68. Non indulgo più nelle comodità

di Su Fei, Cina

Nel 2023, sono stata eletta leader di distretto. Poiché ero responsabile di molto lavoro e la mole era imponente, necessitando di condividere spesso con i leader della chiesa, i diaconi e i membri dei vari gruppi per attuare i diversi aspetti del lavoro, riepilogare le deviazioni e risolvere i problemi, ogni giorno ero impegnata e andavo a letto molto tardi. Per di più, non godevo di buona salute, ero debole e priva di energie, a volte avevo le palpitazioni e mi sentivo ansiosa. Temevo che, se avessi continuato così a lungo, la mia salute non sarebbe stata in grado di sopportarlo.

In seguito, ero principalmente responsabile del lavoro basato sui testi e del lavoro di irrigazione. Seguire il primo richiedeva che partecipassi effettivamente per risolvere i problemi e le difficoltà dei fratelli e delle sorelle nello svolgere i propri doveri, e dovevo anche dare ai leader dei feedback tempestivi sul lavoro. In quello di irrigazione, non solo dovevamo coltivare gli irrigatori, ma anche i nuovi arrivati. Vedendo che questo lavoro comprendeva così tanti dettagli, pensavo: “Sono già abbastanza impegnata seguendo queste attività. Come potrò mai trovare il tempo per coltivare i nuovi arrivati? Il mio tempo e le mie energie sono limitati e non posso gestire così tanti compiti contemporaneamente! Tanto per cominciare, non godo di buona salute. Come riuscirò a sopportare tutto questo? Non dovrebbe essere un problema se lasciassi che a occuparsene siano gli irrigatori”. In seguito, usavo il fatto di essere impegnata come scusa per scaricare sugli irrigatori i nuovi arrivati da coltivare. Non prestavo molta attenzione ai problemi segnalati dagli irrigatori e attuavo il lavoro in modo meccanico. Non vedevo l’ora che arrivasse il momento in cui avrei potuto svolgere un dovere più semplice e non sarei stata così stanca tutto il giorno. Ultimamente, né il lavoro basato sui testi né quello di irrigazione producevano risultati. Tuttavia, non riflettevo su me stessa, non riepilogavo le mie deviazioni e credevo che il motivo fosse che non avessi la levatura per essere leader. Pensavo addirittura di prendermi la colpa e dare le dimissioni. Tuttavia, credevo anche che, se mi fossi dimessa, la sorella con cui lavoravo semplicemente non sarebbe stata in grado di gestire il lavoro da sola. Questa da parte mia sarebbe stata una mancanza di umanità troppo grande. Sebbene in apparenza sembrava che stessi svolgendo il mio dovere, in realtà ero fortemente riluttante. Continuavo a lavorare ogni giorno perché non avevo altra scelta e il mio stato peggiorava sempre di più. Un giorno di giugno del 2024, i leader superiori mi hanno smascherata e potata, dicendo che non svolgevo un lavoro reale e che, quando mi trovavo ad affrontare delle difficoltà sul lavoro, cercavo solamente di capirle in modo superficiale e non facevo nessuno sforzo per risolverle; inoltre, i due aspetti del lavoro di cui ero responsabile non avevano prodotto alcun risultato. In quel momento, mi sono spaventata. Ho visto con chiarezza che Dio stava detestando il mio atteggiamento verso il mio dovere e che non cercare la verità per risolvere immediatamente la cosa sarebbe stato davvero pericoloso.

