24. Mi sono sbarazzata del debito di gratitudine che mi portavo dietro da metà della mia vita

di Pat, Spagna

Da che ricordi, ho spesso sentito i miei genitori dire che mia madre mi ha partorita quando aveva già 33 anni e aveva avuto una forte emorragia durante il parto. L’ospedale aveva addirittura emesso un avviso di prognosi riservata dicendo che non era garantita né la sua sopravvivenza né la mia. Ci sono voluti tre giorni e tre notti perché entrambe venissimo salvate. Negli anni successivi, mia madre ha spesso ripetuto che molti dei suoi problemi di salute ricorrenti derivavano proprio da lì. Ogni volta che pensavo al dolore che aveva provato nel darmi alla luce, sentivo di doverle troppo. Quando ero alle medie, i miei genitori sono andati in pensione anticipata: lavoravano nel settore pubblico e volevano avviare un’attività in proprio per guadagnare di più. Alla fine, mio padre ha aperto una fabbrica, ma è stato truffato e si è ritrovato con ingenti debiti. Quando tornavo da scuola, di frequente trovavo i creditori in casa nostra. In quel periodo, ho deciso di impegnarmi nello studio, entrare all’università, trovare un buon lavoro e guadagnare bene, di modo che i miei genitori non dovessero più vivere inseguiti dai creditori. In seguito, sono stata ammessa all’università. Mio padre ha chiesto in prestito e racimolato abbastanza soldi per pagare la retta del mio primo anno. In seguito, i miei genitori mi hanno seguita nella città dove studiavo e hanno lavorato come trasportatori di bricchette di carbone per pagarmi gli studi. Quando vedevo quanto faticassero, mi si stringeva il cuore. In quei quattro anni di università, ho avuto un solo obiettivo: laurearmi in fretta e guadagnare per saldare i loro debiti e ripagare la loro gentilezza. Avevano sofferto così tanto per me e, ogni volta che pensavo alla loro sofferenza, sentivo sul cuore un peso insostenibile, come se venisse schiacciato da un enorme macigno. Nel 2006, mi sono laureata e ho trovato lavoro in un giornale con buoni benefit e uno stipendio soddisfacente. Mi sono serviti due anni per estinguere tutti i debiti della mia famiglia, capitale e interessi compresi. Anche se è stato difficile e faticoso, finalmente ho visto il sorriso sul volto dei miei genitori, che hanno potuto tornare a camminare a testa alta. Questo mi ha dato un po’ di felicità e di soddisfazione. Dopodiché, ho praticamente destinato tutto il mio stipendio mensile all’acquisto di vestiti e integratori alimentari per loro. Ogni volta che portavo a casa queste borse piene di cose e vedevo il loro volto sorridente, sentivo che i miei sforzi erano valsi la pena e che ero una figlia devota che sapeva ripagare la gentilezza ricevuta. Dopo essermi sposata, spesso davo loro la maggior parte del mio stipendio e dei miei bonus. Loro erano tutto per me. Tuttavia, dopo averli aiutati a saldare i debiti, provavo un vuoto costante dentro, come se qualcosa mi avesse svuotata e avessi perso il mio sostegno. Sentivo di non avere scopo né direzione nella vita e mi chiedevo di frequente: “Per cosa viviamo? Sposarsi, avere figli, guadagnare e spendere soldi fino a invecchiare e morire: è davvero tutto qui?”

Nel 2008, i miei suoceri hanno condiviso con me il Vangelo di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. Ho letto le parole di Dio: “Sei un essere creato, pertanto dovresti naturalmente adorare Dio e perseguire una vita ricca di significato. Se non adori Dio e vivi nella lurida carne, allora non sei forse solo una bestia dalle sembianze umane? Poiché sei un essere umano, dovresti spenderti per Dio e patire tutte le sofferenze! Dovresti accettare di buon grado e con sicurezza la poca sofferenza a cui sei sottoposto oggi e vivere una vita pregna di significato, come Giobbe e Pietro(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Pratica (2)”). Quando ho letto il termine “essere creato”, l’ho trovato molto nuovo. Non lo avevo mai sentito prima. Ho capito che sono un essere creato e che la mia vita viene da Dio; dovrei vivere per adorarLo e fare il mio dovere. Per tanti anni, avevo saputo solo di essere nata e di essere stata cresciuta dai miei genitori, ma in quel momento ho capito che la mia vita viene da Dio e che anche Lui veglia su di me: non sono solo i miei genitori a prendersi cura di me nella vita. Ero davvero emozionata e ho sentito di avere finalmente un sostegno, un posto a cui appartenere e un senso di sicurezza. A dire il