31. Ho guadagnato un cammino per risolvere il mio senso di inferiorità

di Xiao Yi, Spagna

Quando ero bambina, poiché i miei genitori erano impegnati a guadagnarsi da vivere e non avevano tempo di occuparsi di me, mi hanno mandata a casa di mia nonna perché mi crescesse. Proprio in quel periodo, c’era il censimento per la pianificazione familiare e, dato che non ero registrata presso mia nonna, per evitare multe, ogni volta che il villaggio faceva i controlli demografici, mia nonna mi prendeva in braccio e mi nascondeva. I vicini mi prendevano in giro perché non avevo la registrazione anagrafica, chiamandomi “la bambina fantasma” e dicendo che ero una bambina senza madre. Sebbene fossi solo una bambina, capivo che mi stavano prendendo in giro. Ero molto ferita. Non volevo vederli né giocare con gli altri bambini. Per la maggior parte del tempo, me ne stavo rintanata in casa da sola a guardare la TV, oppure giocavo con mia nonna. La mia infanzia è stata piuttosto oppressa e monotona. In seguito, quando ho raggiunto l’età scolare, i miei genitori mi hanno riportata a casa. Poiché ero introversa, non mi piaceva parlare e non salutavo le persone, mia madre diceva che ero lenta e non sveglia come mia sorella minore. Anch’io pensavo di valere poco, perciò ero ancora meno disposta a comunicare con gli altri. A poco a poco, ho scoperto di avere difficoltà a comunicare con le persone e, quando parlavo con la gente, non sapevo cosa dire o come iniziare una conversazione. A volte avevo delle cose in mente e delle opinioni che volevo esprimere, ma quando parlavo, per il nervosismo e il timore, finivo per borbottare. Soprattutto quando parlavo con persone che non conoscevo in grandi gruppi, diventavo così nervosa che il viso mi si arrossava. Quindi, ogni volta che venivano dei parenti a casa o dovevo partecipare a una cena, se potevo cercavo sempre di evitarlo e, se non potevo rifiutare, mi sedevo in un angolo in silenzio, guardando gli altri chiacchierare e ridere.

Dopo aver iniziato a credere in Dio, ero ancora così. Ricordo che una volta, a una riunione, ho visto che c’erano cinquanta o sessanta persone. Mi sono subito sentita intimidita e ho pensato: “Con così tante persone, non oserò mai aprire bocca. Ho scarse capacità espressive, se parlassi in modo poco chiaro e gli altri non capissero, sarebbe davvero imbarazzante e mortificante!” Così ogni volta che il supervisore mi chiedeva di condividere, sceglievo di restare in silenzio e di ascoltare e basta. A volte, quando studiavo delle tecniche professionali con alcuni fratelli e sorelle, il supervisore ci chiedeva di esprimere le nostre idee e io non potevo fare a meno di innervosirmi e non osavo condividere, per paura di non esprimermi chiaramente. Alcune volte, sono stata costretta a condividere solo dopo essere stata chiamata per nome dal supervisore e, mentre condividevo, ero così nervosa che la mia voce cambiava e più parlavo più il mio viso si accaldava. Alla fine, non sono riuscita a parlare chiaramente e mi sono sentita molto in imbarazzo, e ho pensato: “Perché sono così incapace? Sto solo esprimendo le mie opinioni, perché è così difficile e snervante? Non riesco nemmeno a parlare chiaramente, sono proprio una stupida!” Vedendo le sorelle con cui collaboravo condividere in modo così naturale e fluente, provavo una grande invidia: “Perché non ho la stessa fiducia e lo stesso coraggio? Perché per me è così faticoso parlare o esprimere le mie idee?” In seguito, il supervisore ha disposto che facessi la capogruppo. Ho pensato tra me e me: “Sono introversa e non so parlare bene, e quando ci sono troppe persone non oso esprimermi. E se i fratelli e le sorelle avessero delle domande e non sapessi rispondere con chiarezza? Non sarebbe imbarazzante?” Volevo solo che il supervisore trovasse qualcun altro e preferivo rimanere tranquillamente un membro del gruppo. Ma temevo che, rifiutando il dovere, il supervisore si facesse una cattiva impressione di me, così ho scacciato quel pensiero. In seguito, quando dovevo seguire il lavoro dei fratelli e delle sorelle, mi sentivo ancora intimidita e, quando mi facevano delle domande, volevo sempre che rispondessero gli altri, perché temevo di non riuscire a spiegarmi chiaramente o a risolvere i loro problemi. Quando non potevo evitarlo, mi sforzavo di dire qualche parola, ma ero ancora molto nervosa. Vedendomi così, mi sentivo molto frustrata e mi sono resa conto che questo stato stava influenzando pesantemente la mia normale comunicazione con gli altri e la mia capacità di svolgere i miei doveri. Se non avessi invertito presto la rotta, sarei diventata sempre più passiva nei miei doveri e questo avrebbe sicuramente ritardato il lavoro. Così, ho cercato consapevolmente la verità per risolvere i miei problemi.

