71. Solo chi si attiene al proprio dovere ha una coscienza

di Xiaomo, Cina

Da che ho memoria, vedevo mia madre prendersi cura di sua madre nella vita quotidiana. Le portava spesso pasti pronti e di tanto in tanto mi raccontava di come si fosse presa cura anche dei genitori di mio padre quando erano malati e costretti a letto. Mi ha insegnato anche a essere una persona devota. A scuola, anche gli insegnanti ci insegnavano a onorare i nostri genitori, perché solo comportandoci in questo modo avremmo avuto una coscienza. Se le persone intorno a me parlavano di qualcuno che non era devoto verso i genitori, lo accusavano di mancare di coscienza, di non essere riconoscente. Gli insegnamenti di mia madre a parole e con l’esempio, la mia educazione scolastica e i commenti delle persone intorno a me, tutto mi ha fatto sentire che solo coloro che onoravano i genitori avevano una coscienza. Se non eri devoto verso i tuoi genitori, questo era un comportamento assolutamente vergognoso, e saresti stato rimproverato e insultato dagli altri. Quando sono cresciuta, sebbene mi sia sposata con un uomo che viveva a centinaia di chilometri di distanza, trovavo comunque il tempo per andare a trovare mia madre, parlavo con lei e facevo qualche faccenda domestica secondo le mie capacità.

Nel 2012, ho accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. In seguito, ho lasciato casa per fare il mio dovere a causa delle necessità che questo prevedeva. Poiché in quel periodo ero molto impegnata con il mio dovere, avevo raramente tempo per andare a trovare mia madre. All’inizio del 2022, ho saputo che mia madre era scivolata camminando e si era rotta un braccio. Volevo tornare a trovarla ma, a causa della pandemia, tutte le strade erano state chiuse. All’epoca, ero anche piuttosto impegnata con il mio dovere e tornare per qualche giorno avrebbe ritardato il lavoro, quindi non sono andata a trovarla. Mia madre si lamentava spesso con me al telefono perché non tornavo quasi mai a casa e anche mia cognata mi rimproverava, affermando: “Tutte le altre figlie tornano per prendersi cura delle loro madri malate. Puoi davvero essere così impegnata?” e ha detto alcune cose sgradevoli. Mi sono sentita molto a disagio e ho rimproverato me stessa, pensando: “Mia madre è malata e non posso nemmeno starle accanto per prendermi cura di lei. Mi ha cresciuta invano!” In quel periodo, il mio stato non era buono ed ero piuttosto passiva nel fare il mio dovere. Pensavo addirittura che, se un giorno fossi stata destituita, sarei tornata indietro a mostrare adeguata pietà filiale a mia madre, compensando il mio debito verso di lei.

Nel novembre del 2023, mia madre aveva dolore alla gamba e necessitava di ricovero ospedaliero. In quel momento, la chiesa aveva urgente bisogno di una serie di buoni sermoni per la predicazione del Vangelo. Ero la capogruppo ed ero molto impegnata con il lavoro, quindi non potevo andare a casa a prendermi cura di lei. Quando ho chiamato mia madre, mia cognata mi ha rimproverata di nuovo, dicendo: “Quanto sei impegnata da non poter nemmeno tornare a prenderti cura di tua madre! Se sua figlia fosse qui a parlarle, non sarebbe così sola. Come può una figlia non tornare quando la sua anziana madre è in ospedale?” Ascoltando le parole di mia cognata, mi sono sentita angosciata, come trafitta al cuore. Ho pensato a mia madre che giaceva sola in un letto d’ospedale, mentre io non ero in grado di starle accanto per prendermi cura di lei, né di fare ciò che una figlia dovrebbe fare. Ero così priva di devozione! Più ci pensavo, più mi sentivo turbata. Ho lasciato che mia cognata mi rimproverasse, mentre le lacrime mi salivano agli occhi. Ho pensato tra me e me: “Non è stato facile per mia madre crescermi. Si è presa la massima cura di me in ogni aspetto della mia vita. Ma ora è malata e non posso stare con lei. Mia madre mi ha cresciuta invano!” Non molto tempo dopo, ho ricevuto un’altra lettera, che diceva che mia madre aveva avuto un grave incidente d’auto. Quando l’ho letta, sono rimasta un po’ scioccata. Non sapevo come stesse mia madre. Aveva già più di settant’anni. Avrebbe potuto sopportarlo? Sarei mai più stata in grado di rivedere mia madre? Volevo davvero tornare a trovarla. Tuttavia, in quel periodo, c’era stato un trasferimento di personale ed ero l’unica responsabile del lavoro del gruppo. Il lavoro sarebbe stato ritardato se me ne fossi andata, ma non potevo lasciar