49. Come trattare la gentilezza con cui la nostra famiglia ci ha cresciuto
Sono nato in una contea piuttosto piccola con un’economia relativamente poco sviluppata. I miei genitori e i miei nonni erano contadini e le condizioni della nostra famiglia non erano molto buone. Tuttavia, ognuno di loro mi amava molto e trovavano sempre un modo per soddisfare i miei desideri. In seguito, ho capito di aver ottenuto tutto ciò grazie alla loro frugalità. Successivamente, i miei genitori hanno preso un prestito per avviare un’attività agricola e garantirmi una vita migliore. Li vedevo lavorare sempre giorno e notte, logorandosi fino al punto di ammalarsi, così li ho intimati di smettere. Mio padre ha risposto dicendo che in realtà non voleva fare tutto questo, ma poiché in futuro dovevo avere la mia vita, desiderava risparmiare qualche soldo in più per me, così da evitare che sopportassi le sue stesse difficoltà. Alle sue parole, mi sono sentito sia affranto che grato. Vedendo quanto i miei genitori avevano sacrificato per me, sentivo di dover loro molto. Per quanto riguardava i miei nonni, avevano entrambi più di settant’anni e stavano diventando sempre più fragili, ma nonostante ciò erano riluttanti a spendere denaro per cibo e vestiti e quando si ammalavano non volevano andare in ospedale per paura di dover sostenere delle spese extra. Successivamente, nonna mi ha detto che nel corso degli anni aveva risparmiato qualche soldo per me. Le sue parole mi hanno fatto sentire a disagio. Erano così avanti con l’età, eppure avevano scelto di sopportare delle difficoltà così da risparmiare per il mio bene. Di fronte alla gentilezza che i genitori e i nonni avevano mostrato verso di me, sentivo che non avrei potuto ripagarli in alcun modo. In cuor mio, mi sono detto che da grande mi sarei preso cura di loro e li avrei onorati.
Nel 2012, mia madre mi aveva predicato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni e io avevo iniziato a partecipare alle riunioni e a svolgere i miei doveri. Inaspettatamente, nell’autunno del 2018, mio padre ha avuto un ictus ed è mancato. Ho provato un immenso dolore e senso di colpa, poiché credevo che avesse lavorato così duramente per guadagnare soldi per me e che, se non avesse lavorato notte e giorno, forse non avrebbe sfinito il suo corpo e non avrebbe avuto l’ictus. Ho pensato: “Per tutta la vita mio padre si è dedicato a un lavoro manuale, ma se n’è andato senza che potessi ripagare la sua gentilezza. Adesso i miei nonni, che hanno più di settant’anni, continuano a vivere in modo frugale e non stanno godendo dei vantaggi dell’avere eredi. Senza mio padre, devo assumermi la responsabilità di occuparmi di loro e fare in modo che passino in pace i loro ultimi anni. In questo modo, non avrò rimpianti”. Successivamente, mia madre si è trasferita in un altro luogo per svolgere i suoi doveri e io sono rimasto a casa per occuparmi dei nonni. Ho sempre cercato in tutti i modi di preparare del buon cibo e di comprare loro dei bei vestiti e, quando non stavano bene, cercavo aiuto medico ovunque potessi, sperando di mantenerli in salute. Un giorno, all’improvviso mio nonno ha avuto problemi a respirare e, dopo un controllo in ospedale, il dottore ha detto che si trattava di una grave insufficienza cardiaca e che doveva essere subito ricoverato. Mi ha anche detto di prepararmi psicologicamente, sostenendo che stesse attraversando un periodo difficile, che la sua vita poteva essere in pericolo in qualsiasi momento e che se anche avesse superato questa fase critica, la sua funzione cardiaca avrebbe continuato a peggiorare. Con delle buone cure, avrebbe potuto vivere per altri due anni. Udendo le parole del dottore, mi sono sentito molto in colpa, pensando che fosse stata la mia incapacità nel prendermi cura di lui a causare la sua grave malattia. Soprattutto quando ho sentito il dottore dire che con delle buone cure avrebbe potuto vivere solo per altri due anni, ho iniziato ad apprezzare ancora di più questo breve periodo di tempo, pensando che da quel momento in poi mi sarei preso cura di mio nonno, combattendo per aiutarlo a vivere uno o due anni in più. In seguito, dopo alcune terapie, le sue condizioni sono un po’ migliorate e abbiamo lasciato l’ospedale per tornare a casa.