Successivamente, ho cercato delle parole di Dio relative ai problemi che i miei leader avevano smascherato e ho riflettuto su me stessa. Ho letto un passo delle Sue parole: “Che tipo di manifestazioni e caratteristiche presenta chi è eccessivamente pigro? In primo luogo, in qualsiasi cosa stia facendo, agisce in modo superficiale, si trastulla, procede a passo lento, si riposa e procrastina ogni volta che è possibile. In secondo luogo, non presta attenzione al lavoro della chiesa. Per simili individui, chi vuole preoccuparsi di queste cose può farlo. Loro non lo faranno. Quando si preoccupano di qualcosa, è per la propria fama, il proprio guadagno e il proprio prestigio: tutto ciò che conta per loro è poter godere dei vantaggi del prestigio. In terzo luogo, nel loro lavoro rifuggono dalle avversità; non sono in grado di accettare che il loro lavoro sia anche solo leggermente faticoso, si risentono molto se lo è, e non riescono a sopportare le avversità o di pagare un prezzo. In quarto luogo, non sono in grado di perseverare in nessuno dei lavori che svolgono, rinunciando sempre a metà strada e non riuscendo a portare a termine le cose. Se sono temporaneamente di buon umore, possono magari fare qualche lavoro per divertimento, ma se qualcosa richiede un impegno a lungo termine, li tiene occupati, esige molta riflessione e affatica la loro carne, col tempo cominceranno a brontolare. Per esempio, alcuni leader sono responsabili del lavoro della chiesa e all’inizio lo trovano nuovo e fresco. Sono molto motivati nel condividere sulla verità e, quando vedono che i fratelli e le sorelle hanno dei problemi, sono in grado di aiutarli e risolverli. Tuttavia, dopo aver perseverato per un po’, iniziano a trovare il lavoro di leadership troppo faticoso e diventano negativi: vorrebbero passare a un lavoro più facile e non sono disposti a sopportare le avversità. Simili individui mancano di perseveranza. In quinto luogo, un’altra caratteristica che contraddistingue i pigri è la loro riluttanza a svolgere lavoro reale. Non appena la loro carne soffre, accampano scuse per eludere il lavoro e sottrarvisi, oppure lo passano a qualcun altro. E, quando questa persona porta a termine il lavoro, loro ne raccolgono spudoratamente i frutti. Queste sono le cinque caratteristiche principali delle persone pigre. Dovreste verificare se tra i leader e i lavoratori delle chiese ci siano individui simili. Se ne trovate uno, andrebbe destituito immediatamente. I pigri possono forse svolgere un buon lavoro come leader? Qualsiasi siano la loro levatura o la qualità della loro umanità, se sono pigri non saranno in grado di svolgere bene il loro lavoro e ritarderanno il lavoro e le questioni importanti. Il lavoro della chiesa è variegato; ogni suo aspetto comporta molti compiti dettagliati e richiede di condividere sulla verità per risolvere i problemi al fine di essere svolto bene. Pertanto, i leader e i lavoratori devono essere diligenti: devono parlare molto e lavorare molto ogni giorno per garantire l’efficacia del lavoro. Se parlano o fanno troppo poco, non ci saranno risultati. Quindi, se un leader o un lavoratore è una persona pigra, è certamente un falso leader e non è in grado di svolgere lavoro reale. Le persone pigre non svolgono lavoro reale, tanto meno si recano personalmente nei luoghi di lavoro, e non sono disposte a risolvere i problemi né a impegnarsi in alcun lavoro specifico. Non comprendono né afferrano minimamente i problemi di alcun lavoro. Hanno solo nella loro testa un’idea superficiale e vaga derivata dall’ascolto di quanto hanno detto gli altri e se la cavano predicando semplicemente un po’ di dottrina. Siete in grado di discernere questo tipo di leader? Siete in grado di riconoscere che si tratta di falsi leader? (In una certa misura.) Le persone pigre sono superficiali in qualsiasi dovere svolgano. Indipendentemente dal dovere, mancano di perseveranza, lavorano a singhiozzi e si lamentano ogni volta che soffrono qualche avversità, riversando lamentele a non finire. Prendono a male parole chiunque le critichi o le poti, al pari di una bisbetica che insulta la gente per strada, e vogliono sempre sfogare la loro rabbia contro gli altri e non fare il loro dovere. Il fatto che non vogliono fare il loro dovere che cosa dimostra? Dimostra che non si fanno carico di un fardello, che non sono disposte ad assumersi responsabilità e che sono persone pigre. Non vogliono soffrire le avversità né pagare un prezzo. Questo vale soprattutto per i leader e i lavoratori: se non si assumono un fardello, possono forse adempiere alle responsabilità di leader e di lavoratori? Assolutamente no(La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori, “Le responsabilità di leader e lavoratori (4)”). Quello smascherato da Dio era esattamente il mio stato. Mentre svolgevo i miei doveri, indulgevo continuamente nelle comodità, temevo la sofferenza e le preoccupazioni, e non svolgevo un lavoro reale. Sebbene fossi ben consapevole di cosa avrei dovuto fare, non lo facevo. Non avevo la minima umanità. Dio dice che certe persone sono troppo pigre e indulgono continuamente nelle comodità. Non sono degne di essere leader o lavoratori. Non riescono nemmeno a svolgere bene la manodopera e sono destinate a essere eliminate. Alla fine, ho capito che la mia riluttanza a svolgere il mio dovere di leader non era dovuta alla mia levatura. Al contrario, era dovuta al fatto che ero troppo pigra e apprezzavo troppo la carne. All’inizio, ero abbastanza attiva nello svolgere i