perdere senza tornare indietro. Il mio cuore era in tumulto e non potevo fare a meno di piangere. Quando ho pensato a mia madre che giaceva in un letto d’ospedale dopo l’incidente d’auto, ho sentito che non tornare sarebbe stato troppo privo di coscienza. Tutta la mia famiglia mi avrebbe rimproverata e tutti nel villaggio avrebbero detto che non ero devota e che ero un’ingrata miserabile. A questo pensiero, non sono più riuscita a stare ferma. Dopo aver finito il lavoro della giornata, ho comprato un biglietto del treno per tornare a trovare mia madre quella sera stessa. Quando sono arrivata all’ospedale, ho visto che mia madre non era in pericolo di vita e finalmente mi sono sentita sollevata. Quando la gente del mio villaggio ha visto che ero tornata, hanno tutti sorriso e detto: “Sei qui! È un bene che tu sia tornata. Va’ a prenderti cura di tua madre. Non ti vediamo da molto tempo. Era decisamente ora che tornassi”. Udendo queste parole, mi sono sentita un po’ confortata. In quei giorni, sono stata molto impegnata a correre continuamente di qua e di là e il debito che sentivo verso mia madre è anche diminuito. Tuttavia, ho poi pensato a come il mio dovere stesse subendo un ritardo e mi sono sentita un po’ in colpa. Vedendo che le condizioni di mia madre erano leggermente migliorate, ho preso rapidamente il treno per tornare a fare il mio dovere.

Dopo essere tornata nel luogo dove stavo facendo il mio dovere, ho iniziato a chiedermi: “Ogni volta che c’è un conflitto tra fare il mio dovere ed essere devota verso i miei genitori, il mio cuore si sente lacerato e addolorato. Sicuramente non posso mettere da parte il mio dovere e ritardare il lavoro ogni volta. Quindi quale aspetto della verità dovrei cercare e in quale dovrei entrare?” In seguito, ho letto le parole di Dio: “Il rapporto con i genitori è il più difficile da gestire emotivamente, ma in realtà non è del tutto ingestibile. Solo sulla base della comprensione della verità si può trattare la questione in modo corretto e razionale. Non partire dalla prospettiva dei sentimenti, né dagli intendimenti o dalle prospettive dei membri del mondo secolare. Tratta invece i tuoi genitori in maniera appropriata, in base alle parole di Dio. Che ruolo svolgono di fatto i genitori, che significato hanno i figli per i genitori, che atteggiamento dovrebbero avere i figli nei confronti dei genitori e in che modo andrebbe gestito e risolto il rapporto tra genitori e figli? Le persone non dovrebbero valutare queste cose in base ai sentimenti, né lasciarsi influenzare da idee sbagliate o dal sentire comune; queste cose andrebbero approcciate correttamente sulla base delle parole di Dio. […] la maggior parte delle persone sceglie di andarsene di casa per svolgere i propri doveri in parte a causa di circostanze oggettive generali, che rendono loro necessario lasciare i genitori; non possono rimanere accanto a loro per prendersene cura e stare al loro fianco. Non è che scelgano volontariamente di lasciarli: questa è la ragione oggettiva. Sotto un altro aspetto, dal punto di vista soggettivo, hai lasciato casa per svolgere i tuoi doveri non perché volessi lasciare i tuoi genitori ed eludere le tue responsabilità, ma per via della chiamata che hai ricevuto da Dio. Per collaborare all’opera di Dio, accettare la Sua chiamata e svolgere i doveri di un essere creato, non avevi altra scelta che lasciare i tuoi genitori; non potevi rimanere accanto a loro per stare al loro fianco e prenderti cura di loro. Non li hai lasciati per eludere le responsabilità, giusto? Lasciarli per eludere le tue responsabilità non ha forse una natura diversa dal doverli lasciare per rispondere alla chiamata di Dio e svolgere i tuoi doveri? (Sì.) Nel tuo cuore, nutri legami emotivi e pensieri verso i tuoi genitori; i tuoi sentimenti non sono vuoti. Se le circostanze oggettive lo permettessero e tu avessi la possibilità di stare al loro fianco mentre svolgi i tuoi doveri, allora saresti disposto a farlo, a prenderti regolarmente cura di loro e adempiere alle tue responsabilità. Ma a causa di circostanze oggettive devi lasciarli, non puoi restare accanto a loro. Non è che non vuoi adempiere alle tue responsabilità di figlio, è che non puoi. Non sono due cose di natura diversa? (Sì.) Se te ne sei andato di casa per evitare di essere un figlio devoto e di adempiere alle tue responsabilità, questo è poco filiale e denota mancanza di umanità. I tuoi