Un giorno, ho letto le parole di Dio: “Quando affrontano una qualche difficoltà, i codardi si tirano indietro qualsiasi cosa accada loro. Perché lo fanno? Uno dei motivi è il loro senso d’inferiorità. Poiché si sentono inferiori non osano mostrarsi davanti agli altri, non sanno nemmeno assumersi gli obblighi e le responsabilità che dovrebbero assumersi né sono capaci di farsi carico di ciò che sono effettivamente in grado di realizzare nell’ambito delle proprie capacità, della propria levatura e dell’esperienza della propria umanità. Questo senso d’inferiorità si ripercuote su ogni aspetto della loro umanità, sulla loro integrità e, naturalmente, sulla loro personalità. Quando sono in compagnia di altre persone, raramente esprimono il proprio punto di vista e non li si sente quasi mai chiarire il proprio modo di vedere o la propria opinione. Quando si trovano di fronte una qualche questione non hanno il coraggio di parlare, anzi non fanno che sfuggire e tirarsi indietro. Quando ci sono poche persone si sentono abbastanza coraggiosi da sedersi in mezzo a loro, ma quando si è in tanti cercano un angolino e prediligono la penombra, spaventati all’idea di stare tra gli altri. Ogni volta che si sentono di voler dire qualcosa in maniera positiva e attiva e di esprimere i propri punti di vista e le proprie opinioni per dimostrare che ciò che pensano è giusto, non ne hanno nemmeno il coraggio. Ogni volta che hanno queste idee, il loro senso d’inferiorità viene fuori tutto in una volta e li controlla, li soffoca, dicendo loro: ‘Non parlare, non vali nulla. Non esprimere le tue opinioni, tieniti le tue idee per te. Se hai nel cuore qualcosa che vuoi davvero dire, annotalo sul computer e riflettici su da solo. Non devi condividerlo con nessun altro. E se dicessi qualcosa di sbagliato? Sarebbe così imbarazzante!’ Questa voce continua a ripeterti di non fare questo, di non fare quello, di non dire questo, di non dire quello, inducendoti a ingoiare ogni parola che vorresti pronunciare. Quando c’è qualcosa che vuoi dire e su cui hai riflettuto a lungo nel tuo cuore, batti in ritirata e non osi parlare, oppure farlo ti imbarazza, sei convinto che non dovresti, e se poi lo fai ti sembra come di avere infranto una qualche regola o violato la legge. E quando un giorno esprimi attivamente il tuo punto di vista, dentro di te ti senti estremamente turbato e a disagio. Anche se questa sensazione di grande disagio si affievolisce gradualmente, il senso d’inferiorità soffoca lentamente le tue idee, le tue intenzioni e i tuoi progetti di voler parlare, di voler esprimere le tue opinioni, di voler essere normale, proprio come tutti gli altri. Chi non ti capisce ti ritiene un individuo di poche parole, silenzioso, con una personalità timida e che non ama mettersi in mostra. Quando parli davanti a molte altre persone, provi imbarazzo e arrossisci; sei un po’ introverso e solo tu, in realtà, sai di sentirti inferiore. […] Anche se questa emozione non può essere annoverata come un’indole corrotta, essa ha già causato un grave effetto negativo; danneggia gravemente l’umanità degli uomini e ha un grande impatto negativo sulle varie emozioni e sui discorsi e le azioni della loro normale umanità, con conseguenze molto gravi. La sua influenza minore è quella di influire sulla loro personalità, sulle loro predilezioni e sulle loro ambizioni; la sua influenza maggiore invece ha un impatto sui loro obiettivi e sulla loro direzione di vita. Dalle cause di questo senso d’inferiorità, dal suo processo e dalle conseguenze a cui porta negli individui, da qualunque punto di vista lo si consideri, non è forse qualcosa che si dovrebbe abbandonare? (Sì.)” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (1)”). Dopo aver letto le parole di Dio, mi sono resa conto di sentirmi davvero inferiore. Lo stato e le manifestazioni del sentirsi inferiore che Dio ha smascherato si manifestavano anche in me. Il mio cuore era vincolato da sentimenti di inferiorità e sentivo sempre di non essere abbastanza brava in vari ambiti. Quando interagivo con la gente, avevo paura di parlare se c’erano troppe persone, oppure mi nascondevo in un angolo e rimanevo in silenzio. Nello svolgimento dei miei doveri, ogni volta che dovevo esprimere le mie idee, diventavo involontariamente nervosa e i miei pensieri non erano rivolti a come collaborare con tutti per adempiere bene i miei doveri, ma piuttosto sentivo che le mie capacità linguistiche erano inadeguate, che i miei discorsi non erano pertinenti e preferivo che fossero gli altri a condividere. Quando avevo opinioni o pensieri su determinate questioni, continuavo a esitare, pensando: “Dovrei parlare o no? La mia opinione è giusta? Gli altri saranno d’accordo con me? Lasciamo stare, è meglio che non dica nulla. È meglio che ascolti semplicemente le opinioni degli altri”. Ero spesso influenzata da questi pensieri, come se avessi la bocca sigillata e la gola ostruita, il che mi impediva di esprimere le mie opinioni e la mia posizione in molte situazioni. Il supervisore mi aveva chiesto di fare la capogruppo e io sapevo che, avendo assunto questo dovere, avrei dovuto adempiere le mie responsabilità, ma ogni volta che dovevo seguire il lavoro, non riuscivo mai a proferire parola, per paura di non riuscire a spiegarmi chiaramente e che gli altri non capissero. Che imbarazzo sarebbe stato! Perciò volevo sempre che qualcuno con migliori capacità comunicative rispondesse alle domande dei fratelli e delle sorelle, limitandomi ad ascoltare e ad annuire in disparte. Di conseguenza, non potevo adempiere le responsabilità che avrei dovuto e diventavo sempre più passiva nei miei doveri. Questo senso negativo di inferiorità ha avuto davvero un impatto enorme su di me, rendendomi sempre più timida e passiva, persino incapace di comunicare normalmente con gli altri. Ho perso il senso di responsabilità e lo stimolo, mi giudicavo sempre più negativamente, emettevo verdetti su me stessa e il mio desiderio di ritirarmi diventava sempre più forte. Ho visto quanto fosse doloroso essere vincolata e frenata da questi sentimenti di inferiorità.

In seguito, ho cercato soluzioni per questo problema e ho letto le parole di Dio: “Apparentemente l’inferiorità è un’emozione che si manifesta nelle persone, ma in realtà la sua causa principale sono la corruzione di Satana, l’ambiente in cui si vive e le ragioni oggettive degli individui. Tutta l’umanità è sotto il potere del maligno, profondamente corrotta da Satana e nessuno istruisce la generazione successiva in base alla verità, alle parole di Dio, lo si fa invece secondo ciò che proviene da Satana. Pertanto, la conseguenza dell’insegnare alla generazione successiva e all’umanità le cose di Satana, oltre a corrompere l’indole e l’essenza delle persone, è provocare in loro l’insorgere di emozioni negative. Se tali emozioni sono temporanee, allora non avranno un effetto eccessivo sulla vita degli individui. Se invece un’emozione negativa si radica profondamente nell’intimo del cuore e dell’anima di qualcuno e vi si blocca in modo indelebile, laddove costui sia assolutamente incapace di dimenticarla o di liberarsene, allora essa influenzerà inevitabilmente ogni sua decisione, il modo in cui si approccia a ogni genere di persone, eventi e cose, le scelte che compie di fronte a importanti questioni di principio e il cammino che percorrerà nella vita: questo è l’effetto che la vera società umana ha su ogni singolo individuo. L’altro aspetto sono le ragioni oggettive delle persone. In altre parole, l’istruzione e gli insegnamenti che ricevono crescendo, i pensieri, le idee e i modi di comportarsi che accettano, così come i vari detti umani, provengono tutti da Satana, al punto che gli uomini non hanno la capacità di gestire e dissipare da una prospettiva e da un punto di vista corretti i problemi che affrontano. Pertanto, inconsapevolmente sotto l’influenza di questo duro ambiente da cui viene oppresso e controllato, l’uomo non può fare altro che sviluppare varie emozioni negative e usarle per cercare di contrastare problemi che non ha la capacità di risolvere, cambiare o dissipare. Prendiamo per esempio il senso d’inferiorità. I tuoi genitori, gli insegnanti, gli anziani e gli altri intorno a te giudicano tutti in modo irrealistico la tua levatura, la tua umanità e la tua integrità e, in ultima analisi, questo ti fa sentire attaccato, perseguitato, soffocato, incatenato e vincolato. Infine, quando non hai più la forza di opporre resistenza, non ti resta altra scelta se non accettare in silenzio gli insulti e le umiliazioni, accettare silenziosamente questo tipo di realtà ingiusta e