98. Come dovrei trattare l’amorevolezza di mia madre
Sono nata in una famiglia di contadini e non eravamo molto benestanti. Quando avevo 5 anni, mio padre ci ha abbandonati per formarsi una nuova famiglia. Mia madre ha cresciuto da sola me, i miei due fratelli e mia sorella. Facevamo affidamento l’uno sull’altro e la vita era molto dura. A quel tempo, io e i miei fratelli non godevamo di buona salute e ci ammalavamo spesso, soprattutto io, che ero la più debole. Anche un leggero colpo di freddo mi faceva venire il raffreddore, la tosse e la febbre alta e mia madre mi portava spesso dal medico. A volte la notte tossivo così tanto da non riuscire a dormire e mia madre rimaneva al mio fianco finché non mi addormentavo, prima di sdraiarsi a riposare lei stessa. Se avevamo del buon cibo, lei non lo mangiava, lasciandolo invece a me, e lavorava instancabilmente ogni giorno, facendo lavoretti saltuari per racimolare i soldi per mandarci a scuola. Di fronte a tutti i sacrifici che aveva fatto per noi, mi dicevo: “Non posso essere priva di coscienza. Quando sarò grande, devo onorare mia madre e ripagare la sua amorevolezza”. Quando sono cresciuta e ho iniziato a guadagnare un po’ di soldi, spesso le compravo vestiti e altri oggetti per onorarla. Sentivo che non era stato facile per lei crescerci e che quindi avrei dovuto ripagarla adeguatamente. Un giorno del 2008, mio fratello mi ha chiamato e mi ha detto che nostra madre era stata ricoverata in ospedale dopo un incidente stradale. Ho chiesto immediatamente al mio capo un permesso per andare a occuparmi di lei in ospedale e sono tornata al lavoro solo dopo che si è ripresa quasi del tutto.
Qualche anno dopo, io e lei abbiamo accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni. Sei mesi dopo, sono stata arrestata per aver predicato il Vangelo. Dopo il mio rilascio, sono andata via di casa per fare il mio dovere, così da evitare di essere sorvegliata e braccata dalla polizia. Una volta, una sorella mi ha inviato una lettera per dirmi che mio fratello maggiore discuteva ogni giorno con mia madre perché io non ero tornata a casa. Lui aveva persino postato online che io e mia madre credevamo in Dio e la polizia era venuta più volte a casa nostra per arrestarmi. Leggere la lettera mi ha molto turbata. Fin da quando ero bambina, mia madre aveva dato così tanto per me, ma io non la onoravo e la costringevo addirittura a sopportare la rabbia di mio fratello per proteggermi. Mi sentivo profondamente in debito con lei e sono scoppiata in lacrime. A volte pensavo: “Lei sta invecchiando di anno in anno e mio fratello continua a discutere con lei e a farla arrabbiare. E se un giorno mia madre si ammalasse gravemente e si ritrovasse costretta a letto?” Pensare a queste cose mi turbava per un po’ e sentivo di essere priva di coscienza e una figlia poco devota. Spesso avvertivo del disturbo e non riuscivo a calmarmi per fare il mio dovere. Mi sono resa conto che mi stavo crogiolando negli affetti, così mi sono nutrita di alcune parole di Dio e il mio stato è migliorato un po’.