genitori ti hanno allevato, ma tu non vedi l’ora di dispiegare le ali e andartene al più presto per la tua strada. Non vuoi vedere i tuoi genitori e neppure presti attenzione quando vieni a sapere di qualche difficoltà che hanno affrontato. Anche se disponi dei mezzi per aiutarli, non lo fai; ti limiti a fingere di non sentire e lasci che gli altri dicano di te quello che vogliono: semplicemente non vuoi adempiere alle tue responsabilità. Questo è essere poco filiale. Ma è questo il caso di cui stiamo parlando? (No.) Molti hanno lasciato le loro contee, le loro città, le loro province o addirittura i loro Paesi per svolgere i loro doveri; sono ormai lontani dalle loro città di origine. Inoltre, per vari motivi, non è conveniente per loro rimanere in contatto con le famiglie. Di tanto in tanto si informano sulla situazione attuale dei loro genitori da persone che provengono dalla stessa città natale e si sentono sollevati quando sentono che sono ancora in salute e se la cavano bene. In realtà, non sei poco filiale; non sei giunto al punto di essere privo di umanità, di non volere nemmeno prenderti cura dei tuoi genitori o adempiere alle tue responsabilità nei loro confronti. Devi compiere questa scelta per varie ragioni oggettive, quindi non sei un figlio poco devoto(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (16)”). Le parole di Dio mi hanno fatto capire che, quando mia madre era malata e in ospedale, la ragione principale per cui mi sentivo non devota quando non potevo prendermi cura di lei al suo capezzale era che non avevo una pura comprensione di cosa significasse essere devota o meno. Avevo sempre pensato che, se non fossi riuscita a stare al fianco dei miei genitori per prendermi cura di loro quando erano malati, questo avrebbe significato essere non devota e priva di coscienza. Quando i miei familiari mi rimproveravano, sentivo con ancora più forza di non essere molto devota. Pertanto, vivevo con un senso di debito e di autocondanna. Dopo aver letto le parole di Dio, ho finalmente capito che la mia prospettiva era sbagliata. Se qualcuno è devoto o meno non si definisce in base al fatto che possa stare al fianco dei genitori per accompagnarli e prendersi cura di loro. Per esempio, alcuni fratelli e sorelle vogliono stare con i propri genitori ed essere devoti verso di loro, ma sono stati costretti a lasciare casa per fare i doveri a causa della persecuzione del PCC, altrimenti avrebbero corso il rischio di essere arrestati e imprigionati. Sebbene abbiano lasciato le proprie città natali, in cuor loro si preoccupano ancora per i genitori e vogliono adempiere le proprie responsabilità verso di loro, ma le circostanze oggettive non lo permettono. Non possono essere definiti come non devoti. Un altro esempio sono i discepoli e gli apostoli nell’Età della Grazia. Essi scelsero risolutamente di lasciare casa per propagare il Vangelo del Signore Gesù. Attraversarono gli oceani per predicare il Vangelo ovunque e furono ancora meno in grado di stare con i loro genitori e di prendersene cura. Tuttavia, stavano seguendo la volontà di Dio per permettere a più persone di ricevere la Sua salvezza: ciò che hanno fatto è stata la cosa più giusta e significativa. Non possono essere descritti come non devoti. Non potevo tornare a trovare mia madre e stare con lei molto spesso, non perché non volessi adempiere le mie responsabilità di figlia, ma perché ero impegnata con i miei doveri. Ciò mi consente di valutare e selezionare buoni sermoni il più velocemente possibile per aiutare a predicare il Vangelo e portare più persone davanti a Dio. Questa è una cosa preziosa e significativa e non può essere descritta come non devota. Alcuni figli hanno la capacità e l’energia per prendersi cura dei loro genitori, ma arrivano a disprezzarli quando li vedono invecchiare e diventare inutili, così li ignorano. Questa è un’autentica mancanza di coscienza. Si tratta di un comportamento assolutamente vergognoso. Ero impegnata con il mio dovere e non avevo tempo per prendermi cura di mia madre. Questo è di natura completamente diversa dal non curarsi dei propri genitori anche quando le condizioni lo permettono e non può essere menzionato nello stesso contesto. Non guardavo le cose secondo le parole di Dio e pensavo di non essere devota perché non ero rimasta al fianco di mia madre per prendermi cura di lei, così spesso mi sentivo in debito e mi rimproveravo. Ero così confusa!

