64. È corretto il concetto di crescere i figli perché si prendano cura di te in vecchiaia?
Fin da quando ero piccola, ho sempre sentito le persone della generazione dei miei genitori parlare di crescere i figli perché si prendessero cura di loro in vecchiaia. Quando sono cresciuta, sono stata molto devota verso i miei genitori. Dopo essermi sposata, ho dato alla luce un figlio e una figlia. Quando erano piccoli, di tanto in tanto menzionavo loro come il figlio della famiglia Wang non fosse stato cresciuto invano. Si era preso cura dei suoi genitori in vecchiaia e aveva dato loro una degna sepoltura. Al contrario, la famiglia Zhang aveva quattro figli, ma quando lui era invecchiato e non riusciva a muoversi, nessuno di loro si era preso cura di lui. Aveva davvero cresciuto un nido di disgraziati ingrati! Ho anche chiesto a mio figlio e a mia figlia: “Io vi sto crescendo, vi prenderete cura di me quando sarò vecchia?” Mio figlio ha risposto: “Lo farò!” L’ho elogiato felicemente, dicendo: “Sai davvero come ci si comporta! Non ti ho cresciuto invano”. A causa del mio indottrinamento, i miei figli sapevano di dovermi essere devoti fin da piccoli. La mia salute è cagionevole. A trent’anni ho sviluppato una malattia cardiaca e l’ipertensione. Quando è grave, posso avere difficoltà a respirare e mi vengono le vertigini. A volte sono così debole che non riesco a camminare. Quando i miei figli sono cresciuti, qualunque lavoro stessi facendo, non appena se ne accorgevano, si affrettavano a prendere il mio posto. Si preoccupavano davvero per me. Vedendo i miei figli trattarmi così bene, mi sentivo molto rassicurata. Credevo di non averli cresciuti invano e di avere un sostegno per la mia vecchiaia. Invecchiando, negli ultimi anni ho sofferto frequentemente di attacchi di cardiopatia e ipertensione. Spesso soffro di oppressione toracica, fiato corto, vertigini e insonnia, e sono stordita tutto il giorno. Divento anche troppo debole per camminare. Mio marito è molto stanco per il lavoro di tutta la giornata e non ha energie per prendersi cura di me, così mio figlio e mia nuora mi hanno portata dal medico e si sono presi cura di me. Durante la pandemia, nel 2021, ho contratto il COVID-19 e giacevo a letto, incapace di muovermi. Mio figlio e mia nuora mi portavano acqua e medicine e si prendevano cura di me. Mia figlia a volte tornava per aiutarmi a pulire e per prepararmi dei panini al vapore e dei panini farciti da mettere nel congelatore. Ogni volta che accadeva, mi sentivo particolarmente contenta e credevo di non aver cresciuto i miei figli invano.
All’inizio del 2023, il capo di mio figlio voleva trasferirlo a lavorare in un’altra zona, promuovendolo e aumentandogli lo stipendio. Mio figlio ha discusso con me se andare o no. Quando ho saputo la notizia, ho pensato: “Mio figlio non ha ancora una casa sua. È un bene per lui guadagnare di più, così potrà vivere una vita più agiata”. Ma poi ho pensato a me che invecchiavo ogni anno, con il corpo tormentato dalla malattia, e a come avessi ancora bisogno che mio figlio si prendesse cura di me quando non riuscivo a muovermi. Se fosse andato a lavorare in un’altra zona, avrei ancora potuto contare su di lui nei momenti critici? In un batter d’occhio, è arrivata l’estate e il capo di mio figlio ha lavorato per persuaderlo. Il suo stipendio è più che triplicato e il capo ha anche promesso di trovare un buon lavoro per sua moglie. Mio figlio e mia nuora hanno accettato. Mi sono sentita molto turbata quando ho saputo la notizia e ho pensato: “Quando se ne andranno, su chi potrò contare se sarò malata?” A quel tempo, mia figlia era andata in un’altra zona per fare i suoi doveri. Dopo la loro partenza, mi sono sentita estremamente sola e completamente smarrita. Ho pensato: “Mio figlio si occupava di tutte le questioni di famiglia. In futuro non sarà facile chiedere a mio figlio di aiutarmi quando succederanno delle cose. Con i miei figli lontani, più invecchio, meno posso contare su di loro”. A questo pensiero, mi sono sentita piuttosto abbattuta.
