50. Risvegliarsi dal sogno di ottenere benedizioni
A 28 anni ho contratto l’asma allergica. Ogni volta che si manifesta, non riesco a respirare e mi sento così soffocata che inizia a girarmi la testa. Di notte non riesco nemmeno a sdraiarmi; devo sedermi appoggiata a qualcosa e devo rimanere così per tutta la notte. All’epoca, venivo spesso ricoverata per delle cure e la sofferenza causata dalla malattia mi lasciava fisicamente e mentalmente esausta. Ricordo una volta, ero gravemente malata e non riuscivo a respirare e, dopo essere stata ricoverata per più di dieci giorni, le mie condizioni non miglioravano ancora e, anche con una flebo e l’ossigeno, continuavo a soffocare ed ero fradicia di sudore. L’ospedale non poteva curarmi, così avevano organizzato il mio trasferimento in un ospedale più grande. La mia famiglia mi ha trasportata su una barella e, non appena abbiamo raggiunto l’ingresso dell’ospedale, sono svenuta. In quel momento, ho pensato che per me potesse essere la fine ma, dopo dieci giorni di cure d’emergenza, le mie condizioni sono state riportate a un a situazione controllabile. Dopo essere stata dimessa, mi sono ristabilita a casa. Vivevo con cautela ogni giorno, temendo che anche il minimo errore potesse scatenare di nuovo la mia malattia. Un giorno, sono andata dal medico. Il medico ha detto: “La sua malattia è una delle quattro principali sfide mediche nel mondo. È già un bene che i sintomi possano essere controllati, ma non c’è possibilità di cura. Dovrebbe sempre avere con sé farmaci d’emergenza, perché se il trattamento viene ritardato, potrebbe essere pericoloso per la vita”. È stato piuttosto scoraggiante sentirlo. Come potevo aver contratto una tale malattia in così giovane età? Ogni volta che pensavo a quel momento in cui ero stata gravemente malata e vicina alla morte, rabbrividivo di paura. Per i successivi dieci anni e più ho cercato cure mediche ovunque, ma nessuna affrontava la causa principale e nel corso degli anni il mio corpo è diventato estremamente debole. Il tormento della malattia mi aveva fatto perdere la speranza nella vita. Nel 2009, mia madre mi ha predicato il Vangelo di Dio degli ultimi giorni. Leggendo le parole di Dio, ho capito che questa è l’ultima fase dell’opera di salvezza di Dio per l’umanità. Poter accettare l’opera di Dio degli ultimi giorni nella mia vita è stata una grande benedizione! Ho pensato: “A patto che io persegua correttamente, guarire la mia malattia dovrebbe essere una cosa da poco per Dio. Forse riuscirò persino a vedere la bellezza del regno!” È stato come trovare un’oasi nel deserto e ho riacquistato speranza nella vita. Dopo di ciò, ho iniziato a svolgere il mio dovere nella chiesa. Lentamente, ho sentito che la mia malattia non era così grave come prima. Anche se avevo ancora frequenti riacutizzazioni, potevo gestirle con qualche farmaco. In cuor mio, continuavo a ringraziare Dio e sono diventata ancora più motivata nel mio dovere. Una volta, ho incontrato una sorella che credeva in Dio da molto tempo. Ha detto di aver avuto la mia stessa malattia prima di trovare Dio. Dopo averLo trovato, ha continuato a svolgere il suo dovere nella chiesa e, senza rendersene conto, era guarita dalla sua malattia. Ho pensato tra me e me: “Dio è stato in grado di guarire lei, quindi può sicuramente guarire anche me. È solo che non ho ancora pagato un prezzo sufficiente e non ne sono degna. Una volta che mi sarò spesa di più, Dio non mi deluderà”.