Nel maggio del 2023, all’improvviso ho ricevuto una lettera da parte dei leader, in cui si diceva che c’era un urgente bisogno di qualcuno che si occupasse di un compito e che io ero la persona adatta, e mi chiedevano se avessi potuto lasciare casa per svolgere questo dovere. Alla vista di quella lettera, sapevo che avrei dovuto scegliere il mio dovere, ma quando ho pensato alle cattive condizioni di salute dei miei nonni e al fatto che non ci fosse nessuno che si occupasse di loro, non riuscivo a sentirmi tranquillo. Alla fine ho rifiutato il dovere, ma dentro di me mi sono sentito a disagio. In seguito, ho letto due passi delle parole di Dio: “Dov’è la vostra devozione? Dov’è la vostra sottomissione? […] Abramo ha offerto in sacrificio Isacco. Cosa avete offerto voi? Giobbe ha offerto tutto in sacrificio. Cosa avete offerto voi? In tantissimi si sono sacrificati, dando la vita e versando sangue al fine, di cercare la vera via. Voi avete pagato quel prezzo?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il significato di salvare i discendenti di Moab”). “Quello che desidero è la tua lealtà e sottomissione ora, il tuo amore e la tua testimonianza ora. Anche se in questo momento non sai di quale testimonianza o di quale amore si tratti, dovresti portarMi tutto ciò che è tuo e consegnarMi gli unici tesori che hai: la tua lealtà e la tua sottomissione. Devi sapere che la testimonianza della Mia sconfitta di Satana sta nella lealtà e nella sottomissione dell’uomo, così come la testimonianza della Mia completa conquista dell’uomo. Il dovere della tua fede in Me è di testimoniarMi, di essere leale verso di Me e nessun altro, e di essere sottomesso sino alla fine. Prima che inizi la fase successiva della Mia opera, come Mi testimonierai? Come sarai leale e sottomesso nei Miei confronti? Dedichi tutta la tua lealtà alla tua funzione o semplicemente rinuncerai? Preferiresti sottometterti a ogni Mia disposizione (fosse anche la morte o la distruzione) o fuggiresti a metà strada per evitare il Mio castigo?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Che cosa sai della fede?”). Di fronte alle domande di rimprovero poste da Dio, mi sono sentito profondamente addolorato. Quando Giobbe ha affrontato delle prove, ha perso la sua grande ricchezza e tutti suoi figli e tutto il suo corpo si è ricoperto di piaghe dolorose, eppure egli non si è affatto lamentato, ma al contrario ha lodato il nome di Dio. Giobbe ha avuto una vera fede in Dio e si è sottomesso a Lui in modo autentico. E poi c’è Abramo, il quale ha obbedito al comandamento di Dio, offrendo il suo unico figlio Isacco sull’altare e levando il coltello su di lui. Anche Abramo si è sottomesso veramente a Dio. Vedendo come sia Giobbe che Abramo erano riusciti a offrire ogni cosa a Dio, ho provato vergogna e imbarazzo. Credevo in Dio da più di dieci anni e avevo ricevuto molta irrigazione e sostentamento dalle Sue parole, tuttavia non avevo mai pensato di ripagarLo, sapendo solo come godere della Sua grazia e delle Sue benedizioni. Quando la chiesa mi aveva dato delle opportunità per svolgere il mio dovere, avevo addirittura accampato delle scuse per evitarlo. Mancavo davvero di umanità! Adesso il lavoro della chiesa aveva un urgente bisogno di collaborazione e io non potevo continuare a vivere in modo egoista e spregevole seguendo i miei affetti. Per una volta, dovevo assolvere il mio dovere e vivere per Dio. Così, ho lasciato casa per svolgere il mio dovere.