vero, in tutti quegli anni, il mio obiettivo nella vita era stato guadagnare denaro per saldare i debiti dei miei genitori e ripagare la loro gentilezza. Una volta saldati i debiti, avevo sentito il cuore svuotato e all’improvviso era come se la mia vita non avesse direzione né scopo. In quel momento le parole di Dio Onnipotente mi hanno fornito la risposta. Dovevo vivere per adempiere il mio dovere di essere creato e perseguire la verità: questa è l’intenzione e il requisito di Dio. Di lì a poco, ho iniziato a irrigare i nuovi arrivati nella chiesa. Ho anche predicato il Vangelo di Dio degli ultimi giorni ai miei genitori e loro lo hanno accettato con gioia. Nell’inverno del 2009, sono stata eletta leader nella chiesa. Tuttavia, in quel momento ho rifiutato subito senza nemmeno pensarci, perché lavoravo ancora. Riuscivo a prendermi qualche permesso ogni tanto per partecipare alle riunioni o predicare il Vangelo, ma essere impegnata con i doveri di leader avrebbe influito sul mio lavoro e, di conseguenza, non avrei potuto guadagnare più soldi da dare ai miei genitori. La loro vita era un po’ migliorata rispetto a prima, però non avevo ancora raggiunto il mio obiettivo. Dovevo risparmiare di più per il loro futuro. In seguito, i leader hanno ripetutamente condiviso con me sul significato di svolgere un dovere, ma io mi rifiutavo e trovavo scuse ogni volta. Solo all’inizio del 2010 ho sperimentato una cosa che mi ha portata a iniziare a svegliarmi. Avevo usato praticamente tutti i miei risparmi di oltre sei mesi per acquistare una polizza di previdenza per mio padre, ma ero stata imbrogliata. Da un giorno all’altro, i miei risparmi di quasi un anno erano svaniti. In quel momento, mi sono davvero pentita. Per più di sei mesi avevo ripetutamente rifiutato il dovere di leader solo per guadagnare soldi per i miei genitori, eppure alla fine era stato tutto vano. In quel periodo mi sentivo piuttosto smarrita e pensavo: “Se avessi saputo che sarebbe andata così, avrei agito diversamente negli ultimi sei mesi. Se avessi accettato fin da subito il dovere di leader, chissà quanta più verità avrei ottenuto e quante più buone azioni avrei preparato!” Dopo di che, volevo trovare al più presto un’occasione adatta per svolgere il mio dovere.

Poco dopo, mio padre è caduto di testa dal secondo piano della casa in cui vivevano in affitto. Aveva più di 60 anni. Anche se è precipitato da quell’altezza ed è atterrato di testa, se l’è cavata solo con un piccolo graffio sul capo ed era ancora cosciente. Il punto di impatto era a pochissimi centimetri da alcune barre d’acciaio conficcate a terra. C’era terreno morbido solo nel punto esatto in cui mio padre aveva sbattuto la testa; proprio accanto c’era il cemento. Se fosse caduto appena qualche centimetro più in là, la testa sarebbe stata trafitta da una barra d’acciaio o avrebbe subìto una grave commozione cerebrale. Questa è stata davvero la meravigliosa protezione di Dio! Dopo pochi giorni, mio padre è riuscito a tornare a camminare normalmente. Questo suo incidente mi ha colpita profondamente. Avevo sempre voluto proteggere i miei genitori, evitare che subissero disgrazie e che venissero maltrattati da persone cattive. Tuttavia, semplicemente non ero riuscita a impedire che mio padre avesse un incidente improvviso. Volevo proteggerli, solo che non avevo il potere di farlo. Inoltre, quando mio padre aveva avuto l’incidente, non ero riuscita a precipitarmi a casa in tempo ed erano stati i fratelli e le sorelle a correre da lui per prendersene cura. Quando l’ho saputo, mi sono venute le lacrime agli occhi. Ho pensato alle parole di Dio: “Perché non li metti nelle Mie mani? Non hai fiducia in Me? Oppure temi che Io dia disposizioni inopportune per te? Perché ti preoccupi costantemente dei tuoi consanguinei e ti preoccupi per i tuoi cari?(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 59”). Io e i miei genitori siamo esseri creati nelle mani di Dio e i nostri destini sono orchestrati e disposti dalle Sue mani. Io, invece, avevo costantemente voluto proteggerli facendo affidamento sulle mie capacità e la mia arroganza mi aveva portata a credere che, contando solo su tali capacità, avrei potuto prendermi cura di loro. Ma semplicemente non era così. Dopo aver compreso questo, sono stata disposta ad affidare i miei genitori a Dio. Ho lasciato il lavoro nel maggio del 2010 e ho iniziato a svolgere il mio dovere come leader nella chiesa.