Più tardi, ho assunto doveri basati sui testi. Ho pensato tra me e me: “Poter svolgere doveri basati sui testi è la grazia e l’elevazione di Dio, quindi devo farlo con tutto il cuore. Forse Dio vedrà la mia volontà di pagare un prezzo e allevierà la mia sofferenza. Dio è onnipotente e forse può guarire completamente la mia malattia”. Con questa mentalità, ho lavorato dall’alba al tramonto ogni giorno e il mio dovere ha anche prodotto alcuni risultati. Nel 2017, poiché alcuni farmaci diventavano meno efficaci se usati a lungo termine e poiché i buoni farmaci erano troppo costosi per me, potevo solo fare affidamento su farmaci ormonali per tenere sotto controllo la mia malattia e continuare a svolgere il mio dovere. Ho pensato tra me e me: “In tutti questi anni, non sono stata limitata da questa malattia e ho continuato a svolgere il mio dovere. Forse Dio vedrà quanto mi sono spesa e un giorno mi guarirà. Allora potrò svolgere il mio dovere come una persona normale. Non sarebbe meraviglioso!” Proprio mentre sognavo questo, la mia malattia non solo non è migliorata, ma è peggiorata. Poiché avevo preso farmaci ormonali per un po’, ho iniziato ad avere effetti collaterali e il mio corpo ha iniziato a gonfiarsi. Vedendo le mie condizioni, la responsabile non ha avuto altra scelta che mandarmi a casa per le cure. Mi sentivo estremamente negativa e infelice, pensando: “La mia malattia è diventata così grave. Non so nemmeno se vivrò fino a vedere il sole di domani, figuriamoci le belle scene del regno di Dio in futuro”. Mentre pensavo a questo, senza nemmeno rendermene conto, le lacrime hanno iniziato a scorrermi sul viso e in cuor mio ho iniziato a lamentarmi: “Oh Dio! In tutti questi anni, ho sfidato vento e pioggia per svolgere il mio dovere, sopportando numerose difficoltà e pagando un prezzo. Il mio dovere ha anche prodotto risultati, quindi perché non mi hai protetta? Se morissi così, tutto il mio spendermi non sarebbe stato inutile? Dio, stai usando questa malattia per rivelarmi ed eliminarmi? Se avessi saputo che sarebbe successo questo, mi sarei concentrata sul trattamento della mia malattia e sulla cura del mio corpo. Allora non sarei finita così”. Più ci pensavo, più mi sentivo trattata ingiustamente. Dopo di ciò, non ho più mangiato né bevuto le parole di Dio né pregato. Vivevo ogni giorno in uno stato di torpore, come un cadavere ambulante. Mi sentivo davvero distante da Dio, come se mi avesse abbandonata. Ero piuttosto spaventata, così ho pregato Dio: “Dio, so che il mio stato è sbagliato, ma non so quale lezione dovrei imparare. Ti prego, illuminami e guidami a comprendere il mio problema”.
Un giorno, ho letto le parole di Dio: “Quando le persone iniziano a credere in Dio, chi tra loro non ha i suoi scopi, le sue motivazioni e le sue ambizioni? Anche se alcune persone credono nell’esistenza di Dio, e l’hanno percepita, la loro fede in Dio contiene ancora quelle motivazioni, e il loro scopo ultimo nel credere in Dio è quello di ricevere le Sue benedizioni e le cose che essi desiderano. Nelle esperienze della vita, spesso pensano tra sé: ‘Per Dio ho rinunciato alla famiglia e alla carriera, e Lui che cosa mi ha dato? Devo anche calcolare il totale e confermare: ho forse ricevuto qualche benedizione di recente? In questo periodo ho dato tanto, ho corso a destra e a manca, e ho sofferto molto, ma in cambio Dio mi ha fatto qualche promessa? Ha forse ricordato le mie buone azioni? Che fine farò? Potrò ricevere le benedizioni di Dio?…’ Ogni persona costantemente, nel suo intimo, fa questi calcoli, e avanza a Dio richieste che recano le sue motivazioni, le sue ambizioni e una mentalità affaristica. Vale a dire, nel suo intimo l’uomo testa continuamente Dio, escogitando continuamente piani a proposito di Dio, e dibattendo costantemente con Lui il caso riguardante il proprio esito personale, e tentando di estorcere a Dio una dichiarazione, per vedere se Egli può concedergli ciò che desidera oppure no. Nello stesso tempo in cui persegue Dio, l’uomo non Lo tratta come Dio. L’uomo ha sempre tentato di concludere accordi con Lui, facendoGli richieste senza tregua, e anche sollecitandoLo a ogni passo, tentando di prendersi tutto il braccio dopo aver avuto la mano. Mentre sta cercando di concludere accordi con Dio, l’uomo dibatte con Lui, e c’è anche chi, nel momento in cui gli capitano