93. Non mi preoccupo più della malattia di mia moglie
Nella primavera del 2005, mia moglie Huijuan e io abbiamo avuto la fortuna di ricevere il Vangelo di Dio Onnipotente degli ultimi giorni e, in seguito, entrambi abbiamo assunto i nostri doveri nella chiesa. Quando, svolgendoli, incontravamo difficoltà e sfide, pregavamo, cercavamo e leggevamo insieme le parole di Dio, ci aiutavamo a vicenda e condividevamo insieme. Sotto la guida delle parole di Dio, siamo arrivati a comprendere alcune verità. Prima che ce ne rendessimo conto, è passato un decennio ed entrambi abbiamo superato i sessant’anni. Invecchiando, la nostra salute è peggiorata, soprattutto quella di mia moglie, che aveva la pressione alta e doveva prendere spesso dei farmaci. A volte, quando la sua patologia si aggravava molto, si sentiva stordita e non riusciva a muoversi. Anche il suo cuore e il suo stomaco erano in pessime condizioni. Nella nostra vita quotidiana, ci prendevamo cura l’uno dell’altra, condividevamo tra di noi e ci supportavamo a vicenda: mi sentivo in pace e contento.
Un giorno di settembre del 2023, ho ricevuto una lettera dai leader superiori in cui mi si chiedeva di supervisionare il lavoro del Vangelo della chiesa. Quando l’ho vista, sono stato molto felice e ho capito che era Dio che mi stava onorando ed elevando. Sebbene avessi compreso alcuni principi e avessi una certa esperienza nella predicazione del Vangelo, avevo ancora molte mancanze nella condivisione sulla verità avrei potuto comunicare spesso con i fratelli e le sorelle e, se fossi andato altrove per fare il mio dovere, avrei guadagnato più opportunità di formarmi, e avrei fatto progressi davvero rapidi. Inoltre, il lavoro del Vangelo è l’opera centrale della casa di Dio e la Sua intenzione più urgente è che più persone si presentino a Lui e accettino la Sua salvezza, quindi dovevo tener conto dell’intenzione di Dio e collaborare al lavoro del Vangelo. Riflettendo su questo, mi sono voltato a guardare mia moglie e ho pensato: “Cosa le succederà se me ne vado? Resterà completamente sola qui a casa. È già ipertesa, con una pressione sistolica di circa 160-180 mmHg e una pressione diastolica di circa 120-130 mmHg; quando sta male, le sembra che il letto si capovolga e che la stanza crolli, quindi resta sdraiata, troppo spaventata anche solo per muoversi. Riuscirebbe a farcela senza di me al suo fianco a prendermi cura di lei?” Non potevo fare a meno di rimuginare su queste difficoltà e ansie. Ho visto che mia moglie aveva le lacrime agli occhi e le ho chiesto: “Cosa c’è che non va?” Ha fatto una piccola pausa e poi ha detto: “Se te ne vai, non avrò nessuno in cui confidare. Sto invecchiando e il mio corpo è malato, averti accanto significa che ho qualcuno su cui contare e che si prende cura di me”. Mia moglie ha espresso a parole ciò che pensavo in cuor mio: “Se me ne vado, sarà triste e affranta? Cosa succede se si sente male e all’improvviso la pressione sanguigna aumenta? Nostro figlio sta svolgendo i suoi doveri altrove e non può stare con noi; io invece, quando sono al suo fianco, posso ancora prendermi cura di lei. Si dice spesso: ‘Compagni nella giovinezza, partner nella vecchiaia’; man mano che invecchiamo, l’idea è che restiamo insieme a prenderci cura l’uno dell’altra”. Pensando a questo, non sapevo cosa fare. Nella mia testa continuavo a rimuginare sulla questione, ma non riuscivo a decidermi. Le sorelle che abitavano lì vicino le facevano visita, ma mi preoccupavo e pensavo: “E se si ammalasse e qualcosa andasse storto? Riuscirebbe a cavarsela senza di me? Chi si prenderà cura di lei? Forse dovrei mandare una lettera ai leader spiegando le nostre reali difficoltà e chiedendo loro di trovare qualcun altro”. Ma poi ho riflettuto: “Supervisionare il lavoro del Vangelo è una responsabilità onerosa e, poiché questo dovere è giunto a me, è l’intenzione di Dio. Se non andassi a farlo, singnificherebbe disobbedire. Ma cosa succederà a mia moglie se me ne vado? Non posso nemmeno ignorarla e basta”. Quindi, ho pregato Dio: “Dio, voglio svolgere questo dovere, ma la malattia di mia moglie è una difficoltà reale. Dio, non so cosa fare. Ti prego, guidami”. In quel momento, mi sono ricordato di un passo delle Sue parole: “Mettere al primo posto gli interessi della famiglia di Dio in tutte le cose” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Com’è il tuo rapporto con Dio?”). Ho capito nel mio cuore che sono un essere creato e che devo sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio e dare priorità al lavoro della chiesa. Predicare il Vangelo e svolgere i miei doveri è una responsabilità imprescindibile e io devo sottomettermi.