Tuttavia, ciò che non mi aspettavo è stato che dopo soli due mesi da quando me ne ero andato, i leader della chiesa mi hanno informato che la persona con cui svolgevo il mio dovere era stata arrestata e mi aveva tradito come un giuda e che anche molti dei miei parenti che credevano in Dio erano stati arrestati dalla polizia. Più di dieci agenti erano andati a casa mia per arrestare me e mia madre; la polizia ci aveva portato via il cibo e i soldi e aveva iniziato a darmi la caccia. Ho anche scoperto che dopo poco che me ne ero andato mio nonno era stato ricoverato. Udendo ciò, mi sono sentito molto angosciato. Ho pensato a come la polizia avesse fatto irruzione in casa nostra mettendo tutto sottosopra e a quanto i miei nonni si fossero certamente spaventati. Alla loro età, avrebbero dovuto godersi gli ultimi anni e avere qualcuno su cui contare, ma erano stati trascinati in questo calvario a causa mia. Più ci pensavo, più mi sentivo in colpa per loro e il mio stato peggiorava. Ho anche pensato di tornare a casa di nascosto per prendermi cura di loro. Nel mio dolore, ho pregato Dio: “Dio! In questa situazione mi sento un po’ debole. Ti prego, guidami e aiutami a uscire da questo stato sbagliato”.
Dopo aver pregato, ho ricercato con coscienza delle parole di Dio relative alla questione. Ho letto alcune Sue parole: “C’è un detto nel mondo dei non credenti: ‘I corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte dalle loro’. E ce n’è anche un altro: ‘Un figlio non devoto è peggio di una bestia’. Che detti altisonanti! In realtà, i fenomeni di cui parla il primo, ossia che i corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte dalle loro, esistono davvero, sono dati di fatto. Ma si tratta semplicemente di fenomeni appartenenti al mondo animale. Sono soltanto una sorta di legge che Dio ha stabilito per le varie creature viventi e alla quale si attengono tutti i tipi di creature viventi, compresi gli esseri umani. Che tutti gli esseri viventi seguano tale legge è un’ulteriore dimostrazione del fatto che tutti sono stati creati da Dio. Non vi è essere vivente in grado di infrangere o di trascendere questa legge. Anche i carnivori relativamente feroci, come i leoni e le tigri, nutrono la prole e non la mordono prima che abbia raggiunto l’età adulta. È un istinto animale. A qualunque specie appartengano, che sia una feroce oppure una docile e mansueta, tutti gli animali possiedono questo istinto. Tutti i tipi di creature, compresi gli esseri umani, possono continuare a moltiplicarsi e a sopravvivere solo seguendo questo istinto e questa legge. Se non si attenessero a questa legge o fossero sprovvisti di tale legge e tale istinto, non potrebbero moltiplicarsi e sopravvivere. Non esisterebbero né la catena biologica né questo mondo. Non è forse vero? (Sì.) Il fatto che i corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte dalle loro, dimostra proprio che il mondo animale segue questo tipo di legge. Tutti gli esseri viventi hanno questo istinto. Dopo la nascita, la prole viene accudita e nutrita dalle femmine o dai maschi della specie fino all’età adulta. Tutti gli esseri viventi sono in grado di adempiere alle loro responsabilità e ai loro obblighi nei confronti della prole, e allevano coscienziosamente e diligentemente la generazione successiva. Ciò dovrebbe valere ancora di più per gli esseri umani. Gli esseri umani definiscono sé stessi come animali superiori: se non sono in grado di attenersi a questa legge e non possiedono questo istinto, allora gli esseri umani sono inferiori agli animali, non è così? Pertanto, a prescindere da quanto i tuoi