A maggio 2021, un giorno ho ricevuto una lettera da casa. Diceva che mia madre aveva un cancro al seno e aveva urgente bisogno di soldi per il ricovero in ospedale e un intervento chirurgico, e che dopo l’operazione avrebbe avuto bisogno anche di 4 cicli di chemioterapia e di 17 sedute di radio. Le mie cognate dicevano che, se non fossi tornata a casa, non avrebbero contribuito con un solo centesimo e non si sarebbero prese cura di mia madre. Dopo che ho letto la lettera, le lacrime hanno preso a scendermi sul viso e ho pensato: “Come è potuta venire a mia madre una malattia così grave? Forse perché lavorava troppo in casa? Se non tornassi a casa e lei non venisse curata in tempo e succedesse qualcosa di brutto, non sarebbe colpa mia?” Ho pensato a come mia madre avesse lavorato duramente per prendersi cura di me e crescermi fino all’età adulta. Ora che aveva il cancro, se non fossi andata a casa per prendermi cura di lei in quel momento critico, non sarebbe stata una vergognosa mancanza di devozione da parte mia e non avrebbe dimostrato che ero davvero priva di coscienza? Inoltre, se non fossi tornata a casa, cosa avrebbero detto di me i parenti e i vicini? Mi avrebbero sicuramente definita una miserabile ingrata e avrebbero detto cose come: “Tua madre ti ha cresciuta e ora nemmeno ti prendi cura di lei? Sei del tutto priva di coscienza?” Ho anche pensato a quanto fosse grave la condizione di mia madre. E se non fossi tornata a casa, la sua malattia non fosse stata curata in tempo e lei fosse morta? Non l’avrei mai più rivista. Mi sentivo estremamente triste e avrei voluto poter volare subito al suo fianco. Ma una volta ero stato arrestata dalla polizia e venduta da mio fratello, quindi cosa avrei fatto se fossi andata a casa e mi avessero arrestata? Inoltre, non potevo seplicemente abbandonare il mio dovere per tornare a casa! A volte, quando vedevo intorno a me fratelli e sorelle che potevano andare a casa a trovare i loro genitori, dentro di me non riuscivo a evitare di lamentarmi: “Perché Dio ha permesso che il PCC mi arrestasse? Se non ci fosse stato alcun pericolo, non sarei potuta tornare a casa a prendermi cura di mia madre? Se non me ne fossi andata di casa per fare il mio dovere, il PCC non mi starebbe dando la caccia e ora potrei tornare”. Ero così turbata da questa faccenda che non riuscivo a concentrarmi sul mio dovere. Sapevo che, se il mio stato non fosse cambiato, non sarei stata in grado di compiere il mio dovere, così ho portato il mio stato al cospetto di Dio, pregandoLo di guidarmi a liberarmi dai miei affetti. Ho pensato a un passo delle Sue parole: “Quanto un individuo debba soffrire e quanto debba percorrere il suo cammino è stabilito da Dio, e che nessuno possa davvero aiutare qualcun altro” (La Parola, Vol. 1: L’apparizione e l’opera di Dio, “Il cammino… (6)”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho sentito il mio cuore farsi un po’ più luminoso. La grave malattia di mia madre era stata permessa da Dio e quella era la sofferenza che lei era tenuta a sopportare. Anche se fossi tornata a casa, non sarei stata in grado di farmene carico al posto suo, e dovevo considerare la sua malattia in modo corretto. Se Dio aveva predestinato che la durata della vita di mia madre era giunta al termine, allora che io tornassi a casa non avrebbe cambiato nulla. Se invece Dio non le avesse permesso di morire, allora, per quanto grave fosse la sua malattia, non sarebbe morta. Ho pensato a un articolo di testimonianza esperienziale che avevo letto in precedenza. Parlava di una sorella anziana a cui era stato diagnosticato un cancro. Aveva ricevuto tutte le cure, ma la sua salute non era migliorata affatto e l’ospedale aveva persino decretato che le sue condizioni erano critiche. I figli e i parenti pensavano che non ce l’avrebbe fatta, ma inaspettatamente, dopo che aveva pregato, si era affidata a Dio e aveva messo nelle Sue mani la propria vita e la propria morte, alla fine era sopravvissuta. L’esperienza di quella sorella mi ha ispirata e ho capito che dovevo mettere mia madre nelle mani di Dio. Resamene conto, mi sono sentita un po’ più tranquilla dentro di me. Qualche tempo dopo, mia madre mi ha mandato una lettera in cui diceva che, mentre era malata, le mie due cugine maggiori e mia cognata si erano alternate per accudirla in ospedale. Diceva anche che era stata operata e che si stava riprendendo bene, che non dovevo preoccuparmi per lei e che avrei dovuto assolvere bene il mio dovere. Al leggere ciò, mi sono commossa profondamente e mi sono venute le lacrime agli occhi. Avevo il cuore colmo di gratitudine verso Dio.