La mattina successiva, ho visto mia moglie sdraiata a letto. La sua pressione sanguigna era di nuovo salita alle stelle, era troppo stordita per alzarsi e aveva il viso pallido e smunto. Il mio cuore si è sentito di nuovo turbato e ho pensato: “Potrebbe sentirsi male in qualsiasi momento… e se si alza per prendere l’acqua per le medicine, sviene e questo poi porta ad altre malattie o addirittura alla paralisi? Con lei così, non credo che potrei andarmene con la coscienza pulita! Soprattutto con l’avanzare dell’età, le probabilità che le sue condizioni si aggravino sono maggiori e avrà ancora più bisogno delle mie cure. Potrei scrivere ai leader per chiedere se mia moglie può venire con me per svolgere insieme i doveri. Potrebbe occuparsi del dovere di ospitare. In questo modo, non dovrei preoccuparmi per lei”. In seguito, ho scritto una lettera, ma quando l’ho riletta, mi sono sentito molto a disagio. Mi sono chiesto: “Cosa voglio ottenere scrivendo questa lettera? Non sto solo ponendo delle condizioni? Sono un credente eppure, quando mi trovo di fronte a un dovere che non è in linea con i miei desideri, invento delle scuse per rifiutare. Agendo così, in che modo mi sto sottomettendo? Non sto forse semplicemente chiedendo a Dio di fare le cose secondo la mia volontà? Ho un minimo senso della ragione?” Mi sono di nuovo soffermato su quanta sofferenza provasse mia moglie: la mia mente era in subbuglio. Da una parte c’era il mio dovere di predicare il Vangelo, dall’altra c’era la malattia di mia moglie. Mi preoccupavo sempre per lei, ma non volevo nemmeno abbandonare il mio dovere. Con l’opera di Dio giunta a questo punto, se ora avessi trovato delle scuse per rifiutare, avrei avuto ancora un briciolo di coscienza? In quel momento, le vertigini di mia moglie si sono placate e ci siamo inginocchiati entrambi per pregare Dio. Ho detto: “Dio, desidero uscire da questa difficoltà e accettare il mio dovere, ma la mia statura è troppo scarsa per mettere da parte mia moglie. Ti prego, guidami”.