Nel 2012, il Partito Comunista Cinese ha intensificato la persecuzione dei credenti in Dio e i miei genitori avevano così tanta paura di essere arrestati che non hanno più osato credere in Lui. Successivamente, a causa degli arresti e delle persecuzioni del Partito Comunista, sono fuggita all’estero, dove ero libera di credere in Dio e svolgere il mio dovere. All’inizio del 2015, ho chiamato i miei genitori. Mia madre piangeva; ha detto: “Sei la nostra unica figlia. Io e tuo padre soffriamo da tutta la vita. Ora siamo entrambi anziani e malati. È arrivato il momento che tu ti prenda cura di noi. Non puoi essere così priva di coscienza e tanto egoista! Se non torni, non potrai vederci un’ultima volta prima che moriamo. I parenti ti criticheranno aspramente alle tue spalle e te ne pentirai fino al tuo ultimo respiro!” Dopo aver chiuso la telefonata, sono tornata a casa con sentimenti intensi e contrastanti. Per molti giorni di seguito, ho continuato a pensare alle parole di mia madre: “Non puoi essere così priva di coscienza e tanto egoista! Non potrai vederci un’ultima volta prima che moriamo. I parenti ti criticheranno aspramente alle tue spalle e te ne pentirai fino al tuo ultimo respiro!” Queste parole mi risuonavano nelle orecchie e ho sentito che stavo per crollare. In quel periodo non volevo parlare e rimanevo in silenzio persino durante le riunioni. Vedevo che nella chiesa c’era molto lavoro da sbrigare, però proprio non riuscivo a metterci il cuore. Anche se ogni giorno svolgevo il mio dovere, non ci mettevo il cuore e agivo solo in modo meccanico. Di conseguenza, non c’è stato alcun progresso nel lavoro del Vangelo di cui ero responsabile. Poiché il PCC intercetta le telefonate, dopo quell’episodio non ho più osato chiamare i miei genitori. In un lampo sono passati nove anni, durante i quali ho vissuto costantemente con il senso di colpa e la preoccupazione per i miei genitori. Pregavo continuamente affinché Dio vegliasse su di loro e li proteggesse, così che potessero essere sani e liberi da malattie e disgrazie. Sapevo che era una richiesta irragionevole verso Dio, ma per il loro bene continuavo a pregare così. A volte avevo voglia di piangere immaginando la loro sofferenza. In particolare, le ultime parole che mia madre mi aveva detto al telefono mi sono rimaste impresse nella mente per tanti anni. Ho sempre sentito di dover loro moltissimo. Ora hanno più di settant’anni e non so come sia stata la loro salute di recente. Sono la loro unica figlia e avrei dovuto essere al loro fianco per prendermene cura. Tuttavia, poiché il Partito Comunista minacciava di arrestarmi, non osavo tornare a casa e nemmeno chiamarli. Mi sentivo davvero in colpa. I miei genitori avevano riposto tutte le loro speranze in me, e io invece non li avevo più contattati per anni. Mia madre sarà rimasta psicologicamente traumatizzata? Mio padre era così in sovrappeso: chissà se aveva la glicemia alta o se soffriva di ipertensione… Si dice spesso che “Le figlie sono come giacche morbide e calde per i genitori”, però, nel momento in cui i miei erano anziani e malati, non potevo essere accanto a loro. Chissà quanto li avranno derisi i nostri parenti! Anche se sapevo che credere in Dio e svolgere il mio dovere era il cammino giusto e che la mia vocazione donata dal Cielo era proprio fare bene il dovere di un essere creato, in cuor mio avvertivo sempre un nodo e sentivo di essere priva di coscienza per non aver potuto essere devota verso i miei genitori; mi ritenevo una persona ingrata. Mi ero persino pentita di essere andata all’estero: se fossi rimasta in Cina, forse avrei avuto varie opportunità per prendermi cura di loro. Solo quando ho letto un passo delle parole di Dio, il nodo nel mio cuore ha iniziato lentamente ad allentarsi.

Dio Onnipotente dice: “Innanzitutto, la maggior parte delle persone sceglie di andarsene di casa per svolgere i propri doveri in parte a causa di circostanze oggettive generali, che rendono loro necessario lasciare i genitori; non possono rimanere accanto a loro per prendersene cura e stare al loro fianco. Non è che scelgano volontariamente di lasciarli: questa è la ragione oggettiva. Sotto un altro aspetto, dal punto di vista soggettivo, hai lasciato casa per svolgere i tuoi doveri non perché volessi lasciare i tuoi genitori ed eludere le tue responsabilità, ma per via della chiamata che hai ricevuto da Dio. Per collaborare all’opera di Dio, accettare la Sua chiamata e svolgere i doveri di un essere creato, non avevi altra scelta che lasciare i tuoi genitori; non potevi rimanere accanto a loro per stare al loro fianco e prenderti cura di loro. Non li hai lasciati per eludere le responsabilità, giusto? Lasciarli per eludere le tue responsabilità non ha forse una natura diversa dal doverli lasciare per rispondere alla chiamata di Dio e svolgere i tuoi doveri? (Sì.) Nel tuo cuore, nutri legami emotivi e pensieri verso i tuoi genitori; i tuoi sentimenti non sono vuoti. Se le circostanze