Poco dopo che i miei figli se ne sono andati, sono stata nuovamente colpita dal COVID-19. Era molto più grave della prima volta. Mio marito non sa prendersi cura delle persone; sa solo seppellirsi nel lavoro. Giacevo sola a letto e mi sentivo molto desolata, pensando a quanto sarebbe stato bello se i miei figli fossero stati lì. Sto invecchiando sempre di più e la mia salute peggiora di giorno in giorno. Avevo davvero bisogno che i miei figli si prendessero cura di me in quel momento, ma non c’erano e non potevo contare su nessuno. Il mio cuore si è riempito di preoccupazione, quasi senza che me ne rendessi conto, e non avevo interesse a leggere le parole di Dio. Pregavo anche meno. In seguito, ho fatto delle iniezioni per alcuni giorni e le mie condizioni sono gradualmente migliorate. Tuttavia, mi sentivo ancora così debole che non riuscivo nemmeno a sollevare uno straccio per i pavimenti. Provavo una profonda tristezza nel cuore e pensavo: “Ho lavorato così duramente per crescere i miei figli, ma quando sono invecchiata se ne sono andati tutti. Se in futuro mi ammalerò gravemente, saranno lì per prendersi cura di me?” Un giorno, mio figlio mi ha videochiamata e mi ha detto con preoccupazione: “Mamma, se ti senti a disagio, riposati. Se non riesci a fare qualcosa, non farla”. Mi sono lamentata, dicendo: “Se non lo faccio io, chi mi aiuterà a farlo? Non posso contare su di voi!” Quando mio figlio ha sentito questo, ha abbassato la testa con aria molto turbata, senza dire una parola. In seguito, mio figlio mi ha videochiamata ogni giorno per chiedermi delle mie condizioni. A volte, chiamava due o tre volte al giorno, dicendomi sempre di andare in ospedale se stavo male e di non sopportare semplicemente. Anche se a parole ero d’accordo, nel mio cuore pensavo: “Non siete qui, quindi non posso contare su di voi se succede qualcosa. A che servono poche parole di conforto?” In seguito, la mia malattia è migliorata e non era così faticoso per me fare qualche lavoro. Non ho preso sul serio le cose che avevo rivelato. Alla fine del 2023, ho contratto di nuovo il COVID-19. Questa volta è stato ancora peggio di prima. Giacevo a letto, così a disagio che è difficile descrivere la sensazione. In quei giorni, non ero dell’umore giusto per pregare o leggere le parole di Dio e non potevo fare il mio dovere. Mi sentivo molto afflitta. Ho pensato: “Anche se ho un figlio e una figlia, mia figlia passa la maggior parte del tempo fuori casa per svolgere i suoi doveri. Mio figlio è andato a lavorare in un’altra zona e non posso contare nemmeno su di lui. Sono a letto malata e non c’è nemmeno nessuno che mi chieda come sto. Non è servito a nulla crescere i miei figli!” Quando i miei fratelli e sorelle minori hanno saputo che avevo contratto il COVID-19, mi hanno chiamata e mi hanno detto di farmi curare subito. Hanno affermato che alcune persone vicine a loro erano morte di COVID-19 a causa di malattie preesistenti. Mio figlio ha anche detto che c’era una persona nella sua azienda che soffriva di ipertensione preesistente ed era morta di COVID-19. Ho pensato alle tre volte in cui ero stata colpita dal COVID-19, ogni volta più grave della precedente. Questa volta ero a letto, incapace persino di muovermi o di deglutire il cibo. Ho pensato: “Riuscirò a superare questa cosa? Se avrò difficoltà respiratorie, non c’è alcuna speranza che i miei figli mi portino in ospedale. Temo che potrei non riuscire nemmeno a vederli un’ultima volta. Tutti parlano di crescere i figli perché si prendano cura di te in vecchiaia, ma per quanto bravi essi siano, se non sono lì con te nei momenti critici, non serve a nulla!” Più ci pensavo, più mi sentivo turbata, ed ero così offesa che ho iniziato a piangere. In quel momento, ho pensato alla lettera di mia figlia di qualche giorno prima, in cui diceva di essere stata destituita per essere stata superficiale nello svolgimento del suo dovere. Ho iniziato a sperare che tornasse. Volevo scrivere una lettera a mia figlia per parlarle delle mie condizioni, pensando che, se ne fosse stata a conoscenza, forse sarebbe tornata e si sarebbe presa cura di me. Tuttavia, mi sono resa conto che questo sarebbe stato un peso per il progresso di mia figlia, quindi non l’ho scritta. Nonostante ciò, speravo ancora che tornasse da me. Ho pregato nel mio cuore, raccontando a Dio il mio stato e chiedendoGli di guidarmi.