scorretta contro il tuo buon senso. Quando accetti questa realtà, le emozioni che alla fine emergono in te non sono di felicità, soddisfazione, positività o spinta verso il futuro; non vivi con più motivazione e direzione, e tanto meno persegui gli obiettivi accurati e corretti per la vita umana, bensì nasce in te un profondo senso d’inferiorità. Quando sorge in te questa sensazione, senti di non sapere più da che parte girarti. Quando affronti una questione che richiede di esprimere un parere, consideri chissà quante volte nell’intimo del tuo cuore ciò che vuoi dire e il parere che desideri esprimere, ma non riesci comunque a farlo ad alta voce. Quando qualcuno esprime la stessa opinione che hai tu ti permetti di provare nel cuore un senso di approvazione, una conferma che non sei peggiore degli altri. Tuttavia, quando poi ti trovi nuovamente nella stessa situazione, dici di nuovo a te stesso: ‘Non posso parlare con leggerezza, fare qualcosa di avventato o rendermi ridicolo. Non valgo nulla, sono stupido, sciocco e idiota. Devo imparare a nascondermi, a stare ad ascoltare e a tacere’. Da ciò si evince che, dal momento in cui il senso d’inferiorità emerge a quando si radica profondamente nell’intimo di qualcuno, costui non viene forse privato del suo libero arbitrio e dei legittimi diritti che Dio gli ha conferito? (Sì.) È stato privato di queste cose(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (1)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho iniziato a riflettere sul perché fossi così timida e provassi questo senso di inferiorità e non ho potuto fare a meno di ripensare al mio passato. Da giovane, per evitare il censimento per la pianificazione familiare, sono stata cresciuta a casa di mia nonna e spesso dovevo scappare e nascondermi con lei. Questa esperienza ha lasciato un’ombra nel mio cuore e sono diventata molto timida. Poiché i miei genitori non c’erano, una zia della famiglia dei miei vicini mi prendeva in giro chiamandomi “la bambina fantasma” e i bambini della mia età mi deridevano dicendo che non avevo la madre. Avevo la sensazione di vivere sotto un cielo grigio e senza sole e mi sentivo molto sola e oppressa, pensando di essere diversa dagli altri bambini. Loro avevano entrambi i genitori al loro fianco, ma io no. Dopo tutto questo, non mi piaceva più uscire, avevo paura di incontrare la gente e sono diventata sempre più taciturna. Dopo aver iniziato la scuola, poiché ero timida e mi mancava il senso di sicurezza, raramente parlavo con i miei compagni durante le pause. Li guardavo chiacchierare, ridere e giocare dopo le lezioni, ma potevo solo guardarli e invidiarli, sentendomi sempre diversa da loro. Durante una lezione di cinese, ho vissuto un’esperienza che mi ha colpita profondamente. Poiché la mia voce era così flebile quando rispondevo a una domanda, l’insegnante ha detto sarcasticamente: “Dovrei procurarti un megafono” e, non appena l’ha detto, tutta la classe è scoppiata a ridere. In quel momento, mi sono sentita lo zimbello di tutta la classe e volevo solo andare a nascondermi. A causa dei miei voti mediocri e del disprezzo dell’insegnante, dopo essere stata derisa in quel modo, la mia autostima è stata gravemente ferita. Dopo essere tornata a casa dei miei genitori, vedevo che litigavano spesso e mi sentivo ancora più oppressa e sola. Poiché sono rimasta bloccata in questo stato emotivo per molto tempo, ho dovuto elaborare molti pensieri e sentimenti da sola nel mio cuore. Dato che ero sempre silenziosa e apparivo goffa nel trattare con le persone o nelle situazioni, i miei genitori erano arrabbiati e si sentivano impotenti nei miei confronti; mi dicevano: “Sei stupida? Non sai nemmeno parlare come si deve, sei così impedita!” Con il tempo, ho iniziato ad accettare di non valere nulla e di essere negata con le parole, e queste valutazioni mi si sono appiccicate addosso come etichette, lasciandomi con un persistente senso di inferiorità. Anche adesso, quando devo esprimere il mio punto di vista nei miei doveri, ho chiaramente opinioni e idee ma ho troppa paura di parlare, temendo sempre che le mie parole possano essere inopportune e quindi respinte, facendomi apparire ancora peggiore. Ma in realtà, molte delle mie opinioni e dei miei suggerimenti si sono poi rivelati adeguati e degni di considerazione. Riflettendo su queste cose, ho iniziato a capire più chiaramente le ragioni del mio senso di inferiorità. A causa dell’influenza delle circostanze esterne, mi ero costantemente giudicata negativamente e avevo emesso verdetti su di me, perdendo con il tempo il mio spirito d’iniziativa, e, sia nella comunicazione con gli altri che nello svolgimento dei miei doveri, sono diventata sempre più passiva e timida.