oggettive lo permettessero e tu avessi la possibilità di stare al loro fianco mentre svolgi i tuoi doveri, allora saresti disposto a farlo, a prenderti regolarmente cura di loro e adempiere alle tue responsabilità. Ma a causa di circostanze oggettive devi lasciarli, non puoi restare accanto a loro. Non è che non vuoi adempiere alle tue responsabilità di figlio, è che non puoi. Non sono due cose di natura diversa? (Sì.) Se te ne sei andato di casa per evitare di essere un figlio devoto e di adempiere alle tue responsabilità, questo è poco filiale e denota mancanza di umanità. I tuoi genitori ti hanno allevato, ma tu non vedi l’ora di dispiegare le ali e andartene al più presto per la tua strada. Non vuoi vedere i tuoi genitori e neppure presti attenzione quando vieni a sapere di qualche difficoltà che hanno affrontato. Anche se disponi dei mezzi per aiutarli, non lo fai; ti limiti a fingere di non sentire e lasci che gli altri dicano di te quello che vogliono: semplicemente non vuoi adempiere alle tue responsabilità. Questo è essere poco filiale. Ma è questo il caso di cui stiamo parlando? (No.) Molti hanno lasciato le loro contee, le loro città, le loro province o addirittura i loro Paesi per svolgere i loro doveri; sono ormai lontani dalle loro città di origine. Inoltre, per vari motivi, non è conveniente per loro rimanere in contatto con le famiglie. Di tanto in tanto si informano sulla situazione attuale dei loro genitori da persone che provengono dalla stessa città natale e si sentono sollevati quando sentono che sono ancora in salute e se la cavano bene. In realtà, non sei poco filiale; non sei giunto al punto di essere privo di umanità, di non volere nemmeno prenderti cura dei tuoi genitori o adempiere alle tue responsabilità nei loro confronti. Devi compiere questa scelta per varie ragioni oggettive, quindi non sei un figlio poco devoto(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (16)”). Dalle parole di Dio ho capito che la vera mancanza di devozione filiale consiste nel non voler aiutare i propri genitori qualunque difficoltà affrontino e nel non voler adempiere le proprie responsabilità, ignorando i propri genitori anche quando le condizioni permetterebbero di prendersi cura di loro stando al loro fianco. Questo è mancare di devozione filiale. Se in cuor tuo vuoi prenderti cura dei tuoi genitori ma non puoi tornare a casa a causa dell’ambiente, questo non è mancare di devozione filiale. Tanto meno lo è se non puoi stare con i tuoi genitori per prenderti cura di loro perché devi svolgere il tuo dovere di essere creato. Questo è sottomettersi alle parole di Dio e praticare la verità; non significa essere un miserabile ingrato. Ho ripensato ai tempi in cui ero a casa. Quando arrivava lo stipendio, compravo integratori alimentari e vestiti per i miei genitori e tornavo da loro per aiutarli con il lavoro e per fare due chiacchiere. Non sono una persona senza coscienza, né sono fredda e insensibile. Le parole di Dio hanno sciolto il nodo nel mio cuore e non ho più vissuto rimproverando me stessa.

Successivamente, ho letto un passo delle Sue parole citato in un video di testimonianza esperienziale; questo brano mi ha toccata profondamente e mi ha permesso di lasciar andare parte del senso di colpa che provavo verso i miei genitori. Dio Onnipotente dice: “Prendiamo la questione che i tuoi genitori ti hanno messo al mondo. Chi ha scelto che fossero loro a metterti al mondo: tu o i tuoi genitori? Chi ha scelto chi? Se la guardi dalla prospettiva di Dio, nessuna delle due è la risposta. Non siete stati né tu né i tuoi genitori a scegliere che fossero loro a metterti al mondo. Se vai alla radice della questione, è stato stabilito da Dio. Per ora lasciamo da parte questo argomento, in quanto è facile da capire. Dal tuo punto di vista, sei nato passivamente dai tuoi genitori, senza avere alcuna voce in capitolo. Dal punto di vista dei tuoi genitori, loro ti hanno messo al mondo per una loro volontà indipendente, giusto? In altre parole, se si esclude quanto decretato da Dio, quando si è trattato di metterti al mondo, tutto il potere era nelle mani dei tuoi genitori. Sono stati loro a scegliere di farti nascere e a prendere tutte le decisioni. Non sei stato tu a scegliere che fossero loro a darti alla luce, sei nato passivamente da loro e non hai avuto alcuna voce in capitolo. Quindi, poiché tutto il potere era nelle mani dei tuoi genitori e sono stati loro a scegliere di metterti al mondo, hanno l’obbligo e la responsabilità di allevarti, di condurti fino all’età adulta, di fornirti un’istruzione, cibo, vestiti e denaro: questi sono la loro responsabilità e il loro obbligo, questo è ciò che sono tenuti a fare. Tu invece sei sempre rimasto passivo durante il periodo in cui ti hanno allevato, non avevi alcun diritto di scelta: dovevi essere allevato da loro. Poiché eri piccolo, non avevi la capacità di allevarti da solo, e non ti restava altra scelta che lasciarti passivamente allevare dai tuoi