In seguito, ho cercato le parole di Dio pertinenti al mio stato. Dio dice: “Per quanto riguarda la questione di aspettarsi che i figli siano devoti nei loro confronti, da un lato i genitori devono sapere che tutto è orchestrato da Dio e dipende da quanto Egli decreta. Da un altro, le persone devono essere ragionevoli e i genitori, mettendo al mondo i figli, stanno sperimentando qualcosa di speciale nella vita in maniera innata. Hanno già guadagnato molto dai figli e sono arrivati ad apprezzare i dolori e le gioie della genitorialità. Questo processo è un’esperienza arricchente nella loro vita e, naturalmente, anche memorabile. Compensa le manchevolezze e l’ignoranza che esistono nella loro umanità. Come genitori, dal crescere i figli hanno già ottenuto ciò che avrebbero dovuto. Se non si accontentano di questo e pretendono che i figli li servano come assistenti o come schiavi e si aspettano che li ripaghino per averli allevati mostrando loro pietà filiale, prendendosi cura di loro in vecchiaia, occupandosi dei loro funerali, mettendoli in una bara, impedendo che il loro corpo marcisca in casa, piangendo amaramente per loro quando muoiono, restando in lutto e addolorandosi per tre anni e così via, e lasciano che i figli ripaghino il loro debito attraverso queste cose, allora ciò diventa irragionevole e disumano. Vedi, quanto al modo in cui Dio insegna a trattare i genitori, Egli richiede solo di essere filiali nei loro confronti e non richiede affatto che i figli mantengano i genitori fino alla morte. Dio non dà alle persone questa responsabilità e questo obbligo: Egli non ha mai detto nulla del genere. Dio raccomanda ai figli solo di essere devoti verso i genitori. Mostrare pietà filiale nei confronti dei genitori è un’affermazione generale, di ampio respiro. Parlandone oggi in termini specifici, significa adempiere alle tue responsabilità entro i limiti delle tue capacità e condizioni; è sufficiente fare questo. Tutto qui, questo è l’unico requisito posto ai figli. Allora, come andrebbe inteso ciò da parte dei genitori? Dio non esige che ‘i figli devono essere devoti verso i genitori, prendersi cura di loro in vecchiaia e accompagnarli al loro congedo’. Pertanto, i genitori dovrebbero abbandonare il loro egoismo e non aspettarsi che tutto ciò che riguarda i figli ruoti intorno a sé stessi soltanto perché li hanno messi al mondo. Se i figli non ruotano intorno ai genitori e non li considerano il centro della loro vita, allora non è giusto che i genitori li rimproverino continuamente, tormentino la loro coscienza e dicano cose come: ‘Sei un ingrato senza cuore, disobbediente, non sei devoto, e neanche dopo averti cresciuto per così tanto tempo posso contare su di te’, rimproverando sempre i figli in questo modo e caricandoli di fardelli. Esigere che i figli siano loro devoti e stiano al loro fianco, si prendano cura di loro in età avanzata, si occupino dei loro funerali e pensino costantemente a loro ovunque vadano è una linea d’azione intrinsecamente sbagliata, nonché un pensiero e un’idea disumani. Tale modo di pensare potrebbe esistere in varie misure in diversi Paesi o tra diversi gruppi etnici ma, guardando alla cultura tradizionale cinese, i cinesi pongono un’enfasi particolare sulla pietà filiale. Dall’antichità a oggi, questa è sempre stata discussa ed enfatizzata come una parte dell’umanità delle persone e come criterio per valutare se qualcuno è buono o cattivo. Naturalmente, nella società sono comuni anche la pratica e l’opinione pubblica secondo cui, se i figli non sono devoti, anche i genitori se ne vergogneranno e i figli si sentiranno incapaci di sopportare questa macchia sulla loro reputazione. Sotto l’influenza di vari fattori, anche i genitori sono profondamente avvelenati da questo pensiero tradizionale, ed esigono senza riflessione né discernimento che i figli siano loro devoti” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (19)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che crescere i figli è una responsabilità e un obbligo dato da Dio all’umanità per la riproduzione e la sopravvivenza. Non è per farsi accudire in vecchiaia. Poiché i genitori hanno scelto di avere figli, dovrebbero occuparsi del loro cibo, vestiario, alloggio