miei doveri di leader. In seguito, quando facevo un lavoro specifico e il mio dovere era più impegnativo e stancante, e richiedeva che gli dedicassi più tempo e sforzi, avevo iniziato a sentirmi oppositiva e mi lamentavo. Avevo sempre paura che la mia carne soffrisse e che troppe preoccupazioni avrebbero stancato il mio corpo. Poi avevo cominciato a rilassarmi e ad agire in modo viscido, scaricando il lavoro di mia competenza sui fratelli e sulle sorelle. Non mi curavo minimamente dei problemi o delle difficoltà che si presentavano e, di conseguenza, i due aspetti del lavoro di cui ero responsabile non producevano mai alcun risultato. Nonostante ciò, mi sentivo comunque tranquilla. Quando i leader seguivano il mio lavoro, non solo non riflettevo su me stessa, ma continuavo anche a lamentarmi delle mie sofferenze e avversità, dicendo che avevo scarsa levatura e non riuscivo a risolvere quelle difficoltà. Volevo addirittura prendermi la colpa e dare le dimissioni, così da farmi assegnare un dovere più semplice. Svolgevo i miei doveri di leader ma non facevo il lavoro sostanziale di un leader. Com’ero irresponsabile! Ho pensato a come i buoni leader e lavoratori abbiano un senso di responsabilità verso i propri doveri. Quando li svolgono, sono disposti a pagare un prezzo e non hanno paura di soffrire o stancarsi. Se è necessario, si recano sul luogo di lavoro e forniscono una condivisione e soluzioni pratiche ai problemi che si presentano in ogni aspetto del lavoro. Se non riescono a risolvere i problemi da soli, possono parlarne con i fratelli e le sorelle o cercare aiuto dai leader superiori. Tuttavia, io non mi curavo del mio dovere, mostravo considerazione per la carne e indulgevo nei benefici del prestigio. Non ero forse una falsa leader?

Ho letto altre parole di Dio: “Le persone pigre non sono in grado di fare nulla. Riassumendo in due parole, sono gente inutile; hanno una disabilità di seconda classe. Per quanto buona sia la levatura delle persone pigre, non è altro che apparenza di facciata; anche se hanno buona levatura ciò non ha alcuna utilità. Sono troppo pigre, sanno cosa dovrebbero fare, ma non lo fanno, e anche se sono consapevoli che qualcosa costituisce un problema, non ricercano la verità per risolverlo, e pur sapendo quali avversità dovrebbero affrontare perché il lavoro sia efficace, non sono disposte a sopportare queste proficue avversità; quindi non sono in grado di acquisire alcuna verità né di svolgere un lavoro reale. Non vogliono sopportare le avversità che spettano alle persone; sanno solo indulgere in comodità, godere momenti di gioia e di svago, e di una vita libera e rilassata. Non sono forse inutili? Chi non sopporta le avversità non merita di vivere. Coloro che desiderano vivere sempre la vita da parassiti sono persone prive di coscienza e di ragione; sono bestie, e individui del genere sono inadatti persino a fornire manodopera. Non essendo in grado di sopportare le avversità, anche quando offrono manodopera non sono in grado di farlo bene e, se desiderano acquisire la verità, le loro speranze sono ancora più vane. Uno che non sa soffrire e non ama la verità è una persona inutile, non è nemmeno qualificato per fornire manodopera. È una bestia, senza un briciolo di umanità. Simili persone devono essere eliminate; solo questo concorda con le intenzioni di Dio(La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori, “Le responsabilità di leader e lavoratori (8)”). Dio smaschera che le persone pigre non hanno alcuna utilità. Anche se possiedono levatura, persone di questo tipo indulgono nelle comodità e non sanno svolgere alcun lavoro reale. Alla fine, devono essere eliminate. Analizzando me stessa alla luce delle parole di Dio, ho capito di essere una persona pigra e inutile, proprio come Egli aveva smascherato. Forse mancavo di levatura, ma ero comunque in grado di svolgere del lavoro. Sebbene come leader fossi responsabile di molto lavoro e dovessi affrontare tante difficoltà, se avessi portato un fardello, avuto senso di responsabilità e fossi stata disposta a soffrire e pagare un prezzo, il lavoro avrebbe comunque potuto produrre dei risultati reali. Tuttavia, ero troppo pigra e non ero disposta a preoccuparmi o a soffrire. Quando il lavoro basato sui testi e quello di irrigazione incontravano dei problemi e richiedevano che facessi del lavoro specifico, avevo paura dello sforzo mentale, così scaricavo tutto sui fratelli e sulle sorelle affinché fossero loro ad occuparsene, mentre io mi godevo il mio tempo libero. Nel fare il mio dovere, avevo combinato un completo disastro, non avevo svolto alcun lavoro reale e la mia manodopera, anziché essere di aiuto, aveva addirittura creato problemi. Se avessi proseguito così, sarei stata completamente degradata e destinata a essere spazzatura. Dio aveva risvegliato il mio cuore intorpidito e intransigente attraverso la potatura da parte dei leader. Altrimenti, avrei continuato a non riflettere su me stessa e non mi sarei mai resa conto dell’intralcio e del disturbo che avevo causato al lavoro della chiesa. Una volta compreso ciò, ho sperimentato la scrupolosa intenzione di Dio che si celava dietro tutto ciò: Egli voleva che riuscissi a riflettere su me stessa, a conoscermi e a pentirmi. In silenzio, ho anche pensato: “Devo svolgere bene il mio dovere ogni giorno così da non essere destituita. Non posso limitarmi ad ammettere i miei errori a parole; devo agire. Devo impegnarmi al massimo nel mio dovere e non posso trattarlo come ho fatto in passato”.