genitori. Sei stato allevato nel modo che loro hanno scelto: se ti hanno dato cibo e bevande buoni, allora hai mangiato e bevuto cibo e bevande buoni. Se invece ti hanno fornito un ambiente di vita in cui vivevi di pula e piante selvatiche, allora sei sopravvissuto a forza di pula e piante selvatiche. In ogni caso, mentre venivi allevato, tu eri passivo e i tuoi genitori stavano adempiendo alle loro responsabilità. […] In ogni caso, allevandoti, i tuoi genitori stanno adempiendo a una responsabilità e a un obbligo. Condurti all’età adulta è un loro obbligo e una loro responsabilità, e non può definirsi amorevolezza. Se non può definirsi amorevolezza, allora non è qualcosa di cui ti spetta godere? (Sì.) È una sorta di diritto di cui dovresti godere. Dovresti essere allevato dai tuoi genitori perché, prima di raggiungere l’età adulta, il ruolo che svolgi è quello di un figlio che viene educato. Pertanto, i tuoi genitori stanno solo adempiendo a una sorta di responsabilità nei tuoi confronti, e tu la stai semplicemente ricevendo, ma ciò che stai ricevendo da loro non sono certo grazia e amorevolezza. Per qualsiasi creatura vivente, mettere al mondo dei figli e prendersi cura di loro, riprodursi e allevare la generazione successiva è una sorta di responsabilità. Per esempio, gli uccelli, le mucche, le pecore e persino le tigri devono prendersi cura della prole dopo averla messa al mondo. Non esistono esseri viventi che non allevino la propria prole. Potranno esserci delle eccezioni, ma non sono molte. È un fenomeno naturale nell’esistenza delle creature viventi, un loro istinto, e non può essere attribuito all’amorevolezza. Stanno solo rispettando una legge che il Creatore ha stabilito per gli animali e per l’umanità. Pertanto, il fatto che i tuoi genitori ti abbiano allevato non può essere classificato come amorevolezza. Alla luce di ciò, si può affermare che i tuoi genitori non sono tuoi creditori. Stanno adempiendo alle loro responsabilità nei tuoi confronti. A prescindere da quanto sangue del loro cuore versino per te e da quanto denaro investano per te, non dovrebbero chiederti di ricompensarli, poiché questa è la loro responsabilità di genitori. Dal momento che si tratta di una responsabilità e di un obbligo, dovrebbe essere gratuito e non prevedere nulla in cambio. Allevandoti, i tuoi genitori stavano semplicemente adempiendo alle loro responsabilità e ai loro obblighi, e questo non dovrebbe essere retribuito né costituire una transazione. Quindi non devi approcciarti ai tuoi genitori né gestire il tuo rapporto con loro sulla base dell’idea di ricompensarli(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Le parole di Dio sono molto chiare. I miei genitori hanno scelto di mettermi al mondo e di crescermi. Tutto il loro impegno nell’allevarmi faceva parte della loro responsabilità e del loro obbligo di crescere la propria figlia. Poiché hanno scelto di darmi la vita, dovevano assumersi la responsabilità nei miei confronti. Proprio come gli animali che si riproducono e allevano la prole, si tratta solo di un istinto e non si può parlare di gentilezza. È paragonabile anche a tenere un gatto o un cane come animale domestico. Dal momento in cui scegli di avere in casa degli animali, non puoi lasciarli senza cibo o maltrattarli; questa è la tua responsabilità e il tuo obbligo. Ho ripensato a come mia madre fosse quasi morta per mettermi al mondo e a come mio padre fosse stato defraudato di molto denaro quando io frequentavo le medie e lui aveva aperto una fabbrica. In seguito, i miei genitori si erano trasferiti nella città dove studiavo per pagarmi l’università lavorando duramente come trasportatori di carbone. Venivano guardati dall’alto in basso e si erano ammalati per la fatica. Sentivo di essere in debito verso di loro per tutti questi motivi. Non dovevo loro solo del denaro ma anche una gratitudine che non avrei mai potuto ripagare; più avevano sofferto nella vita, più sentivo di dover loro qualcosa. Quando ho messo tutto ciò a confronto con le parole di Dio, ho finalmente capito che questa mia visione era sbagliata. I miei genitori hanno scelto di mettermi al mondo quindi, nel periodo in cui mi hanno cresciuta, tutto il lavoro fatto, le difficoltà affrontate e quanto è mancato nella loro vita erano cose che dovevano sperimentare per sopravvivere ed erano dovute alla sovranità e alla preordinazione di Dio. Gli alti e bassi, le avversità e le sofferenze che avevano sperimentato nella vita non dovrebbero ricadere su di me e non sono un debito che io ho nei loro confronti. Dio dice: “Quanto un individuo debba soffrire e quanto debba percorrere il suo cammino è stabilito da Dio, e che nessuno possa davvero aiutare qualcun altro(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Il cammino… (6)”). Tutte le cose che i miei genitori avevano sperimentato nella vita erano state ordinate per loro da Dio e non avevano nulla a che fare con me. Le mie prospettive precedenti erano davvero assurde!