In seguito, ho letto altre parole di Dio: “A causa del condizionamento della loro cultura tradizionale, nelle nozioni tradizionali del popolo cinese si ritiene che si debba osservare la devozione filiale verso i propri genitori. Chi non osserva la devozione filiale non è un figlio devoto. Queste idee sono state inculcate nelle persone fin dall’infanzia e vengono insegnate praticamente in ogni famiglia, così come in ogni scuola e nella società in generale. Quando la testa di una persona è stata riempita di queste cose, lei pensa: ‘La devozione filiale è la cosa più importante in assoluto. Se non la osservassi, non sarei una brava persona, non sarei un figlio devoto e verrei denunciato dalla società. Sarei una persona priva di coscienza’. È una visione corretta? Le persone hanno visto così tante delle verità espresse da Dio: Egli ha forse preteso che si mostrasse devozione filiale verso i propri genitori? Questa è forse una delle verità che i credenti in Dio devono capire? No, non lo è. Dio ha solo condiviso su alcuni principi. Qual è il principio a cui le parole di Dio richiedono di attenersi nel trattare gli altri? Amare ciò che Dio ama e odiare ciò che Dio odia: questo è il principio a cui ci si deve attenere. Dio ama coloro che perseguono la verità e che sono in grado di fare la Sua volontà; queste sono anche le persone che dovremmo amare. Coloro che non sono in grado di fare la volontà di Dio, che Lo odiano e si ribellano a Lui, simili persone sono detestate da Dio, e anche noi dovremmo detestarle. Questo è ciò che Dio chiede all’uomo. […] Satana si serve di questo tipo di cultura tradizionale e di nozioni morali per controllare i tuoi pensieri, la tua mente e il tuo cuore, rendendoti incapace di accettare le parole di Dio; queste cose sataniche ti controllano e ti hanno reso incapace di accettare le parole di Dio. Quando vuoi mettere in pratica le parole di Dio, queste cose causano disturbo dentro di te, ti inducono a opporti alla verità e ai requisiti di Dio, e ti privano della forza di liberarti dal giogo della cultura tradizionale. Dopo aver lottato per un po’, giungi a un compromesso: preferisci credere che le nozioni della morale tradizionale siano corrette e in linea con la verità, e così rifiuti o abbandoni le parole di Dio. Non accogli le parole di Dio come verità e non attribuisci alcun valore alla salvezza, sentendo che tu vivi ancora in questo mondo e puoi sopravvivere solo facendo affidamento su queste cose. Incapace di sopportare le recriminazioni della società, piuttosto rinunceresti alla verità e alle parole di Dio, abbandonandoti alle nozioni della morale tradizionale e all’influenza di Satana, preferendo offendere Dio e non mettere in pratica la verità. DiteMi, l’uomo non è forse miserabile? Non ha forse bisogno della salvezza di Dio? Alcune persone credono in Dio da molti anni, ma non hanno ancora acquisito alcuna comprensione in merito alla devozione filiale. Non capiscono davvero la verità. Non riescono mai a superare la barriera costituita dalle relazioni mondane; non sono dotate di coraggio, né di fede, né tanto meno di determinazione, e quindi non sono in grado di amare Dio e di obbedirGli(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto riconoscendo le proprie idee sbagliate ci si può realmente trasformare”). Quello che le parole di Dio hanno smascherato era esattamente il mio stato. Fin dall’infanzia, mi erano state instillate idee culturali tradizionali come “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra”, “Un figlio non devoto è peggio di una bestia” e “Tu mi hai cresciuta quando ero giovane e io mi prenderò cura di te quando sarai vecchio”. Credevo che, poiché i miei genitori mi avevano cresciuta tra grandi avversità, se non fossi riuscita a essere presente quando avevano bisogno di me per ripagarli della loro gentilezza nell’avermi cresciuta, non avrei avuto coscienza e sarei stata