30. Quando ho saputo che mia madre era gravemente malata

di Maude, Stati Uniti

Sono nata in una normale famiglia di campagna; mio padre lavorava fuori tutto l’anno e tornava a casa raramente. Mia madre ha cresciuto da sola sia me che mia sorella e, sebbene non fossimo ricche, mia madre faceva sempre del suo meglio per farci vivere bene e procurarmi le cose che desideravo. Da piccola ero debole e cagionevole di salute e spesso avevo raffreddore e febbre, inoltre crescevo rapidamente e spesso mi facevano male le ginocchia. Non potevamo permetterci la carne, ma mia madre mi preparava spesso zuppa di costolette di maiale, perché temeva che la mancanza di nutrimento potesse influire sulla mia crescita. Ogni volta che ero malata, si prendeva cura di me senza sosta. A volte avevo la febbre alta che non scendeva e mia madre si preoccupava molto, così la notte continuava a strofinarmi il corpo con l’alcol per farmi scendere la temperatura. Non solo si prendeva cura di me con attenzione, ma faceva anche del suo meglio per onorare i miei nonni. Ogni volta che mi portava a casa della nonna, comprava cose che normalmente era restia ad acquistare, come frutta, latte o dolci, e spesso mi diceva di trattare bene i nonni. A volte, quando sentiva di un figlio che non onorava i genitori, lo definiva un ingrato e diceva che era stato cresciuto invano. Inconsapevolmente, attraverso gli insegnamenti e le azioni di mia madre, sono giunta a credere che onorare i genitori fosse ciò che rende buona una persona, che solo allora puoi tenere la testa alta e guadagnare lodi, e che, se sei poco filiale, le persone ti criticheranno alle spalle per la tua mancanza di coscienza e non potrai tenere la testa alta. Quando avevo 14 anni, mio padre è morto tragicamente in un incidente d’auto. Ho iniziato a fare ancora più tesoro del tempo trascorso con mia madre e in cuor mio mi sono ripromessa che, una volta cresciuta, avrei fatto tutto il possibile per farla vivere bene, e che mi sarei presa cura di lei con la stessa meticolosità con cui lei si era presa cura di me da bambina, permettendole di avere una vecchiaia felice. Sentivo che, se non fossi riuscita a farlo, sarei stata priva di coscienza e che non avrei nemmeno meritato di essere definita una persona.

Nel 2011, ho avuto la fortuna di accettare l’opera di Dio degli ultimi giorni. Nel 2012, sono stata arrestata dalla polizia mentre predicavo il Vangelo. Dopo essere stata rilasciata, poiché a casa non era sicuro, ho dovuto andarmene altrove per compiere il mio dovere. Sebbene negli anni successivi io non sia stata al fianco di mia madre, speravo sempre che un giorno avrei potuto riunirmi a lei, prendermi cura di lei e onorarla, realizzando così il desiderio che nutrivo da anni.

Verso marzo 2023, ho ricevuto una lettera inaspettata da mia sorella, in cui diceva che due anni prima mia madre aveva avuto all’improvviso un’emorragia e un infarto cerebrali, e che da allora era paralizzata a letto e incapace di badare a sé stessa. Soffriva anche di diabete grave, progredito fino a causarle il piede diabetico, che le provocava ulcerazioni alle dita. Le sue condizioni erano recentemente peggiorate e forse non le restava molto tempo, e mia sorella sperava che potessi tornare presto a casa per vedere mia madre un’ultima volta. Leggendo la lettera, mi sono sentita come se il cielo mi fosse crollato addosso. Semplicemente non potevo crederci. Non sono riuscita a controllare le mie emozioni e sono scoppiata in lacrime, pensando: “Com’è potuto succedere questo a mia madre? Sta accadendo davvero? In questi ultimi anni trascorsi lontano da casa, ho sempre sperato che un giorno avrei potuto riunirmi a mia madre, prendermi cura di lei e onorarla, e permetterle di vivere felicemente i suoi ultimi anni”. Ma questa notizia improvvisa è stata un fulmine a ciel sereno che ha infranto tutte le mie speranze e aspettative. Per un po’ non sono riuscita ad accettarlo e, nel mio cuore, non ho potuto fare a meno di lamentarmi di Dio: “Perché non hai lasciato che mia madre vivesse qualche anno in più in salute?” Ho persino pensato di chiedere