Durante le mie devozioni spirituali, ho letto le parole di Dio: “Dio non ha mai avuto intenzione di costringere, obbligare o manipolare le persone. Egli non le vincola né le forza mai, e tanto meno le costringe. Ciò che Dio concede alle persone è un’ampia libertà: permette loro di scegliere il cammino che dovrebbero percorrere. Anche se sei nella casa di Dio e anche se sei predestinato e prescelto da Dio, sei comunque libero. Puoi scegliere di rifiutare i vari requisiti posti da Dio e le Sue varie disposizioni, oppure puoi scegliere di accettarli; Egli ti dà l’opportunità di scegliere liberamente. Ma indipendentemente da cosa scegli, da come agisci, da quale sia il tuo punto di vista nel gestire una questione che ti trovi di fronte o da quali mezzi e metodi utilizzi alla fine per risolverla, devi assumerti la responsabilità delle tue azioni. Il tuo esito finale non si basa sui tuoi giudizi e sulle tue definizioni personali; bensì, Dio sta tenendo un registro su di te. Dopo che Egli ha espresso un gran numero di verità e dopo che le persone le hanno ascoltate, Dio valuta rigorosamente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato in ogni individuo e determina l’esito finale di ognuno in base a ciò che Egli ha detto, a ciò che Egli richiede e ai principi che Egli ha formulato per le persone. In tale questione, lo scrutinio di Dio e le Sue orchestrazioni e disposizioni non equivalgono a manipolare o vincolare le persone: sei libero. Non devi stare in guardia verso Dio, né sentirti spaventato o a disagio. Sei un individuo libero dall’inizio alla fine. Dio ti offre un ambiente libero, la volontà di fare scelte libere e lo spazio per scegliere liberamente, permettendoti di farlo da solo, e qualunque esito tu ottenga è interamente determinato dal cammino che intraprendi. Questo è giusto, non è così? (Sì.) Se, alla fine, vieni salvato e sei un individuo che si sottomette a Dio, che è compatibile con Lui e che è accettato da Lui, questo è ciò che hai ottenuto grazie alle tue scelte corrette; se, alla fine, non vieni salvato, non sei in grado di essere compatibile con Dio, non vieni guadagnato da Lui e non sei un individuo che è accettato da Lui, allora anche questo dipende dalle tue scelte. Pertanto, nella Sua opera, Dio dà alle persone molto spazio per scegliere e dà loro anche assoluta libertà” (La Parola, Vol. 7: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (2)”). Dopo aver letto le parole di Dio, sono finalmente giunto a una consapevolezza: “Dio mi ha dato la volontà di scegliere liberamente e, in situazioni come questa, Lui osserva le mie scelte e il cammino che intraprendo, ossia se decido di sottomettermi a Lui e di fare il mio dovere di essere creato o se decido di mettere da parte il mio dovere e restare a casa a prendermi cura di mia moglie. I leader mi hanno chiesto di supervisionare il lavoro del Vangelo. Ciò mi darà l’opportunità di formarmi nel mio dovere e dietro questo vi è l’intenzione di Dio. I disastri stanno diventando sempre più gravi, molte persone ancora non hanno udito la voce di Dio e continuano a soffrire sotto il tormento e il male di Satana. Dio non vuole vederle cadere nel disastro e spera che più persone predichino il Vangelo e testimonino la Sua opera degli ultimi giorni”. Tuttavia, anche se sapevo che il lavoro del Vangelo aveva urgente bisogno della mia collaborazione, temevo che mia moglie potesse ammalarsi, quindi volevo restare a casa e prendermi cura di lei e preferivo rifiutare il mio dovere e sfuggirvi. Per evitare che soffrisse, volevo perfino che venisse con me per poter svolgere il dovere di ospitare, anche se sapevo che, nelle sue condizioni, non avrebbe potuto farlo. Il mio comportamento dimostrava davvero una totale mancanza di sottomissione a Dio. Se non avessi potuto fare il mio dovere perché volevo prendermi cura di mia moglie, non solo non sarei riuscito a ripagare il sangue del cuore che Dio ha investito in me, ma avrei anche perso l’opportunità di formarmi nello svolgere il mio dovere e nell’ottenere la verità: il mio ingresso nella vita sarebbe stato danneggiato. Non avrei dimostrato alcuna lealtà o sottomissione a Dio e non sarei stato accettato da Lui. Dovevo dare priorità al lavoro della chiesa e accettare attivamente il mio dovere, poiché questo è ciò che un essere creato dovrebbe fare.