e trasporti, e crescerli. Queste sono le loro responsabilità come genitori. Persino gli animali sono in grado di adempiere la responsabilità di crescere i propri piccoli, nutrono e si prendono cura con attenzione della loro prole e, quando questa cresce, lascia i genitori. Gli animali non hanno bisogno che la loro prole li ripaghi. Tuttavia, io ero stata condizionata dalla cultura tradizionale, che fraintende l’intenzione originale di Dio nel far crescere i figli alle persone e sostiene che crescere i figli sia un modo per prepararsi alla vecchiaia. Avevo cresciuto i miei figli e credevo che, poiché mi ero presa cura di loro quando erano piccoli, loro si sarebbero dovuti prendere cura di me quando sarei stata vecchia; davo per scontato che fosse qualcosa di cui avrei goduto. Quando a mio figlio è stato offerto un lavoro in un’altra zona, temevo che, dopo la sua partenza, se mi fossi ammalata non avrei potuto contare su di lui, quindi non volevo lasciarlo andare. Volevo che mio figlio rimanesse con me e fosse lì subito ogni volta che ne avessi avuto bisogno. Mi sono anche lamentata con mio figlio al telefono, aumentando il suo fardello e il suo dolore. Mia figlia crede in Dio e percorre il giusto cammino nella vita. Svolge il dovere di un essere creato e propaga il Vangelo di Dio. Ciò che sta facendo è la cosa più significativa e preziosa che esista, ma io ero tormentata dall’infelicità perché mia figlia non poteva prendersi cura di me e sentivo sempre che mi doveva qualcosa, che non potevo averla cresciuta per niente. Speravo che avrebbe avuto l’opportunità di ripagarmi per averla cresciuta. Quando sono stata nuovamente colpita dal COVID-19, attendevo con ansia il ritorno di mia figlia e volevo persino scriverle una lettera chiedendole di tornare e prendersi cura di me. Gli animali crescono la loro prole senza chiedere nulla in cambio e le concedono la libertà. Io, invece, volevo tenere i miei figli sotto controllo al mio fianco, a mia disposizione ogni volta che li chiamavo. Ero davvero priva di ragione! Vivevo secondo la nozione tradizionale di crescere i figli perché si prendessero cura di te in vecchiaia. Questo non solo ha reso più distante il mio rapporto con Dio e mi ha fatto vivere nel dolore, ma ha anche portato limiti e dolore ai miei figli. Dio chiede solo che i figli siano devoti ai loro genitori nei limiti delle loro possibilità; è sufficiente che adempiano le loro responsabilità come figli e Dio non richiede che loro si prendano cura dei genitori fino alla fine. In effetti, i miei figli hanno adempiuto le loro responsabilità nei limiti delle loro possibilità. Ora non possono prendersi cura di me perché le condizioni non lo permettono, ma io insistevo ancora perché lo facessero. Non stavo forse creando problemi senza motivo? Ho visto che le parole diaboliche di Satana, “Cresci i figli affinché si prendano cura di te nella vecchiaia”, mi avevano resa insensibile alla ragione. Grazie alla guida delle parole di Dio, ho finalmente capito che l’idea di crescere i figli perché si prendano cura di te in vecchiaia è una cosa negativa e dannosa per le persone. Quando ho capito questo, ho pregato Dio, disposta a cercare la verità per correggere le mie opinioni errate.
In seguito, ho letto altre parole di Dio: “I figli che vivono in questa società, in vari gruppi, posizioni lavorative e classi sociali, non hanno una vita facile. Hanno cose da affrontare e da gestire in ambienti diversi e variegati. Hanno la loro vita e il loro destino stabiliti da Dio, e hanno anche i loro metodi di sopravvivenza. Naturalmente, nella società moderna, le pressioni esercitate su ogni individuo indipendente sono molto forti. Ognuno affronta problemi di sopravvivenza, rapporti tra superiori e subordinati, problemi correlati ai figli, e così via. A dire il vero, non è facile per nessuno. Soprattutto nel moderno ambiente di vita caotico e frenetico, pieno ovunque di competizione e di conflitti sanguinosi, nessuno ha vita facile, vivere è piuttosto difficile per tutti. Non approfondirò come si sia arrivati a questo. Vivendo in un ambiente del genere, se una persona non crede in Dio e non svolge il proprio dovere, non le rimane alcun cammino da percorrere. L’unico che ha è quello