In seguito, ho letto le parole di Dio: “Indipendentemente da quale situazione abbia suscitato il tuo senso d’inferiorità o da chi o da quale evento l’abbia provocato, dovresti nutrire la giusta comprensione nei confronti della tua levatura, dei tuoi punti di forza, dei tuoi talenti e del tuo carattere. Non è giusto sentirsi inferiori, né lo è sentirsi superiori: sono entrambe emozioni negative. L’inferiorità può vincolare le tue azioni e i tuoi pensieri e influenzare le tue opinioni e i tuoi punti di vista. Allo stesso modo, anche la superiorità ha questo effetto negativo. Perciò, che si tratti di inferiorità o di un’altra emozione negativa, dovresti avere una corretta comprensione delle interpretazioni che portano all’insorgere di questa emozione. In primo luogo, dovresti capire che queste interpretazioni sono errate e che le valutazioni e le conclusioni a cui portano sul tuo conto sono sempre sbagliate, che riguardino la tua levatura, il tuo talento o il tuo carattere. Quindi, come puoi valutare e conoscere accuratamente te stesso e affrancarti dal tuo senso d’inferiorità? Dovresti assumere le parole di Dio come base per acquisire conoscenza di te stesso, imparare a conoscere la tua umanità, la tua levatura e il tuo talento e quali punti di forza possiedi. […] In questo tipo di situazione, devi formulare una valutazione accurata e giudicare te stesso correttamente sulla base delle parole di Dio. Dovresti stabilire ciò che hai imparato e quali sono i tuoi punti di forza, e lasciarti andare a fare tutto ciò di cui sei capace; per quanto riguarda ciò che non sai fare, le tue manchevolezze e le tue carenze, dovresti rifletterci su e acquisirne consapevolezza, nonché valutare accuratamente e capire che levatura possiedi, e se è buona o cattiva. Se non riesci a comprendere o a conoscere chiaramente i tuoi problemi, chiedi a quelli intorno a te in possesso di comprensione di formulare una valutazione sul tuo conto. Indipendentemente dal fatto che ciò che dicono sia accurato oppure no, almeno ti darà qualcosa a cui fare riferimento e ti permetterà di ottenere un giudizio o una definizione basilare di te stesso. Potrai così risolvere il problema essenziale del senso d’inferiorità negativo e liberartene in maniera graduale. Questo senso d’inferiorità è facile da eliminare se si riesce a discernerlo, ad acquisirne consapevolezza e a ricercare la verità(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (1)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho trovato la via per abbandonare il mio senso di inferiorità. Si trattava di valutare me stessa in modo oggettivo e giusto, basandomi sulle parole di Dio. Non potevo continuare a crogiolarmi in questi vecchi ricordi, essendo limitata dalle ombre del passato e dalle valutazioni sbagliate che gli altri avevano di me, fino al punto di lasciare che queste cose controllassero i miei pensieri e la mia vita. Dovevo misurare e valutare me stessa secondo le parole di Dio e considerare correttamente i miei punti di forza e di debolezza. Potevo anche considerare le valutazioni di chi mi circondava per giudicarmi in modo oggettivo. Mi sono ricordata di come mi valutavano i fratelli e le sorelle con cui collaboravo. Dicevano che la mia levatura era nella media, che la mia comprensione non era deviata, che di fronte alle situazioni avevo un mio pensiero e che nei miei doveri avevo senso del fardello e di responsabilità. Ho visto che, sebbene non fossi molto capace e astuta e non avessi una levatura molto alta, non ero una persona di scarsa levatura o senza idee. Inoltre, ai miei fratelli e alle mie sorelle non piacevo per il fatto di essere introversa e poco abile nel parlare. Anzi, quando mi innervosivo e non riuscivo a esprimermi chiaramente, mi aiutavano a chiarire e a completare ciò che cercavo di dire. Questo mi ha fatto sentire il sincero aiuto tra fratelli e sorelle, senza disprezzo né disdegno.