In seguito, ho pensato: “Perché in cuor mio non riesco a rinunciare a mia moglie? Ho paura che resti sola o che si ammali e ho anche pensato di inventare delle scuse per sottrarmi al mio dovere soltanto per prendermi cura di lei”. Riflettendoci, ho capito che si trattava dell’influenza dei sentimenti. Ho letto le parole di Dio: “Io non concedo alle persone la possibilità di esprimere i loro sentimenti, perché Io sono privo di sentimenti della carne, e ho sviluppato sommo odio nei confronti dei sentimenti delle persone. È a causa dei sentimenti fra le persone che Io sono stato messo da parte e sono diventato un ‘altro’ ai loro occhi; è a causa dei sentimenti fra le persone che sono stato dimenticato; è a causa dei suoi sentimenti che l’uomo coglie l’occasione di sollevare la propria ‘coscienza’; è a causa dei suoi sentimenti che l’uomo prova sempre avversione per il Mio castigo; è a causa dei suoi sentimenti che l’uomo Mi chiama ingiusto e iniquo e dice che sono incurante dei suoi sentimenti nella Mia gestione delle cose. Ho anche dei parenti sulla terra? Chi ha mai, come Me, operato giorno e notte senza darsi pensiero del cibo o del sonno, per il bene del Mio intero piano di gestione? Come potrebbe l’uomo essere paragonabile a Dio? Come potrebbe l’uomo essere compatibile con Dio? Come potrebbe Dio, che crea, essere della stessa specie dell’uomo, che è creato? Come potrei sempre vivere e agire insieme all’uomo sulla terra? Chi è in grado di preoccuparsi per il Mio cuore?” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Parole di Dio all’intero universo, Cap. 28”). “Alcune persone sono estremamente sentimentali. Ogni giorno, in tutto quello che dicono e in ogni comportamento che assumono con gli altri, vivono secondo i loro sentimenti. Provano qualcosa per questa o quella persona e passano tutto il loro tempo a occuparsi di questioni di relazioni e sentimenti. Tutto quello che affrontano viene vissuto nella sfera dei sentimenti. […] I suoi sentimenti sono troppo intensi. Si potrebbe dire che i sentimenti sono la debolezza fatale di queste persone. Tutto ciò che fanno è vincolato dai loro sentimenti, sono incapaci di praticare la verità, o di agire secondo i principi, e sono spesso inclini a ribellarsi a Dio. I sentimenti sono la loro più grande debolezza, il loro difetto fatale, e sono interamente in grado di portarle alla rovina e distruggerle. Le persone eccessivamente sentimentali sono incapaci di mettere in pratica la verità o di sottomettersi a Dio. Si preoccupano della carne, sono sciocche e confuse. Tali persone possiedono una natura particolarmente sentimentale e vivono secondo i loro sentimenti” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come conoscere la natura umana”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito perché Lui aborrisce i sentimenti che esistono tra le persone. Era a causa dei sentimenti che provavo verso mia moglie che ero disposto a sottrarmi al mio dovere. Quando mi trovavo di fronte a una situazione, mettevo al primo posto i sentimenti e iniziavo a tener conto del benessere di mia moglie, senza mostrare considerazione per l’intenzione di Dio o per il dovere che avrei dovuto svolgere. Ora, il lavoro del Vangelo di Dio si sta diffondendo a tutte le nazioni, i fratelli e le sorelle predicano attivamente il Vangelo e testimoniano la Sua opera. Avevo una certa comprensione delle verità e dei principi relativi alla predicazione del Vangelo e avevo ottenuto alcuni risultati nel mio lavoro del Vangelo, quindi dovevo fare il mio dovere. Tuttavia, non stavo tenendo conto dell’intenzione di Dio e mi preoccupavo piuttosto della salute di mia moglie. Temevo che a casa si sarebbe sentita abbandonata, tutta sola, e che non avrebbe avuto nessuno che si prendesse cura di lei se si fosse ammalata. Ero dominato dai miei sentimenti e non prendevo affatto in considerazione il lavoro del Vangelo. Volevo