di perseguire il mondo, di mantenersi in vita, di adattarsi costantemente a questo mondo e di lottare per il proprio futuro e la propria sopravvivenza a tutti i costi così da andare avanti giorno dopo giorno. In effetti, ogni giorno è doloroso per costoro, ogni giorno comporta degli sforzi. Pertanto, se i genitori pretendono che i figli facciano questo o quello, senza dubbio aggiungeranno la beffa al danno, distruggendoli e tormentandoli fisicamente e mentalmente. I genitori hanno i loro circoli sociali, i loro stili di vita e i loro ambienti di vita, mentre i figli hanno i loro ambienti e spazi e i loro contesti di vita. Se i genitori interferiscono troppo o pongono richieste eccessive ai figli, chiedendo loro di fare nei loro confronti questo e quello così da ripagare gli sforzi che hanno fatto per loro, ebbene, se la consideri da questa prospettiva, è una cosa alquanto disumana, non è vero? Indipendentemente da come i figli vivono o sopravvivono o dalle difficoltà che si trovano ad affrontare nella società, i genitori non hanno alcuna responsabilità o obbligo di fare qualcosa per loro. Detto questo, i genitori dovrebbero anche astenersi dall’aggiungere problemi o fardelli alle vite complicate o alle difficili situazioni di vita dei figli. Ecco cosa dovrebbero fare i genitori. Non pretendere troppo dai tuoi figli e non rimproverarli troppo. Dovresti trattarli in modo equo e paritario e considerare la loro situazione con empatia. Naturalmente, i genitori dovrebbero anche gestire le proprie vite. I figli rispetteranno un genitore di questo genere, il quale sarà degno di rispetto” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (19)”). Dopo aver letto le parole di Dio, sono rimasta profondamente toccata. Dio ci chiede, come genitori, di considerare le difficoltà dei nostri figli nelle nostre parole e azioni e di essere comprensivi verso le loro sfide. Non possiamo pensare solo ai nostri interessi; dobbiamo anche pensare di più ai nostri figli e interagire con loro su un piano di parità. Confrontando ciò che avevo fatto e pensato, mi sono sentita particolarmente in imbarazzo. Riflettendo su me stessa, mi sono resa conto che non avevo nemmeno un’umanità normale! I miei figli si erano comportati perfettamente all’inizio, ma io pretendevo ancora che rimanessero al mio fianco, pronti a essere a mia disposizione ogni volta che ne avessi avuto bisogno. Avevo pensato solo a me stessa e non avevo affatto considerato le difficoltà dei miei figli. Ho pensato a come mio figlio fosse così impegnato tutto il giorno a cercare di sopravvivere che aveva i nervi a fior di pelle, a quanto fosse esausto fisicamente e mentalmente, e a come fosse già sotto forte pressione; allo stesso modo, mia figlia era molto impegnata a fare il suo dovere ogni giorno. Come madre, non consideravo le difficoltà dei miei figli e pensavo solo a come potessero soddisfare me in ogni modo, aumentando i loro fardelli e il loro dolore. Inoltre, quando ho saputo che mia figlia era stata destituita dal suo dovere, non ho considerato come aiutarla e guidarla a imparare la lezione da questo fallimento. Invece, speravo che tornasse per prendersi cura di me e volevo persino parlarle della mia malattia per disturbarla e trattenerla. Grazie alla protezione di Dio, non ho scritto la lettera. Se avessi davvero fatto quello a cui avevo pensato, non sarebbe stato compiere il male? Ero troppo egoista e abietta, troppo priva di umanità! Credevo in Dio da molti anni, ma non avevo perseguito la verità; facevo richieste ai miei figli basandomi su punti di vista satanici. Tutto ciò che facevo danneggiava gli altri per avvantaggiare me stessa e le uniche cose che avevo portato allo spirito dei miei figli erano pressione e vincoli; avevo anche causato dolore a me stessa. Quando ho capito questo, mi sono sentita estremamente piena di rimorso e di autocritica. Odiavo me stessa per non aver perseguito la verità e per aver fatto cose che erano detestabili da Dio. L’ho pregato: “Dio, non importa come sarà la mia salute in futuro, o se i miei figli potranno restare con me, non farò più pressione sui miei figli né chiederò loro di prendersi cura di me nella mia vecchiaia. Sono disposta a sottomettermi alle Tue disposizioni”.