rimproverata e insultata dalle persone intorno a me. Ero stata profondamente avvelenata e legata da queste idee culturali tradizionali. Quando mia madre si è rotta il braccio, mi sono sentita in debito nei suoi confronti perché non potevo starle accanto per prendermi cura di lei a causa della pandemia e dell’impegno nel mio dovere. Con mia cognata che mi rimproverava, per giunta, ho creduto ancora più fortemente di non essere devota e ho persino atteso con impazienza che un giorno il mio dovere venisse riassegnato, così da poter tornare indietro ed esserle riconoscente. Quando mia madre è stata ricoverata a causa del dolore alla gamba, ero troppo impegnata con il mio dovere per starle accanto e prendermi cura di lei. A prescindere da quanto mia cognata mi rimproverasse, non ho proferito una parola di protesta, credendo che fosse colpa mia se mia madre era sola e che fossi priva di coscienza. Sebbene in apparenza non fossi tornata a prendermi cura di lei, il mio cuore era turbato, quindi non potevo dedicarlo al mio dovere e anche il lavoro sui sermoni ne aveva risentito. In seguito, quando mia madre ha avuto l’incidente d’auto, anche se sapevo che mio fratello e mia cognata erano lì a prendersi cura di lei e che tornare per assisterla avrebbe ostacolato il mio dovere, temevo che, se non fossi tornata, sarei stata ancora più in debito con lei e avevo anche paura che la gente mi avrebbe chiamata ingrata miserabile e figlia non devota. Non potevo sopportare la pressione di queste chiacchiere e, per impedire alle persone intorno a me di criticarmi alle spalle e condannarmi, ho messo da parte i miei doveri e sono andata a casa a trovare mia madre, il che ha causato dei ritardi al lavoro. Sebbene fossi stata elogiata dagli altri, avevo messo da parte il mio dovere. Il mio comportamento equivaleva a mollare: era un tradimento di Dio. Ero una persona inaffidabile che incorreva nel disprezzo di Dio! Quando ho compreso questo, mi sono sentita molto a disagio. Ero stata vincolata troppo strettamente dalla cultura tradizionale satanica e dalle nozioni di moralità, così ero diventata incapace di distinguere il giusto dallo sbagliato. La ragione per cui non tornavo a prendermi cura di mia madre era che ero impegnata con il mio dovere e non volevo ritardare il lavoro. Questa era una cosa positiva. Significava essere leale al mio dovere, non che non fossi devota. Tuttavia, quando mia cognata mi rimproverava, non avevo nulla da rispondere, mi sentivo in debito e mi rimproveravo. Credevo di non essere devota e che fosse colpa mia. Ero chiaramente consapevole che Dio richiede alle persone di attenersi al proprio dovere, ma lo avevo comunque messo da parte per tornare a prendermi cura di mia madre, ritardando il lavoro. Questa era una vera manifestazione di mancanza di coscienza. Tuttavia, quando gli abitanti del villaggio mi approvavano, mi sentivo comunque confortata. Non mi sentivo in debito con Dio per aver ritardato il lavoro, ma, al contrario, ritenevo di aver adempiuto il mio dovere filiale e di essere una persona con coscienza. Davvero non distinguevo il giusto dallo sbagliato! Non apprezzavo affatto il mio dovere e non avevo alcuna lealtà verso Dio. Invece, mettevo al primo posto “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra” e, quando c’era un conflitto tra fare il mio dovere ed essere devota verso i miei genitori, sceglievo di ritardare il lavoro per soddisfare i miei sentimenti della carne. Ero veramente troppo egoista! Ho avuto la profonda consapevolezza che Satana usa queste idee culturali tradizionali per corrompere e vincolare le persone, facendo sì che io metta i miei genitori al centro di tutto, li consideri i più importanti e persino tradisca Dio per prendermene cura ed essere devota nei loro confronti. Se avessi continuato a vivere secondo le idee culturali tradizionali sataniche, alla fine sarei stata certamente eliminata da Dio.