trovare delle scuse e rifiutare il mio dovere per poter restare a casa e prendermi cura di lei. Sebbene sapessi che gli interessi della casa di Dio dovevano venire prima, il giorno dopo, quando ho visto mia moglie malata e a letto, incapace di muoversi, mi sono ritrovato a vivere in mezzo ai sentimenti che provavo, pensando che avesse bisogno delle mie cure; ho perfino scritto ai leader dicendo che non sarei più andato a fare il mio dovere, a meno che mia moglie non venisse con me a svolgere il dovere di ospitare, affinché io potessi occuparmi di lei. Pensandoci, poiché la salute di mia moglie era così precaria e lei non era in grado di prendersi cura di sé stessa quando stava male, come avrebbe potuto gestire il dovere di ospitare? Il fatto che svolgesse il dovere di ospitare era completamente contrario ai principi ma, a causa dei miei sentimenti coniugali, non avevo tenuto conto dei principi in base ai quali le persone vengono usate nella casa di Dio. Avevo solo pensato che, se fossimo stati insieme e se avessi potuto prendermi cura di lei, sarebbe stato sufficiente. Mi sono reso conto che i sentimenti che provavo per mia moglie erano troppo forti e che trattavo il mio dovere come un fardello. Nel mio cuore, i sentimenti che provavo per lei avevano un peso maggiore degli interessi della casa di Dio e del mio dovere. In che modo, allora, Dio aveva un posto nel mio cuore? Vivevo secondo i miei sentimenti e ne ero vincolato in ogni modo. Non riuscivo a svolgere i miei doveri, per non parlare del praticare la verità e del sottomettersi a Dio. Un simile comportamento è ripugnante ai Suoi occhi. Ho pregato rapidamente Dio: “Dio, i miei sentimenti sono diventati il mio difetto fatale e, a causa loro, non riesco a sottomettermi davvero a Te e ho persino provato il desiderio di sottrarmi al mio dovere. Non ho né umanità né coscienza! Dio, desidero pentirmi e Ti chiedo di guidarmi per liberarmi dai vincoli dei miei sentimenti e adempiere i miei doveri per soddisfare la Tua intenzione”.
In seguito, ho letto altre parole di Dio e il mio cuore è diventato più luminoso. Dio dice: “Dio ha istituito per te il matrimonio e ti ha donato un partner. Tu ti sposi, ma agli occhi di Dio la tua identità e il tuo prestigio non cambiano: resti sempre tu. Se sei una donna, davanti a Dio resti comunque una donna; se sei un uomo, davanti a Dio resti comunque un uomo. Ma c’è una cosa che entrambi condividete: indipendentemente dal fatto che siate uomini o donne, agli occhi del Creatore siete esseri creati. All’interno della struttura del matrimonio vi tollerate e vi amate reciprocamente, vi aiutate e vi sostenete a vicenda, e questo è adempiere alle vostre responsabilità. Tuttavia, le responsabilità che dovresti adempiere e la missione che dovresti compiere davanti a Dio non possono essere sostituite dalle responsabilità che adempi nei confronti del tuo partner. Pertanto, quando le responsabilità che hai nei confronti del tuo partner e il dovere che un essere creato dovrebbe svolgere davanti a Dio entrano in conflitto, ciò che dovresti scegliere è di assolvere il dovere di un essere creato e non di adempiere alle tue responsabilità nei confronti del tuo partner. Questi sono la direzione e l’obiettivo che dovresti scegliere e, naturalmente, questa è anche la missione che dovresti compiere. Alcune persone, tuttavia, fanno erroneamente del perseguimento della felicità coniugale, dell’adempimento delle proprie responsabilità nei confronti del partner, del prendersi cura di lui, dell’assisterlo e dell’amarlo, la loro missione di vita, e considerano il partner come il loro cielo, come il loro destino: questo è sbagliato. […] Pertanto, le azioni compiute all’interno della struttura del matrimonio da un qualsiasi partner che persegue la felicità coniugale a tutti i costi o al prezzo di qualsiasi sacrificio non saranno ricordate da Dio. Per quanto bene