In seguito ho riflettuto spesso. Sapevo che avrei dovuto adempiere il dovere di un essere creato, ma perché non riuscivo ad abbandonare la questione di non essere in grado di onorare mia madre e mi sentivo sempre in colpa nei suoi confronti? Avevo persino pensato di abbandonare il mio dovere e di tradire Dio. Solo tempo dopo, leggendo un passo delle Sue parole, ho acquisito una qualche comprensione del mio problema. Dio Onnipotente dice: “A causa del condizionamento della loro cultura tradizionale, nelle nozioni tradizionali del popolo cinese si ritiene che si debba osservare la devozione filiale verso i propri genitori. Chi non osserva la devozione filiale non è un figlio devoto. Queste idee sono state inculcate nelle persone fin dall’infanzia e vengono insegnate praticamente in ogni famiglia, così come in ogni scuola e nella società in generale. Quando la testa di una persona è stata riempita di queste cose, lei pensa: ‘La devozione filiale è la cosa più importante in assoluto. Se non la osservassi, non sarei una brava persona, non sarei un figlio devoto e verrei denunciato dalla società. Sarei una persona priva di coscienza’. È una visione corretta? Le persone hanno visto così tante delle verità espresse da Dio: Egli ha forse preteso che si mostrasse devozione filiale verso i propri genitori? Questa è forse una delle verità che i credenti in Dio devono capire? No, non lo è. Dio ha solo condiviso su alcuni principi. Qual è il principio a cui le parole di Dio richiedono di attenersi nel trattare gli altri? Amare ciò che Dio ama e odiare ciò che Dio odia: questo è il principio a cui ci si deve attenere. […] Satana si serve di questo tipo di cultura tradizionale e di nozioni morali per controllare i tuoi pensieri, la tua mente e il tuo cuore, rendendoti incapace di accettare le parole di Dio; queste cose sataniche ti controllano e ti hanno reso incapace di accettare le parole di Dio. Quando vuoi mettere in pratica le parole di Dio, queste cose causano disturbo dentro di te, ti inducono a opporti alla verità e ai requisiti di Dio, e ti privano della forza di liberarti dal giogo della cultura tradizionale. Dopo aver lottato per un po’, giungi a un compromesso: preferisci credere che le nozioni della morale tradizionale siano corrette e in linea con la verità, e così rifiuti o abbandoni le parole di Dio. Non accogli le parole di Dio come verità e non attribuisci alcun valore alla salvezza, sentendo che tu vivi ancora in questo mondo e puoi sopravvivere solo facendo affidamento su queste cose. Incapace di sopportare le recriminazioni della società, piuttosto rinunceresti alla verità e alle parole di Dio, abbandonandoti alle nozioni della morale tradizionale e all’influenza di Satana, preferendo offendere Dio e non mettere in pratica la verità. DiteMi, l’uomo non è forse miserabile? Non ha forse bisogno della salvezza di Dio? Alcune persone credono in Dio da molti anni, ma non hanno ancora acquisito alcuna comprensione in merito alla devozione filiale. Non capiscono davvero la verità. Non riescono mai a superare la barriera costituita dalle relazioni mondane; non sono dotate di coraggio, né di fede, né tanto meno di determinazione, e quindi non sono in grado di amare Dio e di obbedirGli” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto riconoscendo le proprie idee sbagliate ci si può realmente trasformare”). Riflettendo sulle parole di Dio, mi sono resa conto che Satana usa l’istruzione che riceviamo a scuola e l’influenza della nostra famiglia per instillare profondamente in noi idee tradizionali come “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”, “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra” e “Non viaggiare lontano finché i tuoi genitori sono in vita”. Credevo che mostrare pietà filiale verso i propri genitori fosse della massima importanza e che non essere devoti nei loro confronti significasse essere ingrati e privi di umanità e avrebbe causato rimorsi di coscienza. Vivevo secondo queste idee tradizionali e pensavo al fatto che, durante la mia crescita, era stata mia madre a fare per me i sacrifici più grandi rispetto a ogni altra persona, che dovevo ripagarla per la sua amorevole cura e che, se non l’avessi fatto, sarei stata poco filiale e priva di coscienza e umanità. Soprattutto dopo che le era stato diagnosticato il cancro, nel mio cuore non riuscivo proprio a non pensare a lei. Sentivo che, dato che lei si era presa cura di me in modo meticoloso quando da bambina ero malata, ora che era malata lei, avrei dovuto starle accanto e prendermi cura di lei con lo stesso livello di attenzione, e che altrimenti volesse dire che mi aveva cresciuta invano. Volevo quindi correre al suo fianco e portarla in ospedale perché ricevesse le cure. Poiché, dato che ero braccata dalla polizia, non potevo tornare a casa per occuparmi di lei, ho cominciato a lamentarmi del perché dovessi essere braccata dalla polizia e ho persino rimpianto di essermene andata di casa per fare il mio dovere. Questi stati sbagliati erano causati dal fatto che ero vincolata dalle idee e dai punti di vista di Satana e, se non li avessi eliminati, avrei rischiato di tradire Dio in qualsiasi momento.