a Dio di accorciare la mia vita per prolungare quella di mia madre pur di farle godere qualche giorno di serena felicità. Per quello, sarei stata disposta a vivere qualche anno in meno. Nella lettera, mia sorella diceva anche che il mio patrigno aveva chiesto il divorzio solo pochi giorni dopo che mia madre si era ammalata, che il suo atteggiamento verso di lei era terribile e che la picchiava e la rimproverava. Mia madre stava già soffrendo a causa della sua malattia, eppure doveva sopportare ogni giorno il tormento del mio patrigno, così alla fine le era venuta una grave depressione. Senza altra scelta, mia sorella non aveva potuto fare altro che acconsentire al divorzio tra il mio patrigno e mia madre. Ho pensato a come mia madre avesse bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lei per ogni cosa. Ma, poiché mia sorella doveva andare a lavorare, lei restava tutta sola in casa. E se avesse avuto sete o fame? Chi si sarebbe presa cura di lei? Essendosi ammalata così gravemente e all’improvviso, mia madre, dal carattere forte, doveva sentirsi davvero frustrata e soffocata e, nel momento in cui si fosse sentita giù, chi ci sarebbe stato a consolarla e incoraggiarla? Più ci pensavo, più provavo un dolore straziante dentro di me. Avrei voluto poter volare subito al suo fianco per stare con lei, parlarle, confortarla, incoraggiarla e prendermi cura delle sue necessità quotidiane. Ma ero già stata arrestata dalla polizia in precedenza e, se fossi tornata ora, sarei sicuramente caduta in trappola. Tornare a casa per prendermi cura di mia madre e vederla un’ultima volta era diventato per me un desiderio irrealizzabile. Mi sentivo completamente infelice, non riuscivo a trovare alcuna motivazione, e non avevo cuore per svolgere i miei doveri. Di notte non riuscivo a dormire e continuavo a pensare: “Chissà come sta la mamma. Sta già riposando? O si sta ancora rigirando nel letto per il dolore, incapace di dormire?” Pensandoci, non potevo fare a meno di piangere, soffocando tra le lacrime. Una notte l’ho persino sognata, vedendola come era da giovane, con due lunghe trecce, mentre si dava da fare felicemente per qualcosa. Io stavo poco distante, a guardarla, ma per quanto la chiamassi, lei non rispondeva. Sembrava che non potesse vedermi né sentire la mia voce. Quando mi sono svegliata, mi sono resa conto che era solo un sogno, ma più ci pensavo, più mi sentivo triste, e non sono riuscita a non mettermi di nuovo a piangere amaramente.

Quei giorni erano pieni di dolore, così ho pregato Dio di guidarmi a comprendere la Sua intenzione. In quel periodo, alcune parole di Dio continuavano a tornarmi in mente: “Nascere, invecchiare, ammalarsi e morire sono cose che ciascuno deve accettare: su quali basi tu non sei in grado di sopportarle? Questa è la legge che Dio ha stabilito per la nascita e la morte dell’uomo: perché tu vuoi violarla? Perché non la accetti? Qual è la tua intenzione?” Ho trovato il passo delle parole di Dio da cui provenivano queste frasi e l’ho letto. Dio Onnipotente dice: “Alcune persone dicono: ‘So che non dovrei esaminare né analizzare la questione dell’eventualità in cui i miei genitori si ammalino o affrontino qualche grave disgrazia, che farlo è inutile e che dovrei approcciare la questione in base alle verità principi, ma non riesco a trattenermi dall’esaminarla e analizzarla’. Quindi risolviamo il problema del porsi dei freni, in modo che tu non abbia più bisogno di portene. Come ci si può riuscire? In questa vita, coloro che godono di salute iniziano ad avvertire i sintomi dell’invecchiamento dopo i 50 o 60 anni: sentono i muscoli e le ossa deteriorarsi, perdono le forze, non riescono a dormire bene o a mangiare molto, e non hanno energie sufficienti per lavorare, leggere o svolgere alcuna sorta di impiego. Sviluppano vari tipi di malattie, come l’ipertensione, il diabete, disturbi cardiaci, cardiovascolari e cerebrovascolari, e così via. […] Tutti si trovano ad affrontare queste patologie fisiche. Oggi tocca a loro, domani a voi e a noi. In base all’età e in ordine progressivo, tutti nascono, invecchiano, si ammalano e muoiono: dalla giovinezza passano alla vecchiaia, in vecchiaia si ammalano e per via delle malattie muoiono, è questa la legge. È solo che quando vieni a sapere che i tuoi genitori si sono ammalati non riesci a superare l’ostacolo dei tuoi sentimenti, poiché sono le persone più vicine a te, per le quali ti preoccupi di più e che ti hanno allevato, perciò pensi: ‘Non provo nulla quando muoiono i genitori degli altri, ma i miei non possono ammalarsi, perché questo mi rattristerebbe. Non riesco a sopportarlo, mi addolora il cuore, non riesco ad andare oltre i miei sentimenti!’ Solo perché sono i tuoi genitori, pensi che non debbano invecchiare, ammalarsi e men che meno morire: ha senso? Ciò non ha alcun senso e non è una verità. Hai capito? (Sì.) Tutti si trovano ad affrontare l’invecchiamento e le malattie dei genitori, che in certi casi gravi sono addirittura paralizzati a letto se non in stato vegetativo. Alcuni genitori sono afflitti da ipertensione, paralisi parziali, ictus o addirittura gravi malattie che li conducono alla morte. Ogni individuo assiste, vede o sente parlare del processo per cui i suoi genitori invecchiano, si ammalano e muoiono. Solo che ad alcuni accade prima, quando i genitori sono sulla cinquantina; ad altri quando i genitori sono sulla sessantina; ad altri ancora soltanto quando i genitori ne hanno 80, 90 o 100. Ma a prescindere dal momento in cui apprendi tale notizia, in quanto figlio o figlia, un giorno, prima o poi, accetterai questo fatto. Se sei adulto, dovresti assumere un modo di pensare maturo e un atteggiamento corretto nei confronti della nascita, dell’invecchiamento, della malattia e della morte delle persone e non essere impulsivo; non dovresti essere incapace di sopportare la notizia che i tuoi genitori sono malati o che hanno saputo in ospedale che le loro condizioni sono gravi. Nascere, invecchiare, ammalarsi e morire sono cose che ciascuno deve accettare: su quali basi tu non sei in grado di sopportarle? Questa è la legge che Dio ha stabilito per la nascita e la morte dell’uomo: perché tu vuoi violarla? Perché non la accetti? Qual è la tua intenzione? Non vuoi che i tuoi genitori muoiano, non vuoi che vivano secondo la legge stabilita da Dio per cui si nasce, si invecchia, ci si ammala e si muore, vuoi impedire che si ammalino e muoiano: questo cosa li renderebbe? Non li renderebbe persone di plastica? Sarebbero ancora degli esseri umani a quel punto? Pertanto, devi accettare questo fatto. Prima di apprendere che i tuoi genitori stanno risentendo dell’invecchiamento, che si sono ammalati e che sono morti, dovresti prepararti a questo nel tuo cuore. Un giorno, prima o poi, ogni individuo invecchia, si indebolisce e muore. Dato che i tuoi genitori sono persone normali, perché non possono affrontare questa fase? Loro sono tenuti a sperimentarla, e tu ad approcciarla correttamente(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Le parole di Dio mi hanno gradualmente calmata. Nascita, invecchiamento, malattia e morte sono la legge della vita che Dio ha stabilito per l’umanità. Poiché mia madre era sulla sessantina, i suoi organi e le sue funzioni corporee stavano lentamente deteriorando, ed era normale che il suo corpo sviluppasse malattie, dunque non avrei dovuto discutere con Dio, cercando di scambiare anni della mia vita per garantire a mia madre salute e longevità. Questo non è sottomettersi alla sovranità e alle disposizioni di Dio. Io sono un insignificante essere creato, e Dio è il Creatore, e dovrei accettare la legge della vita che Dio ha stabilito per l’umanità, e sperimentare le cose così come vengono. Non riesco nemmeno a controllare o cambiare le cose che sperimento ogni giorno, eppure ho nutrito la vana speranza di cambiare il fato di mia madre. Era veramente illusorio e irragionevole! Ho pianto e pregato Dio: “Dio, non riesco ad accettare questo cambiamento improvviso nelle mie circostanze. Ti prego, guidami affinché possa sottomettermi e imparare lezioni in questa situazione”. In seguito, ho cercato consapevolmente le parole di Dio relative al mio stato.