Un giorno, mio marito è uscito per lavoro ed ero sola a casa. Mi sono alzata dal letto e, non appena mi sono girata, ho sentito come se il cuore si fosse improvvisamente fermato e non riuscissi a respirare. Ho pensato: “È finita. Non c’è nessun altro qui. A che serve crescere i figli se muoio e loro nemmeno lo sanno?” Mi sono sentita piuttosto abbattuta. Proprio in quel momento, mio marito è tornato e mi ha subito dato delle pillole per il cuore ad azione rapida, mettendomele in bocca. Dopo una decina di secondi ho ripreso a respirare. Mentre ero a letto a ripensare a quel momento, volevo ancora che i miei figli fossero sempre intorno a me e sentivo che sarebbe stata una tale tragedia se fossi morta di malattia e loro non ci fossero stati. Mi sono resa conto che ero ancora influenzata dall’idea di crescere i figli perché si prendessero cura di me in vecchiaia e dovevo cercare un cammino per risolvere questo problema. In seguito, ho letto le parole di Dio: “I genitori non dovrebbero pretendere che i figli siano loro devoti, che si prendano cura di loro in vecchiaia e che si facciano carico del fardello dei loro ultimi anni: non è necessario. Da un lato, si tratta di un atteggiamento che i genitori dovrebbero avere nei confronti dei figli e, dall’altro, della dignità che dovrebbero possedere. Naturalmente, c’è poi un aspetto più importante, ossia il principio al quale i genitori, in quanto esseri creati, dovrebbero attenersi nel trattare i figli. Se i tuoi figli sono premurosi, devoti e disposti a prendersi cura di te, non devi respingerli; se invece non sono disposti a farlo, non devi lamentarti e brontolare tutto il tempo oppure provare disagio o insoddisfazione nel tuo cuore, né serbare rancore nei loro confronti. Dovresti assumerti la responsabilità e il fardello della tua vita e della tua sopravvivenza, nei limiti delle tue possibilità, e non affibbiarli agli altri, soprattutto non ai tuoi figli. Dovresti affrontare in modo attivo e corretto una vita priva della compagnia o dell’aiuto dei tuoi figli e, anche se sei lontano da loro, puoi comunque affrontare da solo qualsiasi cosa la vita ti porti. Naturalmente, se hai bisogno di un aiuto indispensabile da parte dei tuoi figli, puoi chiederlo, ma non dovresti basarti sull’idea che loro ti debbano essere devoti o che tu debba fare affidamento su di loro. Al contrario, sia tu che loro dovreste approcciare le cose che fate l’uno per gli altri dal punto di vista dell’adempimento delle vostre responsabilità, in modo da gestire il rapporto tra genitore e figlio in modo ragionevole” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (19)”). “Se persegui la verità, in quanto genitore dovresti innanzitutto abbandonare i pensieri e i punti di vista tradizionali, marci e degenerati in merito al fatto che i tuoi figli siano devoti o meno, che si prendano cura di te in età avanzata e che si occupino del tuo funerale, e approcciare la questione in modo corretto. Se i tuoi figli ti sono veramente devoti, allora accettalo in maniera appropriata. Se invece non dispongono delle condizioni, dell’energia o del desiderio di essere devoti nei tuoi confronti, e quando invecchi non possono prendersi cura di te standoti accanto oppure accompagnarti al tuo congedo, allora non devi pretenderlo né essere triste. Tutto è nelle mani di Dio. C’è un tempo per nascere e un luogo dove morire, e Dio ha decretato dove le persone nasceranno e dove moriranno. Anche se i tuoi figli ti fanno delle promesse, dicendo: ‘Quando morirai, sarò sicuramente al tuo fianco; non ti abbandonerò mai’, non è stato Dio a orchestrare queste circostanze. Quando starai per morire, potrebbe capitare che i tuoi figli non siano al tuo fianco e che, per quanto cerchino di affrettarsi a tornare, non facciano in tempo: non riusciranno a vederti per l’ultima volta. Potrebbe capitare che tornino solamente dopo quattro o cinque giorni dal momento in cui hai esalato l’ultimo respiro, quando il tuo corpo si è ormai praticamente decomposto. Le loro promesse sono servite a qualcosa? Non riescono nemmeno a essere padroni della loro vita. Te l’ho già detto, ma tu non ci credi. Insisti a farli promettere. Le loro promesse servono a qualcosa? Ti stai lasciando illudere e pensi che i tuoi figli possano mantenere le loro promesse. Lo credi davvero? Non possono farlo. Nemmeno loro sanno dove saranno e cosa faranno ogni giorno né cosa riserverà loro il futuro. Le loro promesse servono in realtà a ingannarti dandoti un falso senso di sicurezza, e tu ci credi. Non riesci ancora a capire che il destino delle persone è nelle mani di Dio” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (19)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che quando i genitori pretendono che i figli siano devoti nei loro confronti, si prendano cura di loro in vecchiaia e li accompagnino fino alla fine, questo è un punto di vista sbagliato e una pretesa irragionevole. Se i tuoi figli hanno le condizioni per prendersi cura di te, puoi accettare le loro cure, ma se le loro condizioni non lo permettono, non dovresti lamentarti. Dovresti essere responsabile della tua vita e non aspettarti che i tuoi figli facciano tutto per te. Questa è la razionalità che i genitori dovrebbero avere. Ora, i miei figli non sono con me, quindi dovrei assumermi la responsabilità della mia vita in base alle mie capacità. Se ci sono alcuni compiti che non riesco a fare, non li farò; se ho bisogno di aiuto dai miei figli, aspetterò che tornino. Se non hanno tempo per aiutarmi, non mi lamenterò; invece mi affiderò a Dio per risolvere il problema. Inoltre, devo sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio. Se i miei figli potranno assistermi nella mia vecchiaia, se potranno esserci per prendersi cura di me quando sarò malata e se saranno presenti quando morirò, non sono cose che posso controllare io. Né sono qualcosa che possono decidere i miei figli. Tutte queste cose sono nelle mani di Dio e prestabilite da Lui. Sottomettersi alla sovranità e alle disposizioni di Dio è la ragione che dovrei avere. In seguito, ho apportato delle opportune variazioni in base al mio stato di salute. Non facevo il lavoro che non ero in grado di fare, prendevo medicine e riposavo se non mi sentivo bene e non ero più consumata dal problema se i miei figli si sarebbero presi cura di me nella mia vecchiaia.