In seguito, ho letto un altro passo delle Sue parole e ho imparato come considerare correttamente le amorevoli cure che avevo ricevuto da mia madre. Dio Onnipotente dice: “Parliamo di come andrebbe interpretata la frase ‘I tuoi genitori non sono tuoi creditori’. Non è forse un dato di fatto che i tuoi genitori non sono tuoi creditori? (Sì.) Poiché è un dato di fatto, è opportuno che spieghiamo le questioni che implica. Prendiamo la questione che i tuoi genitori ti hanno messo al mondo. Chi ha scelto che fossero loro a metterti al mondo: tu o i tuoi genitori? Chi ha scelto chi? Se la guardi dalla prospettiva di Dio, nessuna delle due è la risposta. Non siete stati né tu né i tuoi genitori a scegliere che fossero loro a metterti al mondo. Se vai alla radice della questione, è stato stabilito da Dio. Per ora lasciamo da parte questo argomento, in quanto è facile da capire. Dal tuo punto di vista, sei nato passivamente dai tuoi genitori, senza avere alcuna voce in capitolo. Dal punto di vista dei tuoi genitori, loro ti hanno messo al mondo per una loro volontà indipendente, giusto? In altre parole, se si esclude quanto decretato da Dio, quando si è trattato di metterti al mondo, tutto il potere era nelle mani dei tuoi genitori. Sono stati loro a scegliere di farti nascere e a prendere tutte le decisioni. Non sei stato tu a scegliere che fossero loro a darti alla luce, sei nato passivamente da loro e non hai avuto alcuna voce in capitolo. Quindi, poiché tutto il potere era nelle mani dei tuoi genitori e sono stati loro a scegliere di metterti al mondo, hanno l’obbligo e la responsabilità di allevarti, di condurti fino all’età adulta, di fornirti un’istruzione, cibo, vestiti e denaro: questi sono la loro responsabilità e il loro obbligo, questo è ciò che sono tenuti a fare. Tu invece sei sempre rimasto passivo durante il periodo in cui ti hanno allevato, non avevi alcun diritto di scelta: dovevi essere allevato da loro. Poiché eri piccolo, non avevi la capacità di allevarti da solo, e non ti restava altra scelta che lasciarti passivamente allevare dai tuoi genitori. Sei stato allevato nel modo che loro hanno scelto: se ti hanno dato cibo e bevande buoni, allora hai mangiato e bevuto cibo e bevande buoni. Se invece ti hanno fornito un ambiente di vita in cui vivevi di pula e piante selvatiche, allora sei sopravvissuto a forza di pula e piante selvatiche. In ogni caso, mentre venivi allevato, tu eri passivo e i tuoi genitori stavano adempiendo alle loro responsabilità. È come se si stessero prendendo cura di un fiore. Se decidono di prendersi cura di un fiore, dovrebbero concimarlo, annaffiarlo e assicurarsi che riceva la luce del sole. Quindi, per quanto riguarda le persone, non importa se i tuoi genitori si sono occupati di te scrupolosamente o se si sono presi molta cura di te: in ogni caso stavano solo adempiendo alla loro responsabilità e ai loro obblighi. Indipendentemente dal motivo per cui ti hanno allevato, era una loro responsabilità: poiché ti hanno messo al mondo, devono assumersi le responsabilità nei tuoi confronti. Alla luce di questo, tutto ciò che i tuoi genitori hanno fatto per te può forse considerarsi amorevolezza? La risposta è no, giusto? (Giusto.) […] In ogni caso, allevandoti, i tuoi genitori stanno adempiendo a una responsabilità e a un obbligo. Condurti all’età adulta è un loro obbligo e una loro responsabilità, e non può definirsi amorevolezza. Se non può definirsi amorevolezza, allora non è qualcosa di cui ti spetta godere? (Sì.) È una sorta di diritto di cui dovresti godere. Dovresti essere