genitori ti abbiano nutrito mentre ti allevavano e quanto abbiano adempiuto alle loro responsabilità nei tuoi confronti, stavano semplicemente facendo ciò che erano tenuti a fare nell’ambito delle capacità di esseri umani creati: era il loro istinto. […] Tutte le specie viventi e animali possiedono questi istinti e queste leggi e vi si attengono scrupolosamente, attuandoli alla perfezione. È qualcosa che nessuno può distruggere. Esistono anche animali particolari, come le tigri e i leoni. Raggiunta l’età adulta, questi animali abbandonano i genitori, e alcuni maschi diventano addirittura rivali, arrivando se necessario a mordersi, lottare e combattere. Questo è normale, è una legge. Non sono governati dai sentimenti e non vivono seguendo i sentimenti come le persone; non dicono: ‘Devo ripagare l’amorevolezza dei miei genitori, devo ricambiarli, devo obbedire loro. Se non mostro pietà filiale nei loro confronti, gli altri mi condanneranno, mi rimprovereranno e mi criticheranno alle spalle. Non potrei sopportarlo!’ Gli animali non dicono queste cose. Perché le persone le dicono? Perché nella società e all’interno dei gruppi di individui sono diffuse diverse idee e opinioni sbagliate. Dopo che le persone sono state influenzate, corrose e imputridite da queste cose, sviluppano diversi modi di interpretare e gestire il rapporto genitori-figli, e alla fine trattano i genitori come creditori, creditori che per tutta la vita non riusciranno mai a ripagare. Vi sono addirittura persone che, dopo la morte dei genitori, si sentono in colpa per una vita intera e si ritengono indegne dell’amorevolezza da loro ricevuta per via di una singola azione che esse hanno compiuto e per cui i genitori hanno dimostrato malcontento o disapprovazione. DimMi, non è eccessivo? Gli individui vivono secondo i loro sentimenti, quindi non possono che essere invasi e disturbati da varie idee da essi derivate. Vivono in un ambiente contaminato dall’ideologia dell’umanità corrotta, quindi sono invasi e disturbati da varie idee fallaci, le quali rendono la loro vita più faticosa e difficile di quella degli altri esseri viventi. Tuttavia, in questo preciso momento, poiché Dio sta operando ed esprimendo la verità per comunicare alle persone la verità di tutti questi fatti e metterle in condizione di comprendere la verità, dopo che avrai compreso la verità, queste idee e questi punti di vista fallaci non saranno più un fardello per te e smetteranno di guidarti nella gestione del rapporto che hai con i tuoi genitori. A quel punto la tua vita diventerà più rilassata. Vivere una vita rilassata non significa che non saprai quali sono le tue responsabilità e i tuoi obblighi, questo continuerai a saperlo: riguarda solamente la prospettiva e i metodi con cui scegli di approcciarli. Una via è quella dei sentimenti e dell’approcciare queste cose sulla base dell’emotività e con i metodi, le idee e i punti di vista verso cui Satana guida l’uomo. L’altra via è quella di approcciarle sulla base delle parole che Dio ha insegnato all’uomo. Quando le persone gestiscono tali questioni secondo le idee e i punti di vista fallaci di Satana, possono solamente vivere seguendo i loro sentimenti e non sono mai capaci di distinguere il bene dal male. In tali circostanze, non hanno altra scelta se non quella di vivere in trappola, costantemente invischiate in questioni del tipo: ‘Tu hai ragione, io ho torto. Tu mi hai dato di più, io ti ho dato di meno. Tu sei un ingrato. Il tuo comportamento è fuori luogo’. Di conseguenza, non c’è mai un momento in cui parlano chiaramente. Invece, dopo che hanno compreso la verità e si