o per quanto perfettamente tu adempia ai tuoi obblighi e alle tue responsabilità nei confronti del tuo partner o per quanto tu sia all’altezza delle sue aspettative, in altre parole per quanto bene o per quanto perfettamente tu ti prenda cura della tua felicità coniugale, o per quanto essa sia invidiabile, ciò non significa che tu abbia portato a termine la missione di un essere creato, né dimostra che sei un essere creato all’altezza degli standard. Magari sei un coniuge perfetto, ma questo fatto rimane confinato all’interno della struttura del matrimonio. Il Creatore valuta che tipo di persona sei in base al modo in cui svolgi il dovere di essere creato davanti a Lui, al tipo di percorso che segui, alla tua prospettiva esistenziale, a ciò che persegui nella vita e a come porti a termine la missione di un essere creato. Alla luce di questi parametri, Dio valuta il percorso che segui in quanto essere creato e la tua destinazione futura. Egli non valuta queste cose in base a come adempi alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi di moglie o di marito, né in base al fatto che al tuo partner sia gradito o meno l’amore che provi nei suoi confronti” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (11)”). Le parole di Dio condividono chiaramente sulle responsabilità che i coniugi devono adempiere l’uno nei confronti dell’altro. Quando si può evitare il ritardo dei propri doveri, i coniugi possono tenere conto e prendersi cura l’uno dell’altro, aiutarsi e sostenersi a vicenda. Questa è la responsabilità che i coniugi devono adempiere. Proprio come in passato, quando non ritardavo i miei doveri, nelle occasioni in cui la salute di mia moglie era cagionevole, potevo accompagnarla e prendermi cura di lei e, così facendo, adempivo le mie responsabilità e i miei obblighi di marito. Ciò non significava però che stessi svolgendo i doveri e le responsabilità di un essere creato. Quando la chiesa mi ha chiesto di portare a termine il suo lavoro, dovevo dare priorità a esso come un dovere imprescindibile e adempiere le responsabilità di un essere creato. Vale a dire, quando la cura di mia moglie entra in conflitto con i miei doveri, dovrei scegliere di fare i miei doveri. Questa è la scelta giusta e il dovere e la responsabilità che devo adempiere. In questo momento, il lavoro del Vangelo ha urgente bisogno di persone che collaborino con esso e predicare il Vangelo e testimoniare Dio è la mia responsabilità e missione. Devo scegliere con fermezza di svolgere i miei doveri, perché questo è ciò che dovrei praticare. Tuttavia, mi crogiolavo nelle idee sataniche di “marito e moglie dovrebbero amarsi profondamente” e “compagni nella giovinezza, partner nella vecchiaia” e avevo messo il legame emotivo tra i coniugi al di sopra di tutto il resto pensando che, invecchiando, noi coniugi dovessimo restare uniti, accompagnarci, prenderci cura l’uno dell’altro, aiutarci, sostenerci a vicenda e stare sempre insieme. Soprattutto con mia moglie che aveva problemi di salute pensavo, prendendomi cura di lei, di adempiere la mia responsabilità di marito e che solo con me al suo fianco si sarebbe sentita confortata e avremmo conosciuto la felicità nella nostra vecchiaia. La mia mente era piena di pensieri sulla malattia di mia moglie e sulla sua vita futura e non avevo affatto tenuto conto del lavoro del Vangelo della casa di Dio né di come portare a termine la missione di predicare il Vangelo e testimoniarLo. Avevo anche scritto una lettera in cui volevo rifiutare i miei doveri o, in alternativa, portare mia moglie con me per svolgerli, pensando che ciò fosse giustificato. Consideravo l’adempimento delle responsabilità tra coniugi come la pratica della verità e avevo visto il prendermi cura di mia moglie e l’accompagnarla come mio unico scopo nella vita. Anche se le parole di Dio mi avevano illuminato per comprendere la Sua intenzione, avevo