Ho continuato a riflettere. Avevo sempre pensato che per mia madre non fosse stato facile crescermi e che, se non avesse potuto ottenere nulla in cambio da me, allora mi avrebbe tirata su invano. Pertanto, ho sempre voluto ripagarla per la sua gentilezza nell’avermi cresciuta. Il mio punto di vista era corretto? Ho letto le parole di Dio: “C’è un detto nel mondo dei non credenti: ‘I corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte dalle loro’. E ce n’è anche un altro: ‘Un figlio non devoto è peggio di una bestia’. Che detti altisonanti! In realtà, i fenomeni di cui parla il primo, ossia che i corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte dalle loro, esistono davvero, sono dati di fatto. Ma si tratta semplicemente di fenomeni appartenenti al mondo degli esseri viventi. Sono soltanto una sorta di legge che Dio ha stabilito per le varie creature viventi e alla quale si attengono tutti i tipi di creature viventi, compresi gli esseri umani. Che tutti gli esseri viventi seguano tale legge è un’ulteriore dimostrazione del fatto che tutti sono stati creati da Dio. Non vi è essere vivente in grado di infrangere o di trascendere questa legge. Anche i carnivori relativamente feroci, come i leoni e le tigri, nutrono la prole e non la mordono prima che abbia raggiunto l’età adulta. È un istinto animale. A qualunque specie appartengano, che sia una feroce oppure una docile e mansueta, tutti gli animali possiedono questo istinto. Tutti i tipi di creature, compresi gli esseri umani, possono continuare a moltiplicarsi e a sopravvivere solo seguendo questo istinto e questa legge. Se non si attenessero a questa legge o fossero sprovvisti di tale legge e tale istinto, non potrebbero moltiplicarsi e sopravvivere. Non esisterebbero né la catena biologica né questo mondo. Non è forse vero? (Sì.) Il fatto che i corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte dalle loro, dimostra proprio che il mondo degli esseri viventi segue questo tipo di legge. Tutti gli esseri viventi hanno questo istinto. Dopo la nascita, la prole viene accudita e nutrita dalle femmine o dai maschi della specie fino all’età adulta. Tutti gli esseri viventi sono in grado di adempiere alle loro responsabilità e ai loro obblighi nei confronti della prole, e allevano coscienziosamente e diligentemente la generazione successiva. Ciò dovrebbe valere ancora di più per gli esseri umani. Gli esseri umani definiscono sé stessi come animali superiori: se non sono in grado di attenersi a questa legge e non possiedono questo istinto, allora gli esseri umani sono inferiori agli animali, non è così? Pertanto, a prescindere da quanto i tuoi genitori ti abbiano nutrito mentre ti allevavano e quanto abbiano adempiuto alle loro responsabilità nei tuoi confronti, stavano semplicemente facendo ciò che erano tenuti a fare nell’ambito delle capacità di esseri umani creati: era il loro istinto. […] Tutte le specie viventi e animali possiedono questi istinti e queste leggi e vi si attengono scrupolosamente, attuandoli alla perfezione. È qualcosa che nessuno può distruggere. Esistono anche animali particolari, come le tigri e i leoni. Raggiunta l’età adulta, questi animali abbandonano i genitori, e alcuni maschi diventano addirittura rivali, arrivando se necessario a mordersi, lottare e combattere. Questo è normale, è una legge. Non sono governati dai sentimenti e non vivono seguendo i sentimenti come le persone; non dicono: ‘Devo ripagare l’amorevolezza dei miei genitori, devo ricambiarli, devo obbedire loro. Se non mostro pietà filiale nei loro confronti, gli altri mi condanneranno, mi rimprovereranno e mi criticheranno alle spalle. Non potrei sopportarlo!’ Gli animali non dicono queste cose. Perché le persone le dicono? Perché nella società e all’interno dei gruppi di individui sono diffuse diverse idee e opinioni sbagliate. Dopo che le persone sono state influenzate, corrose e imputridite da queste cose, sviluppano diversi modi di interpretare e gestire il rapporto genitori-figli, e alla fine trattano i genitori come creditori, creditori che per tutta la vita non riusciranno mai a ripagare. Vi sono addirittura persone che, dopo la morte dei genitori, si sentono in colpa per una vita intera e si ritengono indegne dell’amorevolezza da loro ricevuta per via di una singola azione che esse hanno compiuto e per cui i genitori hanno dimostrato malcontento o disapprovazione. DimMi, non è eccessivo? Gli individui vivono secondo i loro sentimenti, quindi non possono che essere invasi e disturbati da varie idee da essi derivate(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). “Esteriormente, sembra che la tua vita carnale derivi dai tuoi genitori e che siano