allevato dai tuoi genitori perché, prima di raggiungere l’età adulta, il ruolo che svolgi è quello di un figlio che viene educato. Pertanto, i tuoi genitori stanno solo adempiendo a una sorta di responsabilità nei tuoi confronti, e tu la stai semplicemente ricevendo, ma ciò che stai ricevendo da loro non sono certo grazia e amorevolezza. Per qualsiasi creatura vivente, mettere al mondo dei figli e prendersi cura di loro, riprodursi e allevare la generazione successiva è una sorta di responsabilità. Per esempio, gli uccelli, le mucche, le pecore e persino le tigri devono prendersi cura della prole dopo averla messa al mondo. Non esistono esseri viventi che non allevino la propria prole. Potranno esserci delle eccezioni, ma non sono molte. È un fenomeno naturale nell’esistenza delle creature viventi, un loro istinto, e non può essere attribuito all’amorevolezza. Stanno solo rispettando una legge che il Creatore ha stabilito per gli animali e per l’umanità. Pertanto, il fatto che i tuoi genitori ti abbiano allevato non può essere classificato come amorevolezza. Alla luce di ciò, si può affermare che i tuoi genitori non sono tuoi creditori. Stanno adempiendo alle loro responsabilità nei tuoi confronti. A prescindere da quanto impegno e da quanto denaro investano per te, non dovrebbero chiederti di ricompensarli, poiché questa è la loro responsabilità di genitori. Dal momento che si tratta di una responsabilità e di un obbligo, dovrebbe essere gratuito e non prevedere nulla in cambio. Allevandoti, i tuoi genitori stavano semplicemente adempiendo alle loro responsabilità e ai loro obblighi, e questo non dovrebbe essere retribuito né costituire una transazione. Quindi non devi approcciarti ai tuoi genitori né gestire il tuo rapporto con loro sulla base dell’idea di ricompensarli. È disumano trattare e ripagare i tuoi genitori e gestire il rapporto che hai con loro sulla base di quest’idea. Allo stesso tempo, sarai incline a essere limitato e vincolato dai tuoi sentimenti carnali e avrai difficoltà a districartene, al punto che potresti persino smarrirti” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Grazie alle parole di Dio, mi sono resa conto che il mio senso di debito nei confronti di mia madre e l’incapacità di fare il mio dovere con serenità erano dovuti al fatto che la vedevo come una mia creditrice. Credevo di dover ripagare per intero tutto ciò che mi aveva dato, quindi mi sentivo sempre in debito verso la sua amorevolezza, e nei suoi confronti ogni volta che non mi prendevo cura di lei. Soprattutto ora che aveva il cancro, pensavo che, se fosse morta, non sarei mai stata in grado di ripagare completamente la sua amorevolezza in tutta la mia vita. In realtà, il fatto che mia madre fosse stata amorevole con me e si fosse presa cura di me significava che aveva adempiuto alla sua responsabilità e al suo dovere di madre. Avendomi messa al mondo, era obbligata a crescermi fino all’età adulta, e questo non valeva come amorevolezza. Proprio come gli animali devono prendersi cura della loro prole dopo che la mettono al mondo: è un loro istinto e rientra in quanto predestinato da Dio. Allo stesso modo, se hai in casa dei gatti o dei cani, come padrone, sei responsabile di dar loro da mangiare e da bere e delle loro esigenze quotidiane. Non si tratta di atti di gentilezza, ma solo dell’adempimento di una responsabilità. Inoltre, la mia vita proviene da Dio ed è Lui che mi ha donato il respiro e che fino a oggi e tuttora veglia su di me e mi protegge. Ho ricordato che in alcune occasioni avevo rischiato di essere