comunque scelto di restare a casa al suo fianco per prendermi cura di lei. In cuor mio, mettevo mia moglie al di sopra di tutto, perfino di Dio. Ero davvero ribelle! Avevo visto le cose secondo la prospettiva satanica di “compagni nella giovinezza, partner nella vecchiaia” e avevo trattato le richieste e i doveri di Dio come facoltativi. Avevo persino preferito oppormi a Lui e sottrarmi ai miei doveri per restare a casa e prendermi cura di mia moglie, mettendo da parte i miei doveri. Ho visto quanto ero egoista! Ho anche capito che non importa quanto bene mi prendessi cura di mia moglie, questa era semplicemente la responsabilità e l’obbligo di un coniuge, non la pratica della verità, ma adempiere i miei doveri di essere creato, adempiere le mie responsabilità nel lavoro del Vangelo e portare a termine la mia missione sono ciò che dà valore e significato alla mia vita e sono gli obiettivi che dovrei perseguire. Ho pensato a come Dio mi abbia dato l’opportunità di credere in Lui ed essere salvato, nonché l’occasione di formarmi nei miei doveri e di acquisire la verità, eppure non riuscivo ancora a svolgere bene i miei doveri per ripagare il Suo amore. Ho addirittura continuato a restare attaccato a idee sataniche e non ho avuto alcuna lealtà né sottomissione a Dio. Ero davvero privo di coscienza e umanità. Ciò non solo avrebbe portato Dio a detestarmi, ma alla fine mi avrebbe condotto alla rovina.
In seguito, ho anche capito che l’incapacità di abbandonare mia moglie e il mio pensiero che solo standole accanto avrei potuto prendermi cura di lei dimostrava una mancanza di fede nella sovranità di Dio. Mi sono ricordato delle Sue parole: “Il destino dell’uomo è nelle mani di Dio. Tu non sei in grado di controllarti: sebbene l’uomo si affanni e si dia da fare sempre per sé stesso, egli rimane incapace di controllarsi. Se potessi conoscere le tue prospettive e controllare il tuo destino, saresti ancora un essere creato?” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Ristabilire la vita normale dell’uomo e condurlo a una destinazione meravigliosa”). “Chi tra voi sa davvero spendersi totalmente e sacrificare ogni cosa per Me? Siete tutti degli indecisi, continuate a pensarci e ripensarci, concentrandovi sulla casa, sul mondo esterno, sul cibo e sui vestiti. Benché tu sia dinanzi a Me, impegnato a fare delle cose per Me, in cuor tuo pensi ancora a tua moglie, ai tuoi figli e ai tuoi genitori, che sono a casa. Costoro sono forse una tua proprietà? Perché non li metti nelle Mie mani? Non hai fiducia in Me? Oppure temi che Io dia disposizioni inopportune per te? Perché ti preoccupi costantemente dei tuoi consanguinei e ti preoccupi per i tuoi cari? Occupo un certo spazio nel tuo cuore?” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 59”). Le parole di Dio mi hanno fatto capire che il mio destino è nelle Sue mani, così come quello di mia moglie, e che non posso controllarlo. La sua condizione fisica, se si ammalerà o meno oppure se la sua malattia peggiorerà, è tutto sotto la sovranità di Dio: non è restandole accanto e occupandomi di lei che non si ammalerà. In quel momento, trascorrevo ogni giorno al suo fianco prendendomi cura di lei, ma aveva ancora la pressione alta, vertigini e difficoltà a muoversi, non è vero? Mi sono reso conto che non comprendevo veramente la sovranità di Dio, né credevo o mi sottomettevo davvero e che, quando si trattava della malattia di mia moglie, volevo sempre provare a controllarla da solo e a liberarmi dalla sovranità di Dio. Quanto ero davvero privo di ragione! Normalmente, avrei pronunciato solamente parole e dottrine, dicendo che Dio è sovrano su tutto: invece, Dio non aveva un posto nel mio cuore, non comprendevo davvero la Sua sovranità o autorità e, quando si verificavano situazioni reali, non avevo alcuna testimonianza. Non credevo che la malattia di mia moglie fosse nelle mani di