delle prove o si trova in determinate situazioni, spesso diventa debole, negativo e fiacco nel suo lavoro, e pieno di lamentele riguardanti Dio. Dal primo momento in cui ha iniziato a credere in Dio, l’uomo Lo ha considerato un pozzo di San Patrizio, un ‘jolly’, e si è autoproclamato come il più grande creditore di Dio, come se tentare di ottenere benedizioni e promesse da Dio fosse un suo diritto e obbligo innato, mentre la responsabilità di Dio sarebbe quella di proteggere l’uomo, prenderSene cura e provvedere a lui. Ecco l’interpretazione di base del concetto ‘fede in Dio’ da parte di tutti coloro che credono in Lui, e tale è la loro più profonda comprensione di questo concetto” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II”). “Il rapporto dell’uomo con Dio non è che uno di mero interesse personale. È il rapporto tra chi riceve le benedizioni e chi le elargisce. Più semplicemente, è simile al rapporto tra un dipendente e un datore di lavoro. Il dipendente lavora sodo solamente per ricevere i compensi elargiti dal datore di lavoro. In un rapporto di questo genere, basato sugli interessi, non c’è affetto, solamente una transazione; non c’è dare e ricevere amore, solamente carità e misericordia; non c’è comprensione, solamente indignazione e inganno repressi e impotenti; non c’è confidenza, solamente un abisso invalicabile. Ora che le cose sono arrivate a questo punto, chi può invertire tale tendenza? E quante persone sono capaci di comprendere davvero quanto è diventato critico questo rapporto? Credo che quando le persone sono immerse nella gioia di essere benedette, nessuno possa immaginare quanto sia imbarazzante e insostenibile da guardare un tale rapporto con Dio” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Appendice 3: L’uomo può essere salvato solamente nell’ambito della gestione di Dio”). Ciò che Dio ha smascherato era il mio vero stato. Mi sono sentita trafitta al cuore, angosciata, umiliata e piena di vergogna. In questi anni di fede in Dio, in superficie, anche mentre soffrivo per la malattia, mi ero alzata presto e avevo lavorato fino a tardi per svolgere il mio dovere e, anche se sembravo leale a Dio, premurosa delle Sue intenzioni e desiderosa di soddisfarLo, la mia vera intenzione era usare il mio spendermi e i miei successi come capitale per farmi guarire da Lui; consideravo queste cose come merce di scambio per assicurarmi la salvezza ed entrare nel Suo regno. Tutto ciò che facevo era per le mie benedizioni e i miei benefici e stavo cercando di scendere a patti con Dio. Davvero non stavo adempiendo il mio dovere per soddisfarLo. Ho pensato alla mia malattia incurabile e a come gli anni di dolore e sofferenza mi avessero fatto perdere la volontà di vivere ma, nel mio dolore e nella mia disperazione, il Vangelo di Dio era venuto a me e, vedendo l’autorità e il potere di Dio, avevo riposto la mia speranza in Lui. Soprattutto quando avevo visto una sorella guarire dopo aver trovato Dio, pensavo che, a patto che fossi stata disposta a sopportare la sofferenza nel mio dovere, Dio non mi avrebbe delusa. Credevo che non solo avrebbe guarito la mia malattia, ma mi avrebbe anche portata nel Suo regno per godere della vita eterna. Quindi, qualunque dovere la chiesa disponesse per me, accettavo e mi sottomettevo, prendevo medicine per gestire la mia malattia e non ritardavo mai il mio dovere. Tuttavia, quando la mia malattia è peggiorata invece di migliorare e ho persino affrontato la minaccia della morte, mi sono immediatamente rivoltata contro Dio, sentendo che Egli era ingiusto con me. Vivevo in uno stato negativo, lamentandomi e fraintendendo Dio. Non leggevo le Sue parole né Lo pregavo e addirittura rimpiangevo di essermi spesa in precedenza. Vedendomi alla luce dello smascheramento da parte delle parole di Dio, ho capito che il mio rapporto con Lui era di puro interesse personale, come quello tra un dipendente e