sono liberate dai loro punti di vista e idee fallaci e dalla trappola dei sentimenti, queste cose diventano semplici per loro” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Contemplando le parole di Dio, ho capito che nel crescermi, accudirmi e prendersi cura di me i miei genitori e i miei nonni non avevano fatto altro che adempiere le loro responsabilità e i loro obblighi. Stavano seguendo le leggi e le regole stabilite da Dio e anche questo era un istinto umano. Proprio come tutti gli esseri creati da Dio, stavano vivendo secondo le leggi e le regole che Egli aveva stabilito. Che un animale sia feroce o docile, nutrire la sua prole è sia un istinto che una responsabilità e un obbligo. Per gli esseri umani è lo stesso. Eppure, io avevo considerato l’educazione e le cure che avevo ricevuto dai miei genitori e dai miei nonni come una gentilezza e, vedendo che non potevo ripagare i loro sacrifici e le loro sofferenze, avevo sempre vissuto provando rimorso e sentendomi in colpa. Ora ho capito che tutto ciò era dovuto al fatto che avevo accettato così tante idee fallaci inculcate dalla società, dalla scuola e dalla famiglia, come per esempio “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra” e “Non viaggiare lontano finché i tuoi genitori sono in vita”. C’era un modo di dire che mi aveva colpito profondamente, ossia “L’albero desidera la quiete, ma il vento non cesserà mai; il figlio vuole prendersi cura dei genitori, ma loro non ci sono più”. Queste idee fallaci avevano fatto breccia nel mio cuore ed erano diventate il mio standard di comportamento. Dopo la morte di mio padre a causa di una malattia, avevo sempre pensato che avesse lavorato duramente per tutta la vita e di non essere riuscito a prendermi cura di lui in vecchiaia e ad assolvere il mio dovere di figlio mentre era in vita. Pertanto, per evitare di avere rimpianti con i miei nonni, credevo di dovermi assumere la responsabilità di accudirli per ripagare la loro gentilezza. Quando non sono riuscito a far sì che si godessero gli ultimi anni di vita, mi sono sentito poco riconoscente e ho vissuto sentendomi in debito con loro. Le idee fallaci inculcatemi da Satana mi avevano fatto sempre pensare a ripagare la gentilezza dei miei genitori e dei miei nonni, facendomi addirittura credere che essere riconoscente nei loro confronti fosse più importante che svolgere i doveri di un essere creato. Ho capito che queste idee culturali della tradizione sono i mezzi con cui Satana fuorvia e corrompe le persone e che vivere in base a esse porta solo a opporre resistenza a Dio e a tradirLo.
In seguito, mi sono imbattuto in un passo delle parole di Dio e ho imparato come giudicare se un figlio è riconoscente o meno. Dio Onnipotente dice: “Innanzitutto, la maggior parte delle persone sceglie di andarsene di casa per svolgere i propri doveri in parte a causa di circostanze oggettive generali, che rendono loro necessario lasciare i genitori; non possono rimanere accanto a loro per prendersene cura e stare al loro fianco. Non è che scelgano volontariamente di lasciarli: questa è la ragione oggettiva. Sotto un altro aspetto, dal punto di vista soggettivo, hai lasciato casa per svolgere i tuoi doveri non perché volessi lasciare i tuoi genitori ed eludere le tue responsabilità, ma per via della chiamata che hai ricevuto da Dio. Per collaborare all’opera di Dio, accettare la Sua chiamata e svolgere i doveri di un essere creato, non avevi altra scelta che lasciare i tuoi genitori; non potevi rimanere accanto a loro per stare al loro fianco e prenderti cura di loro. Non li hai lasciati per eludere le