stati loro a darti la vita. Invece, dalla prospettiva di Dio e dalla radice della questione, non sono stati i tuoi genitori a darti la tua vita carnale, poiché le persone non hanno il potere di creare la vita. In parole povere, nessuno può creare il respiro dell’uomo. Il motivo per cui la carne di ognuno è in grado di diventare una persona è che è dotata del respiro. La vita dell’uomo risiede in questo respiro, il quale costituisce il segno di una persona vivente. Le persone possiedono questo respiro e questa vita, la cui fonte e la cui origine non sono i loro genitori. Le persone sono state semplicemente generate attraverso i genitori che le hanno date alla luce; alla radice, è Dio che dona loro queste cose. Pertanto, i tuoi genitori non sono i padroni della tua vita: il Signore della tua vita è Dio. Egli ha creato l’umanità, ha creato la vita dell’umanità e ha donato all’umanità il respiro della vita; questa è l’origine della vita dell’uomo. Non è quindi facile capire la frase ‘I tuoi genitori non sono i padroni della tua vita’? Il tuo primo respiro non ti è stato donato dai tuoi genitori, e tanto meno ti sono stati donati da loro tutti gli altri a seguire. Dio Si prende cura e governa ogni giorno della tua vita. I tuoi genitori non possiedono la facoltà di stabilire come si svolgerà ogni giorno della tua vita, se sarà felice e privo di intralci, e chi incontrerai o in quale ambiente vivrai ogni giorno. Semplicemente, Dio Si prende cura di te per mezzo dei tuoi genitori, i quali sono solo le persone alle cui cure Egli ti ha affidato. Quando sei nato, non sono stati i tuoi genitori a donarti la vita; sono dunque stati loro a darti la vita che ti ha permesso di vivere fino a oggi? No. L’origine della tua vita resta comunque Dio, non i tuoi genitori(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Dalle parole di Dio ho compreso che la capacità di mia madre di prendersi cura di me e crescermi dipendeva interamente dalla sovranità e dall’ordinazione di Dio. Sebbene la mia carne sia nata da mia madre e siano stati i miei genitori a crescermi, così che all’apparenza sembrava che il merito appartenesse a loro, tutto ciò è accaduto solo grazie alla sovranità e alle disposizioni di Dio. Il respiro nei miei polmoni è dato da Dio; se Lui non mi avesse dato questo respiro, allora, per quanto attentamente i miei genitori avessero cercato di crescermi, sarebbe stato vano. Inoltre, crescere la generazione successiva è una legge che Dio ha stabilito per tutti gli esseri viventi. Tutti gli esseri viventi possono moltiplicarsi e sopravvivere solo quando esistono secondo le leggi stabilite da Dio. Ciò non comprende affatto il concetto di ripagare la gentilezza. È proprio come un uccello adulto che porta insetti nel becco per nutrire i suoi piccoli finché questi non sono in grado di lasciare il nido e sopravvivere da soli. L’uccello adulto non ha bisogno di essere ripagato dai suoi piccoli. Allo stesso modo, Dio ha dato questo istinto anche agli umani. Quando mia madre mi ha cresciuta fino all’età adulta, stava solo adempiendo la sua responsabilità. Non è stata gentilezza e non necessita di essere ripagata. Tuttavia, ero stata condizionata e indottrinata dalla cultura tradizionale satanica e consideravo mia madre come la mia benefattrice. Credevo che mi avesse tirata su tra grandi avversità e che, adesso che era malata e ricoverata dopo l’incidente d’auto, avrei dovuto ripagare la sua gentilezza nell’avermi cresciuta ed essere devota al suo fianco, senza nemmeno curarmi del fatto che il mio dovere venisse ritardato. Dio, tuttavia, ha provveduto alla mia vita, ha disposto che i miei genitori si prendessero cura di me e mi ha fatto la grazia di permettermi di giungere dinanzi a Lui per godere dell’irrigazione delle Sue parole, comprendere alcune verità, avere l’opportunità di fare un dovere e poter perseguire un cambiamento della mia indole svolgendo il mio dovere per ottenere la salvezza di Dio. Dovrei ripagare seriamente la Sua gentilezza. Tuttavia, ostacolavo il mio dovere per ripagare la gentilezza di una persona. Questa era una vera mancanza di coscienza e significava essere veramente un’ingrata miserabile! Ora ho compreso che, anche se sono troppo impegnata con il mio dovere per prendermi cura di mia madre e vengo criticata e condannata da chi mi circonda, non importa. La loro condanna non è in linea con la verità, né può determinare alcunché. Tanto meno può determinare l’esito o la destinazione di una persona. Solo una persona che ascolta le parole di Dio, agisce secondo le Sue parole e si attiene ai doveri affidati da Lui è una persona che ha veramente coscienza: solo questo tipo di persona può ottenere la Sua approvazione.