Un giorno di gennaio del 2024, ho ricevuto una lettera da mia figlia, che diceva di dover andare in un posto più lontano da casa per svolgere i suoi doveri. Quando ho visto che mia figlia poteva contribuire un po’ alla diffusione del Vangelo del Regno, ero felice per lei. Tuttavia, dietro la felicità c’era un po’ di tristezza. Ho pensato: “Mia figlia si allontana sempre di più da me e non so quando potrà tornare perché è così impegnata con i suoi doveri. Le mie malattie possono colpire in qualsiasi momento e non so mai quando potrei crollare. Non posso più contare su mia figlia”. In quel momento, mi sono resa conto che le nozioni tradizionali dentro di me stavano riemergendo. Mi sono ricordata delle parole di Dio: “Qual è lo scopo di crescere dei figli? Non si tratta di un tuo scopo personale, ma di una responsabilità e di un obbligo che ti ha dato Dio. Da un lato crescere dei figli appartiene all’istinto umano, da un altro rientra tra le responsabilità umane. Tu scegli di mettere al mondo dei figli per istinto e responsabilità, non per premunirti per la vecchiaia ed essere accudito quando sarai anziano. Questo punto di vista non è forse corretto? (Sì.)” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (19)”). Crescere i figli è un istinto genitoriale, ed è anche responsabilità e obbligo dei genitori; non dovrebbe essere per prepararsi alla vecchiaia ed essere accuditi quando si è vecchi. Mia figlia ha scelto la causa più giusta ed è sul giusto cammino nella vita. Inoltre, la vita di mia figlia e la mia provengono entrambe da Dio: siamo entrambe individui indipendenti davanti al Creatore. È responsabilità di ognuno fare i doveri di un essere creato e ripagare l’amore di Dio. Come credente in Dio, dovrei sostenere e incoraggiare mia figlia a svolgere il suo dovere e non dovrei avanzare pretese stravaganti nei suoi confronti. Pertanto, ho scritto una lettera a mia figlia, incoraggiandola a fare diligentemente il suo dovere.