responsabilità, giusto? Lasciarli per eludere le tue responsabilità non ha forse una natura diversa dal doverli lasciare per rispondere alla chiamata di Dio e svolgere i tuoi doveri? (Sì.) Nel tuo cuore, nutri legami emotivi e pensieri verso i tuoi genitori; i tuoi sentimenti non sono vuoti. Se le circostanze oggettive lo permettessero e tu avessi la possibilità di stare al loro fianco mentre svolgi i tuoi doveri, allora saresti disposto a farlo, a prenderti regolarmente cura di loro e adempiere alle tue responsabilità. Ma a causa di circostanze oggettive devi lasciarli, non puoi restare accanto a loro. Non è che non vuoi adempiere alle tue responsabilità di figlio, è che non puoi. Non sono due cose di natura diversa? (Sì.) Se te ne sei andato di casa per evitare di essere un figlio devoto e di adempiere alle tue responsabilità, questo è poco filiale e denota mancanza di umanità. I tuoi genitori ti hanno allevato, ma tu non vedi l’ora di dispiegare le ali e andartene al più presto per la tua strada. Non vuoi vedere i tuoi genitori e neppure presti attenzione quando vieni a sapere di qualche difficoltà che hanno affrontato. Anche se disponi dei mezzi per aiutarli, non lo fai; ti limiti a fingere di non sentire e lasci che gli altri dicano di te quello che vogliono: semplicemente non vuoi adempiere alle tue responsabilità. Questo è essere poco filiale. Ma è questo il caso di cui stiamo parlando? (No.) Molti hanno lasciato le loro contee, le loro città, le loro province o addirittura i loro Paesi per svolgere i loro doveri; sono ormai lontani dalle loro città di origine. Inoltre, per vari motivi, non è conveniente per loro rimanere in contatto con le famiglie. Di tanto in tanto si informano sulla situazione attuale dei loro genitori da persone che provengono dalla stessa città natale e si sentono sollevati quando sentono che sono ancora in salute e se la cavano bene. In realtà, non sei poco filiale; non sei giunto al punto di essere privo di umanità, di non volere nemmeno prenderti cura dei tuoi genitori o adempiere alle tue responsabilità nei loro confronti. Devi compiere questa scelta per varie ragioni oggettive, quindi non sei un figlio poco devoto” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (16)”). Dopo aver letto le parole di Dio, mi sono sentito illuminato. In passato, avevo sempre vissuto secondo idee come “Non viaggiare lontano finché i tuoi genitori sono in vita” e “Cresci i figli affinché ti assistano nella vecchiaia”. Poiché ero stato cresciuto dai miei nonni e dai miei genitori, credevo che quando sarebbero invecchiati avrei dovuto rimanere al loro fianco per prendermi cura di loro ed essere riconoscente, e che, se non l’avessi fatto, questo avrebbe voluto dire essere ingrato e privo di umanità. Proprio come in passato, quando non potevo stare con i miei nonni per prendermi cura di loro, la coscienza mi condannava continuamente e sentivo di essere in debito con loro, mi colpevolizzavo e credevo di averli delusi. In realtà, la mia incapacità di rimanere al loro fianco, prendermene cura ed essere devoto non era dovuta al fatto che non desiderassi essere riconoscente o adempiere la mia responsabilità, ma piuttosto a delle circostanze oggettive che mi rendevano impossibile farlo. Da un lato, ero impegnato con i miei doveri, mentre dall’altro, la polizia mi perseguitava e mi dava la caccia, impedendomi di tornare a casa per prendermi cura della mia famiglia. Questo non voleva dire essere ingrato. Se avessi avuto la possibilità di occuparmi dei miei nonni ma avessi scelto di non farlo, allora in quel caso sarei davvero stato ingrato e privo di umanità.