Un giorno, durante le mie devozioni spirituali, ho letto un passo delle parole di Dio: “Qualunque malattia colpirà i tuoi genitori, non sarà per lo sfinimento di averti allevato o perché sentivano la tua mancanza; in particolare, non contrarranno nessuna malattia grave, pericolosa e potenzialmente mortale a causa tua. Quello riguarda il loro destino e non ha nulla a che fare con te. Per quanto devoto tu sia, il massimo che puoi ottenere è ridurre un po’ le loro sofferenze e i loro fardelli carnali, ma per quanto riguarda quando si ammalano, quale malattia contraggono, quando e dove muoiono, queste cose hanno forse una qualche relazione con te? No. Se sei devoto, se non sei un ingrato menefreghista e passi tutto il giorno in loro compagnia e a vegliare su di loro, forse che non si ammaleranno o non moriranno? Se devono ammalarsi, non accadrà comunque? Se devono morire, non moriranno comunque? Non è così che stanno le cose?(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Dalle parole di Dio, ho compreso che il fatto che i genitori si ammalino, che contraggano gravi malattie o che muoiano, sono eventi predestinati e disposti da Dio, e non hanno nulla a che fare con i figli. Che i figli siano o meno al fianco dei loro genitori, le avversità, le battute d’arresto e le tribolazioni che i genitori affrontano nella vita sono inevitabili, e i figli non possono cambiare nulla. Ho pensato a mio nonno. I suoi figli gli erano tutti accanto e lui sembrava in salute, ma quando aveva circa 60 anni, ha contratto una grave malattia che lo ha lasciato paralizzato a letto, facendolo entrare in stato vegetativo e rendendolo dipendente dagli altri per tutte le sue funzioni corporee. Mia madre, mio zio e mia zia si davano il cambio, prendendosi cura di lui giorno e notte, massaggiandolo ogni giorno, parlandogli e prendendosi cura di lui scrupolosamente per anni, ma lui non si è mai più svegliato. Ora mia madre si era gravemente ammalata ed era paralizzata a letto. Anche se fossi stata al suo fianco a prendermi cura delle sue necessità quotidiane, ciò avrebbe solo dato un po’ più di comfort al suo corpo, e non sarei stata in grado di sopportare per lei la sofferenza della sua malattia. Se sarebbe guarita o morta era qualcosa che non potevo cambiare. Il fatto che io fossi o meno al fianco di mia madre a prendermi cura di lei non avrebbe cambiato la sua malattia. Rendendomi conto di ciò, ho abbandonato alcune delle mie preoccupazioni per mia madre.