investita da un’automobile ma, sotto la protezione di Dio, ne ero sempre uscita illesa. Un’altra volta, il mio fidanzato, dopo il mio divorzio, non voleva permettermi di occuparmi di mio figlio e, quando mi sono rifiutata di ascoltarlo, ha cercato di strangolarmi a morte. Mentre lo faceva, ho invocato Dio senza sosta e sono riuscita a spingerlo da parte e a mettermi finalmente in salvo. Ho pensato alle parole di Dio: “Una volta che Dio ti ha scelto una famiglia, sceglie anche la data in cui nascerai. Dopodiché, Dio assiste al momento in cui vieni al mondo piangendo. Osserva la tua nascita, ti guarda mentre pronunci le tue prime parole, ti guarda inciampare e muovere i primi passi mentre impari a camminare. Prima fai un passo, poi un altro, ed ecco che riesci a correre, a saltare, a parlare, a esprimere i tuoi sentimenti… Mentre crescete, lo sguardo di Satana è fisso su ciascuno di voi, come una tigre che ha adocchiato la preda. Ma nello svolgere la Sua opera, Dio non è mai stato soggetto ad alcun limite derivante da persone, eventi o cose, né ad alcun limite di spazio o di tempo; Egli fa ciò che dovrebbe e ciò che deve. Nel processo di crescita potresti incontrare molte cose che non sono di tuo gradimento, nonché malattie e frustrazioni, ma mentre percorri questo cammino, la tua vita e il tuo futuro sono rigorosamente sotto la cura di Dio. Dio ti dà un’autentica garanzia per tutta la vita, poiché Egli è proprio lì accanto a te, proteggendoti e prendendoSi cura di te” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico VI”). Attraverso le esperienze personali, ho ulteriormente confermato le parole di Dio nel mio cuore. Dalla mia nascita fino a oggi, è stato davvero Lui a proteggermi segretamente. Egli ha pagato per me il prezzo del sangue del Suo cuore, eppure io non Gli ho mostrato riconoscenza; anzi, mi sono crogiolata nei sensi di colpa nei confronti di mia madre e non ho avuto lealtà nel mio dovere, cosa che ha influito sul progresso del lavoro. Tutto questo è derivato dalla mia incapacità di considerare correttamente le amorevoli cure ricevute da mia madre.
Durante le mie devozioni spirituali, ho letto un altro passo delle parole di Dio: “La maggior parte delle persone sceglie di andarsene di casa per svolgere i propri doveri in parte a causa di circostanze oggettive generali, che rendono loro necessario lasciare i genitori; non possono rimanere accanto a loro per prendersene cura e stare al loro fianco. Non è che scelgano volontariamente di lasciarli: questa è la ragione oggettiva. Sotto un altro aspetto, dal punto di vista soggettivo, hai lasciato casa per svolgere i tuoi doveri non perché volessi lasciare i tuoi genitori ed eludere le tue responsabilità, ma per via della chiamata che hai ricevuto da Dio. Per collaborare all’opera di Dio, accettare la Sua chiamata e svolgere i doveri di un essere creato, non avevi altra scelta che lasciare i tuoi genitori; non potevi rimanere accanto a loro per stare al loro fianco e prenderti cura di loro. Non li hai lasciati per eludere le responsabilità, giusto? Lasciarli per eludere le tue responsabilità non ha forse una natura diversa dal doverli lasciare per rispondere alla chiamata di Dio e svolgere i tuoi doveri? (Sì.) Nel tuo cuore, nutri legami emotivi e pensieri verso i tuoi genitori; i tuoi sentimenti non sono vuoti. Se le circostanze oggettive lo permettessero e tu avessi la possibilità di stare al loro fianco mentre svolgi i tuoi doveri, allora saresti disposto a farlo, a prenderti regolarmente cura di loro e adempiere alle tue responsabilità. Ma a causa