Un giorno, durante le mie devozioni spirituali, mi sono imbattuto in due passi delle parole di Dio che mi hanno schiarito ancora di più le idee. Dio Onnipotente dice: “Se davvero hai fede nel fatto che tutto è nelle mani di Dio, allora dovresti credere che anche la questione di quante avversità patiscono e di quanta felicità godono durante la loro vita è nelle mani di Dio. Il fatto che tu sia filiale o meno non cambia nulla: i tuoi genitori non soffriranno meno perché tu sei filiale, né soffriranno di più perché non lo sei. Dio ha prestabilito il loro destino molto tempo fa e nulla cambierà a causa del tuo atteggiamento nei loro confronti o della profondità dei sentimenti che vi legano. Loro hanno il loro destino. Se sono poveri o ricchi per tutta la vita, se le cose gli vanno bene oppure no, di che tipo di qualità di vita, di benefici materiali, di prestigio sociale e di condizioni di vita godono: niente di tutto questo ha granché a che fare con te” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (16)”). “La nascita, l’invecchiamento, la malattia, la morte e l’affrontare varie questioni, grandi e piccole, sono eventi normalissimi della vita. Se sei adulto, dovresti avere un modo di pensare maturo e approcciare la questione in modo sereno e corretto: ‘I miei genitori sono malati. Alcuni dicono che è perché hanno sentito molto la mia mancanza, ma è mai possibile? Senza dubbio l’hanno sentita, come si potrebbe non avere nostalgia dei propri figli? Anche a me sono mancati loro, quindi perché non mi sono ammalato?’ Esiste qualcuno che si ammala perché gli mancano i figli? Non è così che stanno le cose. Allora, cosa sta accadendo quando i tuoi genitori affrontano questi eventi così importanti? Si può solo dire che Dio ha orchestrato tale situazione nella loro vita. È stata orchestrata dalla mano di Dio; non puoi concentrarti su ragioni e cause oggettive, i tuoi genitori erano destinati ad affrontare tale problema una volta raggiunta questa età, erano destinati a essere afflitti da questa malattia. Avrebbero forse potuto evitarla se tu fossi stato al loro fianco? Se Dio non avesse stabilito che si ammalassero come parte del loro destino, allora non sarebbe successo nulla, anche se tu non fossi stato con loro. Se invece fossero stati destinati ad affrontare questa grave disgrazia nella loro vita, cosa mai avresti potuto fare rimanendo al loro fianco? Non avrebbero comunque potuto evitarla, giusto? (Giusto.) Pensa a coloro che non credono in Dio: non passano forse tutto il tempo con le loro famiglie, anno dopo anno? Quando ai genitori di tali famiglie capita una grave disgrazia, hanno accanto i figli e tutti i parenti, non è così? Quando i genitori si ammalano o le loro condizioni si aggravano, accade forse perché i figli se ne sono andati? Non è così, è destino che accada” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho compreso che il fato di una persona è nelle Sue mani. Nascita e morte, malattia o buona salute, ricchezza o povertà, alti e bassi, nessuno può controllare tutto ciò. Tutte queste cose sono determinate dalla sovranità e dal volere di Dio. In verità, anche se fossi stato al fianco dei miei genitori e dei miei nonni, prendendomi cura di loro ed essendo riconoscente in ogni modo possibile, questo non avrebbe cambiato il loro fato. Si sarebbero comunque ammalati quando sarebbe stato il loro momento e sarebbero comunque morti quando sarebbe arrivata la loro ora. Quando mio padre ha avuto un ictus era stato lo stesso: ci avevo messo poco più di dieci minuti a portarlo in ospedale, ma non c’era niente che i medici potessero fare e alla fine non ho potuto far altro che vederlo morire. Ripensandoci, avevo sempre creduto che la morte di mio padre fosse dovuta al fatto che avesse lavorato duramente per guadagnare soldi per me e che la cattiva salute dei miei nonni fosse dovuta alla malnutrizione causata dal loro essere frugali. Queste idee provenivano dalla mia mancanza di fede nella sovranità e nel volere di Dio. Spesso sostenevo che Egli regna su ogni cosa, ma quando mi sono trovato alle strette, ho agito come un miscredente. Semplicemente non credevo che Dio avesse sovranità sul fato delle persone e decidesse sulle loro vite e le loro fortune. In che modo avevo un’autentica fede in Lui? Una volta comprese queste cose, in cuor mio mi sono sentito più tranquillo e sono diventato disposto ad affidare i miei nonni nelle mani di Dio, lasciando che fosse Lui a occuparsi di tutto ciò che li riguardava.