In seguito, quando ho ripensato a questo e a ciò che mia sorella mi aveva detto nella sua lettera, mi sono sentita ancora angosciata e con il cuore spezzato. Mia sorella aveva scritto: “‘I corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte da loro.’ Persino gli animali sanno onorare i propri genitori. Se un essere umano non lo sa, è peggiore di un animale”. Ho ripensato agli anni in cui ero stata lontana da casa. Erano successe cose molto importanti, eppure io non mi ero mai fatta viva. Non avevo idea di cosa dicessero di me i nostri vicini, i parenti e gli amici, ma sicuramente parlavano alle mie spalle, dicendo che ero poco filiale, che non tornavo a casa nemmeno quando mia madre era gravemente malata e prossima alla morte. Mia madre mi aveva cresciuta fin da quando ero piccola, e questa grazia era qualcosa che non avrei mai potuto ripagare, quindi avrei dovuto fare del mio meglio per offrire a mia madre la vita migliore, affinché non dovesse preoccuparsi del cibo o del vestiario e potesse godere di una vecchiaia felice e serena. Ma ora che era malata, non potevo nemmeno prendermi cura di lei. Mi sentivo davvero peggiore di una bestia. Pensare a questo mi faceva sentire come un coltello nel cuore e spesso piangevo in segreto, sentendomi in colpa per non essere in grado di ripagare la grazia delle cure materne. In seguito, ho letto le parole di Dio: “Prendiamo la questione che i tuoi genitori ti hanno messo al mondo. Chi ha scelto che fossero loro a metterti al mondo: tu o i tuoi genitori? Chi ha scelto chi? […] Dal tuo punto di vista, sei nato passivamente dai tuoi genitori, senza avere alcuna voce in capitolo. Dal punto di vista dei tuoi genitori, loro ti hanno messo al mondo per una loro volontà indipendente, giusto? In altre parole, se si esclude quanto decretato da Dio, quando si è trattato di metterti al mondo, tutto il potere era nelle mani dei tuoi genitori. Sono stati loro a scegliere di farti nascere e a prendere tutte le decisioni. Non sei stato tu a scegliere che fossero loro a darti alla luce, sei nato passivamente da loro e non hai avuto alcuna voce in capitolo. Quindi, poiché tutto il potere era nelle mani dei tuoi genitori e sono stati loro a scegliere di metterti al mondo, hanno l’obbligo e la responsabilità di allevarti, di condurti fino all’età adulta, di fornirti un’istruzione, cibo, vestiti e denaro: questi sono la loro responsabilità e il loro obbligo, questo è ciò che sono tenuti a fare. Tu invece sei sempre rimasto passivo durante il periodo in cui ti hanno allevato, non avevi alcun diritto di scelta: dovevi essere allevato da loro. Poiché eri piccolo, non avevi la capacità di allevarti da solo, e non ti restava altra scelta che lasciarti passivamente allevare dai tuoi genitori. Sei stato allevato nel modo che loro hanno scelto: se ti hanno dato cibo e bevande buoni, allora hai mangiato e bevuto cibo e bevande buoni. Se invece ti hanno fornito un ambiente di vita in cui vivevi di pula e piante selvatiche, allora sei sopravvissuto a forza di pula e piante selvatiche. In ogni caso, mentre venivi allevato, tu eri passivo e i tuoi genitori stavano adempiendo alle loro responsabilità. È come se si stessero prendendo cura di un fiore. Se decidono di prendersi cura di un fiore, dovrebbero concimarlo, annaffiarlo e assicurarsi che riceva la luce del sole. Quindi, per quanto riguarda le persone, non importa se i tuoi genitori si sono occupati di te scrupolosamente o se si sono presi molta cura di te: in ogni caso stavano solo adempiendo alla loro responsabilità e ai loro obblighi. Indipendentemente dal motivo per cui ti hanno allevato, era una loro responsabilità: poiché ti hanno messo al mondo, devono assumersi le responsabilità nei tuoi confronti. Alla luce di questo, tutto ciò che i tuoi genitori hanno fatto per te può forse considerarsi amorevolezza? La risposta è no, giusto? (Giusto.) Se l’adempiere alle responsabilità nei tuoi confronti da parte dei