Ho continuato a cercare: per tanti anni, mi ero sentita in debito verso i miei genitori. Come potevo risolvere questo problema? Ho letto un passo delle parole di Dio e ho trovato la causa ultima del problema. Dio Onnipotente dice: “A causa del condizionamento della loro cultura tradizionale, nelle nozioni tradizionali del popolo cinese si ritiene che si debba osservare la devozione filiale verso i propri genitori. Chi non osserva la devozione filiale non è un figlio devoto. Queste idee sono state inculcate nelle persone fin dall’infanzia e vengono insegnate praticamente in ogni famiglia, così come in ogni scuola e nella società in generale. Quando la testa di una persona è stata riempita di queste cose, lei pensa: ‘La devozione filiale è la cosa più importante in assoluto. Se non la osservassi, non sarei una brava persona, non sarei un figlio devoto e verrei denunciato dalla società. Sarei una persona priva di coscienza’. È una visione corretta? Le persone hanno visto così tante delle verità espresse da Dio: Egli ha forse preteso che si mostrasse devozione filiale verso i propri genitori? Questa è forse una delle verità che i credenti in Dio devono capire? No, non lo è. Dio ha solo condiviso su alcuni principi. […] Satana si serve di questo tipo di cultura tradizionale e di nozioni morali per controllare i tuoi pensieri, la tua mente e il tuo cuore, rendendoti incapace di accettare le parole di Dio; queste cose sataniche ti controllano e ti hanno reso incapace di accettare le parole di Dio. Quando vuoi mettere in pratica le parole di Dio, queste cose causano disturbo dentro di te, ti inducono a opporti alla verità e ai requisiti di Dio, e ti privano della forza di liberarti dal giogo della cultura tradizionale. Dopo aver lottato per un po’, giungi a un compromesso: preferisci credere che le nozioni della morale tradizionale siano corrette e in linea con la verità, e così rifiuti o abbandoni le parole di Dio. Non accogli le parole di Dio come verità e non attribuisci alcun valore alla salvezza, sentendo che tu vivi ancora in questo mondo e puoi sopravvivere solo facendo affidamento su queste cose. Incapace di sopportare le recriminazioni della società, piuttosto rinunceresti alla verità e alle parole di Dio, abbandonandoti alle nozioni della morale tradizionale e all’influenza di Satana, preferendo offendere Dio e non mettere in pratica la verità. DiteMi, l’uomo non è forse miserabile? Non ha forse bisogno della salvezza di Dio? Alcune persone credono in Dio da molti anni, ma non hanno ancora acquisito alcuna comprensione in merito alla devozione filiale. Non capiscono davvero la verità. Non riescono mai a superare la barriera costituita dalle relazioni mondane; non sono dotate di coraggio, né di fede, né tanto meno di determinazione, e quindi non sono in grado di amare Dio e di obbedirGli(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto riconoscendo le proprie idee sbagliate ci si può realmente trasformare”). Ciò che Dio ha smascherato era esattamente il mio stato. Fin da piccola, mi erano stati inculcati pensieri e idee tradizionali come “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra” e “La devozione filiale è più grande del cielo”. Credevo che fossero un criterio per misurare la qualità del carattere di una persona e valutare se avesse una coscienza; pensavo che non avere devozione filiale significasse essere una bestia e meritarsi il disprezzo della gente. Inoltre, guardavo sempre dall’alto in basso e addirittura disprezzavo chi non mostrasse tale devozione nei confronti dei genitori. Influenzata da questo pensiero tradizionale, per non gravare ulteriormente sui miei genitori, quando ero alle superiori ho mangiato solo verdure sottaceto e panini al vapore per due mesi di fila, e spesso avevo mal di stomaco ma non dicevo nulla per non farli preoccupare. Quando ero all’università, per alleggerire il loro fardello, preferivo soffrire maggiormente e lavorare per guadagnare piuttosto che farli lavorare di più e raramente raccontavo loro delle difficoltà che incontravo, sopportandole tutte da sola. Quando li vedevo feriti o malati, mi sentivo impotente e spaventata e volevo persino stare sempre con loro. Successivamente, ero stata perseguitata dalla polizia per la mia fede in Dio ed ero stata costretta ad andarmene di casa per svolgere il mio dovere, quindi non avevo potuto stare con loro per prendermene cura. Di conseguenza, avevo vissuto in uno stato di profondo rimorso e senso di colpa. In particolare, quando avevo sentito mia madre dire che non avevo coscienza e che, se non fossi riuscita a vederli un’ultima volta prima che morissero, me ne sarei pentita per tutta la vita, avevo finito anch’io per credere di essere una figlia non devota, senza coscienza né umanità. Vivere in questo stato significava che il mio cuore non era nel mio dovere, e il lavoro della chiesa ne risentiva. Anche se sapevo che perseguire la verità e adempiere il mio dovere di essere creato è la mia responsabilità