Dio e non osavo affidarla a Lui. In che modo avevo una vera fede in Dio? Dio controlla ogni cosa ed è sovrano su tutto e quanta sofferenza dovrà sopportare mia moglie, cosa dovrà sperimentare, quanti ostacoli dovrà affrontare, se la sua malattia peggiorerà o se rimarrà paralizzata, è tutto nelle mani di Dio. Se Lui ha ordinato che la sua malattia peggiori o che rimanga paralizzata, allora, anche se le restassi accanto, sarei impotente. Se è destinata a rimanere paralizzata, lo sarà. Se Dio non ha ordinato che la sua malattia peggiori o causi la paralisi allora, anche se non sono lì a prendermi cura di lei, le sue condizioni non peggioreranno. Ho pensato a un direttore di ospedale che conoscevo una volta. Un giorno sua moglie stava benissimo, ma quello successivo si è sentita male ed è stata ricoverata in ospedale; dopo un controllo, si è scoperto che aveva un cancro in stadio avanzato. Questo direttore era un esperto medico e, nonostante fosse rimasto al fianco della moglie, era impotente e alla fine lei è morta perché la cura non aveva avuto successo. C’era anche un fratello che aveva collaborato con me: aveva 70 anni, aveva perso la moglie e i figli lavoravano altrove. A volte, quando era malato, non c’era nessuno al suo fianco, ma faceva affidamento su Dio per apprendere le lezioni, svolgeva i suoi doveri normalmente e la sua salute è rimasta buona. Da ciò, ho capito che le persone non possono controllare il proprio destino, né quello degli altri. Il fato di ognuno è nelle mani di Dio. Ho ripensato al fatto che mia moglie credeva in Dio, il che significava che, quando il suo stato era cattivo o quando era malata, poteva pregarLo e cercare la verità; era solo con la guida e l’illuminazione delle parole di Dio che il suo cuore poteva trovare pace e stabilità e, a prescindere da quanto bene mi prendessi cura di lei, quando era malata non avrei potuto aiutarla. Dovevo affidare la malattia di mia moglie a Dio e rivolgermi a Lui. Sotto la guida delle parole di Dio, ho smesso di preoccuparmi e di agitarmi per la malattia di mia moglie e il mio cuore è diventato leggero e libero. Anche le condizioni di mia moglie sono migliorate molto, è stata disposta a pregare Dio e ad affidarsi a Lui per sperimentarlo nella pratica e ha espresso il suo supporto affinché uscissi a fare il mio dovere. Quindi, ho scritto ai leader esprimendo la mia disponibilità ad andare a fare il mio dovere.
In seguito, la salute di mia moglie è migliorata un po’ e si è resa conto che non aveva avuto un posto per Dio nel suo cuore e che non aveva creduto nella Sua sovranità. Inizialmente, non voleva che me ne andassi perché si sentiva sicura solo con il mio sostegno. I suoi frequenti malesseri di quei giorni l’avevano portata a riflettere su sé stessa ed era disposta a sottomettersi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio: ovunque andassi per svolgere il mio dovere, lei mi avrebbe sostenuto e non voleva che mi preoccupassi per lei. Ha detto che avrebbe pregato Dio, che avrebbe fatto affidamento su di Lui per sperimentare le Sue parole e che si sarebbe concentrata sul proprio ingresso nella vita. In seguito, sono andato a supervisionare il lavoro del Vangelo e, non molto tempo dopo, ho saputo che le condizioni di mia moglie erano notevolmente migliorate e che stava facendo il suo dovere al meglio delle sue possibilità.
Attraverso questa esperienza, ho capito che avevo dato troppa importanza ai miei sentimenti e che, a causa loro, avrei addirittura potuto rifiutare il mio dovere e tradire Dio, il che dimostrava che, al tempo, non avevo alcuna lealtà o sottomissione verso di Lui. Ho anche capito come considerare la malattia di mia moglie e sono diventato disposto a sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio e a dare priorità al mio dovere di predicare il Vangelo. Grazie a Dio per il Suo amore e per la Sua salvezza nei miei confronti!