tuoi genitori non conta come amorevolezza, l’assumersi delle responsabilità nei confronti di un fiore o di una pianta, annaffiandoli e concimandoli, vale come amorevolezza? (No.) Questo è ancora più distante dall’amorevolezza. I fiori e le piante crescono meglio all’esterno: se sono piantati nel terreno, esposti al vento, al sole e all’acqua piovana, prosperano. Quando sono piantati in un vaso dentro casa, non crescono altrettanto bene che all’esterno; tuttavia, ovunque si trovino, vivono, non è così? Qualunque sia il luogo in cui si trovano, è stato stabilito da Dio. Tu sei una persona vivente e Dio Si assume la responsabilità di ogni vita, mettendola in condizione di sopravvivere e di seguire la legge a cui tutti gli esseri creati si attengono. Ma tu, in quanto persona, vivi nell’ambiente in cui i tuoi genitori ti allevano, quindi dovresti crescere e condurre la tua esistenza in quell’ambiente. Il fatto che tu viva in quell’ambiente è dovuto, su larga scala, a quanto stabilito da Dio; su scala minore, è dovuto al fatto che i tuoi genitori ti allevano, giusto? In ogni caso, allevandoti, i tuoi genitori stanno adempiendo a una responsabilità e a un obbligo. Condurti all’età adulta è un loro obbligo e una loro responsabilità, e non può definirsi amorevolezza(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). “C’è un detto nel mondo dei non credenti: ‘I corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte dalle loro’. E ce n’è anche un altro: ‘Un figlio non devoto è peggio di una bestia’. Che detti altisonanti! In realtà, i fenomeni di cui parla il primo, ossia che i corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte dalle loro, esistono davvero, sono dati di fatto. Ma si tratta semplicemente di fenomeni appartenenti al mondo degli esseri viventi. Sono soltanto una sorta di legge che Dio ha stabilito per le varie creature viventi e alla quale si attengono tutti i tipi di creature viventi, compresi gli esseri umani. Che tutti gli esseri viventi seguano tale legge è un’ulteriore dimostrazione del fatto che tutti sono stati creati da Dio. Non vi è essere vivente in grado di infrangere o di trascendere questa legge. Anche i carnivori relativamente feroci, come i leoni e le tigri, nutrono la prole e non la mordono prima che abbia raggiunto l’età adulta. È un istinto animale. A qualunque specie appartengano, che sia una feroce oppure una docile e mansueta, tutti gli animali possiedono questo istinto. Tutti i tipi di creature, compresi gli esseri umani, possono continuare a moltiplicarsi e a sopravvivere solo seguendo questo istinto e questa legge. Se non si attenessero a questa legge o fossero sprovvisti di tale legge e tale istinto, non potrebbero moltiplicarsi e sopravvivere. Non esisterebbero né la catena biologica né questo mondo. Non è forse vero? (Sì.) Il fatto che i corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte dalle loro, dimostra proprio che il mondo degli esseri viventi segue questo tipo di legge. Tutti gli esseri viventi hanno questo istinto. Dopo la nascita, la prole viene accudita e nutrita dalle femmine o dai maschi della specie fino all’età adulta. Tutti gli esseri viventi sono in grado di adempiere alle loro responsabilità e ai loro obblighi nei confronti della prole, e allevano coscienziosamente e diligentemente la generazione successiva. Ciò dovrebbe valere ancora di più per gli esseri umani. Gli esseri umani definiscono sé stessi come animali superiori: se non sono in grado di attenersi a questa legge e non possiedono questo istinto, allora gli esseri umani sono inferiori agli animali, non è così? Pertanto, a prescindere da quanto i tuoi genitori ti abbiano nutrito mentre ti allevavano e quanto abbiano adempiuto alle loro responsabilità nei tuoi confronti, stavano semplicemente facendo ciò che erano tenuti a fare nell’ambito delle capacità di esseri umani creati: era il loro istinto(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”).