un datore di lavoro. La mia fatica e i miei sacrifici erano tutti per ottenere benefici da Dio e Lo stavo usando e ingannando. Non Lo avevo mai trattato veramente come Dio. Ho ripensato alla grave malattia che ho sofferto tra i venti e i trent’anni e sapevo che, senza la protezione di Dio, sarei già morta da tempo. In che altro modo avrei potuto continuare a vivere? Era stato Dio a concedermi una seconda vita e a permettermi di vivere fino a questo punto. Ma invece di essere grata, avevo usato il mio essermi spesa per chiedere benedizioni e grazia a Dio. Mancavo veramente di umanità ed ero indegna della salvezza di Dio. Ho pensato a Paolo. Anche se aveva faticato e si era sacrificato, non lo aveva fatto per amore del suo dovere, ma per ottenere benedizioni e una corona. Alla fine, nella sua ribellione, disse: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia” (2 Timoteo 4:7-8). Aveva offeso l’indole di Dio. Se non mi fossi pentita e non fossi cambiata, e avessi continuato a chiedere benedizioni e grazia a Dio, alla fine sarei stata sdegnata ed eliminata da Dio come Paolo. Rendendomi conto di ciò, ho provato ancora più rimorso e mi sono odiata per aver creduto in Dio per così tanti anni senza perseguire la verità. Avevo imboccato il cammino sbagliato del perseguimento delle benedizioni. Ho pregato Dio: “Dio, in tutti questi anni di fede in Te non ho mostrato alcun amore verso di Te né ho cercato di ripagarTi. Ho solo cercato di usarTi. Sono stata completamente priva di umanità! Dio, desidero ribellarmi a me stessa e smettere di cercare di scendere a patti con Te”.
Dopo di ciò, attraverso farmaci e trattamenti con inalatore, la mia malattia era abbastanza sotto controllo. Nell’aprile del 2022, ho ripreso i miei doveri basati sui testi. Ho apprezzato questa opportunità. Durante questo periodo, ho svolto il mio dovere al meglio delle mie capacità e con tutto il cuore, ottenendo risultati abbastanza buoni. Sapevo che questa era la grazia e la protezione di Dio. In un batter d’occhio, è giunto il settembre del 2023 e la mia asma è improvvisamente peggiorata. Farmaci e iniezioni si sono rivelati inefficaci e non ho avuto altra scelta che andare all’ospedale provinciale per le cure. Dopo molte difficoltà, le mie condizioni si sono finalmente stabilizzate. Ma poco dopo la mia asma si è riacutizzata. Potevo solo inspirare ma non espirare, il che mi lasciava stordita e in preda alle vertigini, e sentivo di essere costantemente in pericolo di perdere la vita. Non ho avuto altra scelta che tornare a casa per ristabilirmi. Il pensiero di tornare a casa mi ha lasciata estremamente scoraggiata e senza speranza e non ho potuto fare a meno di scoppiare in lacrime. Ho pensato tra me e me: “Ho lavorato così duramente nel mio dovere, sopportato così tanta sofferenza e pagato un grande prezzo, allora perché la mia malattia continua a tornare? Perché continua a peggiorare sempre di più? Perché Dio non tiene conto della mia volontà di fare il mio dovere e non mi protegge e guarisce? Non vede forse il mio cuore?” Più ci pensavo, più sentivo di stare subendo un torto e credevo che Dio mi stesse trattando in maniera ingiusta. Mi sentivo completamente senza speranza riguardo al futuro. Non solo era improbabile che la mia malattia guarisse, ma sentivo che le mie speranze di ottenere la salvezza ed entrare nel regno erano diventate ancora più scarse. In quel momento, una sorella ha trovato per me un passo delle parole di Dio basandosi sul mio stato: “Quando Dio dispone che qualcuno contragga una malattia, che sia più o meno grave, il Suo scopo nel fare ciò non è che tu ti renda conto della malattia in ogni suo aspetto, dei danni che ti provoca, dei disagi e delle difficoltà che ti arreca e di tutta la miriade di sentimenti che ti fa provare – lo scopo di Dio non è che tu riconosca il valore della malattia sperimentandola. Il Suo scopo è invece che tu impari delle