In seguito, ho letto altre parole di Dio: “Le persone che vivono nell’umanità normale sono anche frenate da molti istinti e bisogni corporei. […] A volte può succedere che le persone siano limitate da sentimenti e bisogni corporei, a volte che siano soggette alle restrizioni degli istinti corporei, del tempo e della personalità: questo è normale e naturale. Per esempio, alcuni sono piuttosto introversi fin dall’infanzia; non amano parlare e faticano a interagire con gli altri. Anche da adulti oltre i trenta o quarant’anni, non riescono a superare questo lato della loro personalità: continuano a non essere abili nel parlare né bravi con le parole, e non sono bravi a interagire con gli altri. Una volta diventati leader, questo tratto della personalità limita e ostacola in certa misura il loro lavoro e ciò spesso genera in loro angoscia e frustrazione, facendoli sentire molto vincolati. Essere introversi e non amar parlare sono manifestazioni della normale umanità. Essendo manifestazioni di normale umanità, sono considerate trasgressioni agli occhi di Dio? No, non sono trasgressioni e Dio le tratterà correttamente. Indipendentemente dai tuoi problemi, dalle tue manchevolezze o dai tuoi difetti, nessuno di questi è un problema agli occhi di Dio. Egli guarda solo il modo in cui cerchi e pratichi la verità, il modo in cui agisci secondo le verità principi e segui la Sua via nelle condizioni intrinseche della normale umanità: ecco cosa guarda Dio(La Parola, Vol. 7: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). Dopo aver letto le parole di Dio, il mio cuore si è sentito più chiaro. Non mi sono mai piaciuta perché introversa e poco abile nel parlare, e spesso venivo guardata dall’alto in basso e denigrata da compagni di classe e colleghi, ma Dio dice che queste sono manifestazioni di un’umanità normale. Finalmente ho capito che essere introversa e poco abile nel parlare non è sbagliato e che non è qualcosa di cui vergognarsi. La personalità innata di una persona non può essere cambiata e l’opera di Dio non ha lo scopo di cambiare la personalità di una persona, di trasformare gli introversi in estroversi, o coloro che non sono bravi a parlare in oratori eloquenti. Piuttosto, l’opera di Dio si concentra sulla purificazione e sulla trasformazione dell’indole corrotta di una persona ed Egli non condanna le manchevolezze e le carenze all’interno di un’umanità normale. Ciò che Dio guarda è se una persona può perseguire la verità e se è in grado di ascoltare e praticare secondo le Sue parole. Capito questo, non mi sono più sentita turbata dalla mia personalità introversa o dalle mie scarse capacità oratorie e non ho più provato avversione per me stessa. Dovevo trattare correttamente le mie manchevolezze e, quando dovevo esprimere la mia opinione, non dovevo sempre pensare: “Non ce la posso fare. Sono introversa e non so parlare bene”, ma al contrario dovevo adempiere le mie responsabilità e agire secondo i principi. Andando avanti nei miei doveri, ho praticato consapevolmente secondo le parole di Dio.