Dopo aver letto le parole di Dio, il mio cuore si è sentito un po’ più luminoso. La cura e la crescita dei figli da parte dei genitori sono un istinto naturale che Dio ha dato alle creature viventi e una legge di vita che Egli ha stabilito per tutte loro, ed è anche responsabilità e obbligo dei genitori. Che si tratti di bestie feroci o di creature miti, tutte seguono tali leggi. I genitori che scelgono di avere figli dovrebbero assumersi la responsabilità e l’obbligo di crescerli e prendersene cura. Questa è una scelta consapevole fatta dai genitori, non qualcosa imposto loro da altri. “I corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte da loro” è semplicemente una legge, oltre che un principio, che Dio ha stabilito per queste creature, un istinto naturale; non è come insegna la gente, cioè che gli animali sanno onorare i propri genitori e ripagare la gentilezza. Dio ha dotato varie creature dell’istinto di nutrire i propri figli e prendersene cura affinché tutte esse, umani compresi, possano riprodursi e moltiplicarsi. In apparenza, sembra che i genitori si prendano cura dei figli e li crescano, ma in realtà è Dio che regna sovrano e dispone il fato di ogni persona. Non posso fare a meno di ripensare a una cosa che mia madre mi ha detto una volta. Prima che io nascessi, lei aveva già due figlie, ma la più piccola si era ammalata improvvisamente ed era morta all’età di 3 anni; solo anni dopo, non riuscendo a superare il dolore per la perdita della figlia, aveva avuto me. Anche mia sorella maggiore, che non avevo mai conosciuto, era stata accudita da mia madre con tutto il cuore, eppure era tragicamente morta in tenera età, mentre io ho potuto crescere sana fino a oggi. Pur avendo la stessa madre, avevamo avuto un fato completamente diverso. Questo mi ha fatto capire ancora di più che il fato umano è sotto la sovranità di Dio e che i genitori possono solo essere responsabili di crescere i propri figli e prendersene cura, ma non possono controllarne il fato né cambiarlo. Questo perché il fato umano è interamente sotto la sovranità e le disposizioni di Dio. Ho pensato a quante difficoltà e battute d’arresto avessi affrontato negli anni da quando avevo lasciato casa. C’erano state così tante volte in cui avevo sentito di non poter andare avanti, ed era Dio che continuava a guidarmi e ad aiutarmi. Ricordo un periodo in cui il mio stato era veramente terribile, ma Dio, attraverso i fratelli e le sorelle, aveva condiviso pazientemente la verità con me, aiutandomi e sostenendomi, e solo allora il mio cuore intorpidito aveva preso lentamente a risvegliarsi, e avevo iniziato a riflettere su me stessa e a tornare a Dio. Dio aveva disposto attentamente varie persone, eventi e cose in base alle mie necessità, non solo provvedendo alle mie necessità materiali, ma anche assumendosi la responsabilità della mia vita. Pensando all’amore di Dio, il mio cuore si è davvero commosso. Ma ero stata influenzata e ingannata da falsità, attribuendo tutto ciò che avevo ricevuto da Dio, fin dall’infanzia, agli sforzi di mia madre, pensando che senza le sue cure non sarei diventata chi ero. Avevo persino deciso di ripagare mia madre per la grazia delle sue cure e volevo rinunciare ai miei doveri per tornare a casa a prendermi cura di lei. Questo non solo influiva sul mio stato, ma anche sui risultati del mio dovere. Se non fosse stato per lo smascheramento delle parole di Dio, avrei continuato a credere a questa idea sbagliata e, a quel punto, avrei rovinato la mia possibilità di essere salvata e sarebbe stato troppo tardi per i rimpianti. Rendendomi conto di ciò, il mio cuore si è riempito di sollievo.

In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio e mi è divenuto più chiaro come trattare i genitori. Dio Onnipotente dice: “I tuoi genitori non sono tuoi creditori, ossia non dovresti continuamente riflettere su come devi ripagarli solo perché hanno investito tanto tempo nell’allevarti. Se non puoi ripagarli, se non disponi della possibilità o delle circostanze giuste per farlo, ti sentirai sempre infelice e in colpa, al punto che proverai tristezza anche quando vedrai qualcuno che sta insieme ai propri genitori, che si prende cura di loro o che dimostra in qualche modo pietà filiale nei loro confronti. Dio ha stabilito che i tuoi genitori ti allevassero fino all’età adulta, non che passassi la vita a ripagarli. Hai responsabilità e obblighi da assolvere in questa vita, un cammino da percorrere e una vita tua. In questa vita, non dovresti investire tutte le tue energie per ripagare l’amorevolezza dei tuoi genitori. Essa è solamente qualcosa che ti accompagna nella vita e nel tuo percorso di vita. In termini di