di circostanze oggettive devi lasciarli, non puoi restare accanto a loro. Non è che non vuoi adempiere alle tue responsabilità di figlio, è che non puoi. Non sono due cose di natura diversa? (Sì.) Se te ne sei andato di casa per evitare di essere un figlio devoto e di adempiere alle tue responsabilità, questo è poco filiale e denota mancanza di umanità. I tuoi genitori ti hanno allevato, ma tu non vedi l’ora di dispiegare le ali e andartene al più presto per la tua strada. Non vuoi vedere i tuoi genitori e neppure presti attenzione quando vieni a sapere di qualche difficoltà che hanno affrontato. Anche se disponi dei mezzi per aiutarli, non lo fai; ti limiti a fingere di non sentire e lasci che gli altri dicano di te quello che vogliono: semplicemente non vuoi adempiere alle tue responsabilità. Questo è essere poco filiale. Ma è questo il caso di cui stiamo parlando? (No.) Molti hanno lasciato le loro contee, le loro città, le loro province o addirittura i loro Paesi per svolgere i loro doveri; sono ormai lontani dalle loro città di origine. Inoltre, per vari motivi, non è conveniente per loro rimanere in contatto con le famiglie. Di tanto in tanto si informano sulla situazione attuale dei loro genitori da persone che provengono dalla stessa città natale e si sentono sollevati quando sentono che sono ancora in salute e se la cavano bene. In realtà, non sei poco filiale; non sei giunto al punto di essere privo di umanità, di non volere nemmeno prenderti cura dei tuoi genitori o adempiere alle tue responsabilità nei loro confronti. Devi compiere questa scelta per varie ragioni oggettive, quindi non sei un figlio poco devoto” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (16)”). Riflettendo sulle parole di Dio, sono giunta a capire che nessuno viene al mondo per vivere per i propri genitori, che ognuno ha la propria missione da portare a termine e che io, come essere creato, ho dei doveri da assolvere. Negli ultimi anni, svolgendo il mio dovere lontano da casa, avevo adempiuto le mie responsabilità e i miei doveri di essere creato, e questo era perfettamente naturale e giustificato. Inoltre, a causa delle circostanze, avevo dovuto abbandonare la mia casa e mia madre perché ero braccata dalla polizia. Non si trattava del fatto che fossi poco filiale. Tuttavia, avevo sempre pensato che il fatto di non essere in grado di prendermi cura di mia madre mentre era malata significasse che ero priva di umanità e di devozione filiale. Ma questa mia prospettiva non era in linea con la verità. Si è davvero privi di umanità e di devozione filiale quando si hanno i mezzi per prendersi cura dei propri genitori ma si rifiuta di farlo, trascurandoli completamente o addirittura vedendoli come un peso. Questo è sottrarsi alle proprie responsabilità e realmente essere sprovvisti di umanità e vergognosamente privi di devozione filiale. Riflettendo sul mio comportamento, ho visto che in passato, quando le circostanze lo avevano permesso, mi ero presa cura di mia madre con attenzione dopo il suo incidente d’auto, ero stata inoltre premurosa e attenta nei suoi confronti quando ero a casa e avevo assolto le mie responsabilità di figlia. Ora mia madre aveva il cancro e io non potevo tornare a casa perché la polizia mi stava ancora dando la caccia. Se avessi rischiato e fossi andata, avrei potuto essere arrestata, e in quel caso non solo non avrei potuto occuparmi di mia madre, ma avrei anche perso l’opportunità di fare il mio dovere. Resami conto di questo, ho smesso di sentirmi in colpa per non essere in grado di occuparmi di lei.