In seguito, ho letto altre parole di Dio e ho trovato un cammino di pratica da seguire quando i conflitti tra fare il mio dovere ed essere devota verso i miei genitori si abbattono su di me. Dio dice: “Non importa che i tuoi genitori ti definiscano un ingrato menefreghista: quanto meno davanti al Creatore stai svolgendo il dovere di un essere creato. Basta che tu non sia un ingrato menefreghista agli occhi di Dio. Non importa quello che dice la gente. Ciò che i tuoi genitori dicono sul tuo conto non è necessariamente vero, ed è inutile. Devi assumere come base le parole di Dio. Se Dio dice che sei un essere creato all’altezza dei requisiti, allora non importa se la gente ti definisce ingrato menefreghista, è del tutto irrilevante. È solo che le persone vengono influenzate da questi insulti per via della loro coscienza, oppure quando non comprendono la verità e possiedono scarsa statura, e questo poi le mette leggermente di cattivo umore e le deprime un po’, ma, quando torneranno davanti a Dio, tutto questo sarà risolto e non costituirà più un problema per loro. La questione di ripagare l’amorevolezza dei genitori non è stata dunque risolta? Ne hai acquisita comprensione? (Sì.) Qual è il fatto che le persone devono capire in merito? Allevarti è una responsabilità dei tuoi genitori. Loro hanno scelto di metterti al mondo, quindi hanno la responsabilità e l’obbligo di allevarti. Conducendoti fino all’età adulta, stanno adempiendo alla loro responsabilità e al loro obbligo. Non devi loro nulla, quindi non hai bisogno di ricompensarli. Questo dimostra chiaramente che i tuoi genitori non sono tuoi creditori e che non devi fare nulla per loro in cambio della loro amorevolezza. Se le circostanze ti permettono di adempiere a una piccola parte della tua responsabilità nei loro confronti, fallo. Se il tuo ambiente e le tue circostanze oggettive non ti permettono di adempiere ai tuoi obblighi nei loro confronti, allora non dovresti dartene troppo pensiero né sentirti in debito verso di loro, poiché i tuoi genitori non sono tuoi creditori. Non importa se mostri pietà filiale verso di loro o se adempi alle tue responsabilità nei loro confronti: stai semplicemente assumendo la prospettiva di figlio e adempiendo a una piccola parte della tua responsabilità verso coloro che ti hanno messo al mondo e allevato. Ma di certo non puoi farlo nella prospettiva di ricompensarli, né nella prospettiva per cui ‘I tuoi genitori sono i tuoi benefattori e devi ricompensarli e ripagare la loro amorevolezza’(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Le parole di Dio hanno reso il mio cuore molto più chiaro e luminoso. Devo sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio per quanto riguarda l’essere devota verso i miei genitori. Se le condizioni lo permettono, allora come figlia dovrei adempiere le mie responsabilità e prendermene cura nelle loro vite nella misura in cui ne sono capace. Se le condizioni oggettive non lo permettono, allora dovrei attenermi prima al mio dovere, non preoccuparmi troppo di ciò che pensano gli altri e non essere vincolata da queste opinioni o lasciare che lo svolgimento del mio dovere ne sia influenzato. In questo mondo, non ho solo la mia identità di figlia. Sono anche un essere creato e la mia intera esistenza viene da Dio. Adempiere il dovere di un essere creato è la mia missione e il suo completamento da parte mia è perfettamente naturale e giustificato. Se non ho tempo per essere devota verso i miei genitori a causa del mio dovere, Dio non mi condannerà. La cosa su cui ora dovrei concentrarmi maggiormente è fare bene il mio dovere, vagliando sermoni di valore il più rapidamente possibile per risolvere i problemi dei potenziali destinatari del Vangelo e permettere a più persone di tornare a Dio.

In seguito, ero troppo impegnata con il mio dovere per tornare a prendermi cura di mia madre e a volte mi preoccupavo del fatto che le sue condizioni di salute non fossero migliorate. Tuttavia, ho poi pensato che anche lei era nelle mani di Dio e che avrei dovuto sottomettermi alla Sua orchestrazione e alle Sue disposizioni. Non mi sono più sentita a disagio e non mi sono sentita più in debito con mia madre. Le parole di Dio mi hanno offerto una corretta comprensione di cosa significhi essere devota o meno e ho anche ottenuto un certo discernimento di come Satana usi la cultura tradizionale per vincolare le persone. Ho anche trovato il cammino per trattare correttamente i miei genitori, il che ha liberato un po’ il mio cuore. Grazie a Dio!

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