umanità e di relazioni affettive, è qualcosa di inevitabile. Ma per quanto riguarda il tipo di relazione che tu e i tuoi genitori siete destinati ad avere, il fatto che potrete o meno vivere insieme per il resto della vostra vita o se sarete separati e non legati dal destino, questo dipende dalle orchestrazioni e dalle disposizioni di Dio. Se Egli ha orchestrato e disposto che in questa vita tu ti trovi in un luogo diverso dai tuoi genitori, che sia molto lontano da loro e che non possa vivere spesso con loro, allora adempiere alle tue responsabilità nei loro confronti è per te solo una sorta di anelito. Se Dio ha stabilito che in questa vita tu viva molto vicino ai tuoi genitori e possa stare accanto a loro, in quel caso adempiere in piccola parte alle tue responsabilità nei loro confronti e mostrare loro un po’ di pietà filiale sono cose che dovresti fare in questa vita, non c’è nulla da criticare al riguardo. Se invece ti trovi in un luogo diverso da loro e non disponi della possibilità o delle circostanze giuste per mostrare loro pietà filiale, allora non devi considerarla una cosa disonorevole. Non dovresti vergognarti di guardare in faccia i tuoi genitori perché non puoi mostrare loro pietà filiale, l’unica ragione per cui non lo fai è che le circostanze non te lo permettono. Come figlio, dovresti capire che i tuoi genitori non sono tuoi creditori. Ci sono molte cose che devi fare in questa vita e sono tutte cose che un essere creato è tenuto a fare, che ti sono state affidate dal Signore della creazione, e non hanno nulla a che fare con il ripagare l’amorevolezza dei tuoi genitori. Mostrare pietà filiale ai tuoi genitori, ripagarli, ricambiare la loro amorevolezza, queste cose non hanno nulla a che fare con la tua missione di vita. Si può anche dire che non è indispensabile mostrare pietà filiale ai propri genitori, ripagarli o adempiere ad alcuna responsabilità nei loro confronti. In parole povere, puoi farlo un po’ e adempiere a qualche responsabilità quando le circostanze te lo permettono; quando non lo permettono, non devi insistere nel volerlo fare. Se non puoi adempiere alla tua responsabilità di mostrare pietà filiale ai tuoi genitori, non è una cosa terribile, va semplicemente un po’ contro la tua coscienza, la morale umana e le nozioni umane. Ma almeno non è in contrasto con la verità e Dio non ti condannerà. Quando comprenderai la verità, la tua coscienza non ti rimorderà per questo(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Dalle parole di Dio, ho compreso che ognuno viene a questo mondo con la propria missione, e che essere filiali verso i genitori e ripagare la grazia delle loro cure non ha nulla a che fare con la propria missione. Se viviamo con i nostri genitori, allora ciò che dovremmo fare è prenderci cura di loro ed essere filiali con loro al meglio delle nostre capacità. Ma se la situazione non lo permette e non possiamo vivere con i nostri genitori, non dovremmo sentirci in colpa o in debito verso di loro per non essere in grado di prendercene cura, e dovremmo invece dare priorità ai nostri doveri. Ero stata arrestata dalla polizia per aver predicato il Vangelo e ora avevo dei precedenti penali. Pensavo: “Se tornassi ora, cadrei praticamente in trappola. Non solo il prendermi cura di mia madre, ma persino la mia sicurezza personale potrebbe essere a rischio”. Date queste circostanze, non potevo tornare a casa, quindi avrei dovuto calmare il mio cuore e compiere i miei doveri correttamente. Questo è ciò che conta di più. Poiché mia madre stava invecchiando, la malattia e la morte erano una parte normale della vita. Non ero in grado di prendermi cura di lei o di esserle filiale e, sebbene provassi un certo rimpianto, ero disposta a sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio. Egli ha già stabilito il fato di ognuno, e cose come nascere, invecchiare, ammalarsi e morire sono tutte nelle Sue mani. Per quanto mi preoccupassi e mi angustiassi per mia madre, anche se l’avessi accompagnata e mi fossi presa cura di lei, non avrei potuto cambiare il suo fato. Dopo aver compreso queste cose, ho pregato Dio: “Dio, la malattia di mia madre è nelle Tue mani, e se vive o muore è nelle Tue mani. Il numero di anni che vivrà è già stato da Te predestinato, e sono disposta ad affidare mia madre nelle Tue mani. Qualunque sia l’esito, sono disposta ad accettare le Tue orchestrazioni e disposizioni e a sottomermi a esse”. Dopo aver pregato, il mio cuore si è sentito molto più a suo agio e liberato, e non mi sono più preoccupata di questa faccenda. Sono riuscita a calmare il mio cuore e a svolgere i miei doveri. Grazie a Dio!

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