In seguito, quando mio figlio e mia figlia non erano a casa e mio marito usciva per lavoro, lasciandomi sola, occasionalmente provavo parecchia solitudine. Un giorno ho letto un passo delle parole di Dio e mi sono sentita molto confortata. Dio Onnipotente dice: “Allora, quando ti senti solo, perché non pensi a Dio? Dio non è forse un compagno dell’uomo? (Sì.) Quando provi la massima sofferenza e tristezza, chi può realmente consolarti? Chi può realmente risolvere le tue difficoltà? (Dio.) Solo Dio può realmente risolvere le difficoltà delle persone. Se sei malato e i tuoi figli sono al tuo fianco, ti versano da bere e sono al tuo servizio ti sentirai piuttosto felice, ma col passare del tempo i tuoi figli si stuferanno e nessuno sarà disposto a mettersi al tuo servizio. In momenti come questi ti sentirai realmente solo! Quindi ora, quando pensi di non avere un compagno, è davvero così? In realtà no, dal momento che Dio ti fa sempre compagnia! Dio non abbandona le persone; è Qualcuno su cui esse possono contare e in cui possono trovare rifugio in qualsiasi momento, è il loro unico confidente. Quindi, non importa quali difficoltà e sofferenze ti affliggano, non importa con quali torti o questioni di negatività e debolezza ti sia confrontato, se ti presenti al cospetto di Dio e inizi subito a pregare, le Sue parole ti daranno conforto e risolveranno le tue difficoltà e tutti i tuoi vari problemi. In un ambiente come questo, la tua solitudine diventerà la condizione di base per sperimentare le parole di Dio e guadagnare la verità. Facendo esperienza, arriverai gradualmente a pensare: ‘Sto ancora conducendo una bella vita dopo aver lasciato i miei genitori, una vita appagante dopo aver lasciato mio marito, una vita tranquilla e gioiosa dopo aver lasciato i miei figli. Non sono più una persona vuota. Non confiderò più nelle persone ma in Dio: Egli si prenderà cura di me e mi aiuterà in qualsiasi momento. Anche se non posso toccarLo o vederLo, so che è al mio fianco in ogni momento e in ogni luogo. Finché Lo prego, finché Lo invoco, Egli mi smuoverà, mi farà comprendere le Sue intenzioni e mi mostrerà il giusto percorso’. In quel momento Egli diventerà veramente il tuo Dio e tutti i tuoi problemi saranno risolti” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Mentre riflettevo sulle parole di Dio, il mio cuore si è illuminato e ho capito che le persone vivono tutta la loro vita sotto la cura e la protezione di Dio. Dio è l’Unico su cui l’uomo può fare affidamento. Ripensando a questi anni, nelle molte occasioni in cui ho incontrato pericoli e difficoltà, Dio ha sempre orchestrato persone, eventi e cose per aiutarmi a uscire dai miei problemi e trovare la salvezza. Ricordo che un giorno stavo pulendo le verdure in casa. Ho visto che fuori piovigginava, così sono uscita e, proprio in quel momento, il tetto di casa mia è crollato, lasciando un grande buco. Un enorme pezzo di terra del peso di circa cento chili è caduto ed è atterrato proprio dove stavo pulendo le verdure, schiacciando tutte le bacinelle con le verdure dentro. Se non fosse stato per la protezione di Dio, sarei rimasta schiacciata a morte. Un’altra volta, ero così malata che non riuscivo ad alzarmi, e mio marito e i miei figli non lo sapevano. Una vicina è venuta a trovarmi, mi ha scoperta e ha chiamato subito un medico. Il medico ha detto che se non fossi stata curata in tempo, avrei avuto un’emorragia cerebrale. In questi anni, ho sofferto gravemente il tormento della malattia e sono state la cura e la protezione di Dio a permettermi di sopravvivere fino ad ora. Dio è il mio vero sostegno. I miei figli non possono controllare il proprio destino, quindi come posso fare affidamento su di loro? Anche se i miei figli rimangono con me, non possono salvarmi quando sono in pericolo, né possono alleviare il mio dolore. Quando la mia vita giungerà al termine, anche se saranno accanto a me, non potranno fare nulla. Tutto ciò che mi riguarda è nelle mani di Dio. Solo Dio è la fonte della mia vita e il mio sostegno di sempre. Anche se i miei figli non sono vicini a me, non sono sola: quando sono in difficoltà e soffro, posso pregare Dio e dirGli quello che ho nel cuore. Quando ho capito questo, ho avuto un cammino di pratica.
In seguito, ho avuto ancora frequenti attacchi di malattia e ho pregato Dio nel mio cuore, affidando a Lui il mio dolore e i miei problemi. A volte, quando la malattia colpiva e non riuscivo a muovermi, mi sdraiavo semplicemente a letto e riposavo per un po’, riprendendomi lentamente. Ho sempre con me medicine di primo soccorso e ne prendo un po’ quando non mi sento bene. Per quanto riguarda i lavori di casa, quando non sono malata, mi prendo il mio tempo per fare quello che sono in grado di fare. Non mi sforzo di fare il lavoro che non riesco a svolgere: se ne occupa mio marito quando torna. Quando i miei figli passano, fanno anche loro qualcosa. Ora non mi importa se i miei figli sono intorno a me o no, e non penso di fare affidamento su di loro, né mi lamento se i miei figli si prenderanno cura di me nella mia vecchiaia. Mi sento particolarmente libera e serena nel cuore. Sono state le parole di Dio a guidarmi a sfuggire al danno dell’idea culturale tradizionale di crescere i figli perché si prendano cura di te in vecchiaia e mi hanno aiutata a trovare il corretto principio di pratica nel trattare i miei figli, liberandomi dal dolore. Grazie a Dio!