e il mio obbligo, in cuor mio non riuscivo comunque a liberarmi dalla schiavitù di idee tradizionali come “La devozione filiale è più grande del cielo” e “Sii devoto verso i tuoi genitori”. Erano come catene di ferro, ben strette intorno al mio collo, che mi avevano portata a rifiutare continuamente il mio dovere con lo scopo di essere devota verso i miei genitori e persino a pentirmi di essere andata all’estero. Dio mi aveva protetta mentre fuggivo dal Paese del gran dragone rosso ed ero arrivata in una nazione democratica e libera, così avevo potuto credere in Lui, svolgere il mio dovere e godere di condizioni più favorevoli per perseguire la verità. Questo era il Suo amore, ma io non sapevo cosa fosse bene per me ed ero stata ingrata verso di Lui, arrivando persino a pentirmi di aver espatriato. Ero davvero assolutamente priva di coscienza! Solo allora ho capito che quei pensieri e quelle idee tradizionali sono i mezzi spregevoli con cui Satana danneggia le persone e rovina la loro salvezza. Sono cose negative che si oppongono a Dio. Vivere secondo quelle idee mi avrebbe solo allontanata sempre di più da Dio e mi avrebbe portata ancora più a oppormi a Lui. Ho pensato a come Pietro fosse stato risoluto nel lasciare i suoi genitori per seguire il Signore. Anche se allora non aveva ascoltato tante verità, seppe seguire Dio con tutto il cuore. Al contrario, io avevo ascoltato così tante verità espresse da Dio Onnipotente, eppure non avevo mai affidato il mio cuore a Lui. All’esterno svolgevo il mio dovere, ma nel cuore pensavo ancora ai miei genitori. Se Dio non avesse smascherato l’essenza di pensieri e idee tradizionali sul dover “essere filiali verso i genitori”, penso che avrei vissuto tutta la vita in nome della massima satanica “La devozione filiale è più grande del cielo”. Questo pensiero mi ha dato l’improvvisa sensazione che la mia vita fosse davvero miserevole. Ho 41 anni e, da quando ne avevo 13, per quasi 3 decenni avevo vissuto per ripagare la gentilezza dei miei genitori. Che esistenza patetica avevo condotto! Questi pensieri e idee tradizionali che Satana aveva instillato in me mi avevano resa infelice e oppressa. Vivevo costantemente sentendomi in debito e in colpa verso i miei genitori e non riuscivo a dedicare più cuore al perseguimento della verità e allo svolgimento del mio dovere. Mi sono davvero pentita di non aver cercato la verità e risolto prima simili pensieri e idee tradizionali così radicati, perdendo così molte occasioni di guadagnare la verità. Da quel momento in poi, non ho più voluto vivere secondo l’idea che “La devozione filiale è più grande del cielo”. Volevo fare tesoro del tempo che mi resta e dedicare tutto il mio essere e il mio cuore al mio dovere per ripagare l’amore di Dio per me.

Successivamente, ho letto altre Sue parole: “Mostrare pietà filiale verso i propri genitori è forse la verità? (No.) Essere devoti ai propri genitori è un comportamento corretto e positivo, ma perché diciamo che non è la verità? (Perché le persone non mostrano pietà filiale verso i genitori secondo dei principi e non sono in grado di discernere che tipo di persone siano davvero i loro genitori.) Il modo in cui si dovrebbero trattare i propri genitori è correlato alla verità. Se i tuoi genitori credono in Dio e ti trattano bene, dovresti comportarti in modo filiale verso di loro? (Sì.) In che modo? Li tratti diversamente dai fratelli e sorelle della chiesa. Fai tutto quello che dicono e, se sono anziani, devi rimanere al loro fianco per prenderti cura di loro, cosa che ti impedisce di uscire per svolgere il tuo dovere. È giusto comportarsi così? (No.) Cosa si dovrebbe fare in questi momenti? Dipende dalle circostanze. Se sei ancora in grado di badare a loro pur svolgendo il tuo dovere vicino a casa e i tuoi genitori non hanno nulla in contrario alla tua fede in Dio, allora dovresti adempiere alla tua responsabilità di figlio o figlia e aiutarli con un po’ di lavoro. Se sono malati, prenditi cura di loro; se qualcosa li preoccupa, confortali; se le tue condizioni economiche lo permettono, compra loro gli integratori alimentari che ti puoi permettere. Ma cosa dovresti scegliere di fare se sei impegnato nel tuo dovere, non c’è nessuno che si occupi dei tuoi genitori e anche loro credono in Dio? Quale verità dovresti praticare? Dato che essere devoti ai propri genitori non è la verità, ma solo una responsabilità e un obbligo umani, cosa dovresti fare se il tuo obbligo entra in conflitto col tuo dovere? (Dare priorità al mio dovere; mettere il dovere al primo posto.) Un obbligo non è necessariamente il proprio dovere. Scegliere di svolgere il proprio dovere è praticare la verità, mentre adempiere a un obbligo non lo è. Se hai questa condizione, puoi adempiere a questa responsabilità o a questo obbligo, ma se l’ambiente circostante non lo consente, cosa dovresti fare? Dovresti dire: ‘Devo svolgere il mio dovere, che è praticare la verità. Essere devoto ai miei genitori è vivere secondo