In seguito, quando seguivo il lavoro, ho notato che alcuni fratelli e sorelle erano passivi nei loro doveri. Ho pensato di spronarli, ma quando stavo per inviare un messaggio, mi sono preoccupata, pensando: “Come dovrei dirlo? Risponderanno attivamente al messaggio? Se mi facessero delle domande e non riuscissi a rispondere chiaramente, sarebbe così imbarazzante!” A questo pensiero, non ho osato inviare il messaggio. Mi sono resa conto di essere stata ancora una volta vincolata dal mio senso di inferiorità. Ho pensato alle parole di Dio che avevo letto qualche giorno prima: “Indipendentemente dai tuoi problemi, dalle tue manchevolezze o dai tuoi difetti, nessuno di questi è un problema agli occhi di Dio. Egli guarda solo il modo in cui cerchi e pratichi la verità, il modo in cui agisci secondo le verità principi e segui la Sua via nelle condizioni intrinseche della normale umanità: ecco cosa guarda Dio(La Parola, Vol. 7: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). In quel momento, ho sentito di avere una direzione e un cammino. Indipendentemente dal fatto che i miei fratelli e le mie sorelle rispondessero attivamente, dovevo comunque adempiere la mia responsabilità. Così ho inviato un messaggio per spronarli nel loro lavoro. Quando mi facevano delle domande, rispondevo per quel poco che sapevo e praticare in questo modo mi ha fatta sentire a mio agio. Ho sperimentato che le parole di Dio sono veramente la direzione e i criteri secondo cui le persone dovrebbero agire.

In seguito, una sorella mi ha ricordato di riflettere: “Oltre a essere influenzata dal senso di inferiorità, da quali altri tipi di indole corrotta ero limitata quando ero sempre passiva e mi tiravo indietro nel mio dovere?” La sorella mi ha inviato un passo delle parole di Dio: “La famiglia condiziona le persone non solo con uno o due detti ma con tutta una serie di citazioni e aforismi celebri. Per esempio, gli anziani della tua famiglia e i tuoi genitori non citano spesso il detto ‘L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli’? (Sì.) Ti stanno dicendo: ‘Le persone devono vivere per la loro reputazione. Le persone non dovrebbero cercare nient’altro nella loro vita, se non crearsi una buona reputazione e lasciare una buona impressione nella mente degli altri. Con chiunque parlino, dovrebbero rivolgere loro parole che suonino piacevoli, dire solo parole di adulazione e gentilezza, e non offenderli. Al contrario, dovrebbero fare più cose buone e compiere più atti gentili’. Questo particolare condizionamento esercitato dalla famiglia ha un certo impatto sul comportamento o sui principi di condotta delle persone, con l’inevitabile conseguenza che esse attribuiscono grande importanza alla fama e al guadagno. Ovvero attribuiscono grande importanza alla propria reputazione, alla propria fama, all’impressione che suscitano nella mente degli altri e alla valutazione che gli altri hanno di tutto ciò che esse fanno e di ogni opinione che esprimono. Le persone attribuiscono grande importanza alla fama e al guadagno, così le parole di quei noti detti e principi della cultura tradizionale per affrontare le cose assumono una posizione dominante nei loro cuori, arrivando persino a occuparli completamente. Impercettibilmente, arrivano a considerare poco importante se stiano svolgendo il loro dovere in accordo con la verità e i principi, e possono persino abbandonare del tutto tali considerazioni. Nei loro cuori, quelle filosofie sataniche e quei noti detti della cultura tradizionale, come ‘L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli’, diventano particolarmente importanti. […] Tutto ciò che fai non è volto a praticare la verità né a soddisfare Dio, bensì a soddisfare la tua reputazione. In questo modo, cosa è diventato effettivamente tutto ciò che fai? È diventato di fatto un gesto religioso. Che cosa è diventata la tua essenza? Sei diventato il fariseo per eccellenza. Che cosa è diventato il tuo cammino? È diventato il cammino di un anticristo. È così che Dio lo definisce. Quindi, l’essenza di tutto ciò che fai è stata contaminata, non è più la stessa; non stai praticando né perseguendo la verità, e stai invece perseguendo la fama e il guadagno. In definitiva, per quanto riguarda Dio, l’assolvimento del tuo dovere, in una sola parola, non è all’altezza degli standard. Perché? Perché sei dedito solamente alla tua reputazione anziché a ciò che Dio ti ha affidato o al tuo dovere