Successivamente, ho continuato a riflettere sui miei problemi: “Perché non ero disposta a preoccuparmi o a soffrire quando svolgevo il mio dovere? Qual era la causa profonda dietro tutto ciò?” Ho letto le parole di Dio: “Speri che la tua fede in Dio non comporti sfide o tribolazioni, né la benché minima avversità. Persegui costantemente le cose immeritevoli e non attribuisci alcun valore alla vita, anteponendo invece i tuoi pensieri smodati alla verità. Sei talmente indegno! Vivi come un maiale; che differenza c’è tra te e i maiali e i cani? Quelli che non perseguono la verità e invece amano la carne non sono tutti delle bestie? I morti senza spirito non sono tutti dei cadaveri ambulanti? Quante parole sono state pronunciate tra di voi? È forse stata poca l’opera compiuta tra di voi? A quante cose ho provveduto fra di voi? Allora perché non ne hai guadagnato nulla? Di che cosa ti lamenti? Non è forse che non hai guadagnato nulla perché sei troppo innamorato della carne? E non è che i tuoi pensieri sono troppo smodati? Non è perché sei troppo stupido? Se sei incapace di guadagnare queste benedizioni, puoi forse incolpare Dio per non averti salvato?(La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Le esperienze di Pietro: la sua conoscenza del castigo e del giudizio”). “Finché le persone non hanno sperimentato l’opera di Dio e compreso la verità, è la natura di Satana che prende il sopravvento e domina dentro di loro. […] La filosofia e la logica di Satana sono diventate la vita delle persone. Qualsiasi cosa perseguano, lo fanno per se stesse, e dunque vivono solo per se stesse. ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’ – questa è la filosofia di vita dell’uomo, e rappresenta anche la natura umana. Queste parole sono già diventate la natura dell’umanità corrotta e sono il vero ritratto della natura satanica dell’umanità corrotta. Questa natura satanica è già diventata la base dell’esistenza dell’umanità corrotta. Per diverse migliaia di anni, l’umanità corrotta ha vissuto in base a questo veleno di Satana, fino ai giorni nostri(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come percorrere il cammino di Pietro”). Paragonandomi a quanto smascherato dalle parole di Dio, ho acquisito una qualche comprensione della causa originaria del mio indulgere nelle comodità. Sebbene credessi in Dio da molti anni, continuavo a seguire regole esistenziali instillate da Satana nelle persone come “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino”, “La vita è breve, quindi goditela finché puoi” e “Trattati bene finché sei vivo”. Questi veleni satanici erano diventati la base della mia esistenza e i miei pensieri e le mie idee erano stati distorti. Credevo che nella vita le persone dovessero trattarsi bene, sapere come godersela e non affaticare troppo la loro carne. Ho ripensato a quando in passato mi piaceva lavorare in libertà e senza vincoli. Avrei preferito guadagnare meno piuttosto che fare un lavoro duro e stancante, poiché ritenevo fosse troppo limitativo e faticoso. Credevo che la vita di una persona durasse solo qualche decennio e volasse via in un batter d’occhio, e che la cosa più importante fosse essere gentili con sé stessi. Dopo aver iniziato a credere in Dio e a svolgere il mio dovere, vivevo ancora secondo questo punto di vista sbagliato. Indulgevo continuamente nelle comodità e apprezzavo la carne, non ero disposta a preoccuparmi o a portare un fardello nel mio dovere, scaricavo il lavoro che mi avrebbe portata ad affaticare la carne e mi lamentavo quando incontravo delle difficoltà. Volevo sempre trovare un dovere più facile da svolgere. Il fatto che riuscissi a svolgere il dovere di leader del distretto voleva dire che Dio mi stava esaltando, concedendomi più condizioni e opportunità per accedere alla verità realtà. Sebbene incontrassi molti problemi e difficoltà nello svolgere il mio dovere, che avrebbero potuto spingermi ad affidarmi a Dio e a cercare la verità per risolvere i