la mia coscienza, e non è all’altezza della pratica della verità’. Dunque, dovresti dare priorità al tuo dovere e sostenerlo. Se al momento non hai un dovere, non lavori lontano da casa e abiti vicino ai tuoi genitori, allora trova dei modi per prenderti cura di loro. Fai tutto quel che puoi per aiutarli a vivere un po’ meglio e a ridurre la loro sofferenza. Ma questo dipende anche da che tipo di persone sono i tuoi genitori. Cosa dovresti fare se i tuoi genitori hanno scarsa umanità, se ostacolano costantemente il tuo credere in Dio, e se continuano a trascinarti via dal tuo credere in Dio e dallo svolgimento del tuo dovere? Qual è la verità che dovresti mettere in pratica? (Il rifiuto.) A quel punto, devi rifiutarli. Hai adempiuto al tuo obbligo. I tuoi genitori non credono in Dio, quindi non hai l’obbligo di mostrare loro rispetto filiale. Se credono in Dio, allora sono famiglia, sono i tuoi genitori. Se non credono in Dio, state percorrendo cammini diversi: essi credono in Satana e adorano il re diavolo, e percorrono il cammino di Satana; sono persone che percorrono cammini diversi da coloro che credono in Dio. Non siete più una famiglia. Essi considerano nemici e avversari i credenti in Dio, perciò tu non hai più l’obbligo di prenderti cura di loro e devi tagliare i ponti completamente. Qual è la verità: essere devoti ai propri genitori, o svolgere il proprio dovere? Ovviamente, è svolgere il proprio dovere. Svolgere il proprio dovere nella casa di Dio non implica semplicemente adempiere al proprio obbligo e fare ciò che si deve. Implica svolgere il dovere di essere creato. Qui si tratta dell’incarico da parte di Dio; è il tuo obbligo, la tua responsabilità. Si tratta di una vera responsabilità, ovvero adempiere alla tua responsabilità e al tuo obbligo davanti al Creatore. Questo è ciò che il Creatore richiede alle persone, ed è la grande questione della vita. Invece, mostrare rispetto filiale ai propri genitori è solo la responsabilità e l’obbligo di un figlio o una figlia. Non è certamente un incarico da parte di Dio, né tanto meno è in accordo con la richiesta di Dio. Pertanto, fra mostrare rispetto filiale ai propri genitori e svolgere il proprio dovere, non c’è dubbio che svolgere il proprio dovere, e solo questo, è praticare la verità. Svolgere il proprio dovere di essere creato è la verità, ed è un dovere ineludibile. Mostrare rispetto filiale ai propri genitori è questione di essere devoti alle persone. Non significa che un individuo stia svolgendo il proprio dovere, né che stia praticando la verità(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Cos’è la verità realtà?”). Le parole di Dio sono molto chiare. Essere devoti verso i propri genitori è una cosa positiva ed è ciò che spetta a chi possiede una normale umanità. Se i nostri genitori hanno una buona umanità, credono in Dio o sostengono la nostra fede in Lui, come figli dovremmo aiutarli nelle faccende domestiche per quanto possibile, prendercene cura e tenere loro compagnia. Se ne abbiamo la possibilità economica, possiamo comprare qualche integratore alimentare per migliorare un po’ la loro vita; tuttavia, se siamo troppo impegnati con il nostro dovere e l’ambiente non ce lo permette, dovremmo scegliere di svolgere il nostro dovere. Questo è praticare la verità. Essere devoti verso i genitori significa semplicemente adempiere le proprie responsabilità e i propri obblighi; non è paragonabile al praticare la verità. I miei genitori un tempo credevano in Dio, ma avevano smesso perché erano titubanti e avevano paura di essere arrestati dal Partito Comunista Cinese. Tuttavia, non si erano mai opposti alla mia fede in Dio e, se fossi stata con loro, non avrei dovuto fare altro che adempiere i miei obblighi di figlia. Ho pensato a quando ancora non uscivo per svolgere il mio dovere. Tornavo a casa ogni settimana per aiutare i miei genitori con il bucato e le faccende, compravo loro qualche leccornia e li accompagnavo dal medico quando non si sentivano bene. Avevo adempiuto i miei obblighi di figlia. Ora non posso tornare. L’unica cosa che posso fare è metterli nelle mani di Dio e avere fede che Egli disporrà per loro nel modo adeguato. In questo momento le catastrofi si fanno sempre più grandi; guerre e pestilenze sorgono ovunque. Portare più persone davanti a Dio per accettare il Vangelo di Dio Onnipotente degli ultimi giorni e ricevere la Sua salvezza è l’intenzione urgente di Dio, ed è il dovere che devo svolgere. Devo fare tutto il possibile per adempierlo: questo è praticare la verità. Ringrazio Dio per le Sue parole, che mi hanno guidata passo dopo passo e finalmente mi hanno liberata dal fardello che gravava sul mio cuore da così tanto tempo. Ora non sento più che tutte le sofferenze subìte dei miei genitori nel crescermi siano un debito che dovrei ripagare, e finalmente riesco ad abbandonare i miei fardelli e a svolgere il mio dovere con tutto il cuore. Grazie a Dio!

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