lezioni dalla malattia, che impari ad afferrare le Sue intenzioni, che conosca l’indole corrotta che riveli e gli atteggiamenti sbagliati che adotti nei Suoi confronti quando sei malato, e che impari a sottometterti alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni, in modo da conseguire autentica sottomissione nei Suoi confronti e da riuscire a rimanere saldo nella tua testimonianza: questo è assolutamente fondamentale. Attraverso la malattia, Dio intende salvarti e purificarti. Che cosa desidera purificare di te? Desidera purificare tutti i desideri smodati e le richieste eccessive che hai nei Suoi confronti, nonché i vari calcoli, giudizi e piani che sviluppi a tutti i costi per sopravvivere e condurre la tua vita. Dio non ti chiede di fare piani o di emettere giudizi, e non ti permette di avere desideri smodati nei Suoi confronti; ti richiede solamente di sottometterti a Lui e, nella tua pratica ed esperienza di sottomissione, di arrivare a conoscere il tuo atteggiamento nei confronti della malattia, il tuo atteggiamento nei confronti di queste condizioni fisiche che Dio ha disposto per te, nonché i tuoi desideri personali. Quando acquisirai conoscenza di queste cose, potrai sperimentare quanto ti giovi il fatto che Dio abbia disposto per te le circostanze della malattia o queste condizioni fisiche; e potrai renderti conto di quanto esse ti aiutino nel cambiamento della tua indole, nell’ottenimento della salvezza e nel tuo accesso alla vita. Per questo motivo, quando la malattia si presenta, non devi sempre chiederti come sfuggirle, eluderla o rifiutarla. […] Non puoi dire: ‘Se guarisco da questa malattia, crederò che è il grande potere di Dio; al contrario, se non guarisco, proverò malcontento nei Suoi confronti. Perché Dio ha disposto che mi ammalassi? Perché non mi guarisce dalla mia malattia? Perché l’ha mandata a me e non a qualcun altro? Non la voglio! Perché devo morire così presto, così giovane? Perché gli altri possono continuare a vivere? Perché?’ Non chiedere perché; è l’orchestrazione di Dio. Non c’è un motivo, e tu non dovresti chiedere perché. Chiedere perché è un discorso ribelle e non è una domanda che un essere creato dovrebbe porre. Non chiedere il motivo, non ce n’è nessuno. Dio ha organizzato e pianificato le cose in questo modo. Se chiedi perché, allora si può solo dire che sei eccessivamente ribelle e intransigente. Quando qualcosa non ti soddisfa, o Dio non fa come vuoi o non ti accontenta, sei scontento e contrariato e non fai che chiedere perché. Allora Dio ti domanderà: ‘In quanto essere creato, perché non hai svolto bene il tuo dovere? Perché non lo hai svolto lealmente?’ E tu cosa risponderai? Dirai: ‘Non c’è un perché, sono fatto così’. Questa è una risposta accettabile? (No.) È accettabile che Dio Si rivolga a te in questo modo, ma non è accettabile che tu lo faccia con Lui. Stai occupando la posizione sbagliata e sei troppo irragionevole” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho acquisito una certa comprensione della Sua intenzione. Dio non voleva che vivessi nella mia malattia e apprezzassi gli aspetti dell’essere malata, né che cercassi ansiosamente di sfuggire a essa. È possibile curare la malattia, ma se questa si possa curare o se minaccerà la mia vita non dipende dagli esseri umani. Tutto è sotto la sovranità e la predestinazione di Dio. Quello che dovevo fare era sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio, riflettere su quali aspetti corrotti dell’indole e quali punti di vista errati rivelavo nella mia malattia e cercare la verità per risolvere queste cose. Questa era la ragionevolezza che avrei dovuto possedere. Ho pensato a come non avessi alcuna sottomissione a Dio nella mia malattia. Quando le mie condizioni peggioravano e non potevo svolgere i miei doveri, o quando la mia vita era addirittura a rischio, non cercavo la verità, ma invece mi lamentavo. Mi lamentavo