problemi, velocizzando così il mio progresso nella vita, non avevo saputo farne tesoro, per paura che il mio corpo non riuscisse a sopportare lo stress e le preoccupazioni. Non lavoravo assieme ai fratelli e alle sorelle per risolvere le difficoltà e, al contrario, le scaricavo su di loro mettendoli sotto pressione. I problemi dei nuovi arrivati non potevano essere risolti tempestivamente e non venivano coltivati quelli tra loro che avrebbero dovuto esserlo. Come leader, non portavo un fardello nel mio dovere e lo trattavo senza il minimo senso di responsabilità. Mi importava solo di godermi il tempo libero. Non facevo nulla per promuovere questi aspetti importanti del lavoro e, sebbene avessi combinato un tale disastro nello svolgere il mio dovere, comunque non mi rimproveravo né mi sentivo a disagio. Volevo addirittura prendermi la colpa e dare le dimissioni così da poter godere meglio del mio tempo libero. In che modo questo è ciò che una persona dotata di umanità dovrebbe fare? Sebbene la mia carne non avesse sopportato alcuna preoccupazione o stanchezza, la mia vita non aveva fatto alcun progresso, il lavoro di cui ero responsabile non aveva prodotto risultati, il lavoro della chiesa aveva subìto gravi ritardi e avevo lasciato dietro di me trasgressioni e azioni malvagie. Come poteva Dio non detestare l’atteggiamento che avevo verso il mio dovere? Solo allora mi sono resa conto che in tutti questi anni avevo vissuto secondo simili pensieri e idee sbagliati. Non potevo svolgere bene il mio dovere e non soffrivo né pagavo un prezzo per perseguire la verità. Al contrario, ero arrivata a indulgere nelle comodità e non pensavo a fare progressi, perdendo così molte occasioni per ottenere la verità! In seguito, sono stata disposta a concentrarmi sul praticare la verità per eliminare la mia indole corrotta.

Successivamente, ho letto altre parole di Dio: “Di fronte a problemi, situazioni difficili e sfide di ogni genere, Noè non si tirò indietro. Quando di frequente alcuni dei suoi compiti ingegneristici più difficili fallivano e subivano danni, anche se nel cuore Noè si sentiva scontento e ansioso, quando pensava alle parole di Dio, quando rammentava ogni parola dell’ordine impartitogli da Dio e rifletteva su come Dio l’avesse elevato, spesso si sentiva estremamente motivato: ‘Non posso arrendermi, non posso trascurare ciò che Dio mi ha ordinato e affidato; questo è l’incarico da parte di Dio e, poiché l’ho accettato, poiché ho ascoltato le parole pronunciate da Dio e la Sua voce, e poiché ho accettato tutto questo da Lui, devo assolutamente sottomettermi, cosa che ogni essere umano dovrebbe raggiungere’. Così, malgrado le difficoltà da affrontare, malgrado la derisione e la calunnia a cui andava incontro, malgrado lo sfinimento del suo corpo, la sua stanchezza, Noè non rinunciò a ciò che Dio gli aveva affidato e tenne continuamente presente ogni parola che Dio aveva detto e ordinato. Per quanto il suo ambiente si modificasse, per quanto grandi fossero le difficoltà da affrontare, Noè confidava nel fatto che niente di tutto questo sarebbe andato avanti per sempre, che solo le parole di Dio non sarebbero mai mutate e solo quanto Dio aveva ordinato di fare sarebbe di certo stato realizzato. Noè possedeva in sé una vera fede in Dio e la sottomissione che doveva avere, e continuò a costruire l’arca che Dio gli aveva chiesto di costruire. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, Noè invecchiava, ma la sua fede non diminuiva, non vi era alcuna variazione nel suo atteggiamento e nella sua determinazione di portare a termine l’incarico da parte di Dio. Anche se vi furono momenti in cui nel corpo si sentiva debole ed esausto e si ammalava, e nel cuore provava debolezza, la sua determinazione e la sua perseveranza nel portare a termine l’incarico da parte di Dio e nel sottomettersi alle parole di Dio non diminuirono. Durante gli anni in cui costruì l’arca, Noè mise in pratica l’ascolto e la sottomissione alle parole di Dio, nonché un’importante verità di un essere creato e una persona comune che deve portare a termine un incarico ricevuto da Dio(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Terzo excursus: Come Noè e Abramo obbedirono alle parole di Dio e Gli si sottomisero (Parte seconda)”). Mettendo a confronto il mio atteggiamento con quello di Noè verso l’incarico ricevuto da Dio, mi sono vergognata così tanto! Noè possedeva un cuore che temeva Dio e trattava l’incarico ricevuto da Lui con lealtà e sottomissione. A quei tempi, l’industria moderna non esisteva e ogni cosa, dal taglio della legna alla costruzione dell’arca, doveva essere fatta a mano. Noè ha fatto tutto da solo e sicuramente la sua carne era sfinita per via del duro lavoro. Ha affrontato anche molte difficoltà, pressioni e malattie, ma non ha mai tenuto conto della propria carne e non ha mai rinunciato all’incarico ricevuto da Dio a causa della sofferenza e della stanchezza della sua carne. Al contrario, ha affrontato coraggiosamente le difficoltà e ha perseverato nel costruire l’arca per 120 anni, riuscendo a portare a termine l’incarico ricevuto da Dio. C’era un mondo di differenza tra il mio modo di svolgere i doveri e quello di Noè. Da lì in avanti, avrei dovuto affidarmi a Dio per ribellarmi alla carne e lavorare ai miei doveri principali con tutto il cuore e la mente, soprattutto quando dovevo soffrire o pagare un prezzo. Il fatto che in futuro le mie condizioni possano peggiorare è nelle mani di Dio. Egli regna sovrano su tutto e controlla la nascita, l’invecchiamento, la malattia e la morte delle persone. Se Dio non permette che la mia malattia diventi grave, per quanto la mia carne possa affaticarsi, non cederà mai. Tutte le mie preoccupazioni non erano forse inutili? Ho quindi pregato Dio, disposta a pentirmi, a imitare l’atteggiamento di Noè verso il suo dovere, trattare il mio dovere con un cuore che teme Dio e non mostrare più considerazione per la carne o indulgere nelle comodità.

Da quel momento, quando svolgo il mio dovere, faccio con coscienza del lavoro reale e partecipo effettivamente al lavoro che devo svolgere. Quando ho dei problemi col lavoro basato sui testi, non scappo più, ma penso a come risolvere quelle difficoltà, trovando dei modi per andare avanti dopo averne parlato con i fratelli e le sorelle. Inoltre, seguo e supervisiono il lavoro di irrigazione e mi occupo effettivamente di irrigare i nuovi arrivati che sono degni di essere coltivati. Condivido anche prontamente sui problemi segnalati dagli irrigatori e li aiuto a risolverli. Quando partecipo in modo effettivo a questi aspetti del lavoro, sicuramente la mia carne è più impegnata rispetto a prima. Tuttavia, quando metto il cuore nel mio dovere, per quanto la mia carne sia affaticata, non mi sento così stanca. Quando, a volte, ciò accade, mi prendo il giusto riposo e poi continuo a lavorare. Praticando in questo modo, il mio cuore è tranquillo e anche la mia malattia sta gradualmente migliorando. Ho sperimentato che soffrire per svolgere bene il proprio dovere non logora il corpo. Sebbene i compiti di cui al momento sono responsabile non abbiano mostrato grandi miglioramenti, grazie alle esperienze vissute in questo periodo e agli smascheramenti nelle parole di Dio, ho compreso le conseguenze di indulgere nelle comodità. Ho visto che filosofie sataniche come “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino”, “La vita è breve, quindi goditela finché puoi” e “Trattati bene finché sei vivo” corrodono i pensieri delle persone e li corrompono. Fanno sì che le persone pensino solo alla carne e vivano in modo egoista e dissoluto, senza obiettivi o direzioni da perseguire. Per di più, ho anche acquisito una qualche comprensione superficiale della causa che sta all’origine del mio indulgere nelle comodità e della mia natura essenza, e ho cambiato atteggiamento verso il mio dovere. Grazie a Dio per la Sua guida!

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