di essere creato. […] Questo perché, in essenza, tutto ciò che fai è finalizzato solamente alla tua reputazione e a mettere in pratica il detto ‘L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli’. Non stai perseguendo la verità eppure nemmeno tu ne hai consapevolezza. Pensi che non ci sia nulla di male in questo detto, in quanto le persone non dovrebbero forse vivere per la loro reputazione? Come dice un detto popolare: ‘L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli’. Questo detto è in apparenza alquanto positivo e legittimo, quindi accetti senza rendertene conto il suo condizionamento e lo consideri una cosa positiva. Una volta che consideri questo detto come una cosa positiva, inconsapevolmente lo persegui e lo metti in pratica. Allo stesso tempo, confusamente e senza rendertene conto, lo interpreti erroneamente come fosse la verità criterio. Quando lo consideri la verità criterio, smetti di ascoltare ciò che Dio dice e non riesci a comprenderlo. Metti ciecamente in pratica il motto ‘L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli’, agisci in base a esso e ciò che alla fine ottieni è una buona reputazione. Hai ottenuto ciò che volevi, ma così facendo hai violato e abbandonato la verità e hai perso la possibilità di essere salvato(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (12)”). Dalle parole di Dio, ho capito di essere sempre stata profondamente influenzata dall’idea che “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli” e di aver sempre dato grande valore alla mia reputazione, preoccupandomi molto di ciò che gli altri avrebbero pensato di me. Ero proprio come un burattino, vincolata dall’orgoglio e dal prestigio. Ho pensato a come l’assegnazione di capogruppo da parte del supervisore fosse in realtà una grande opportunità per me di formarmi. Comunicando e imparando insieme ai fratelli e alle sorelle, questa era anche una buona occasione per me per colmare le mie lacune. Se le mie opinioni fossero state sbagliate, i fratelli e le sorelle avrebbero potuto aiutarmi a correggere eventuali deviazioni. Ma ero sempre limitata dal mio orgoglio e, quando vedevo che c’erano molte persone e dovevo condividere le mie opinioni, la mia prima reazione era sempre: “Non ce la posso fare”. Avevo paura di esporre le mie manchevolezze e che i fratelli e le sorelle si facessero una cattiva impressione di me e mi guardassero dall’alto in basso. Di conseguenza, non dicevo ciò che avrei dovuto dire né adempivo le responsabilità che avrei dovuto adempiere, il che mi rendeva molto passiva nello svolgere i miei doveri. Davo troppa importanza al mio orgoglio personale e al mio prestigio. Per proteggere orgoglio e prestigio, ho perso molte opportunità di praticare la verità e di adempiere le mie responsabilità, e ho perso tantissime occasioni di ricevere l’opera dello Spirito Santo. Dovevo praticare consapevolmente la verità e non vivere più per l’orgoglio o il prestigio.

In seguito, per esigenze di lavoro, ho dovuto svolgere i miei doveri in un altro gruppo e il capogruppo mi ha chiesto di seguire il lavoro dei fratelli e delle sorelle e di condurre le riunioni del gruppo. Ho pensato tra me e me: “Non sono brava a parlare. Se non spiegassi le cose con chiarezza e i fratelli e le sorelle non capissero, la gente non mi guarderebbe dall’alto in basso?” Mi sentivo un po’ nervosa e tesa. Ma mi sono resa conto che Dio aveva permesso che questo dovere giungesse su di me per darmi un fardello e per permettermi di formarmi di più. Perciò, ho accettato questo dovere. All’inizio, quando mi riunivo con i fratelli e le sorelle, conducevo la riunione insieme alla mia collaboratrice ed ero ancora nervosa prima di condividere, preoccupata che, se non avessi condiviso bene, i fratelli e le sorelle mi avrebbero guardata dall’alto in basso. Ma quando ho pensato che quello era il mio dovere, ho sentito un senso di responsabilità e sono stata in grado di condividere con coraggio. Anche se ero ancora nervosa durante la condivisione, dopo alcune riunioni ho scoperto che, dopo aver meditato attentamente sulle parole di Dio, non ero così nervosa quando condividevo. Non mi importava più di tanto se la mia condivisione fosse buona o cattiva e mi sentivo molto più a mio agio. Il fatto di essere riuscita a fare anche solo questo piccolo cambiamento è stato un risultato della guida delle parole di Dio. Grazie a Dio!

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