della Cina, e li ringraziavano per aver predicato nelle Filippine il Vangelo del regno di Dio Onnipotente. Molti di loro avevano deciso di lavorare sodo per predicare il Vangelo e di essere leali nei loro doveri. In particolare, quando ho sentito un nuovo arrivato dire che le parole di Dio Onnipotente erano la luce nella sua vita, mi sono sentita molto toccata e non ho potuto fare a meno di scoppiare in lacrime. Ho pensato a quante persone ci sono ancora che desiderano ardentemente il ritorno del Salvatore, che vogliono trovare la luce, che vogliono trovare Dio, ma per varie ragioni non sono venute davanti a Lui. Era un grande onore per me poter svolgere il mio dovere di irrigare i nuovi arrivati, portare più persone davanti a Dio e aiutarle a gettare le basi sulla vera via! Ma, poiché questo dovere non era il mio forte e non mi permetteva di distinguermi, volevo solo schivarlo. In che modo avevo un minimo di umanità? Ero completamente indegna di godere dell’amore di Dio! Ho pensato a come alcuni di questi nuovi arrivati credessero in Dio solo da un anno o pochi mesi. Hanno affrontato così tante difficoltà nel predicare il Vangelo, ma avevano cuori puri e si rifiutavano di rinunciare ai loro doveri, qualunque cosa accadesse. Io, invece, credevo in Dio da dieci anni e avevo ricevuto così tanto da Lui, ma non ero ancora in grado di tenere conto delle Sue intenzioni. Non meritavo veramente di essere chiamata umana! In quel momento, rimorso e colpa mi hanno sopraffatta. Nel mio cuore, ho detto a Dio: “Dio, sono stata così ribelle! D’ora in poi, sono disposta a sottomettermi alle Tue orchestrazioni e disposizioni e, comunque mi vedano gli altri, sono disposta a svolgere bene il mio dovere con tutto il cuore”. Da quel momento in poi, quando il supervisore e i fratelli e le sorelle sottolineavano i miei problemi, non mi sentivo angosciata quanto prima, né desiderosa di scappare. Ero invece in grado di accettare e riconoscere queste cose dal mio cuore, e, in seguito, sono stata in grado di equipaggiarmi con le verità e i principi per affrontare le mie mancanze. Dopo un po’, un numero sempre maggiore dei nuovi arrivati che irrigavo sono stati in grado di partecipare regolarmente alle riunioni, e alcuni hanno persino iniziato a predicare attivamente il Vangelo e hanno portato ancora più persone davanti a Dio. Il supervisore ha anche detto che avevo fatto grandi progressi. Ero sinceramente grata per la guida di Dio.

Nel 2024, secondo le necessità del lavoro, la chiesa mi ha chiesto di tornare al gruppo artistico. Il capogruppo mi ha chiesto di imparare a fare video mentre creavo immagini. Poiché non avevo mai fatto video prima, la mia velocità di realizzazione era molto lenta. Nel tempo impiegato dagli altri per fare tre video, io riuscivo a farne solo uno. Ho lavorato sodo per più di un mese per imparare a farlo, ma la mia velocità non riusciva ancora a raggiungere quella degli altri fratelli e sorelle, e i montaggi finali mancavano di appeal estetico e non soddisfacevano gli standard richiesti. Il capogruppo mi ha mostrato video realizzati da altri fratelli e sorelle e mi ha esortato a imparare da loro. Mi sono sentita davvero angosciata. Avevo lavorato così sodo, ma ero ancora in fondo al gruppo in questo dovere. Sentivo che, piuttosto che mettermi in imbarazzo con questo, sarebbe stato meglio parlare con il leader e chiedere di tornare al mio dovere di irrigazione. Ero stata nel gruppo di irrigazione per oltre un anno, e gradualmente, mi ci stavo abituando. Sentivo che, se fossi potuta tornare al dovere di irrigazione, non sarei stata così in imbarazzo. In quel momento, mi sono improvvisamente resa conto che il mio stato era sbagliato. Come potevo pensare così? Avevo alcune competenze fondamentali nella progettazione grafica; quindi, a patto che studiassi in modo concreto, avrei potuto lentamente prenderci la mano. Se avessi lasciato il gruppo artistico a questo punto per amore della mia reputazione e del mio prestigio, non avrei forse abbandonato il mio dovere? In questo, non mi sarei veramente sottomessa a Dio!