di Dio per non aver tenuto conto della mia sofferenza e di quanto mi ero spesa, e per non avermi protetta; e credevo che Dio fosse ingiusto. Sebbene attraverso esperienze precedenti avessi acquisito una certa comprensione della mia mentalità errata di cercare di scendere a patti con Dio, non c’era stata alcuna vera trasformazione. Dio conosceva le mie carenze e le mie manchevolezze e, attraverso la ricomparsa della malattia, aveva smascherato di nuovo le mie spregevoli intenzioni nel credere in Lui. Solo allora ho capito quanto fossero profondamente radicate le mie intenzioni di ottenere benedizioni. La ricomparsa della mia malattia conteneva la buona intenzione di Dio ed era avvenuta per purificare le mie corruzioni e impurità. Ma non capivo l’opera di Dio e mi lamentavo che Egli fosse ingiusto. Fraintendevo Dio, pensando che intendesse eliminarmi attraverso la mia malattia e ho visto che, dopo tutti questi anni di fede, ancora non Lo conoscevo affatto. Ero veramente povera, miserabile e cieca! Ora capivo che, sebbene in superficie soffrissi molto per questa malattia, dietro tutto ciò c’era l’intenzione scrupolosa di Dio, che questa era la Sua salvezza per me e che questo serviva a farmi riflettere e conoscere me stessa nella mia malattia. Se ciò non fosse accaduto, dietro al mio perseguimento avrebbe continuato a esserci una mentalità errata e mi sarei solo allontanata sempre più dalle richieste di Dio e alla fine avrei percorso un cammino senza ritorno. Capendo questo, il mio cuore si è sentito più luminoso e non mi sono più lamentata né ho più frainteso Dio.
Più tardi, ho pensato alle Sue parole: “La giustizia non è affatto equità o ragionevolezza; non è egualitarismo, né è questione di assegnarti ciò che meriti a seconda di quanto lavoro hai portato a termine o di pagarti per il lavoro che hai svolto, né di darti il dovuto in base all’impegno che ci hai messo. Questa non è giustizia, è semplicemente essere equi e ragionevoli. Pochissime persone sono capaci di conoscere l’indole giusta di Dio. Supponiamo che Dio avesse eliminato Giobbe dopo che questi Lo ebbe testimoniato: sarebbe stato giusto? In effetti, sì. Perché questo si definisce giustizia? Le persone come valutano la giustizia? Se una cosa è in linea con le nozioni umane, è allora molto facile dire che Dio è giusto; se però si vede che quella cosa non è in linea con le proprie nozioni, se è qualcosa che si è incapaci di comprendere, sarà allora difficile dire che Dio è giusto. Se Dio all’epoca avesse distrutto Giobbe, nessuno avrebbe detto che Dio fosse giusto. In realtà, però, che gli esseri umani siano stati corrotti o no, e che siano stati profondamente corrotti o no, Dio deve forse giustificarSi quando li distrugge? Deve forse spiegare agli esseri umani su che base agisce? Deve forse dire loro le regole che ha stabilito? Non vi è necessità. Agli occhi di Dio, chi è corrotto, e chi è incline a opporsi a Dio, non ha alcun valore; comunque Dio lo tratti, è il modo appropriato, e sono tutte Sue disposizioni. Se tu fossi sgradito agli occhi di Dio ed Egli dicesse che dopo la tua testimonianza non Gli servi più e pertanto ti distruggesse, sarebbe anche questa la Sua giustizia? Sì. Tu forse non sei in grado di riconoscerlo adesso dai fatti, ma devi capirlo in dottrina. Che ne direste: la distruzione di Satana da parte di Dio è espressione della Sua giustizia? (Sì.) E se invece Dio consentisse a Satana di rimanere? Non osate dirlo, vero? L’essenza di Dio è giustizia. Anche se non è facile comprendere ciò che Egli fa, tutto ciò che fa è giusto; semplicemente gli esseri umani non lo capiscono. Quando Dio consegnò Pietro a Satana, come rispose Pietro? ‘L’umanità è incapace di conoscere a fondo ciò che Tu fai, ma tutto ciò che fai racchiude la Tua buona volontà; vi è giustizia in tutto. Come posso non lodare totalmente la Tua saggezza e le Tue opere?’ Ora dovresti capire che, mentre salva l’uomo, Dio non distrugge Satana affinché gli uomini possano vedere chiaramente come e fino a che punto Satana li ha corrotti e come Dio li purifica e li salva. Alla fine, quando gli uomini avranno compreso la verità e avranno visto chiaramente il volto odioso di Satana e il peccato mostruoso della corruzione che Satana ha operato in loro, Dio distruggerà Satana, mostrando loro la Sua giustizia. Il momento in cui Dio distruggerà Satana, sarà colmo dell’indole e della saggezza di Dio. Tutto ciò che Dio fa è giusto. Benché gli esseri umani possano non essere in grado di percepire la giustizia di Dio, non dovrebbero emettere giudizi a piacimento. Se una cosa che Egli fa ti sembra irragionevole o se hai delle nozioni al riguardo e questo ti induce a dire che Egli non è giusto, allora sei davvero irragionevole” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dalle parole di Dio, ho visto che non avevo compreso la Sua indole giusta. Avevo considerato la giustizia di Dio come l’equità e la ragionevolezza percepite dall’umanità corrotta. Pensavo che, poiché credevo in Dio, avevo pagato un prezzo e mi ero spesa, Egli dovesse guarire la mia malattia e concedermi grazie e benedizioni. Quando le cose erano conformi alle mie nozioni, consideravo Dio giusto, ma quando Egli non mi benediceva e le cose non erano in linea con le mie nozioni e fantasie, pensavo che Dio fosse ingiusto. Misuravo l’indole giusta di Dio interamente in base al fatto che ottenessi o meno benedizioni e benefici, il che è completamente incoerente con la verità. Queste opinioni erano veramente distorte! In realtà, indipendentemente da quanto uno rinunci o si spenda dopo aver trovato Dio, da quanto soffra o quanto grande sia il costo che sopporta, questo è tutto ciò che un essere creato dovrebbe fare. Quanto al modo in cui Dio ci tratta, il fatto che conceda grazia e benedizioni o guarisca la malattia del corpo è una Sua prerogativa e l’umanità corrotta non ha il diritto di chiedere che Egli faccia questo o quello. Ciò che le persone dovrebbero fare è accettare e sottomettersi, poiché questo è il senso di ragione che dovrebbero avere. Ma io chiedevo presuntuosamente che Dio mi guarisse a causa di quanto mi ero spesa. Non stavo forse cercando di avanzare richieste improprie a Dio? L’idea che mi fossi sacrificata e spesa, che di conseguenza Dio dovesse assicurarsi che tutto andasse liscio per me e guarire la mia malattia e che se non lo avesse fatto fosse ingiusto non era forse solo una mia nozione e un pio desiderio? Se Dio mi guarisce, allora questa è la Sua giustizia, e se non mi guarisce, allora anche questa è la Sua giustizia. Non importa quanto grave diventi la mia malattia, anche se Dio mi lascia morire, questa è la Sua giustizia. Non potevo vedere l’indole giusta di Dio dalla prospettiva degli interessi personali, ma piuttosto dalla prospettiva della Sua essenza. Dio è il Creatore e il modo in cui siamo trattati è qualcosa che meritiamo ed è giusto. Ho pensato a come Dio avesse consegnato Pietro a Satana. Pietro riuscì ad accettare senza lamentarsi o fraintendere Dio e addirittura disse: “L’umanità è incapace di conoscere a fondo ciò che Tu fai, ma tutto ciò che fai racchiude la Tua buona volontà; vi è giustizia in tutto. Come posso non lodare totalmente la Tua saggezza e le Tue opere?” Non sono che un piccolo essere creato e qualunque cosa Dio mi faccia è appropriata. Se mi guarirà o no, se mi darà un buon esito o una buona destinazione o no, dovrei accettare e sottomettermi, poiché questo dimostra il possesso di umanità e ragione. Una volta compreso ciò, ho pregato Dio: “Dio, prima non capivo la Tua indole giusta e la misuravo secondo le mie nozioni e fantasie. Ora capisco che qualunque cosa Tu faccia è giusta. Anche se la mia malattia non viene guarita e muoio, Tu sei comunque giusto e Ti ringrazierò e loderò comunque!”