In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio: “Se non te ne fossi andato di casa per svolgere il tuo dovere altrove e fossi rimasto accanto ai tuoi genitori, avresti forse potuto evitare che si ammalassero? (No.) Hai potere decisionale sulla loro vita e sulla loro morte? Puoi decidere tu se sono ricchi o poveri? (No.) Qualunque malattia colpirà i tuoi genitori, non sarà per lo sfinimento di averti allevato o perché sentivano la tua mancanza; in particolare, non contrarranno nessuna malattia grave, pericolosa e potenzialmente mortale a causa tua. Quello riguarda il loro destino e non ha nulla a che fare con te. Per quanto devoto tu sia, il massimo che puoi ottenere è ridurre un po’ le loro sofferenze e i loro fardelli carnali, ma per quanto riguarda quando si ammalano, quale malattia contraggono, quando e dove muoiono, queste cose hanno forse una qualche relazione con te? No” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho acquisito una certa comprensione della Sua sovranità. Anche se non me ne fossi andata di casa per fare il mio dovere e fossi rimasta con mia madre per prendermi cura di lei, non avrei potuto garantire che non si ammalasse. Quante sofferenze o quali battute d’arresto ogni persona debba sperimentare sono cose al di fuori del controllo umano e il destino di una persona è interamente nelle mani di Dio. Per esempio, mia madre ha ormai oltrepassato i 60 anni ed è normale avere problemi di salute a quell’età. Anche se fossi tornata a casa e mi fossi presa cura di lei, l’avessi riempita di attenzioni e le avessi preparato del buon cibo, al massimo le avrei dato un po’ di conforto spirituale, ma non sarei stata in grado di farmi carico del dolore della malattia al posto suo. Ho pensato a come alcuni figli siano particolarmente devoti nei confronti dei loro genitori, se li portano a vivere a casa propria e se ne prendono cura con attenzione, eppure i genitori si ammalano lo stesso. Questo dimostra che non è detto che i genitori restino in salute solo perché hanno i figli accanto, né che avere i figli al loro fianco garantisca che guariscano dalle malattie. Tali questioni sono interamente determinate dalla sovranità e dalla predestinazione di Dio. Per esempio, quando quella volta a mia madre è stato diagnosticato il cancro, sembrava una cosa grave e non era sicuro che fosse curabile, e le mie cognate hanno persino detto con durezza che se non fossi tornata a casa non avrebbero pagato le sue cure. Eppure, alla fine, sono state la moglie di mio fratello minore e le mie due cugine maggiori a contribuire con del denaro e ad alternarsi nell’assistere mia madre in ospedale. Non solo le condizioni di mia madre non sono peggiorate, ma si è anche ripresa molto bene. Questo mi ha dimostrato che le persone non possono affatto controllare il proprio destino e che tutto questo è nelle mani di Dio. Dovevo abbandonare le mie preoccupazioni per mia madre e affidarla a Dio.
Un giorno di novembre 2023, ho ricevuto una sua lettera in cui mi diceva: “Tuo fratello mi ha comprato una nuova casa e lo sto aiutando a occuparsi di suo figlio mentre faccio il mio dovere. Inoltre sono in buona salute, quindi dovresti assolvere il tuo dovere con serenità”. Al solo leggere queste poche parole di mia madre, ho iniziato a piangere di gioia. Non mi sarei mai aspettata che continuasse a vivere così bene anche senza di me al suo fianco a prendermi cura di lei e che avrebbe addirittura svolto il suo dovere. Questo ha rafforzato la mia determinazione e sapevo che non importava se sarei potuta tornare a casa o rivedere mia madre: non potevo più sentirmi in colpa per non essere in grado di prendermi cura di lei, e ho deciso di calmare il mio cuore per compiere il mio dovere. Questo è l’obiettivo che dovrei perseguire nella vita.
Attraverso queste esperienze, ho visto quanto fossi profondamente vincolata dalle idee tradizionali di pietà filiale verso i miei genitori e che, ogni volta che si presentavano circostanze sfavorevoli, queste idee mi impedivano di praticare la verità e di assolvere il mio dovere. È stata la guida delle parole di Dio a permettermi di acquisire discernimento di queste idee tradizionali, di smettere di esserne influenzata e limitata e di essere in grado di indirizzare il cuore al mio dovere. Questi risultati sono stati raggiunti dalle parole di Dio. Grazie a Dio!