In seguito, ho cercato la verità per affrontare il mio stato. Durante le mie devozioni spirituali, ho letto le parole di Dio: “Dal momento che desideri rimanere pacificamente nella casa di Dio come suo membro, dovresti innanzitutto imparare a comportarti da buon essere creato e ad adempiere bene ai tuoi doveri in base alla tua posizione. A quel punto diventeresti all’interno della casa di Dio un essere creato degno di questo nome. ‘Essere creato’ è la tua identità esteriore, il tuo titolo, e da questo titolo dovrebbero conseguire delle manifestazioni e una essenza specifiche. Non si tratta solo di possedere questo titolo; dal momento che sei un essere creato, dovresti anche adempiere ai doveri pertinenti. Poiché sei un essere creato, dovresti adempiere alle responsabilità che ne conseguono. Quali sono dunque i doveri e le responsabilità di un essere creato? La parola di Dio descrive chiaramente i doveri, gli obblighi e le responsabilità degli esseri creati, non è così? Da oggi in poi sei un vero membro della casa di Dio, ossia riconosci te stesso come uno degli esseri creati di Dio. Di conseguenza, a partire da oggi dovresti riformulare i tuoi progetti di vita. Non dovresti più perseguire le aspirazioni, i desideri e gli obiettivi di vita che ti eri prefissato in precedenza; dovresti invece abbandonarli, e cambiare la tua identità e la tua prospettiva così da pianificare gli obiettivi e la direzione di vita che un essere creato dovrebbe avere. In primo luogo, i tuoi obiettivi e la tua direzione non dovrebbero essere quelli di diventare un leader, di primeggiare o eccellere in qualsiasi settore, o di diventare una figura rinomata che svolge un certo compito o padroneggia una particolare abilità. Il tuo obiettivo dovrebbe essere quello di accettare il tuo dovere da Dio, ossia di sapere quale lavoro dovresti svolgere ora, in questo preciso momento, e di capire quale dovere devi svolgere. Devi informarti su cosa Dio richiede da te e su quale compito ti è stato assegnato nella Sua casa. Dovresti comprendere e avere chiari i principi che andrebbero capiti, padroneggiati e seguiti riguardo a quel dovere. Se non riesci a memorizzarli, puoi scriverli su carta o annotarli sul computer. Prenditi del tempo per rivederli e rifletterci su. In quanto uno degli esseri creati, dovresti avere come principale obiettivo di vita quello di adempiere bene al tuo dovere di essere creato e diventare un essere creato all’altezza dei requisiti. Questo è l’obiettivo di vita fondamentale che dovresti avere. Il secondo, più specifico, è come adempiere bene al tuo dovere di essere creato ed esserlo all’altezza dei requisiti. Naturalmente, dovresti abbandonare qualsiasi obiettivo o direzione inerenti alla reputazione, al prestigio, all’orgoglio, al futuro e così via(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (7)”). Le parole di Dio mi hanno dato un cammino di pratica e mi hanno aiutata a trovare il giusto obiettivo da perseguire. In passato, quando svolgevo il dovere di irrigazione, era sotto il permesso e la sovranità di Dio, e ora anche tornare al gruppo artistico e svolgere questo dovere era orchestrato e disposto da Dio, ed era per le necessità del lavoro della Sua casa. Ciò che Dio apprezza non è quanto siano grandi i miei successi o quante persone mi ammirino e mi adorino. Invece, ciò che Dio apprezza è il mio cuore, il mio atteggiamento verso il mio dovere, se sono veramente diligente e responsabile, se svolgo davvero il mio dovere con lealtà e se mi sottometto a Lui. Non posso solo cercare di fare ciò in cui sono brava, né posso vivere per l’ammirazione degli altri. Dovrei vivere per adempiere il dovere di un essere creato e per soddisfare Dio e ripagare il Suo amore. Dovevo correggere il mio atteggiamento verso il mio dovere. A questo punto, la qualità e l’efficienza della mia produzione video non erano buone come quelle degli altri, quindi dovevo riassumere di più le mie deviazioni e i miei problemi, concentrarmi di più sull’apprendimento per compensare le mie carenze e adempiere il mio attuale dovere in modo concreto. Questo sarebbe stato in linea con le intenzioni di Dio. Capendo queste cose, non ho più pensato a come sfuggire al mio attuale dovere. Mi sono invece concentrata sull’apprendimento delle tecniche in modo concreto e, quando incontravo cose che non capivo, chiedevo attivamente aiuto ai miei fratelli e alle mie sorelle. Senza che me ne rendessi conto sono passati sei mesi, avevo gradualmente acquisito familiarità con le competenze tecniche richieste per il mio dovere e i risultati erano migliori che mai.

Ripensando a questo percorso, anche se ho rivelato molta corruzione nella questione di essere riassegnata a vari doveri, ho compensato molte delle mie mancanze svolgendone di diversi. La cosa più importante è stata che sono arrivata a vedere chiaramente le prospettive sbagliate dietro il mio perseguimento. Se non fosse stato per Dio che disponeva situazioni per rivelare la mia indole corrotta, starei ancora perseguendo la reputazione e il prestigio e non saprei ancora come trattare correttamente il mio dovere. Ora capisco cosa sia più prezioso da perseguire, come sottomettermi a Dio e adempiere il dovere di un essere creato, e sento anche che le situazioni che Egli dispone servono tutte a salvarmi. Grazie a Dio!

Pagina successiva:  4. Cosa si nasconde dietro la mia riluttanza a essere una leader?

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