Più tardi, ho letto altre parole di Dio: “Giobbe non parlò di accordi con Dio, e non avanzò alcuna richiesta o pretesa nei Suoi confronti. Egli lodava il nome di Dio per la Sua grande potenza e autorità nel governo di tutte le cose, e questo non dipendeva dalle benedizioni che avrebbe potuto guadagnare o dalle disgrazie che avrebbero potuto colpirlo. Egli credeva che, a prescindere dal fatto che Dio benedica le persone o mandi loro disgrazie, il Suo potere e la Sua autorità non sarebbero cambiati, e quindi, a prescindere dalle circostanze di una persona, il Suo nome doveva essere lodato. Il fatto che l’uomo sia benedetto da Dio avviene a motivo della Sua sovranità, e quando all’uomo succedono disgrazie, è sempre a motivo della Sua sovranità. Il potere e l’autorità di Dio governano e dispongono tutte le cose dell’uomo; i capricci della sorte dell’uomo sono manifestazioni del potere e dell’autorità di Dio e, a prescindere dal punto di vista dal quale lo si osserva, il nome di Dio dovrebbe essere lodato. Ecco ciò che Giobbe sperimentò e giunse a conoscere negli anni della sua vita. Tutti i pensieri e le azioni di Giobbe raggiunsero le orecchie di Dio, arrivarono di fronte a Lui, e da Lui furono considerati importanti. Dio apprezzava questa conoscenza di Giobbe, e lo aveva molto a cuore perché aveva questo cuore che era sempre in attesa dei Suoi comandi e in ogni luogo, indipendentemente dal tempo o dal posto, accoglieva tutto ciò che gli capitava. Giobbe non avanzò alcuna richiesta a Dio. Ciò che chiedeva a sé stesso era di attendere, accettare, affrontare e sottomettersi a tutte le disposizioni che venivano da Dio; egli riteneva che questo fosse il suo dovere, ed era proprio ciò che Dio voleva” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II”). Dopo aver letto le parole di Dio, il mio cuore è diventato luminoso e ho trovato un cammino di pratica. Giobbe credeva in Dio senza cercare di scendere a patti con Lui e, sia che ricevesse benedizioni o soffrisse calamità, era in grado di lodarLo. Questo perché riconosceva l’autorità di Dio da tutte le cose e dalle proprie esperienze e sapeva che era la grande potenza di Dio che stava disponendo e regnando sovrana su tutto. Non importa se alla fine una persona riceva benedizioni o soffra, dovrebbe sottomettersi incondizionatamente alla sovranità e alle disposizioni del Creatore. Giobbe aveva umanità e ragione; non chiedeva a Dio di fare nulla. Invece, richiedeva a sé stesso di aspettare sempre e accettare e sottomettersi a tutto ciò che veniva da Dio. Giobbe era onesto, gentile e aveva vera fede in Dio; alla fine, rese testimonianza durante le prove e ricevette la sua approvazione. Volevo anche io emulare Giobbe e, che la mia malattia fosse migliorata o no o qualunque fosse il mio esito, mi sarei sottomessa alle disposizioni e alle orchestrazioni di Dio e non avrei più fatto le mie scelte personali. Ho pregato Dio: “Dio, in passato non capivo la verità. Ero sempre preoccupata se la mia malattia fosse guarita o meno o se avessi avuto un buon esito o una buona destinazione, e vivevo in grande sofferenza. Oggi sono disposta ad affidarmi nelle Tue mani e, che io riceva benedizioni o soffra, mi sottometterò alla Tua sovranità e alle Tue disposizioni”. Dopo che la mia prospettiva è cambiata un po’, sono riuscita a trovare un grande senso di agio e liberazione. In seguito, ho provato alcuni rimedi popolari e, inaspettatamente, le mie condizioni sono davvero migliorate e sono stata in grado di svolgere normalmente i miei doveri. Attraverso questa esperienza ho capito che, se non fossi stata rivelata attraverso la malattia, non avrei potuto riconoscere le mie spregevoli intenzioni di perseguire le benedizioni. Anche se ho sofferto un po’ di dolore fisico, ho acquisito una certa comprensione delle mie prospettive fallaci dietro il mio perseguimento e ho sperimentato un certo cambiamento. Questo è stato l’amore e la salvezza di Dio per me! Grazie a Dio!