In seguito, mi sono imbattuto in due passi delle Sue parole: “Dio ha detto alle persone che prima di tutto devono onorare i propri genitori e, in seguito, ha posto loro requisiti più elevati per quanto riguarda la pratica della verità, lo svolgimento dei loro doveri e il seguire la via di Dio: a quali di questi dovresti attenerti? (Ai requisiti più elevati.) È giusto praticare in base ai requisiti più elevati? Le verità possono forse essere distinte in più e meno elevate, o in più antiche e più recenti? (No.) Pertanto, quando metti in pratica la verità, in base a cosa dovresti farlo? Cosa significa praticare la verità? (Gestire le questioni secondo i principi.) Gestire le questioni secondo i principi è la cosa più importante. Praticare la verità significa mettere in pratica le parole di Dio in tempi, luoghi, ambienti e contesti diversi; non si tratta di applicare ostinatamente delle regole alle situazioni, ma di sostenere le verità principi. Questo è ciò che significa praticare la verità. Quindi non vi è alcun conflitto tra la pratica delle parole di Dio e l’osservanza dei requisiti da Lui posti. Per dirla più concretamente, non vi è alcun conflitto tra onorare i propri genitori e portare a termine l’incarico e il dovere che Dio ti ha affidato. Quale tra i due corrisponde alle parole e ai requisiti attuali di Dio? Dovresti considerare prima di tutto tale questione. Dio pone richieste e requisiti diversi a persone diverse. Coloro che prestano servizio come leader e come lavoratori sono stati chiamati da Dio, quindi devono fare delle rinunce e non possono rimanere con i loro genitori per onorarli. Dovrebbero accettare l’incarico di Dio e rinunciare a tutto per seguirLo. Questo è un tipo di situazione. I seguaci semplici non sono stati chiamati da Dio, quindi possono rimanere con i loro genitori e onorarli. Non otterranno ricompense per questo, né alcuna benedizione, ma se non mostrano pietà filiale allora sono privi di umanità. In realtà, onorare i propri genitori è solo una sorta di responsabilità e non assurge al livello della pratica della verità. È sottomettersi a Dio che è la pratica della verità, è accettare l’incarico da Lui affidato che costituisce una manifestazione di sottomissione nei Suoi confronti, e il seguace di Dio è chi rinuncia a tutto per svolgere il proprio dovere. In sintesi, il compito più importante che ti spetta è quello di svolgere bene il tuo dovere. Questo è mettere in pratica la verità ed è una manifestazione di sottomissione a Dio. Quindi, qual è la verità che ora le persone dovrebbero praticare principalmente? (Svolgere il proprio dovere.) Esatto: svolgere lealmente il proprio dovere significa mettere in pratica la verità. Se una persona non svolge il proprio dovere con sincerità, allora sta solamente offrendo manodopera” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (4)”). “Al cospetto del Creatore, tu sei un essere creato. Ciò che dovresti fare in questa vita non è semplicemente adempiere alle tue responsabilità nei confronti dei tuoi genitori, ma anche adempiere alle tue responsabilità e ai tuoi doveri di essere creato. Puoi adempiere alle tue responsabilità nei confronti dei tuoi genitori solo in base alle parole di Dio e alle verità principi, e non facendo qualcosa per loro in base ai tuoi bisogni emotivi o alle esigenze della tua coscienza” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (16)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho compreso che essere riconoscenti verso i propri genitori non è altro che una responsabilità cui le persone devono adempiere, e che ciò non può essere considerato praticare la verità. Solo rinunciare a tutto per seguire Dio e svolgere il proprio dovere di essere creato secondo le verità principi è ciò che viene davvero ricordato da Dio. Ho pensato ai discepoli del Signore Gesù, come Pietro, Giovanni e Giacomo, ognuno dei quali ha rinunciato alla propria famiglia e ha abbandonato i propri genitori per predicare il Vangelo del Signore. Sebbene non avessero adempiuto la responsabilità di essere riconoscenti verso i propri genitori, tutto ciò che avevano fatto era servito come testimonianza a Dio e incontrava la Sua approvazione. Oggi, ho la fortuna di seguire Dio, di nutrirmi delle Sue parole e di comprendere la verità, pertanto dovrei svolgere il mio dovere in quanto essere creato. Solo questa è la mia missione.
Anche se a volte ancora penso ai miei nonni, la cosa non influisce più sul mio stato, perché so che tutto è nelle mani di Dio. I miei nonni hanno il loro fato e io ho la mia missione. Devo fare bene il mio dovere per soddisfare Dio e solo così potrò condurre una vita di valore e significato.